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Un reggiseno troppo largo


di forrestsherman
04.11.2016    |    22.023    |    2 9.5
"Lui molto interessato, ma fingendo formale distacco, la guardava provare il costume..."
Una situazione eccitante, inconsueta in un giorno di lavoro, ma lei, Annabella, era imbarazzata, dietro il paravento, mezza nuda, si guardava allo specchio… era in slip e reggiseno, ma questo era tanto largo che le cadeva sulla pancia e i suoi bei seni a pera erano in bella mostra.
Pensava “ sono davvero indecente”. Però si sentiva eccitata. Non era il suo fidanzato Ivan, che la guardava, ma un collega, con cui stava nascendo un sottile filo , ma nascosto dalla formalità dei rapporti aziendali. Ma tant'era che si stava bagnano, e pensò che l’umido che si sentiva scendere dalla vagina avrebbe potuto sporcare gli slip del costume che stava provando, senza le mutandine che si era tolte. " Dovrò comprarlo per forza!", pensò, anche se il reggiseno non le andava bene.
Il suo collega, Marco, che formalmente era un suo superiore gerarchico. Ma in quella società tutto era sfumato, non c’erano rapporti diretti, ma loro erano in viaggio di lavoro,formalmente ..lui molto interessato, ma fingendo formale distacco, la guardava provare il costume.
Lei non se l’era portato e doveva comprarne uno, se volevano approfittare di quelle due ore di sole dopo il loro arrivo a Punta Ala , per fare un bagno dalla bella spiaggia della vicina Castiglione.
Certo, lei aveva un bel seno, ma in quella fine stagione nel negozio non avevano altro, un bikini che andava bene nella parte sotto, il suo bel sedere abbastanza importate, liscio sull’inguine prominente che disegnava un grazioso “Camel Toe”, e tra poco si sarebbe vista comparire una macchia di umido per l’eccitazione che provava nel provare il costume sotto gli occhi di quello semisconosciuto… ma il reggiseno era un po’ abbondante… non c’era altro.
Lui la guardava e provava un desiderio che doveva reprimere. Annabella era una sua dipendente e il viaggio era di lavoro..
Lei lo guardava, si sentiva imbarazzata mentre la commessa diceva, " sele vabene la mutandina, per il reggiseno le basta tirare un po’ le spalline, poi se mi ha detto che è solo per fare un bagno oggi..… poi se lo aggiusterà per la prossima estate ! "
Ma non era quello, il suo compagno era un dirigente, avevano lavorato in ufficio, sempre politically corretti, dandosi del lei, erano da poco passati al tu, anzi lui l’aveva fatta assumere dopo la presentazione di un collega con cui lei aveva fatto la sua tesi di laurea.
Annabella aveva 28 anni, bella, statuaria, belle labbra , mostrava un seno abbronzato, lucido, abbondante e sodo, Aveva un fidanzato romano che faceva l’artista, stavamo insieme da qualche anno, lei era una ragazza seria, non aveva fatto l’amore con altri uomini da quando stava con lui, e a volte lo faceva anche con tanta fantasia, da almeno 3 anni.
La loro società offriva servizi di progettazione di impianti industriali, e Annabella era inserita nell’ufficio controllo qualità, che controllava i progetti e provvedeva le procedure per la certificazione dei prodotti dell’azienda.
Era ottobre e Annabella era andata col treno da Roma a Torino per una riunione con l’ente certificatore, e lì c’era un dirigente cinquantenne, Marco, bell’uomo 50enne , ingegnere, sposato con due figli, era molto gentile, e quell'anno dirigeva un progetto per un capannone di un cantiere per produrre barche da diporto in toscana, Punta Ala.

LEI : “ Lo incontrai negli uffici di Torino dove ero andata per seguire un corso di aggiornamento, e lui era il docente. Dopo il corsi scambiammo un po’ di parole, sulle nostre città, banalità consuete, il traffico a Roma, il freddo a Torino. Quando seppe che sarei tornata in treno, gli venne l’idea di propormi di scendere in macchina con lui, fino a Punta Ala, dove avrei visto un caso pratico di certificazione di prodotto. Infatti lui doveva passare a sorvegliare l’avanzamento dei lavori relativi al suo progetto. Avrei potuto svolgere un audit sul progetto in corso e la cosa sarebbe servita per il processo di certificazione dell’anno successivo.
Avremmo soggiornato una o due notti a Castiglione della Pescaia, dove gli alberghi costano meno di Punta Ala.. Di lì poi avrei potuto proseguire in treno per casa. La osa , nella società era un po’ anomala, ma non c'era nulla di fuori norma, e la simpatia del collega e il diversivo che il viaggio avrebbe significato mi indusse ad accettare. Ci davamo del lei, ovviamente. Lui aveva una coupè non molto vistosa ma comodissima. Da Torino imboccammo la Piacenza, poi svoltammo sulla Voltri, e verso ora pranzo ci fermammo a Recco, dove mangiammo la famosa Focaccia al formaggio, squisitissima.
Io avevo un vestitino leggero, non faceva freddo, nell’intimo abitacolo vedevo che lui ogni tanto mi sbirciava le gambe, senza calze, ma era sempre correttissimo, non tentava mai una carezza, d’altronde io non gli davo pretesti ed essendo ambedue dipendenti della società una atto di harrassement avrebbe comportato il licenziamento per giusta causa. “

All'inizio parlavano prettamente di lavoro, ma a Marco, quando capitava di ritrovarsi affianco a lei, non riusciva a trattenersi dalla voglia di osservale quella sagomatura del seno, a cavallo tra la seconda e la terza.
Solo che nelle chiacchiere e nei racconti personali si era creata un atmosfera piacevole di complicità e un filo di sensualità dovuta ai nostri stessi odori che si mescolavano.

LEI “ Riprendemmo la strada verso Livorno e poi sulla Tirrenica fino a Punta Ala e quindi Castiglione, dove ci fermammo prendendo due camere all’Hotel Roma. Erano le 5 del pomeriggio e faceva ancora caldo, e Marco disse che avevamo l’opportunità di fare il bagno dalle belle spiagge che costeggiano la pare a nord del paese, verso il promontorio di punta Ala. Io dissi che non avevo il costume, non era previsto questo diversivo, e decidemmo di andare subito a comprare qualche costume d’occasione rimasto nei negozi dopo l’estate.
Andammo in un negozio vicino nella strada dello struscio di Castiglione, avevano poca roba, essendo da un mese finita la stagione estiva. Me ne diedero due modelli, uno aveva gli slip troppo stretti per me, e l’altro andava bene ma aveva il reggiseno troppo grosso.”
Ma la commessa disse che si poteva rimediare stringendo i lacci di dietro e disse “ signore, venga le faccio vedere, quando lo indossa lei la aiuti così, facendo un nodo alla spallina..così “
Lui sostituì le sue mani, e, nel farlo, le tirò su i seni con i lacci, le si avvicinò mentre lei era così seminuda, come in ufficio non l’aveva mai sognata..ebbe una erezione che dissimulò, mentre la commessa lo guardava ridendo. Disse la signora è proprio una bella donna, lei è fortunato!”

Annabella si girò e gli fece l’occhiolino, lui sorrise imbarazzato, non poteva essere.... certo,... se avesse provato...magari....ma non voleva,…ma non doveva, era una cosa di lavoro - si ripeteva razionalmente – mentre, emotivamente, si vedeva impegnato a leccarle la figa e succhiarle i capezzoli mentre lei si sgrillettava gemendo di piacere….
Comprato il costume, i due si diressero al litorale, parcheggiarono la Coupè ed entrarono in quel che restava della struttura di uno stabilimento balneare chiuso,col le cabine smontate e senza traccia degli ombrelloni colarti che ornavano d’estate le varie spiagge.
Si spogliarono velocemente e lei si girò scostandosi i capelli, per agevolarlo nel legare le spalline. “ Per favore, dammi una mano ! possibile che questo bikini per andarmi bene di slip debba avere due coppe così grandi ? e si che io ho la mia bella terza, ma una quinta! Legami le spalline sennò lo perdo e non vorrei che mi uscissero le tette….!” e si teneva le mani sui i seni per calzarli nell’abbondante reggiseno,
Lui si era già messo gli slip senza farsi vedere, dietro un pezzo di compensato delle cabine smontate e,mentre armeggiava con le spalline, cercando di legarle insieme a x sulla schiena morbida di lei, percepiva il suo profumo intenso di donna fertile, che l’aveva accompagnato all’interno della macchina per tutto il viaggio.
Cercava di legarle, sorridendo e lo fece, ma per lo sforzo, col costume aderì al sedere di lei per un interminabile attimo…
Annabella sentì il cazzo del collega durissimo contro le sue chiappe, chiuse gli occhi, le scappò un gemito, ma subito si riprese, pensò “ faccio finta di niente…sennò…!” poi ebbe un brivido e disse “ ho la pelle d’oca… andiamo in acqua sennò va via il sole..!” “ lui sentiva un formicolio, ma pensò che fosse giusto e disse “ certo ! facciamo presto ! è così bello ! “ . Così, affiancati, corsero vero il mare caldo, mentre il sole scendeva verso l’orizzonte azzurro.
Si tuffarono tra le onde basse nuotarono per una cinquantina di metri, provando un senso incredibile di felicità Si spruzzarono, giocarono come bambini, un momento di felicità e di spensieratezza . Non si toccarono in acqua, erano due conoscenti, rispettosi, formalmente corretti.
Uscirono con gli ultimi raggi del sole che scaldavano loro la schiena e un filo infreddoliti dal venticello della sera che, essendo ottobre, iniziava a rinfrescare .
Tornarono dove avevano lasciato i vestiti, sull’assito delle cabine smontate, si asciugavano con piccoli asciugamani che si erano portati, poi lei gli si fece vicino e girandosi gli chiese di sbrogliare le spalline annodate del reggiseno : “aiutami che il reggisneno bagnato mi fa venire un freddo! “
Si tirò i capelli parzialmente bagnati da dietro sulla fronte e gli porse le spalle per facilitargli l’operazione.
Lui lottò con gli stringhini annodati che, bagnati, erano impossibili da slegare. Nel tentativo, la tirava a se, e , inevitabilmente, di nuovo le sfiorava con il cazzo il sedere e i due circoli sanguigni che si stavano attirando erano separati da pochi millimetri di lycra, tra le loro pelli calde e salate.
Lui tirava le spalline e lei cedeva col busto fino ad appoggiarsi a lui , che la respingeva dicendo “ non riesco, sono bagnati..non li sciolgo..!”
Lei sentiva il reggiseno che le tirava e comprimeva il seno e la stoffa rinforzata bagnata le scorreva sui capezzoli facendole un massaggio stimolate, sentiva calore nella figa e tra le gambe il bagnato del mare si confondeva con il suo intimo succo colante .
Gemette flebilmente “ohh, mi fai il solletico…”, lui disse, “scusa, devo strapparle, scusa, ora tiro, le rompo, poi le ricucirai meglio,più strette “ e diede uno strappo.
Lei si sentì i seni compressi dai lacci tirati che glieli stringevano sotto e sopra, e i capezzoli le si indurirono come se le poppe fossero state munte, e le venne in mente una notte in cui, lei e il fidanzato un po’ ubriachi, avevano provato a fare un esperienza di bondage.
Quel ricordo le rese le gambe molli e il bagnato degli slip tra le cosce la riportò a quel momento di libidine assoluta, e fu questo che non le fece reagire agli atti del suo superiore che, quando le troppo grandi coppe del reggiseno di quel costume galeotto caddero, le prese con le mani a coppa i due seni freddi per l’umido che fino a poco prima la stoffa bagnata le trasmetteva .
Sentì il calore delle mani e la bocca di lui sul collo che la baciava e la succhiava, e poi una mano che dal seno le scendeva sul ventre infilandosi sotto lo slip bagnato e raggiungendole la figa che iniziò a colare fortissimamente .
Lui ebbe un attimo di lucidità, cercò di fermarsi, disse “viene freddo..scusa “ ma lei si girò lo abbracciò spingendogli il seno contro il petto,

LUI “ appena fummo a contatto pelle a pelle, ci abbracciammo, ci baciammo, per almeno 5 minuti, il mio cazzo pulsava, le mie mani iniziarono a scrutare il suo corpo, i seni e poi giù fino al calore della sua fica che già di suo era bagnata. Non appena posai le mie dita su quella fessura già tutta bagnata, lei posò la sua mano sulla mia e cominciò a spingerla dentro. Ansimava, si contorceva, strofinando i suoi seni sul mio petto, quei mugolii di piacere poi, uno spettacolo alla quale non riuscì a resistere! Mi portai un amano al naso, fui sopraffatto dal vero odore di Annabella in calore, della sua vagina... più leccavo e giocavo con il suo clitoride e più lei si contorceva, era un fiume in piena, era un continuo colare di umori”

Lei si inginocchiò sul legno , gli baciò il cazzo sopra il costume, lo mordicchiò, poi lo estrasse e lo prese in bocca , mentre con una mano si masturbava sotto gli slip del costume, lo guardò negli occhi, dicendo, “ hai voglia, dai spruzzami, mi piace, vengo con te….” E lo pompò stringendogli le palle, finchè lui venne, eiaculò copiosamente e lei sentì la sborra in bocca e continuò a succhiare deglutendo, mentre si era messa tre dita dentro che le procurarono un forte orgasmo che la fece godere, e venne, pisciando sull’assito di legno, sentendo il flusso caldo sulla mano. Rimasero lì un po’ lei con le gambe larghe e il costume che colava , reclinata con i capelli davanti alla faccia , leccandosi la sborra dalla labbra, e lui appoggiato con le mani alle sue spalle, col cazzo sgocciolante sulla testa di lei, senza fiato, poi rabbrividirono tutti e due, e dopo qualche minuto lei disse “ che umido, fa freddo, dobbiamo andare …abbiamo bisogno di un hotel per darci una rinfrescata!”

Si separarono, ognuno si rivestì alla meglio, non guardandosi, un filo imbarazzati, mentre il sole era sceso oltre l’orizzonte e lanciava raggi da oltre il mare che rendevano rosa una striscia di nuvole lontane.

Senza dire una parola risalirono in macchina, con i piedi sporchi di sabbia. All’albergo Roma di Castiglione, dove avevano prenotato due doppie a uso singolo, diedero i documenti e si separarono, dicendo che si sarebbero trovati giù per le 8 per andare a cena, senza alcun sorriso né cenno d’intesa.
Uscirono per una cena di pesce squisito e fecero un giretto al castello, non parlarono mai, non fecero alcun accenno a quanto era accaduto loro sulla spiaggia. Parlarono di lavoro che li aspettava l’indomani, di cose di casa, di famiglia, la mamma di lei fa la panettiera, la moglie di lui ama i gatti , i figli sono laureati in biologia e architettura, eccetera.

Lui “facemmo insieme una passeggiata durante la quale mi rese, con mia meraviglia, partecipe delle sue cose più intime, tra cui anche le sue prime avventure appena arrivò per la prima volta a Perugia come studentessa universitaria.” Accennò a qualche episodio piccante, di quando, da ragazzina, per arrotondare la magra paghetta che le dava la mamma, separata, esercente di una piccola panetteria, una volta che in una discoteca fece un pompino a due ragazzi contemporaneamente, e poi si esibì in pubblico come cubista che doveva fare un pompino ad un nero…Solo un accenno da parte di lei al suo fidanzato, Ivan, che fa il restauratore d’arte, ed ha molte occasioni femminili, ma le è fedele. "

Lui pensò “ certo una così bella e che succhia i cazzi così non la trova facilmente!”.

Continuavano ad ignorare il problema della reciproca attrazione, l’antipasto sulla spiaggia era stato ricco, ma lei sentiva un formicolio tra le cosce e lui il suo cazzo agitarsi nei pantaloni
Cercando di contenersi, a malincuore, si salutarono con un bacio sulla guancia, diretti alle rispettive camere uso singolo. “ Ciao ..a dormire, domani ci aspetta un lavoro difficile !”
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