Arriva quella troiona di mia sorella

Sono da alcune ore nella cantina, sono sporca, puzzo, come il locale putrido dove mi trovo, ho lo stomaco pieno di piscio e di sperma di cane.
Piscio perchè non riesco più a trattenerla, ciò aggiunge putridume al lordo pavimento su cui sono sdraiata; sono affamata.
Arriva la sera perchè vedo dalle finestrelle della cantina che la luce è sempre più bassa, anche i rumori del traffico si attenuano.
Ho freddo, ho fame, ho sete, sono lurida e puzzolente; mi sento abbandonata come un rifiuto; ma in fondo lo sono, o meglio voglio esserlo.
E' una sensazione che via via che aumenta mi eccita perchè è quello che voglio essere, un rifiuto; mi struscio il cazzo sul ruvido pavimento di cemento cercando di arrivare.
E' proprio in quel momento che la porta della cantina si apre, la luce si accende colpendomi gli occhi violentemente.
Quando mi riprendo vedo prima delle figure indistinte, che gradualmente si definiscono sempre di più, in quel fenomeno ottico mi appare per prima, straordinariamente, mia sorella Marianna; e poi aguzzando lo sguardo vedo Luisa e Giovanna.
Sorrido; sorrido dimenticando le sofferenze che provo e che mi hanno fatto provare.
Mi sento contenta, felice; finalmente una amata persona di famiglia viene trovarmi.
Marianna guardandomi mi saluta e mi chiede come sto; gli rispondo che sono contenta, felice di rivederla.
Quel puttanone di mia sorella si avvicina mi sputa in faccia e poi mi dà un poderoso calcio nei coglioni.
Mentre mi contorco per il dolore sento Marianna che confabula con le ragazze, mia sorella sale in casa mentre Luisa e Giovanna mi ordinano di alzarmi e di salire.
Arriviamo in salotto Marianna è spaparanzata sul divano; le altre ragazze alle mie spalle mi spingono a terra davanti a lei.
Marianna mi guarda, mi scruta e poi mi dice che sono sporca e puzzo da morire; mi dice di andarmi a lavare, gli faccio presente, con voce umile che ho le mani legate dietro la schiena e non posso eseguire la sua richiesta.
Marianna chiede alle ragazze, per piacere, di liberarmi, loro mi tolgono le manette e finalmente libera con un paio di calci nel culo mi avviano verso il bagno.
Lì posso farmi una doccia e ripulirmi finalmente da ore, giorni di sevizie.
Mentre mi lavo penso a mia sorella, ed è un flusso di pensieri e dolci ricordi che mi perfora la mente.
Lei è stata la prima a comprendere la mia natura perversa.
E' stata la prima ad infilarmi un dildo nel culo; a farmi masturbare mentre mi strizzava i capezzoli, a farmi bere il piscio e mangiare la merda.
Poi a costringermi a succhiare i cazzi dei suoi amici, o dei trans da cui mi portava.
Lei mi guardava, masturbandosi, mentre mi faceva inculare dai froci, o dai trans.
Era bellissimo, poi la mattina ritornavamo a casa e lei mi frustava, ferocemente.
Che dolce nostalgia, di quei primi tormenti , di quei primi giovenili perversi piaceri.
Ritrovare tutte queste sensazioni remote, e profonde, mi fanno eccitare e mi accorgo di avere il mio cazzo eretto alla spasimo, non resisto allo stimolo e mi masturbo, con la mente volta a quella giovanili sensazioni.