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Il risveglio dopo la nottata di degradazione


di maktero
21.01.2023    |    693    |    0 8.7
"Continuammo per diversi minuti; io continuavo a screpolarmi le ginocchia, le mani, il dorso dei piedi sui quei sentieri sterratti..."
Stavo ancora dormendo quando cominciai ad avvertire dei suoni, da flebili ed imcomprensibili divenivano via via delle voci concrete.
Aprii gli occhi alzai la testa e vidi i miei padroni e la signora con il suo cane al guinzaglio.
Ero ancora talmente intontita che capivo appena ciò che dicevano; poi gradualmente il significato delle parole cominciava a farsi sempre più definito.
Compresi che mi stavano oltraggiando, che bel risveglio, poi sentii una voce non sò di chi, come avessi passato la nottata.
Risposi che mi ero divertita, loro risero; poi sentii un liquido caldo che mi scorreva e bruciava sulla schiena martoriata, mi stavano orinando addosso.
Io mi divincolai appena; accorgendomi che quel liquido mi stava scaldando, perchè mi resi conto di avere freddo.
Mi dssero che facevo schifo, che ero coperta di graffi, sangue rappreso, fango ed evidentemente della loro piscia.
Risposi che ero contenta di quella condizione.
Ripresero ad oltragiarmi evidenziando la mia natura depravata.
Mi piaceva che riconoscesserò quella mia condizione.
Poi cominciarono a consultarsi tra loro.
Infine mi dissero che avrebberò voluto un racconto dettagliato della mia nottata.
Mi dissero che avevo bisogno di medicazioni ma che prima mi avrebbero portato a far colazione.
Quest'ultima espressione mi parve molto sarcastica, chissà cosa intendevano.
Mi misero il collare ed il guinzaglio e mi fecero caraccolarre a quattro zampe accanto al cane per i deserti tratturi della campagna.
Mi accorsi che era almeno metà mattinata, il sole era alto ma non troppo.
Ogni movimento era una sofferenza, tutti i muscoli mi facevano male, sulle spalle, sulla schiena, sulle gambe i graffi bruciavano.
Avevo molta sete chiesi dell'acqua; i padroni ridendo mi disserò che avevano pensato che ne avrei avuto bisogno.
La padrona tirò fuori dalla sua borsa una bottiglia d'acua la aprì e avvicinò il collo della bottigglia allla mia bocca ed io cominciai a bere avidamente.
Svuotai mezza bottiglia in un istante tanta era l'arsura.
Mi chiesero se mi mi bastava, ne pretesi ancora qualche sorso.
Bevvi ancora avidamente, poi violentemente la padrona allontanò il contenitore dicendo che ne avevo avuto abbastanza.
Mi diedero un calcio in culo e mi ordinarono di avanzare.
Continuammo per diversi minuti; io continuavo a screpolarmi le ginocchia, le mani, il dorso dei piedi sui quei sentieri sterratti.
Arrivammo in uno spiazzo circondato da sterpi, la signora spiegò che quello spiazzo era utilizzato per gli incontri notturni.
E che si potevano trovare abbondanti resti di quegli amplessi.
Mi ordinarono di raccogliere tutti i preservativi usati che avrei trovato, i fazzolettini e quant'altro di schifoso potevo raccogliere e di accumarli davanti a loro.
Mi liberarono dal guinzaglio ed io cominciai a svolgere il mio degradante compito, a quattro zampe cominciai a girare per lo spiazzo raccattando con la bocca i preservatvi, i fazzolettini che trovavo.
Trovai anche una cagata mezza secca portai anche quella.
Settacciai il sito in profondità trovando qualunque schifezza.
Poi tornai dai miei padroni dicendo che avevo ripulito tutto.
I miei padroni mi ordinarono di cominciare a scolarmi in bocca il contenuto dei preservativi.
Io incominciai subito da quelli che mi sembravano più freschi.
Ingoiai lo sperma, purtroppo freddo, contenuto in quei preservativi; in quelli più vecchi il liquido era più scarso e denso.
Finito quel compito mi disserrò di ingoiarli, io incominciai a metterli in bocca ed a mandarli giù; molti erano viscidi e scendevano bene in gola, altri più vecchi e secchi e mi fù più difficile ingoiarli.
Poi mi dissero di ingoiare anche i fazzolettini,provvidi subito.
Era facile e difficile mandarli giù, quando il loro contenuto liquido era sufficiente facilitava la masticazione e l'ingoio, ma quando erano più secchi e vecchi dovevo masticarli a lungo per poterli ingoiare.
Intanto i padroni e la signora avevano cominciato a masturbarsi a quella scena oscena;
mentre finivo di ingoiare i fazzolettini mi arrivarono addosso.
Alla fine del mio compito avevo la bocca secca e chiesi ancora dell'acqua, la padrona tirò fuori la bottiglia e mi fece bere quanto restava del suo contenuto.
Ero eccitata per quella pratca con il cazzo eretto e chiesi di potermi masturbare; dicendomi che ero una vera schifosa depravata accosentirono.
Mi masturbai davanti a loro, emettendo un fiotto poderoso che i padroni presero a pretesto per umiliarmi rimarcando la mia depravazione.
Poi mi dissero di prendere la merda in bocca ma di non ingioarla, avrei dovuto portarla fino a casa.
E così ci aviammo verso l'abitazione.
Quando arrivammo alla casa cominciai a barcollare tutta, e si fece tuttto nero.

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