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Miglioro la conoscenza del nuovo schiavo del "Farm".


di maktero
20.01.2024    |    146    |    2 8.0
"Quindi dopo i due bruti che mi hanno violentata nel corridoio, adesso mi prendo in culo il cazzo della nuova schiava..."
Dopo le ore passate nello sgabuzzino delle punizioni, vengo prelevata brutalmente da due bruti del Farm.
Sono sfinita, esausta, ed i due devono prendermi di peso per portarmi alla mia stanza.
Nel tragitto i due approfittano di me e mi inculano uno dopo l'altro; sono talmente stanca che a malapena mi accorgo della loro violenza.
Avverto appena i loro cazzi sia pur grandi penetrarmi; prendono il loro godimento e io sonnolente accolgo il loro piacere.
Quando hanno finito mi riprendono di peso e mi trascinano fino alla mia stanza.
Mi gettano sul lercio materasso, che mi appare una delizia di morbidezza dopo quello che ho subito.
I due escono sputandomi addosso; io mi guardo attorno e vedo Emilia su un lato della stanza che si sta masturbando con un vibratore.
Poi avverto alla mia sinistra il calore di un corpo.
Mi giro da quella parte e vedo il nuovo schiavo, che comincia a toccarmi.
Mi sfiora la schiena e poi scende sulle chiappe; io sono così esausta che a malapena sento il suo tocco.
Mi accorgo invece bene di quando mi solleva il bacino e mi infila violentemente il suo cazzo nel culo.
Quindi dopo i due bruti che mi hanno violentata nel corridoio, adesso mi prendo in culo il cazzo della nuova schiava.
La stronza mi pompa cercando il suo piacere ed arriva rapidamente aggiungendo il suo sperma a quello dei due bruti che i avevano inculata prima.
Per me fu troppo la realtà cominciò a svanire e mi addormentai di colpo.
Quando mi svegliai mi accorsi di avere accanto Emilia, che mi guardava con apprensione.
Mi chiese come stavo ed io le risposi che ero tutta un dolore, ma che tuttavia il sonno mi aveva rinfrancata.
Mi chiese se avevo fame e sete; mi accorsi all'improvviso di essere affamata ed assetata.
Non sò da quanto tempo non avevo mangiato e bevuto.
Lei prevedendo le mie necessità mi aveva procurato del cibo e dell'acqua; io mi buttai come una disperata sulle bottigliette d'acqua e poi sulle ciotole di cibo mangiando avidamente senza neppure capire cosa fosse.
Quando fui sazia e dissetata, mi guardi meglio attorno ed oltre ad Emilia vidi il nuovo schiavo sdraiato su un lato della stanza aveva gli occhi aperti ma sembrava che dormisse, impassibile come sembrava, era come un oggetto, un corpo nudo abbandonato lì su un lato della stanza.
Mi resi conto solo allora che il mio culo era pieno di sperma sia di quello del nuovo schiavo che dei bruti che mi avevano stuprata.
Scaricai il mio colon sul lurido materasso, la sborra e la merda mi uscirono dal culo aggiungendo altro putritudine a quella che già lo macchiava.
Raccolsi tutto quel materiale osceno possibile con una mano e poi con quella piena di quella miscela oscena mi avvicinai al nuovo schiavo, gli sollevai la test con l'altra mano finchè vidi la su bocca aprirsi.
Avvicinai la mano con l'immondizia e gliela premetti sulla bocca costringendolo ad ingoiare quanto gli offrivo.
Lui comincio a succhiare quel liquido, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Dopo aver ingoiato il più mi leccò la mano pulendomela dalle ultime tracce di sborra e merda.
Il tizio non disse una sola parola, sembrava che subire quella degradazione fosse la cosa più naturale per lui.
Ne fui ammirata.
Quando lo schiavo terminò di nutrirsi dello schifo che gli avevo offerto si accascio nuovamente nella posizione di prima, come se niente di particolare fosse successo.
Ebbi l'impressione che fosse così abituato alle umiliazioni da non provare più particolari reazioni emotive.
Ero affascinata da quel pezzo di carne.
Mi rivolsi ad Emilia che aveva ricominciato a masturbarsi.
Le chiesi di smetterla perchè volevo parlare con lei seriamente sul nuovo schiavo e volevo sapere qualcosa.
Lei con uno sguardo rassegnato si sfilò il cazzo finto dalla figa, mi disse di avvicinarmi.
E quando fui prossimo a lei mi chiese di aprire la bocca e mi infilò il dildo intriso dei suoi umori nella bocca.
Ricevetti con piacere quel cazzo finto coperto dai succhi di Emilia, e mentre assaporavo quel sapore ascoltai le sue parole.
Per quanto ne sapeva lei il nuovo schiavo che non aveva un nome, era un masochista estremo come si poteva evincere dal suo corpo coperto da ciccatrici e da segni di tortura più recenti.
Era stato affittato dalla sua padrona per una una serata di tortura estrema.
Per quanto aveva sentito nella festa gli avrebbero spezzato le ossa, cosa a cui era già abituato.
Personalmente a lei sembrava un essere distrutto annichilito dalle torture e dalle sofferenze, tanto che non riesce quasi a parlare, insomma un corpo o meglio un pezzo di carne da massacrare.
Le parole di Emilia erano entusiasmanti, e lo schiavo mi piaceva sempre di più.
Mentre Emilia parlava avevo, levato il dildo dalla bocca e avevo cominciato a leccarle la figa, cosa che le provocava un certo godimento e che rendeva il suo resoconto frammentario intervallato da gemiti.
Comunque capii quanto volevo sapere.
E quell'essere senza nome che giaceva supino su un lato della stanza mi attraeva fortemente.
Terminai il cunnilingus di Emilia che riprese il dildo e ricominciò a masturbarsi.
Mi avvicinai allo schiavo e gli pisciai addosso, non ebbe quasi nessuna reazione come se per lui fosse una normalità.
Poi mi accorsi che lo schiavo cominciò a cagare.
Lo fece come se per lui fosse naturale scaricarsi ovunque si trovasse senza nessun ritegno.
Raccolsi la sua merda e cominciai a leccarla era deliziosamente amara, e cominciai a morderla agguantandone grosse porzioni della merda di quello schiavo.
Ne ingoia parecchia, mi faceva piacere ingoiare il frutto dell'intestino di quello stronzo, cominciai a masturbarmi.
Avvicinai la mano piena di merda a lui e gliela feci mangiare, lui, impassibile senza dire una parola, ingoiò quello schifo come se fosse pane, era veramente inerte e disponibile a qualsiasi degradazione.
Ne offrii un poco anche ad Emilia che assaggio quegli stronzi continuando a masturbarsi.
Cominciai a colpire di calci lo schiavo, lui si lamentava per i colpi.
Poi vidi che il suo cazzo si era arrapato per il dolore che gli procuravo e con la bocca piena dalla sua merda cominciai a spompinarlo.
Lo feci godere, fino a farmi riempire la bocca della sua sborra, poi lui si accascio, come un animale nella posizione in cui si trovava prima.
Mi avvicini ad Emilia che masturbandosi era arrivata per l'ennesima volta.
Ci accasciammo uno accanto all'altra guardando quel pezzo di carne masochista destinato ad una fine crudele.
Io ed Emila ci baciammo a lungo contemplando quel pezzo di carne accasciato su un lato della stanza inerme silente.

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