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L'incidente


di Elisic
13.03.2019    |    35.183    |    28 9.7
"Poteva essere molto pericoloso trovarsi in quella situazione..."
Anna era andata a trovare un cliente dello studio presso la sua tenuta. Finite le incombenze lavorative ed il pranzo si stava avviando verso la città, quando il cliente le suggerì una scorciatoia per far prima. Lei era indecisa, non le dispiaceva fare meno strada ma allo stesso tempo aveva paura di perdersi ma su insistenza del cliente, che le disse che non poteva sbagliarsi, si avviò per la nuova strada. Era vero, non poteva sbagliarsi ma la strada era stretta e in cattive condizioni, non le piaceva per nulla, così procedeva lentamente. Ad un certo punto un’auto la raggiunse, un vero maleducato, cominciò a strombazzarle per farla accostare in modo da sorpassarla. La strada era stretta e lei non aveva voglia di rischiare un incidente. Non appena la strada si allargò un po’ lei si accostò sul ciglio della strada e lui con una manovra azzardata la superò ma nel farlo gli specchieti delle due auto si toccarono con un forte schianto. L’uomo si fermò e scese dalla macchina, anche lei scese dalla macchina incavolatissima e l’aggredì verbalmente. La scena era buffa, lei alta appena uno e 60 stava aggredendo un energumeno alto almeno 1 metro e 90, con un fisico che sembrava un ex pugile. L’uomo a quel punto reagì e comincio a rispondere a tono agli insulti. Lei si rese conto che forse non era stata una buona idea, la strada era deserta, non passava nessuno. Poteva essere molto pericoloso trovarsi in quella situazione. Quell’uomo emanava forza bruta ma il suo carattere non le permetteva di indietreggiare resto lì ritta di fronte a lui. Lui si avvicinò, la guardava dall’alto in basso e la riempiva di improperi sulle donne al volante e anche qualche apprezzamento di carattere sessuale. Doveva ammettere che quell’uomo oltre alla forza emanava virilità e livelli di testosterone esagerati, tanto che oltre alla paura qualcos’altro in lei si faceva sentire. Ma lei non si diede per vinta lo minacciò di chiamare i carabinieri o la polizia se non avesse firmato il modulo di costatazione. Lui non si tirava indietro, continuava a restare fermo sulle sue posizioni ormai erano una pochi centimetri l’uno dall’altra. Lei temeva ma forse allo stesso tempo desiderava che in quella strada solitaria l’uomo la prendesse con forza e la sbattesse sul cofano approfittandosi di lei. L’uomo però all’improvviso si calmò, le disse che non avrebbe firmato il modulo di costatazione ma visto che il danno era piccolo e il fratello aveva un’officina le avrebbe fatto fare la riparazione dal fratello. Si scambiarono i numeri di telefono e rimasero d’accordo per vedersi sabato mattina presso l’officina per la riparazione. Tornata a casa raccontò l’accaduto al marito, meno chiaramente le sensazioni e i pensieri che le aveva provocato la virilità dell’uomo. Il confronto tra il marito bassino magrolino sempre gentile ed educato con l’aspetto rude, virile e maschio dell’uomo era impietoso.
Si confrontò con lui se accettare o meno la riparazione da parte del fratello dell’uomo o andare per vie legali. Decisero che sarebbero andati all’autofficina.
Passò le notti seguenti tormentate da sonni agitati e sogni che la lasciavano senza respiro. Sognò ripetutamente che l’uomo su quella strada deserta la sbatteva sul cofano della macchina e la prendeva con forza bruta. Le situazioni erano differenti ma il risultato sempre lo stesso, una volta la piegava sul cofano e la prendeva da dietro. Un’altra volta la sdraiava supina sul cofano e la prendeva guardandola negli occhi. Si svegliava ogni mattina stanca, agitata e vergognosamente bagnata. Arrivò finalmente il sabato mattina, il marito le propose di accompagnarla ma lei disse che se la sarebbe cavata da sola, poi non lontano dall’officina c’era un centro commerciale per cui avrebbe lasciato la macchina presso l’officina e avrebbe passato il tempo girando per i negozi. Il marito non insistette più di tanto.
Lei si preparò, senza neanche sapere il perché scelse un abbigliamento forse un po' troppo provocante. Era bassina ma molto formosa, indossò una gonna corta delle autoreggenti e una camicetta bianca forse un po’ troppo stretta, sembrava che il seno le stesse per esplodere.
Quando arrivò in officina restò sorpresa, si aspettava un tugurio invece ero un’officina moderna, luminosa e dava un’idea di nuovo e pulito. Accanto all’ingresso c’era l’uomo dell’incidente con accanto un altro che sembrava il suo gemello in tuta da meccanico.
Quando lei lo vide le tornarono in mente le sensazioni di quel giorno e i sogni delle notti successive, le tremavano le gambe e sentiva tutta un’agitazione dentro.
L’accolsero con gentilezza e lei disse che avrebbe lasciato la macchina e si sarebbe recata al vicino centro commerciale. Il fratello meccanico la dissuase: “non ci vorrà molto può aspettare al piano di sopra nella sala di attesa per i clienti e prendere un caffè in un paio d’ore dovremmo fare, inoltre anche se il centro commerciale non è lontano, non è una bella zona e per una donna da sola è pericoloso andare in giro”. Detto questo si rivolse al fratello “fai tu gli onori di casa mentre io comincio a smontare lo specchietto”. I due salirono al piano di sopra l’uomo stava dietro di lei e anche se non l’aveva neanche sfiorata lei si sentiva perforata dallo sguardo di quell’uomo. L’ambiente era accogliente, una grande sala con delle poltrone, un divano e una grande vetrata sull’officina. Lui la fece accomodare sul divano e andò a preparare il caffè.
Quando si sedette sul divano la gonna si era alzata un po’ più del dovuto e l’uomo non le aveva staccato gli occhi di dosso per un solo istante, si sentiva in imbarazzo un po’ perché era troppo esposta, un po’ perché pensava lui le potesse leggere nella mente tutti pensieri e i sogni che aveva fatto. Lei si aspettava il caffè della macchinetta e invece l’uomo arrivò con un vassoio con delle tazze di porcellana, bevve il caffè tutto d’un fiato ma si rese troppo tardi che era un caffè corretto, lei non reggeva assolutamente l’alcol e anche quella poca grappa del caffè le andò subito alla testa, si sentiva leggera. L’uomo si sedette accanto a lei sul divano e mentre con una mano le indicava l’officina di sotto spiegandole a cosa servissero le varie zone senza che lei capisse nulla, le appoggiò l’altra sul ginocchio. Sarà stata la grappa del caffè, i pensieri delle notti passate, o la virilità dell’uomo lei restò zitta e non reagì, non reagì nemmeno quando la mano dell’uomo cominciò a risalire lungo le sue cosce, le teneva strette ma nulla poteva contro la forza e la decisione dell’uomo. Quando lui raggiunse le sue mutandine già bagnate, non riuscì a trattenersi e un sospiro di piacere le sfuggì dalle labbra. L’uomo la baciò con passione mentre con la mano le spostava le mutandine e la penetrava con un dito. Un orgasmo la colse alla sprovvista, aveva provato più piacere nell’essere penetrata dal dito dell’uomo che quando faceva l’amore col marito. Ebbe un ultimo guizzo di lucidità quando lo allontanò e gli disse “la prego si fermi, ci possono vedere da sotto” e lui in tutta risposta le disse “non preoccuparti i vetri sono a specchio, nessuno ci può vedere e nessuno ci disturberà per le prossime due ore”.
Detto questo le mise una mano sulla nuca e le abbasso la testa verso il suo inguine, mentre con l’altra si sbottonava i pantaloni e tirava fuori un sesso così grosso che lei non aveva osato immaginarlo neanche nei suoi sogni. Era impressionata e anche un po’ spaventata ma l’uomo continuava a spingerle giù la testa e fu costretta ad aprire le labbra per cercare di prenderlo in bocca. Non aveva l’odore di sapone e di pulito di quello del marito ma un sapore forte e per nulla spiacevole. Comincio a baciarlo e leccarlo mentre lo teneva alla base. Lui nel frattempo aveva allungato la mano sul tuo sedere, alzato la gonna e le palpava le chiappe, le passava il dito lungo il solco della passerina al buchino poi di nuovo la penetrò con l’indice, mentre col pollice le stuzzicava il buchino, poi spinse dentro anche quello. A lei manco il fiato, non era abituata a quelle dimensioni lì, a quel trattamento. Quell’uomo era eccessivo in tutto e a lei la cosa stava cominciando a piacere.
Si sentiva la mandibola intorpidita dallo sforzo che doveva fare per tenerlo dentro ma non mollava non si sarebbe arresa fu allora che l’uomo la sollevò di peso. Lei era come un fuscello per lui, se la mise in grembo, la passerina poggiata sulla punta gonfia del suo enorme membro. Lei era un po’ impaurita ma lo desiderava così si lasciò lentamente scivolare sopra quello splendido bastone. Non si era mai sentita allargare in quella maniera, sembrava che la stessero aprendo in due, ma era lei stessa che si stava imprimendo quel dolce supplizio. Si fermò solo quando ce l’aveva tutto dentro.
Era una sensazione incredibile non pensava si potesse provare qualcosa del genere. Lui nel frattempo le aveva sbottonato la camicetta sollevato il reggiseno e tirato fuori il suo splendido seno. Lei glielo schiaffò in bocca e comincio a muoversi, su e giù, su quello splendido bastone, poi comincio a ruotare i fianchi. Un altro orgasmo la prese, più profondo, più sordo ma non si fermò ne voleva ancora, voleva godere come non aveva mai goduto in vita sua e quello era l’uomo giusto. L’uomo le palpava il sedere sentiva che col dito stava nuovamente cercando il buchino, lei si offrì spudoratamente a lui. Dopo un tempo che non sapeva definire e un numero di orgasmi che non riusciva contare, l’uomo la sollevo da sé, lei senti un enorme mancanza dentro, come se l’avessero tolto una parte di lei.
Ma non era finita l’uomo la mise in ginocchio sul divano si mise dietro di lei e la penetrò tenendola per i fianchi. Le imprimeva colpi forti, profondi e decisi le sembrava di sentire il sesso dell’uomo fino in gola. Anche in quella posizione lui cercò con il pollice il buchino di lei è nuovamente la penetrò. Quel dito era ormai diventata una rassicurante presenza, la doppia penetrazione la stava facendo impazzire. Poi lui si fermò nuovamente, estrasse il membro lasciandola di nuovo con l’enorme mancanza. Solo quando senti la calda cappella appoggiata sul buchino, fu colta dal terrore non era possibile. Per lei che non aveva mai fatto anale non era possibile prendere un sesso così grosso nel sedere un “no ti prego” le si strozzò in gola proprio mentre l’uomo le schiaffeggiava con violenza il sedere e le spingeva la grossa cappella dentro. Le dette solo qualche attimo per abituarsi e poi sempre schiaffeggiandole le chiappe glielo spinse tutto dentro. Lei non avevo mai provato nulla del genere non sapeva se le bruciavano più le chiappe per gli schiaffi o il buchino per quella penetrazione.
L’uomo cominciò a muoversi dentro di lei con sempre maggiore forza e velocità, il dolore che avevo provato a momento della penetrazione si stava trasformando in piacere, un nuovo tipo di piacere, diverso, qualcosa che non aveva mai provato
L’uomo le ordinò: “toccati!” Lei sentì il sesso dell’uomo gonfiarsi, se possibile diventare ancora più grosso e proprio mentre lo sentì eruttare il suo caldo seme e riempirgli l’intestino anche lei esplose in un incredibile orgasmo schizzando un liquidò a fiotti. Ne avevo sentito parlare ma non era mai capitato di squirtare……..



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