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La nuova disciplina al "Sado Hotel"


di maktero
06.10.2023    |    351    |    0 8.0
"Mi auguro che la punizione di stanotte sia stato un insegnamento" Poi si alzò e cambiando tono di voce; più dolce ci disse " Stamattina per colpa..."
Io e Serena passammo una nottata terribile.
Legate sotto i cassonetti puzzolenti, nella fresca nottata ricevemmo anche il tormento della pioggia.
Fù una pioggia lieve, per fortuna, ma bastò a bagnarci ed a infreddolirci ulteriolmente.
L'acqua provvide anche a sciogliere i liquami dei cassonetti che puzzolenti inzaccheravano i nostri corpi infreddoliti.
Forse riuscimmo a dormire qualche minuto di tanto in tanto, più per lo sfinimento che per altro.
Poi arrivò l'alba ed un sole scialbo illuminò la nostra miseria.
Ci agitavamo per la sofferenza di quella terribile nottata e ci chiedevamo quando sarebbero venuti a liberarci.
Quando il pallido sole era già alto arrivò la padrona e senza dire una parola ci slegò; poi ci ordinò di seguirla in ginocchio.
Noi ubbidimmo e tremanti sia per il freddo che per il timore seguimmo la padrona fino in salotto dove vedemmo il padrone spaparanzato sul divano.
La padrona duramente ci disse di metterci in ginocchio davanti al divano.
La padrona si sedette accanto al padrone e poi cominciò a parlare con un tono severo.
Disse " Questa è una attività economica, ed alcuni avvenimenti recenti, possono ridurre il rendimento della nostra impresa; queste cose non devono più verificarsi.
Voi siete qui per lavorare e dovete concentrarvi su questo compito, ogni distrazione da qualunque parte avvenga, e guardò il marito, deve essere repressa.
Mi auguro che la punizione di stanotte sia stato un insegnamento"
Poi si alzò e cambiando tono di voce; più dolce ci disse " Stamattina per colpa vostra non abbiamo ancora fatto colazione; andate a lavarvi che fate schifo e preparateci una degna colazione che siamo affamati2.
Pensai, sentendo il mio stomaco, che anch'io ero affamata e lo stesso doveva valere per Serena.
Ma appena ricevuto l'ordine ci precipitammo nella nostra lurida latrina dove ci lavammo al meglio, sfinite ed infreddolite.
Poi in cucina, nel più assoluto silenzio, quasi tetro silenzio, ci mettemmo a preparare, caffè, thè, latte caldo, e vassoi con dolci, pane tostato, burro e marmellate; altri con con salumi ed ortaggi sottolio, e salsine che accomodammo splendidamente per far piacere ai padroni.
Ovviamente ci ingozzammo avidamente, anche noi di quanto stavamo preparando per placare almeno in parte la nostra fame.
Eravamo veramente esauste, ma servimmo i padroni con dovizia dimenticando la fatica ed i dolori che ci attanagliavano.
I due padroni gustarono la loro ricca colazione nel salotto mentre io e Serena in ginocchio, ancora affamate e sofferenti, gli guardavamo mangiare.
Poi la padrona ci chiese " Avete provveduto a nutrire le schiave?".
Noi scuotemmo la testa in un gesto di diniego (lei sapeva benissimo che non avevamo potuto farlo); e crudelmente la padrona con voce cattiva ci disse preparate la sbobba per le schiave ed andate a nutrirle.
Noi corremmo nuovamente in cucina e sempre nel più assoluto silenzio cominciammo a preparare la sbobba per le schiave.
Finito di far ribollire quel pappone immondo andammo a nutrire le schiave; come al solito qualcuna riusciva ad ingoiare quello schifo, altre lo vomitavano dopo poche cucchiaiate.
Mentre svolgevamo il nostro compito il padrone e la padrona apparsero nella stanza n.2, e slegarono una schiava per condurla nella "Sala Giochi", dove sarebbe stata seviziata.
La schiava appariva recalcitrante, gemeva e inclinava il capo freneticamente per dire no, lei si agitava ma i padroni sembravano insensibili alla sua riluttanza e con brutalità la portarono via mentre lei singhiozzava.
Noi continuammo il nostro compito, poi ci mettemmo a lavare il corridoio e, il salotto dei padroni e la loro camera da letto.
Tutto nel silenzio più assoluto; eravamo rimaste provate dalle ultime punizioni, eravamo esauste, sfinite e non vedevamo l'ora di poterci adagiare per riposare un pò.
Finiti i nostri compiti ci recammo in cucina, e sempre in silenzio e senza guardarci negli occhi mangiammo quanto potevamo.
Sazie ci adagiammo sul pavimento della cucina, mentre dai locali vicini ci arrivavano i lamenti, i gemiti e le urla delle schiave che diventavano un rumore confuso, quasi una nenia che addolcì il nostro sprofondare in un sonno profondo che riparava tanto tormento.
Venni svegliata da un calcio, i mie occhi si aprirono lentamente, mi accorsi che ero stata colpita dal piede della padrona che continuava darmi dei calcetti.
Vidi che anche Serena era stata svegliata alla stessa maniera.
Ancora intontita dal sonno mi resi conto che i due padroni ci stavano svegliando a calci.
Avvertii le loro voci che non mi sembravano cattive.
Anzi sentii un "come state stronze"; ma con un tono molto simpatico
Io risposi "bene", effettivamente il sonno mi aveva rintemprata e mi sentivo in forma.
La stessa domanda fù rivolta a Serena che rispose alla mi stesa maniera.
Poi i due ci disserò di raggiungerli in salotto.
Una volta lì in quella stanza, dalle luci soffuse, i padroni, nudi, accomodati sul divano e noi in ginocchio davanti a loro.
Parlò il simpaticone che ci disse "Siamo stati troppo duri con voi; sappiamo che svolgete un ruolo duro e che cercate delle soddisfazioni per alleviare la pesantezza della vostra condizione".
Intanto sia il padrone che la padrona cominciarono a masturbarsi, sia io che Serena guardavamo con un evidente sguardo di entusiasmo il cazzo del padrone e la figa della padrona che cominciavano ad eccitarsi.
Continuarono "Sappiamo che c'è del sentimento fra di voi, quindi vogliamo vedervi manifestare il vostro desiderio".
Io guardai Serena allibita, lei guardò me con lo stesso sguardo incredulo.
Ripresomi dalla novità di quanto avevo udito, evitai ogni altra esitazione e presi il mio cazzo in mano per infilarlo nella bocca di Serena che lo accolse piacevolmente, cominciando a leccarlo con la sua calda lingua.
Mentre Serena mi lavorava il cazzo i due padroni continuavano a masturbarsi.
Io estrassi il cazzo dalla bocca di Serena, la rivoltai e cominciai a penetrarla nella figa.
Il padrone si alzò dal divano e mentre io penetravo Serena lui mi infilò il suo cazzo duro in bocca.
Accolsi quel bel pezzo di carne duro come la roccia con piacere e cominciai a succhiarlo con un immenso piacere, sentendo sulla lingua e sul palato quell'organo lapideo che mi scavava deliziosamente la bocca.
Impegnata così com'ero ad accontentare il cazzo del padrone, a malapena vidi con la coda dell'occhio vidi che la padrona si ea accasciata sulla faccia di Serena.
Stavo benissimo, il mio cazzo godeva dallo sfregamento sulla calda figa figa di Serena, che si contorceva per il godimento, e nello stesso tempo mi sentivo uno stupendo straordinario cazzo in bocca.
Ero sconvolta e confusa, avrei ricevuto per prima il godimento del padrone o avrei goduto per prima nella figa di Serena?
La soluzione arrivò in pochi secondi mentre il padrone mi iniettò in bocca il suo caldo e saporito liquido.
Io arrivai subito dopo nella figa di Serena, sempre più agitata, senz'altro stava avendo degli orgasmi; ero contenta per lei.
Mi buttai da una parte esausta, anche il padrone fece altrettanto mentre Serena continuava a leccare la figa della padrona.
Ad un certo punto anche loro si agitarono in una serie di convulsioni che provavano il loro orgasmo.
Ci riprendemmo un poco, poi la padrona ci disse " Ci siamo divertiti insieme, stronzoni, ma non dovete dimenticare i vostri doveri; andate a riposare adesso ".
Noi ci allontanammo dalla stanza accorgendoci con la coda dell'occhio che il simpaticone aveva cominciato a montare la padrona.
Ci adagiammo sul pavimento del corridoio come ci ea concesso e ci addormentammo, con il solito sottofondo di gemiti ed urla delle schiave.








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