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Claudia, Dario e me (prima parte)


di Honeymark
11.01.2020    |    13.050    |    2 9.5
"La abbracciai e la baciai sulla bocca..."

Capitolo 1.

Grazie a questo sito, che frequento solo per scrivere e leggere racconti, ho conosciuto molte persone interessanti.
Come i miei lettori sanno, io preferisco le coppie, per le quali sono disponibile ad approfondire la conoscenza e l’intimità, fisica e dialettica. Ripeto, non è il mio obiettivo primario, ma ci sono delle coppie che proprio mi hanno intrigato. Che a volte riporto in racconti da pubblicare sempre qui.
Ovviamente la realtà è molto più complicata di quello che accade nelle mie storie, ma spesso questa realtà senza la mia elaborazione sarebbe meno credibile.
Insomma le storie sono vere, le circostanze… unquam.
La storia che racconto oggi è vera ed è stata rapida. Beh, si fa per dire, dato che ci vogliono sempre decine di messaggi, scambiati con attenzione per non rompere tutto. La credibilità e la fiducia sono come una catena: se un anello si spezza, si rompe la catena.

Un lettore aveva iniziato a parlarmi di sua moglie, bella, intelligente, sexy e quant’altro. Le foto, peraltro mascherate, davano ragione alla descrizione.
Mi aveva confessato che l’idea di vedere sua moglie tra le braccia di un altro uomo lo inebriava. Sì, era una coppia all’apparenza fatta per me. Ma da lì a fare il passo importante c’erano mille variabili da superare.
Non sapevo come proseguire, finché da una sua battuta mi accorsi che lo conoscevo. I nostri nomi erano finti, ma le circostanze reali. Era un conoscente di Bolzano. Faceva il mio lavoro e ci eravamo incontrati un paio di volte a dei convegni. Lo stoppai immediatamente.
- Fermati! – Gli scrissi. – Ci conosciamo.
Gli rammentai dove ci eravamo incontrati e gli precisai che se voleva interrompere il dialogo poteva farlo.
Impiegò un po’ a rispondere, poi mi rispose.
- Se ci conosciamo già – scrisse, – approfittiamone. Abbiamo superato lo scoglio principale. Sempre che a te non disturbi l’idea di conoscerci.
Confesso che avrei preferito non sapere chi fosse, ma considerai positiva anch’io l’opportunità che si era presentata: in pratica avevamo già fatto il passo più importante. E poi io non conoscevo sua moglie. Insomma gli confermai il mio interesse a proseguire.
Dopo pochi altri messaggi, passammo al piano operativo.

Loro erano di Bolzano e io di Verona, quindi decidemmo di incontrarci a Trento, al Grand Hotel della città. Avremmo prenotato una stanza a testa e alle 19 sarei andato al bar dell’albergo. Lì avrei trovato sua moglie da sola al banco bar. L’avrei riconosciuta grazie a un foulard di Louis Vuitton, che non è molto diffuso. Avrei cenato con lei al ristorante dell’hotel e al termine della cena saremmo tornati al bar dell’albergo. A quel punto si sarebbe fatto vivo il marito e, se lei mi avesse trovato interessante, saremmo andati avanti. Ovviamente anche io dovevo trovare interessante lei, ma questo veniva dato per scontato.
La trovai al bar, con attorno tre cascamorti ospiti dell’hotel in cerca di avventure. Mi avvicinai da dietro e le strinsi le spalle.
- Ciao cara Claudia. – Le dissi. – Sei stupenda come sempre.
Lei si girò con un sorriso e i tre se ne andarono senza problemi.
- Sei arrivato al momento opportuno, Matteo. – Mi disse. – Sono abituata a essere corteggiata, ma aspettavo te.
Mi sedetti al suo fianco e ordinai un Martini.
- Tuo marito è un bugiardo, – le dissi con galanteria. – Sei mille volte più bella di quello che mi ha detto.
- Ah ah! Non ti credo! Lui esagera sempre un po’…!
- Lui cosa ti ha detto di me?
- Tutto.
- Ahia… E che impressione ti faccio?
- Sembri la persona giusta… He he
- Che ne dici se andiamo a tavola? – Le chiesi. – Vorrei vederti camminare
- Vuoi offrirmi le ostriche? – Domandò ammiccante.
- No, voglio offrirti le perle!
Mi precedette e si lasciò ammirare il culo che muoveva sapendo l’effetto che faceva.
Il maitre ci fece strada al nostro tavolo e ci accomodammo.
- Siete giovani, – osservai. – E io sono vecchio. Beh, insomma, di mezza età. Sicuri di quello che volete fare?
- Sei la nostra prima esperienza, – rispose. – Quindi non siamo sicuri di niente. Anzi, sono terrorizzata...
- Tranquilla, – le accarezzai la mano. – Con me puoi sempre sospendere tutto in ogni momento. Anche la cena, se vuoi... ma spero proprio di no... he he... Qui si mangia bene.
In realtà, non avevo mai mangiato in quel ristorante.
- Io e mio marito ne abbiamo parlato un sacco di volte a letto. – Continuò, vincendo un naturale imbarazzo iniziale. – Era il nostro modo di eccitarci di più. Sempre più compllici, sempre più trasgressivi. Poi, quando abbiamo deciso di provare a realizzare il gioco navigando in rete, abbiamo scoperto un mondo di gente fuori di testa... Gente che ci considerava pervetriti, cosiddetti bull convinti che a mio marito non funzionasse, «padroni» che pretendevano entrare nella nostra vita a darci ordini... Maiali che non avevano capito un cazzo... Per fortuna in rete puoi sempre tagliare con questi fanatici.
- Conosco quel mondo e capisco che siate rimasti scossi. – Commentai. – Le coppie cuck più giovani sono solitamente fragili proprio perché non hanno esperienza e possono finire nelle mani sbagliate.
- Siamo arrivati alla conclusione – continuò – che nel nostro letto doveva entrare un uomo serio, con esperienza specifica, di una buona cultura o almeno come la nostra, raffinato... Di solida moralità, anche se può suonare male in questo caso... Insomma, ci importava più una relazione consapevole che sessuale. Piuttosto ne facciamo a meno.
Volevo chiedere se pensavano di trovare tutto questo nella mia persona, ma potevo mettermi in trappola.
- E fate bene, – precisai invece. – Devono comunque essere le coppie cuck a dirigere il gioco. Non viceversa. Io ho una coppia masochista che devo... seviziare una o due volte all’anno, ma sono loro a scrivermi cosa devo fare loro.
Avevo centrato il loro timore. Le volte successive avrei potuto essere più disinvolto, ma la prima volta è sempre un momento molto delicato. La fuga è sempre in agguato.
- A noi interessava proprio il poter fare un discorso come quello che sto facendo con te. Non vogliamo sentirci pervertiti, né tantomeno succubi dei volponi della rete...
- Dovete sentirvi liberi di chiedermi quello che volete. – Aggiunsi. – È così che funziona. A me eccita fare qualsiasi cosa piaccia alle mie coppie. Mi piace questo ruolo.
- Era quello che ci è sembrato di riscontrare nel dialogo tra te e mio marito.
- Ne sono lieto... Hai letto anche tu i nostri dialoghi, sì?
- Eravamo sempre in due anche a risponderti.
- Siete una bella coppia.
- Hai l’esperienza che a noi due manca, sei responsabile, possiamo interrompere in qualsiasi momento senza creare traumi... Insomma, magari ci sbaglieremo, ma possiamo provare a metterci nelle tue mani.
- Dove è Dario adesso?
- Non lo so. Verrà al bar tra un’ora. – Sorrise. – E io gli farò cenno di sì o di no.
- Speriamo di sì, – commentai ammiccante. – Siete belli tutti due.
- Posso chiederti una cosa? – Domandò.
- Certo.
- Per quale motivo ti piace infilarti nel letto delle coppie? Non preferiresti per esempio venire a letto solo con me? È quello che mi ha scritto più di uno…
Capii che era un filtro, una verifica che stava facendo con me. Ma risposi comunque in tutta sincerità.
- Mi piaceresti, certo. – Risposi. – Sei molto bella e intellligente...
- Di solito a letto non piace l’intelligenza nelle donne... – Osservò.
- Ai giovani interessa poco, – ammisi. – Alla mia età voglio sapere con chi scopo.
- D’accordo, ma perché marito e moglie?
- Mi intriga mille volte di più sapere che tuo marito si eccita a guardarci mentre ti scopo.
- Ti piace umiliarlo?
- Mi eccita chi ama essere umiliato. Non lo farei mai se lui ci soffrisse a vedermi a letto con te. Mi piace essere amato da entrambi.
- A lui piace proprio soffrire a vedermi scopare con un altro.
- Però lo vuole fermamente. Lo eccita, no?
- Esatto. Gli piace questo genere di sofferenze. Ti sembra una cosa insana?
- No. Ognuno ha diritto di essere quello che è.
- Bella questa fase, me la ricorderò.
- E a te piace umiliarlo? – Incalzai.
- Sì, perché è quello che vuole.
- E ti piace scopare con un altro?
- No.
- Però ti piace scopare con un altro davanti a lui?
- A parole sì, – disse incerta. – Questa è la prima volta. Non lo so.
- Hai idea di come fare?
- Nei minimi dettagli, – rispose, stavolta sicura di sé. – Ne abbiamo parlato così tanto che ci sembra di averlo già fatto.
- Posso... mettertelo dappertutto? – Chiesi con una voluta volgarità.
Questo era un filtro mio.
- Nei nostri sogni fai ben più di questo... he he – disse. – L’importante è che lui veda sempre bene quello che mi fai. E io ti aiuterò a farlo platealmente.
Stava confessando i dettagli in tutta libertà.
- Qualche cuck vuole essere altrove quando il maschio viene...
- Anche lui, in effetti, alla fine... E non ho capito perché.
- Gli piace essere estromesso nel momento clou, – azzardai. – Una ulteriore umiliazione.
- Può essere.
- Vi ricordo che potete interrompere sempre in ogni momento.
- Grazie, infatti ce lo avevi scritto. Altro punto a tuo favore.
- Devo fare tutto quello indicato nell’ultima mail?
- Possibilmente sì, perché è il nostro desiderio ricorrente.
- Hai portato la roba?
- Sì.
- Posso aggiungere degli spunti creativi?
- Certo. L’importante è che tu faccia quello che abbiamo concordato, dopodiché puoi spaziare come ti pare.
- Ti ringrazio per la franchezza del discorso, – le dissi. – Spero di non deludervi.

Finita la cena, ci alzammo e andammo al bar dell’Hotel. Mentre finivamo il caffè, ci raggiunse Dario.
Ci salutammo con entusiasmo, come due amici che non si vedevano da tempo.
- Come è andata? – Chiese alla moglie baciandola sulle guance.
- Benissimo, – rispose lei con lo stesso entusiasmo. – Noi siamo pronti.
- Anch’io, – disse lui. Poi si rivolse a me. – Puoi raggiungerci nella nostra stanza tra 15 minuti?
- Certo. – Risposi.
- Siamo alla 4012, – aggiunse.
Li lasciai e salii in camera mia, che era allo stesso piano loro.

Capitolo 2


Salendo in ascensore nutrivo l’impressione di entrare di brutto nella vita di una candida coppietta di giovani innamorati. Ma poi mi rincuorai e decisi che la mia presenza avrebbe consolidato la loro unione. Alla peggio non mi avrebbero voluto incontrare più.
Feci la doccia e la barba. Non volevo irritare la pelle della bellissima signora. Indossai l’accappatoio. Sbirciai fuori dalla porta e, non vedendo nessuno, mi avviai alla loro stanza. Bussai, mi aprirono quasi subito.
Le luci erano concentrate sul letto, la musica era accesa e a basso volume. Ai piedi del letto c’era una poltroncina girevole da dattilografa; sapevo a cosa serviva perché me l’avevano spiegato, ma mi domandai se se la fossero portata da casa o l’avessero chiesta all’albergo.
Loro non indossavano l’accappatoio ma il pigiama. Lei aveva solo la giacca del pigiama e lui i pantaloni. Una scena così bella non la ricordavo proprio. L’avevo vista solo nei film. Provai un immediato senso di calore grazie a questa accoglienza. Mi ritenni fortunato.
Li avvicinai e li abbracciai.
- Pronti? – Domandai. – Ripensamenti?
Scrollarono la testa entrambi. Determinati.
- Bene, – sussurrai soddisfatto. – Apriamo le danze.
Mi abbassai e accarezzai le natiche di Elena perché erano proprio invitanti. Lei stette al gioco e mi aiutò a frugarla. Pensava che volessi verificare se portava le mutandine. Non le portava affatto.
Mi alzai eccitato.
- Mi dai la mutandina di contenzione? – Chiesi a Dario. – Te la metto.
Dario si affrettò a prenderla e me la mise in mano. La studiai perché ne avevo sentito parlare ma non l’avevo mai vista. Si tratta di un piccolo indumento tipo tanga nel quale si infila l’uccello per coprirlo e per impedirgli di muoversi, o meglio di estendersi. Si usa al cinema nelle scene di nudo. Questa versione per giochi erotici in più aveva nella parte inferiore un cordino elastico che terminava in una pallina di dimensioni simili a quelle da ping pong.
- Hai capito come funziona? – Mi domandò lui.
- Sì, – risposi. – Sali sul letto e porgimi il culo.
Lasciò cadere i pantaloni del pigiama e, nudo, si mise sul letto in ginocchio con il culo in su e la testa in basso, gambe larghe, appoggiandosi sugli avambracci.
Si avvicinò Elena, che gli accarezzò la fessura del culo e i testicoli. Era per prepararlo a ricevere la pallina. Poi si piegò in avanti e, passando tra le gambe aperte, gli fece infilare il pene nel piccolo spazio della mutandina di contenzione. Poi lubrificò la pallima e me la fece prendere in mano.
Me ne avevano parlato.
- Devi infilargliela nel culo, – mi disse da dominante. – Una volta dentro, tiene in tensione la guaina che contiene l’uccello. E, se si eccita, l’elastico si tende e gli molesta anche l’ano.
- Devo mettergliela io?
- Sì, vuole che sia tu a farlo.
- D’accordo.
Prima gli toccai il buco del culo con un dito per palesare la mia intenzione, poi presi quella specie di pallina da golf a l’appoggiai all’ano. La spinsi, ma sembrava che volesse star fuori. Allora usai più forza finchè non riuscii a passare la strettoia dell’ano. Vidi la pallina entrare e scomparire dentro come se il suo culo la stesse ingioando. Infilai ancora il dito e poi osservai l’elastico a sezione rotonda infilarsi dentro finché non si mise in tensione.
- Fatto. – Dissi. E diedi una sculacciata a Dario per abituarlo all’ingombro.
La gradì. Sua moglie gliene diede un’altra. Lo lasciammo tranquillo per un minuto, poi lo facemmo alzare. Era nudo, a parte quel rigonfiamento nella mutandina di contenzione. Uno strumento di tortura che lui aveva espressamente voluto e, a vedere come mi aveva aiutato la moglie a metterglielo, probabilmente lo facevano spesso.
Comunque era bello vederlo camminare così. Beata gioventù...
- Ora vieni qua, – gli dissi indicando la poltroncina da dattilo.
Lui venne a sedersi e, come da copione, allargò le gambe mettendo in mostra il fagotto e porgendomi i polsi dietro al piccolo schienale per farseli legare. Era così che voleva assistere alla monta di sua moglie.
Una volta sistemato, mi dedicai a Elena, che attendeva in piedi.
Mi inginocchiai per risalire nuovamente con la mano fino al culo, facendo in modo che lui lo vedesse. Lei mi lasciò fare e anzi mi aiutò spostanto il peso da una gamba all’altra per farsi accarezzare bene. Accarezzare il culo così è una delle cose che mi piace di più. E quando il marito, consenziente, mi guarda eccitato mentre lo faccio, io lo trovo sublime. Mi sarebbe piaciuto guardarlo in faccia per vedere le sue relazioni, ma dovevo non cagarlo.
Lei tolse la giacchina del pigiama e rimase nuda, io feci altrettanto col mio accappatoio. Ci guardammo per bene e ci studiammo.
Poi le misi la mano sulla figa e lei si eccitò visibilmente. O finse di farlo per fare piacere a lui. La abbracciai e la baciai sulla bocca. Poi si inginocchiò e me lo prese in bocca. L’uccello era già su, ma trovai molto piacevole il suo servizio, con una mano sotto i coglioni e una sopra il cazzo. Una volta infilato in bocca, le accarezzai la testa, poi la feci alzare e la portai sul letto.
- Dammi ancora un attimo, – le dissi. – Mi è venuta un’idea.
Andai da suo marito, gli infilai le dita nel naso, così dovette aprire la bocca per respirare. Quindi infilai il cazzo in bocca anche a lui e gli misi una mano alla nuca in modo da poterglielo mettere fino in fondo.
- Datti da fare, – gli ordinai. – Più me lo fai ingrossare e più faccio godere la tua signora.
A quelle parole cominciò a lavorarmelo per bene e dopo un po’ lo sfilai. Mi girai e mi piegai in avanti.
- Ora baciami il culo, – ordinai ancora.
Obbedì.
Lo lasciai lavorare per poco, gli misi un adesivo sula bocca, poi tornai dalla moglie. Le presi nuovamente la figa in mano e lei ebbe un gemito. Saltai sul letto e la abbracciai di brutto. Collaborò e io la sbattei come se non resistessi dalla voglia di montarla.
Il marito cuck si compiaceva di avere un cazzo piccolo e di non saperlo usare. È il suo maccanismo erotico, sia ben chiaro; non c’entrano le misure né le capacità. Quindi io mi scatenai per fargli vedere quanto è grosso il mio e come sapevo usarlo. La moglie collaborò alla grande.
La penetrai faccia a faccia, mentre lei gemeva e mi graffiava la schiena. Poi la misi di fianco e le feci raccogliere le gambe per prenderla a cucchiaio; mi misi in ginocchio e la penetrai anche così. Le stesi la gamba che poggiava sul letto, cavalcai la coscia e la penetrai nuovamente così. Nel passo successivo le stesi anche la gamba sopra e la chiavai come se stesse facendo una spaccata.
A quel punto la girai pancia sotto e la montai da dietro, stando sdraiati entrambi. Ma, ricordandomi che dovevamo mettere in bella mostra il cazzo che la penetrava, la portai a quattro zampe e la montai alla pecorina. Ero certo che lui osservava il mio cazzo che, come un fiume carsico, si immergeva e riaffiorava dalla vulva di sua moglie.
Mi staccai un attimo e andai dal marito.
- Ora inculerò tua moglie, – gli dissi. – Voglio che guardi il cazzo scivolarle nel culo, ma quando vengo voglio che tu non ci guardi, quindi ti giri. Devi solo sentire le nostre grida di piacere.
Gli poggiai il cazzo al viso, sulla guancia destra e quella sinistra.
- Quindi – continuai – quando te lo dico, o quando vedi vibrare il cazzo che sta per inondarle il retto, ti giri di schiena. La poltroncina è girevole.
Annuì con il viso.
- Se fai il bravo, dopo ti tolgo l’adesivo e ti lascio andare a leccarle lo sperma che è rimasto fuori.
Tornai sul letto e la moglie si mise nuovamente a quattro zampe, per mostrare bene sesso e ano a suo marito.
- Voglio che tuo marito veda bene, – le dissi. – Stai sdraiata, allarga le gambe e lascia che ti inculi platealmente.
Mi portai a lei, intinsi il medio sulla figa bagnata, poi andai al buco del culo e feci pressione per farlo entrare. Volevo sentire la sua elasticità. Dopo un po’ l’ano si rilassò e il medio entrò senza difficoltà. Una volta dentro, lei ebbe delle piccole contrazioni che strinsero le natiche attorno alla mano e l’ano attorno al dito, poi si rilassò del tutto. Era pronta, e intanto suo marito era diventato rosso come un peperone dall’eccitazione e da quello che l’erezione gli provocava.
Mi sistemai con un ginocchio tra le sue cosce e l’altro sollevato come se stessi pregando. Adesso ero certo che lui vedeva tutto.
Abbassai il cazzo per portarlo al culo di lei e mi aiutai a far entrare la cappella entro l’ano. Il quale, come col dito, strinse alcune volte e poi si placò. Allora lo spinsi verso il basso, facendo in modo che il marito vedesse il mio cazzone scivolare avanti e indietro nel culo di lei. Continuai così, platealmente, immaginandomi gli occhi di lui che guardavano i miei glutei stringersi per far forza a incularla.
Feci fatica a infilarlo fino in fondo, ma una volta entrato del tutto, lei si sbracò. Tutto si ammorbidì e potei sbatterlo nel culo come se la stessi chiavando.
Sentivo gli occhi di lui che vedevano il palo inculare sua moglie e mi impegnai di più. Lei cominciò a gemere e si lasciò sbattere in tutta collaborazione.
- Girati! – Gridai al marito. – Sto per venire...!
Ero certo che si girava ruotando la poltroncina girevole. Mi sarebbe piaciuto che lui vedesse il cazzo contrarsi per pompare lo sperma, ma a lui piaceva l’idea di essere estromesso nel momento più importante.
Venni a fiotti nel retto di lei e poco dopo il cazzo, ridotto a un pene, fu espulso senza difficoltà.
Mi alzai e andai a togliere gli adesivi al marito. Poi lo presi, lo feci alzare e lo portai dalla moglie.
- Leccala per pulirla del mio sperma. – Gli ordinai.
E lui obbedì.
Indossai l’accappatoio e, facendo attenzione, uscii in corridoio e andai furtivamente in camera mia.

La seconda parte a questo link::
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