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di geniodirazza
23.05.2024    |    421    |    3 9.4
"E’ quasi uno standard, ormai, che, quando accetto l’inculata, lui mi farà vedere le stelle, convinto di esprimere il suo dominio sul mio ano, senza..."
Sono con Flavio, un impiegato dell’azienda di mio marito, nella nostra camera da letto; ci sto scopando alla grande, come faccio ormai da qualche mese, nella totale sinecura di Mauro che neppure sembra cogliere le frecciate che gli lancio spesso e volentieri, quasi a metterlo sull’avviso, ma in realtà per umiliarlo al di là delle semplici corna; la sua noncuranza è assai sospetta, in uno come lui; ma forse ho davvero trovato il modo di ricambiare l’arroganza che gli attribuisco.
Flavio é ben tonico e muscoloso; si tiene in forma con esercizi fisici, ma soprattutto ha una bella mazza, nella media, e la usa con molto vigore; assai irruento, va subito al sodo e picchia come un ariete inseguendo il suo orgasmo; se ne è parlato spesso, un po’ tra le righe un po’ apertamente, tra amici, ai tavolini dei bar, ai ristoranti e in viaggio; l’irruenza sessuale è stato il primo motivo per cui ho accettato di portarmelo a casa.
Mi agito un poco sulla nerchia, ambedue vestiti ancora di tutto punto, infilo la mano e trovo, da sopra il pantalone, la verga già ritta e dura come il cemento; so che le dimensioni reali non vanno oltre i diciotto centimetri che vanta Mauro, che almeno tre volte alla settimana mi ha deliziato per anni figa, culo, bocca e tette; ma la situazione particolare mi regala l’impressione di un randello assai più nodoso e grosso.
Spogliare il mio amante cercando di frenarne le smanie e la violenza è diventato quasi un mio titolo di merito; di fronte al ragazzone, che lui diventa in camera da letto, è uno dei motivi di gioia, la sensazione di essere la sua guida e la tata che deve insegnargli a controllare le erezioni violente nonché la smania di sbatterlo in figa e scopare con foga per raggiungere al più presto un ricco orgasmo, nella speranza di avere tempo e modo per riprendere da capo.
Come al solito, si sveste a lato del letto e si avvicina a me che sono seduta sulla sponda e aspetto con ansia di ricevere in mano e in bocca la mazza; prendo il cazzo a due mani, una per l’asta ritta contro il ventre, e l’altra per i coglioni grossi e tesi, gonfi di sborra che attende ansioso di scaricare nel mio corpo; la sega che gli faccio è di prima categoria e deve sforzarsi non poco per resistere alla tentazione di vuotare le palle sulle tette; di tutta la vicenda, mi esalta solo la possibilità di dominare quel cazzo.
A quel punto, Flavio è già in mio totale potere; lecco delicatamente, prima in punta poi sulla cappella e infine lungo l’asta fino ai coglioni; quando apro le labbra per farlo entrare in bocca, lui lancia un lungo sospiro di piacere che è quasi un lamento; gioco sapientemente e a lungo con la mazza infissa in gola fino al velopendulo e lo mando ai pazzi con succhiate e leccate da manuale; accenna a scoparmi in bocca, ma blocco il bacino con le mani e decido di succhiarlo e leccarlo.
Passo un po’ di tempo a sollazzarmi con la mazza dura e violenta; ho la sensazione di dominare non solo un cazzo e non solo un maschio ma tutti i maschi del mondo compreso il mio arrogante marito; sentirmi la regina del cazzo solletica la mia supponenza; Flavio ha deciso che ne ha abbastanza di pompini e mi spinge supina sul letto, mi fa sollevare i piedi per scosciarmi ed arrivare immediatamente alla figa spalancata e rorida di umori; si fionda sul clitoride esposto in tutto il suo vigore e comincia a succhiarmelo; lancio un urlo ferino, al primo impatto; poi mi godo il cunnilinguo.
Sbriga ‘la pratica’ quasi frettolosamente; i preliminari non sono il suo forte; non vede l’ora di piantarmelo in figa e scaricare in una sborrata la sua grande voglia; dopo che mi ha sentito urlare per due volte consecutive in un ricco orgasmo, mi salta letteralmente addosso e sento la mazza entrare violentemente in figa; sono abituata al cazzo di Mauro; quindi dovrei accoglierlo serenamente e senza conseguenze.
Ma Flavio è il ragazzone che deve far ‘sentire’ alla donna la sua mazza ed entra con le movenze più strane, ritenendo di sollecitare punti inesplorati; in realtà finisce per farsi notare per le fitte di dolore che si accompagnano ai brividi che la figa si prende per proprio conto; ne risulta un piacere doloroso che è assai interessante e stimolante; nella frenesia di scopare in fretta e con rabbia, finisce per montarmi con foga e per sborrare di colpo nell’utero.
Neppure si scusa per l’indelicata velocità di conclusione; ma, fortunatamente, è assai resistente ed ha un recupero assai veloce; dopo qualche momento di riposo, eccolo che mi scopa da dietro, a pecora, e mi sollecita chiedendomi se mi sta piacendo; l’atteggiamento è quello tipico dei ragazzini alle prime esperienze, convinti di essere unici a usare il cazzo; però io e lui viaggiamo tra i 44 anni miei e i 45 suoi, con lunga esperienza e compagni di vita da molto tempo.
Mi adeguo alla situazione e lo lascio fare; il mio interesse è rivolto solo alle corna a Mauro per cui quelle scopate sono la punizione opportuna e giusta per l’arroganza che, a mio avviso, dimostra; il fatto che a fargliele sia un subalterno è di per sé un’aggravante che ha meritato; non a caso, uso spesso l’ironia per fargli intuire che ho punito la sua tirannia scopando come scimmia nel nostro letto coniugale, elemento non marginale nelle sue credenze.
Forse mi piacerebbe riempire quel pomeriggio con altre belle esperienze; frequentazioni giovanili, con pompini in tutti gli angoli nascosti, scopate a pecorina ed inculate in ogni bagno, aggiunte a oltre venti anni di scopate, intense e ampiamente variate, con mio marito, mi hanno fatto esplorare tutti i sentieri possibili del sesso e sono certa che potrei distruggerlo se mettessi in pratica tutta la mia conoscenza; ma non voglio risolvere tutto in una seduta sapendo che avrò ancora tante occasioni per sollazzarmi con lui.
Infatti, quella è una relazione adulterina il cui limite non sono in grado di valutare, animata come sono da un rancore insanabile; per mesi, dal primo incontro, ho scopato più volte a settimana con Flavio, la maggior parte a casa mia, approfittando della solerzia di Mauro che passa in ufficio giornate intere, non riesco a capire per che cosa; d’altronde, quando comprammo casa, decidemmo che l’avrei intestata a me e, nella mia logica, la uso a modo mio.
L’altro metro della mia logica, ‘è mio tutto quello che voglio’, lo applico quando mi porto l’amante a scopare nel bungalow che Mauro, qualche anno prima, ha acquistato a condizioni molto favorevoli in un’area turistica non distante dalla città, su un lago artificiale; l’idea di cornificarlo nel più prezioso dei suoi possedimenti mi eccita prima ancora della scopata e vi faccio ricorso assai spesso, visto che la vigilanza mi conosce e non fa storie.
In questi mesi, apprendo e insegno tutto quanto è possibile sul sesso e sul suo uso per prendere tanto piacere e imporre tantissime umiliazioni a un compagno distratto e incapace di accettare, come aveva fatto per anni, i miei capricci come un personale bisogno di sentirmi riconosciuta; in tante corna, neppure una volta mi pongo l’interrogativo se una relazione che va avanti per tanto tempo non debba considerarsi qualcosa più di un capriccio.
Ma la mia logica è che solo quello di cui sono convinta è vero; il resto è pura menzogna; io sono stata avvezzata ad imporre le mie decisioni e nessuno osa contraddirmi; mio marito mi aveva accettato così e non poteva permettersi un cambio di atteggiamento; l‘affermazione di mio padre, che soffro la sindrome dei bambini che non vogliono crescere per non affrontare le responsabilità, è solo una falsità usata per schiacciarmi.
Allo stesso modo, una o un milione di scopate, con lo stesso individuo, senza amore ma solo per ripagare l’arroganza di Mauro non sono neppure corna o colpa; sono solo la giusta punizione a un individuo insensibile e incapace di mettere nella giusta luce le mie qualità; l’unico colpevole, se mi faccio spanare e sventrare da un caprone senza delicatezza né garbo, è proprio Mauro che si ostina a mantenere il suo atteggiamento e mi sfida.
Lui in quei mesi, anche se qualcosa ha intuito, è stato frenato dal timore che uno scandalo di quella portata avrebbe ostacolato la sua difficile corsa a scalare i vertici della comunità degli industriali della regione; l’unico dato di cui non mi preoccupo è come Mauro, adesso che non dorme con me e non mi tocca, scarichi la sua foga sessuale; fino a poco tempo fa, con me erano scopate assai frequenti, anche due o tre in un giorno festivo; adesso sembra di colpo asessuato.
Nel mio folle vaneggiamento penso a infinite sessioni di masturbazioni dovute, per lui, al mio improvviso ritiro dall’attività sessuale con lui; a mio avviso, invece, dimentica che è stato lui, subito dopo che ho insozzato il ‘talamo’, a trasferirsi nello studio e a non prendermi in considerazione neppure per un saluto più caloroso; la tigna che debba essere apprezzata per me stessa anche se sbaglio mi spinge ad offrire a Flavio il culo, anche se so per certo che, come al solito, mi troverò stuprata.
E’ quasi uno standard, ormai, che, quando accetto l’inculata, lui mi farà vedere le stelle, convinto di esprimere il suo dominio sul mio ano, senza capire che sono io a voler portare a mio marito tracce dolorose ed evidenti delle corna che gli faccio crudelmente, masochisticamente ricercando la violenza che mi farà sanguinare il retto perché lui non cercherà la violazione profonda di tessuti ancora intatti ma quella da carnefice, tesa a fare male per far pesare il senso di dominio.
Oggi mi pare proprio il momento giusto, per dare un’ulteriore strigliata al mio impassibile consorte; visto che non si cura dei miei oltraggi, più o meno espliciti, ancora una volta gli farò trovare i miei slip insanguinati e saprà che ancora una volta mi sono fatta violentare solo per il gusto di mortificarlo; anche il più incancrenito cornuto contento, alla fine deve pur dare segno di una reazione, se ha nelle vene un poco di sangue e non solo acqua!
Flavio gongola di gioia, quando mi vede prendere dalla borsetta il tubo del gel lubrificante per il coito anale; sa che si avvicina il momento di massimo oltraggio al ’padrone’ e gode all’idea di farmi sentire fin nello stomaco la mazza che entra dall’ano e attraversa il canale rettale fino all’intestino; per farsi trovare pronto alla bisogna, mi fa sistemare carponi e prende a leccarmi il sesso, dalla vagina all’ano lungo tutto il perineo, con la sua pastosa lingua a spatola.
Mi sfonda il culo con le dita chiuse a cuneo e forza il buco con un principio di fisting che non conduce alle estreme conseguenze, anche se il gel glielo consentirebbe, perché il suo godimento è massacrarmi col cazzo facendomi urlare di piacere e di dolore nello stesso tempo; dopo che con la lingua si è sollazzato ampiamente infilandola nel culo e nella figa più volte, si apre il varco con le dita che ruotano nello sfintere e appoggia la cappella al buco; la spinta è unica e secca; la mazza è tutta dentro.
Comincia una cavalcata selvaggia dove dolore e libidine si confondono; il sesso entra da tutte le angolazioni, specie quelle inedite, e violenta i muscoli rettali con forza; la pelle dell’ano cede più volte e piccole crepe si aprono nelle pieghette; il dolore è intensissimo, ma la gioia è ancora maggiore, sia quella mentale perché ogni fitta rappresenta un’offesa in più a mio marito, sia quella fisica perché comunque l’inculata mi piace e mi provoca orgasmi spesso infiniti.
Mi monta a lungo nel culo, facendo continuamente schioccare il ventre sulle natiche sode; godo, gemo ed urlo con orgasmi squassanti e frequenti; andiamo avanti così per un paio d’ore, quando lo invito ad andarsene perché possono tornare da un momento all’altro mio marito o i miei figli, il cui giudizio temo anche più di quello di Mauro; dopo un’ennesima sborrata, lo faccio rivestire e lo spingo via; vado sotto la doccia e butto nella cesta l’asciugamano insanguinato dal culo rotto.
Sto asciugandomi ancora, quando Franco, mio figlio minore, ventenne iscritto alla facoltà di legge, entra a pisciare senza preoccuparsi di me che sono nuda; siamo da sempre abituati a non avere preclusioni su nudità e libertà di abbigliamento; esco dal bagno e mi stendo in accappatoio sul letto, quasi a riprendermi dalle fatiche della recente scopata; la domanda di mio figlio mi folgora, quando entra a sorpresa in camera mia.
“Mamma, cosa ti è successo? Hai per caso avuto un aborto spontaneo?”
“Cosa vai dicendo? Che aborto spontaneo?”
“Allora come si spiega l’asciugamano pieno di sangue nella cesta?”
Non riesco a controbattere, perché mi precede Giancarlo, il mio figlio maggiore, ventitreenne iscritto ad Economia, apparso improvvisamente in camera accanto a noi.
“Non ci badare! Quest’imbecille si è fatta ancora rompere il culo dal suo amante violento che non perde l’abitudine di farla sanguinare ogni volta che scopano; forse è il loro divertimento abituale ... !”
“Tu perché non ti fai una carrettata di cazzi tuoi e pensi a scoparti le tue ragazzine? Io ho ancora voglia di scopare a modo mio!”
“Mamma, ma non hai nessun ritegno a tradire così volgarmente tuo marito?”
“Chi è cornuto se l’è meritato; se vostro padre si è distratto dietro il successo e ha perso la moglie; cazzi suoi; se si trova cornuto e contento può accusare solo se stesso!”
“E se reagisce e ti pianta?”
“Sto aspettando che lo faccia! Gli strappo anche la pelle dal corpo, in tribunale!”
Mauro non torna a casa, quella sera; lo aspetto inutilmente per un mese, poi il tribunale sentenzia la separazione per abbandono del tetto coniugale; brindo alla libertà e prendiamo possesso del suo patrimonio; di lui si perdono le tracce; metto Flavio alla direzione amministrativa provvisoria dell’azienda, raccomandandogli di non fare lo stesso errore di mio marito; ci abbandoniamo al lusso più sfrenato; i miei figli ormai non vanno più neppure all’università e in breve viviamo nel bengodi più smodato.
Rivedo Mauro solo dopo circa un anno; abbiamo ricevuto un invito al gala degli industriali, forse perché titolari dell’azienda che è stata di mio marito; Flavio non può esserci, perché è solo un dipendente a cui è stato affidato un compito provvisorio; di fatto, però, è lui a scegliere e decidere; me ne fido ciecamente e gli passo tutte le carte che arrivano; sono certa che può scoparmi alla grande e dirigere contemporaneamente, da casa, l’azienda, quello che mio marito non aveva saputo o voluto fare.
“Ciao, ragazzi; è la prima volta, per voi?”
“Ciao, papà; dove eri finito?”
“Gianky, un laureando in Economia deve almeno sapere che un buon industriale si prepara sempre delle soluzioni di riserva! Se vuoi essere un buon commercialista, devi imparare a costituire fondi segreti per i clienti che lo chiedano ... “
“Beh, sul commercialista ho qualche dubbio; è ormai un anno che abbiamo abbandonato gli studi ... Quanto ai conti off shore, ne so qualcosa, ma posso sempre imparare altro ... “
“Scusatemi la franchezza, ma non riesco a sperare che ottengano risultati due imbecilli più svampiti della madre puttana; solo una troia incosciente poteva convincervi a sprecare i vostri talenti per dedicarvi alle automobili e alle ragazze, come lei si è votata al cazzo; comunque, quel che volevate ve lo siete preso; adesso sono solo cazzi vostri, se l’azienda fallirà e non avrete nemmeno un posto di lavoro per mantenervi ... “
“Perché sei così pessimista? Perché parli di fallimento?”
“Se tu fossi lo studente di economia che sognavamo, cercherei di spiegartelo; sei solo uno scapestrato illuso, più traviato di tua madre e posso solo augurarti che il terremoto non vi seppellisca con la vostra imbecillità; buonasera e non mi salutate vostra madre né quell’idiota che se la scopa!”
“Mauro, questi sono i tuoi figli?”
“Ciao, Emma; sì, Giancarlo e Franco, nullafacenti, parassiti e sfruttatori, degni figli della madre e di quel farabutto che conosci!”
“Buono anche quello; per fortuna si è tolto dai coglioni; ci ho guadagnato molto, con te!”
“Devo dedurre che lei è Emma, la ex moglie di Flavio ed ora tua compagna?”
“Ti sbagli; per ora sono solo una scopamica, sai l’amica del cuore che ti scopi volentieri; e quell’ameba del mio ex che fa? Si è messo con vostra madre?”
“No, è provvisoriamente amministratore dell’azienda e scopano da qualche parte; a casa lei non si azzarda, per non rispondere a noi dell’umiliazione che aveva imposto a nostro padre ... “
“Ah, sì, il tre volte buono di tua madre, che troia! ... “
“Papà, lascia stare le lamentazioni; che significa questa storia del fallimento?”
“Flavio è stato sempre e solo un piccolo impiegato pronto ad aprire il pantalone e incapace di occuparsi seriamente di qualcosa; Emma dirige molte attività ma a lui non affidava neppure la cura del cane; tua madre che stravede lo ha promosso ad un ruolo che non sa tenere; sta accumulando errori che tutti conoscono; anche un giovane studente valido avrebbe visto le castronerie che combina; ma mio figlio ha deciso che sta con mamma e con i suoi stravizi; peggio per voi!”
“Oh, il mio ineffabile ex marito! Non sei finito alla Caritas dopo il lavoretto che ti abbiamo combinato? Chi è questa bella signora? La tua nuova puttana?”
“Mamma, sta zitta, per favore; la signora è l’ex moglie di Flavio; non sta con papà ma sono molto intimi; se il tuo ex marito è qui, significa che ha ripreso il suo posto con altri capitali; noi abbiamo rubato gli spiccioli; il grosso lui l’aveva messo da parte ed ora conta assai più di noi; ho sentito che è stato lui a farci invitare perché molti lo temono ancora!”
“Se è stato lui a farci invitare, allora andiamo via immediatamente ... “
“No,mamma; vai tu se vuoi; io cerco di capire qualcosa di più ... “
“Che c’è da capire? C’è Flavio, per questo; noi dobbiamo solo fidarci ... “
“Appunto, non mi fido e vorrei capire ... “
“Tuo padre ha sempre una pessima influenza su di te; stavi appena cominciando a goderti la vita, lo incontri e già sei in crisi ... “
“Ragazzi, mi ha fatto piacere vedervi e constatare che state bene; ci si rivede, prima o poi, l’ambiente è piccolo e non si può evitare di incontrarsi ... “
“Papà, solo un suggerimento, per favore; cosa possiamo fare per evitare di essere travolti?”
“Potete tentare di salvare la pelle; non c’è direzione, in azienda; l’attività langue; se non volete morire soffocati, inventatevi un contratto di lavoro; se tutto crolla, almeno salvate il minimo ... “
“Grazie; ciao; spero di rivederti almeno per prendere un caffè; forse ne avremo bisogno ... “
Mio figlio decide di seguire il consiglio del padre e mi impone di firmare un contratto a loro due, col quale vengono assunti nella loro azienda col ruolo di impiegati addetti, per la caratteristica fiduciaria del compito, alle pubbliche relazioni; sono molto scettica su questa decisione, perché Flavio mi rassicura continuamente che l’azienda non ha problemi; Giancarlo è di tutt’altro avviso e firma, insieme al fratello, il contratto di lavoro.
Subito dopo, però, riprendono le abitudini che hanno imparato vivendo con me senza controlli, e le loro giornate si svolgono tra corse in auto di lusso, caccia alle ragazzine eccitate dalla loro ricchezza e insomma tutto quello che il benessere gli garantisce per sentirsi in un Eden gratuito; anche io, d’altra parte, non riesco ad andare oltre frivoli passeggi per shopping o per gossip con le amiche, compagne di bagordi e di avventure e frequenti scopate, non solo col mio amante principale ma anche con incontri occasionali .
I mesi scivolano noiosi; ma segnali di crepa cominciano ad avvertirsi e mio figlio riesce ad appurare che gli stipendi non si pagano da mesi, che le commesse e le consegne non sono rispettate; insomma, ad opinione dei vecchi funzionari che con Mauro avevano messo su l’azienda, il baratro del fallimento si avvicina a grandi passi; il mio ineffabile amante continua a rassicurarmi che le voci allarmistiche sono messe in giro da chi vorrebbe specularci; promette che in breve risolverà tutto.
E’ passato quasi un anno, dall’incontro dei figli col padre, quando Flavio mi sollecita ad andare, coi miei figli comproprietari dell’azienda, a parlare con una signora che dovrebbe assicurare, tramite una Società Finanziaria, il contributo necessario a portare la ditta fuori dalle secche in cui si è arenata; Giancarlo è molto dubbioso e insiste per vedere i documenti; gli impongo di lasciare fare al mio amante che è più pratico ed esperto di lui; l’amore filiale vince e si arrende.
Quando ci sediamo davanti alla donna che deve trattare il finanziamento, mio figlio riconosce subito in lei Tina, la segretaria privata del mio ormai ex marito; lei mostra il viso più duro che possa assumere una funzionaria e presenta un pacco di documenti da cui risultano ammanchi, perdite e debiti per un valore pari a quello dell’azienda; obietto che di quelle cose si occupa Flavio, delegato all’amministrazione; mi gela con una precisazione; il mio amante non ha i titoli per amministrare l’azienda e in quel momento è alla caserma della Guardia di Finanza soggetto ad interrogatorio per malversazioni varie e tentativi di bancarotta fraudolenta; Giancarlo cerca di prenderla con le buone.
“Tina, siamo stati molto amici, un tempo non lontano; forse siamo stati anche un poco innamorati; in nome di quell’amicizia e della stima che ancora dovresti avere, puoi dirmi con chiarezza che cosa rischiamo?”
“Se non avessi interrotto gli studi, saresti laureato e in grado di leggere da solo le carte; l’inetto imbecille amante di tua madre ha provocato più danni della grandine in estate; siete alla canna del gas; se non volete finire in galera voi tre, titolari per legge, dovete cedere tutto, azienda, casa, auto, gioielli, tutto insomma; forse la Società che rappresento può appianare i debiti e affidare la ditta ad una persona capace, in grado di farle risalire la china; c’è ed è pronta ad intervenire.
Sappi che il caprone che si sbatte tua madre andrà in galera almeno per qualche mese, da subito per timore di inquinamento delle prove; c’è anche l’accusa di esercizio di una funzione che non gli competeva; anche voi potreste dover rendere conto di aver messo a dirigere un’azienda florida un imbecille incompetente e incapace; da questo momento siete per la strada in brache di tela; tua madre avrà quello che aveva minacciato a Mauro, rivolgersi alla Caritas se vuole avere vitto e alloggio.”
“Scusami, mi faccio persino schifo a dire queste cose ad una donna meravigliosa che avrei portato volentieri a cena nel locale più ‘in’ della città; ma io e Franco siamo ufficialmente impiegati dell’azienda; anche quei contratti non sono più validi?”
“Hai seguito il consiglio di tuo padre? Bene, quelli non si toccano; il sindacato si ribellerebbe; però sarete dirottati ad altre funzioni, tu all’amministrazione e Franco all’ufficio legale, ma vi farete tutta la gavetta prevista.”
“Scusa ancora la miseria che devo ispirarti; papà sa qualcosa di tutto questo?”
“Lui aveva previsto tutto questo! Sta male, perché avete distrutto tutti i suoi sogni; ma ha la tempra per farcela e spero per voi che stia preparando i progetti per farvi uscire da queste angustie ... Mi firmate la cessione dei beni?”
Di fronte allo sfacelo che mi viene disegnato, sento quasi di soffocare; tutti i sogni fatti con Mauro finiscono sotto le macerie; tutte le mie illusioni di benessere svaniscono nel nulla; piego l’orgoglio e pongo a mio figlio la domanda che mi brucia.
“Gianky, tu e tuo fratello uscite da questa vicenda con le ossa rotte, ma almeno con un lavoro, grazie ai consigli di quel vostro maledetto padre; a me cosa resta, oltre alla povertà difficile da digerire? Non pensi che forse tuo padre, se glielo chiedi tu con affetto, potrebbe farmi l’elemosina di un posticino da lavacessi, per non farmi finire a battere su un marciapiede?”
“Tina, hai la possibilità di farmi incontrare con mio padre? Ho l’impressione che abbiate ancora un ottimo rapporto!”
“Si, ce l’ho; ma non come pensa tua madre; io alla sua depravazione non arrivo; Mauro è un uomo meraviglioso ma ha venti anni più di me; di te avrei anche potuto innamorarmi; lui è solo l’idolo che venero professionalmente; posso raggiungerlo e porgli la domanda; ma, se tua madre si accontenta di un posto da cassiera a poche centinaia di euro mensili, giusto per far quadrare il bilancio con i vostri stipendi, il lavoro posso trovarlo anche io e molto volentieri.
Nutro la più profonda disistima per una persona che non ha saputo capire l’impegno e il lavoro che c’è dietro ad un’attività di direzione come quella che gestiva Mauro; spero che almeno di questo si sia resa conto; è la madre di un ragazzo che mi è sempre piaciuto e la carnefice di un uomo che stimo e rispetto, so che lui non sarebbe cinico fino a massacrarla come meriterebbe; parlo io con la proprietaria di un supermercato e la propongo come cassiera.
So che ce la farà ma dovrà chinare la fronte, per rispettare le gerarchie e non per appoggiarsi allo schienale della poltrona per piegarsi a novanta gradi come è abituata lei; quando verrà il nuovo Direttore Amministrativo, forse lui potrebbe avere anche qualche altra idea; per ora affrettatevi a traslocare e lasciare la casa e i beni intatti; noi ci rivediamo lunedì mattina quando verrete in fabbrica e vi assegnerò gli incarichi.”
“Anche con la nuova proprietà rimarrai il pilastro dell’azienda?”
“Per caso ti dispiace?”
“Macché; sei l’amica più preziosa che potevo sperare, forse l’unica che ci rimane, ora come ora ... “
Sbrighiamo in fretta gli adempimenti per prendere un piccolo appartamento economico in un quartiere popolare, e per salvare le poche cose che ci è consentito di portare con noi; poi comincia una nuova vita, di stenti e non più di agi; imparo in fretta il mestiere della cassiera e mi adeguo a turni massacranti di otto ore; i miei figli si adattano al ruolo ed affrontano le mille difficoltà degli ex padroni costretti a lavori umili di cui imparano i rudimenti.
Passano un paio di mesi di abbrutimento totale nella routine del lavoro, io a turni ruotanti, i miei figli con orario fisso dal mattino al pomeriggio; scemano fino ad annullarsi le abitudini e i desideri che avevano caratterizzato il bengodi precedente; addirittura, mi trovo a a masturbarmi per soddisfare qualche sprazzo di libidine; incontrare dei maschi da scopare è una specie di avventura, in quella provvisorietà di spazi, di disponibilità economiche e di tempi limitati e scanditi.
Giancarlo mi avverte che il nuovo Direttore Amministrativo si è insediato ed ha dato appuntamento ai miei due ‘ragazzi’ per incontrarli; gli chiedo di riferirmi puntualmente, a sera quando rientrerò dal lavoro, sui colloqui con lui; mi rassicura e puntualmente lo fa, nonostante l’inevitabile brutta sorpresa che per me rappresenta quell’incontro, aperto dalla solita Tina in attesa che il grande capo arrivi in ufficio.
“Ciao, ragazzi; come vi trovate nel nuovo lavoro?”
“Certo non è l’ideale, per noi; ma stiamo benino e speriamo che qualche miglioramento ci sia; abbiamo proprio bisogno di guadagnare di più, per reggere nella nuova dimensione ... “
“Ognuno è arbitro del suo destino; se saprete comportarvi, forse le cose possono migliorare molto; ma dipende da voi ... “
Il senso di quella frase sibillina si chiarisce non appena sono convocati, tutti e tre, nell’ufficio del Capo e scoprono, a sorpresa, che si tratta del loro padre.
“Tina, con chi devo parlare, col capo o con mio padre?”
“Gianky, ti avevo avvisato; sei tu a dare le carte; sceglile bene e non fallirai!”
Franco non li ascolta neppure; si lancia verso suo padre e lo abbraccia; da sempre è il più affettuoso e chiaro.
“Papà, perdonaci; abbiamo sbagliato; ci avevi anche avvertito ma siamo stati testardi come nostra madre; sei tu che ancora dirigi l’azienda? Cosa possiamo fare per rimediare, almeno in parte, agli errori?”
Mauro ricambia l’abbraccio con molto affetto; guarda severo Giancarlo, ma un lieve sorriso gli segna il volto; ha molta fiducia in nostro figlio, sa che ha un carattere difficile, come lui e come me, ma spera anche che la lezione gli sia servita.
“Vedo che non state poi molto male; vi siete ambientati nel lavoro? La signora vostra madre come sta, adesso?”
“Papà, io non sono come Franco; ammetto che abbiamo commesso errori imperdonabili; ma una seconda occasione si offre a qualunque derelitto; puoi metterci alla prova con un nuovo tentativo?”
“Arrogante e presuntuoso come tua madre, maledetto figlio amato! Leggo dalle vostre schede che avete abbandonato gli studi; questo è l’errore più grave che potevate commettere; avete gettato nel water anni di speranze, di illusioni, di fiducia; lasciando il passato alle spalle, pensi che potete ancora recuperare?”
“Sei troppo realista per non vedere che abbiamo bisogno di lavorare per mantenere noi stessi e mamma; come si può fare fronte ad otto ore di ufficio e agli esami che mancano se abbiamo appena il tempo per sopravvivere? Come facciamo a pagarci tasse e libri, se abbiamo appena di che non morire di fame?”
“Per essere un futuro commercialista, ragioni peggio di tua madre; Tina, quali ipotesi ci sono per il lavoro part time?”
“Mauro, a stipendio ridotto, posso tagliare a metà l’orario o i giorni di lavoro; per le tasse e i libri, puoi fare prestiti sul conto privato e farli imborsare coi futuri guadagni; Giancarlo ha lasciato ad un tiro di schioppo dalla laurea; in un anno ce la fa a concludere; Franco avrà bisogno di due anni; ma se dai una mano, è chiaro che lo fai per tutti e due ... “
“Papà, uno stipendio ridotto è la fame per noi ... !
“Impara a stare zitto davanti al capo supremo dell’azienda; Tina, integra gli stipendi dal mio conto segreto, informati sugli adempimenti e, se accettano, i miei figli da domani lavorano e studiano; in un anno voglio laureato l’economista e in due il leguleio; questi due maledetti dovranno gestire l’azienda, prossimamente; devono essere all’altezza del ruolo e tu li educherai all’operatività, mentre si assicurano la scartoffia legale; se invece i due impiegati vogliono restare al loro posto, rispetta la loro volontà ... “
“Papà, credimi; in due anni prenderò la laurea in legge, mi farò le ossa nell’ufficio legale dell’azienda e ne diverrò al più presto il titolare; è un impegno che prendo davanti a te e ad una testimone; da questo momento sarò un’altra persona ... !”
“Quindi, la Società è una facciata per nascondere la vera proprietà che è tua; sei ricco e potente, nonostante la mazzata che nostra madre e il suo ignobile caprone ti hanno fatto tirare dai loro avvocati? Non so essere dolce e affettuoso come Franco; mi impegno semplicemente a fare il mio dovere, tutto, fino in fondo; non formulare idee d’amore con Tina; sarà la mia ragazza, appena mi sarò ripulito ... e non farò gli errori che avete commesso, tu per tua parte e mamma con quell’imbecille; come va con sua moglie?”
“Sei bravo a mettere al fuoco carne fresca per dirottare l’interesse! Flavio è in galera dove le ultime notizie lo danno checca di tutti, malmesso e col terrore di un decina di anni di prigione; Emma rimane la mia trombamica e non ha niente a con vedere con Tina che è la figlia che mi è mancata; non sono capace di incesti come pare che tu sospetti; se la tratti male, ti ammazzo perché è mia figlia adottiva; per ora prevedo solo collaborazione operativa, tra voi; se lei vuole e le cose vanno oltre, posso solo farvi gli auguri.
Vorrei anche da te l’impegno formale che in un anno sarai laureato ed erediterai il mio posto; sono io il vero proprietario della ditta e tu sei mio figlio; io non lo dimentico; per questo devi farti il culo tra studio e lavoro; imparerai che si può essere distratti se si hanno tanti diavoli per capello sul lavoro; tua madre adesso dovrebbe avere capito quanta fatica costa un reggiseno che butta quasi nuovo nella spazzatura; come va col suo lavoro? Regge o è già alla crisi insostenibile?”
“Papà, so che siete stati molto innamorati fino alla crisi stupida di lei; se vi siete amati tanto, sai anche che sa essere dura, quando ci si mette; ce la sta facendo; ovvio che sta male, senza i lussi che tu le garantivi; ha capito anche lei che non eri disgustato da lei ma solo fortemente impegnato a garantire tutti noi; se ti riuscisse di intervenire, sappi che mi ha chiesto di parlare con te per aiutarla, prima che Tina decidesse al tuo posto; così com’è, mi sta bene; se le alleggerisci un poco la vita, forse diventa anche migliore.”
“La mia amica Emma è proprietaria anche del supermercato dove lei lavora; mi ha detto che ha dimostrato imprevedibili grandi capacità di gestione; le ho chiesto di promuoverla coordinatrice delle casse; sarebbe un bel salto anche di stipendio; non le dire niente; sarà una sorpresa piacevole, ma vorrei che non sapesse che c’entro anch’io ... “
“Invece glielo dirò, perché non ha pianto abbastanza per i suoi errori e una nuova lezione le sta bene; mi piacerebbe che potessimo cenare insieme, una volta; ma a casa nostra non c’è spazio sufficiente; tu non so neanche dove abiti ... “
“Se è solo per questo, posso prenotare per quattro in una trattoria, senza eleganze superflue; basta decidere la data; questo sabato non hai impegni, capo ... “
“Allora prenota per cinque, io la mia ex moglie i miei figli legittimi e la mia figlia putativa; per le otto dovrebbe andare bene ... “
“Tina ci verresti come la mia ragazza invece che come sorella putativa?”
“Che differenza ti fa? Mauro ha già deciso che sei il mio ragazzo e il futuro capo dell’azienda; datti da fare e ... corri ragazzo mio; non ti darò più tregua ... “
“Papà, cercherai di essere dolce e accomodante con mamma? Sta veramente male, adesso, e solo tu puoi farle ritrovare un poco di voglia di vivere ... “
“Franco, non hai sentito tuo fratello? Ci siamo amati molto, io e vostra madre; due figli così validi non nascono se non da un amore vero; sto cancellando dalla testa le fisime del passato e le corna non hanno più senso; vediamoci a cena, parliamo col cuore in mano; poi, se son rose, le vedrai fiorire; se sono solo spine, mi sono abituato a graffi e dolore; ma spero che sia cominciata una nuova esistenza per tutti, tua madre, io, tuo fratello con Tina e tu con chissà chi; sogna, ragazzo, sogna ... credo che sia il titolo di una bella canzone, ma è anche e soprattutto un invito sincero.”
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