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Perversioni naturali (le amiche della mia amica) - Terza parte


di Honeymark
23.06.2012    |    12.204    |    3 9.6
"Mi alzai per salutarla anch’io in mezzo a tanta invidia..."
Terza Parte


7.

La sera del giorno dopo stavamo bevendoci del Ferrari brut al Bar dell’Angolo, quando d’un tratto sentimmo cadere il silenzio nel locale. Guardammo tutti verso la porta e vedemmo entrare una bellissima giovane donna dai capelli corvini e le curve sopra la media. Appena la vide, Connie si alzò e le andò incontro con un sorriso di piacevole sorpresa.
- Maria!
- Connie!
Si abbracciarono da vecchie amiche, scambiarono due chiacchiere e poi vennero al nostro tavolo, mentre gli altri clienti del piano bar ripresero lentamente le proprie attività. Mi alzai per salutarla anch’io in mezzo a tanta invidia.
- Alberto, ti presento una mia ex compagna di scuola.
- Piacere, Alberto Federici.
Ci stringemmo la mano.
- Maria Gandini, ma sono Mary per gli amici.
Aveva offerto un sorriso smagliante.
- Siediti, Mary. – la invitai.
- Non voglio disturbarvi. Siete qui da soli.
- Tu sei con qualcuno? – le chiese Connie.
- No, stavo cercando Federico Forlani. Lo hai visto?
- No, qui non c’è. Siediti con noi, vedrai che arriva.
- Non so se arriva. Non ho un appuntamento vero e proprio con lui, ma di solito viene qui con i suoi amici. Sono appena arrivata da Firenze e speravo di poter scambiare due chiacchiere con amici.
- E allora resta qui. Rimani molto a Verona?
- Qualche giorno.
Si sedette lisciandosi la gonna sotto le cosce, provocando un fruscio nei tavoli vicini. Ordinammo un bicchiere anche per lei, quindi mi guardò con quel suo sorriso davvero ammagliante.
- Dunque saresti tu il famoso Alberto di cui Connie mi ha tanto parlato!
- Famoso… – sorrisi ironico. – Beh, speriamo che non ci siano altri Alberti nella sua vita. Ma devi sapere che qualsiasi cosa abbia detto di me, nel bene e nel male, non ha esagerato.
- Ha ha! – rise rivolta a Connie. – E’ proprio simpatico come dicevi tu. E bello anche.
Connie sembrava soddisfatta di come era partito il dialogo.
- Di te non mi ha parlato. – le dissi allora io. – E capisco perché. Sei di una bellezza sconvolgente.
- Se pensate di ingelosirmi, – intervenne Connie sorniona – ci state riuscendo benissimo!
- Devo andarmene? – chiese allora Mary con malizia fingendo di alzarsi.
- No. – decise Connie. – Ce ne andiamo tutti tre. Andiamo a casa che scambiamo due chiacchiere in pace.
- Ah già, che abitate insieme. – disse Mary. – Ma non è che disturbo?
- E’ la seconda volta che hai paura di disturbare. – mi inserii io. – Non puoi limitarti a disturbare senza curartene troppo?
- Mi piaci, Alberto. Ma devi sapere che lei non è affatto gelosa…
Se non fosse stata così nera di capelli, in quel frangente l’avrei scambiata con Sharon Stone mentre parlava a Michael Douglas in Basic Instinct. “Ti dà fastidio se fumo, Nick?” aveva chiesto la Stone a Douglas accavallando le gambe. A differenza dell’attrice, non era bionda ma magnificamente mora.
- Sì, lo so. Davvero, sei la benvenuta.
Ci alzammo e andai a pagare. All’uscita incrociammo un giovanotto della mia età.
- Mary, che sorpresa vederti qui! Quand’è che sei tornata?
- Stasera, Federico, ma purtroppo sto andando via. Telefonami domani.

Quando arrivammo a casa le due andarono i salotto a sistemarsi un attimo mentre io aprivo una bottiglia di spumante uguale a quella del piano bar. Versai tre flute e poi accesi la TV con il volume al minimo per lasciare che le ragazze parlassero un po’ delle loro cose. Allungai le gambe sul puff. Non sentii cosa si dissero, ma d’un tratto si alzarono e andarono di là. Poi vennero fuori a mostrarsi.
- Guardaci Alberto. – disse Connie quando tornarono. – Che te ne pare?
Mi girai e subito mi raddrizzai a sedere.
- Ehilà! Cosa avete fatto?
Connie e Mary si erano messe addosso due costumi da bagno. Di Mary immagino. Stavano in posa simmetrica e speculare.
- Ragazze! – esclamai. – Se vi siete messe in testa di turbarmi, ci siete riuscite benissimo!
- Chi è la più bella? – domandò Connie con vanità.
- Al massimo do un parere sul costume. – sorrisi in modo imparziale.
- Su noi non dici niente?
- Finché avete il costume, no.
Si guardarono e Mary si rivolse all’amica.
- Ce li dobbiamo togliere?
Connie si sentì un attimo imbarazzata, il che mi piacque perché voleva dire che ci stava pensando. Fu ancora Mary a parlare.
- Ehi, Connie, di solito non sei gelosa! Non ti sarai mica innamorata, vero?
- Perché? – Rispose dopo un attimo, riprendendo il suo solito modo di fare. – Non posso essere innamorata senza essere gelosa?
- Ragazze, – decisi io cogliendo l’attimo. – Adesso ascoltatemi che vi dico cosa fare.
Si girarono verso di me ubbidienti.
- Giratevi la schiena. Forza!
Fecero il dietrofront senza discutere, ed io mi avvicinai piano per guardarle da vicino. Ammorbidii il tono, ma sempre con fare deciso.
- Credo che più di un uomo, guardandovi da qui, non saprebbe chi scegliere. Ma io non sono uno qualunque e so perfettamente cosa fare.
Invece che esprimere la mia preferenza, andai da Connie e le slacciai i gancetti del reggiseno. Lei non me lo impedì, ma il top non cadde, sostenuto dalle tette. Avvertii l’eccitazione di Connie dall’ansimare che le sollevava ritmicamente le tette e questo mi incoraggiò. Mi portai al reggiseno di Mary e feci la stessa operazione. Anche il suo top non cadde, ma le abbassai le spalline, così sarebbe caduto. Mi portai davanti a loro e presi la parte centrale del reggiseno, quindi li tirai via. Non me lo impedirono, ma a Mary venne la pelle d’oca, mentre a Connie si indurirono i capezzoli. Le due paia di tette erano quasi uguali, a parte il colore leggermente diverso. La cosa che mi piaceva di Connie era la leggera vibrazione che non riusciva ad impedire al corpo fremente, dimostrando l’elasticità naturale del suo seno. Mary aveva un differente e stupendo particolare, due capezzoli scuri a base molto grande e punta a fessura.
Mentre il sottofondo diffuso dalla televisione stava dando una certa atmosfera ovattata alla situazione, appoggiali le mani sulle loro spalle e le avvicinai.
- Abbracciatevi.
Dopo un brevissimo attimo di esitazione, si abbracciarono, lasciandosi andare in una stretta liberatoria. Avevano quasi le lacrime agli occhi, ma il contatto a torso nudo le stava anche caricando ulteriormente. Erano lì lì per baciarsi sulla bocca, quando mi abbassai per sfilare loro le mutandine, anche stavolta cominciando da Connie, che facilitò il mio compito. Ma mi aiutò anche Mary, sicché in breve si strinsero in un amplesso liberatorio. Stavano abbracciate per non farsi vedere completamente nude da me. Le abbracciai e allentai il mio atteggiamento di comando.
- Siete bellissime ed io ho deciso di optare per tutte due.
- In che senso? – mi chiese Connie, mentre l’altra mi guardava sorridente.
Mi spogliai in un baleno e le abbracciai di nuovo. Dapprima si strinsero di più per non lasciarmi mettere in mezzo a loro, ma pian piano mi lasciarono scivolare tra le due. Mi domandai da che parte girarmi e decisi ancora per Connie. Era lei la mia donna e doveva essere la numero uno, e poi dovevo muovermi cercando sempre di comprendere il suo stato. Connie mi abbracciò con calore, mi mise una mano dietro al collo e mi baciò sulla bocca dopo essere riuscita a sussurrami con la lingua nell’orecchio “vai avanti così”…
Dopo averla baciata in profondità, mi girai ad abbracciare Mary. La strinsi con maggiore passione, perché non la conoscevo per niente, e lei rispose come se fossi l’uomo della sua vita. Connie da dietro mi infilava il ginocchio tra le cosce e io le allargai per facilitarle così anche il contatto con Mary che cercava di fare la stessa cosa da davanti. Poi accaddero due cose imprevedibili.
Mary si strusciò abbassandosi fino a giungere in ginocchio e portare il suo viso al mio pene, mentre Connie iniziò a passarsi il sesso con la mano. Si masturbava restando a stretto contatto con me che lo infilavo in bocca alla sua amica. La sua mano vibrava tra le mie natiche e sembrava che le due si fossero sincronizzate per godersela liberamente. Mi resi conto che io ero lo strumento comune di entrambe. Ma il tutto era plastico e dinamico, perché ci eravamo trovati automaticamente e con naturalezza sul nostro letto matrimoniale, con Connie che mi baciava sulla bocca e Mary che continuava a succhiarmi l’uccello. Mi piaceva lasciarmi andare così tra le dolcezze delle due donne, ma dopo un poco dovetti darmi da fare attivamente. Due femmine così non sono un giochetto per bambini.
Connie si allontanò e andò a sostituire la bocca di Mary. Mary pian piano aspettò che Connie me lo sbocchinasse, per poi tornare con bacino e sostituirla infilandosi il sesso sul mio. Sembrava una cosa che avessero imparato a fare da sempre. Mary cominciava a godere così, ma sentivo il bisogno di essere parte attiva. Allora la sollevai, mi alzai, misi Connie sotto a pancia in su, quindi disposi Mary sopra di lei all’opposto, come se le due ragazze dovessero fare il 69. Infatti iniziarono a leccarsela, mugolando come pecore. Ma intervenni. Mi portai dietro a Mary che in quella posizione era pronta per la pecorina. Appoggiai la base dell’uccello sulla bocca di Connie, poi iniziai ad infilarlo dentro Mary. La sbattei e la sbattei, al punto che dimenticò con la bocca quello che faceva con il sesso di Connie, la quale immancabilmente passò a masturbarsi, dandomi così la garanzia che la cosa la faceva impazzire.
Allora mi misi sopra a Mary, sfruttando il corpo di Connie come cuscino. La montai così da dietro stringendo le cosce attorno al viso dell’altra. Sentendo che stavo per venire, presi i polsi si Mary e glieli portai dietro la schiena. Tenendole i polsi con la mano destra, la presi per la nuca con la sinistra, sbattendole la faccia sulla mano e sul sesso di Connie. Così immobilizzata, Mary si lasciò andare nell’orgasmo più sfrenato sotto i miei colpi di cazzo. Venne anche Connie, e alla fine io riversai fiumi di sperma all’interno di Mary.
Mi lasciai andare, svuotato, di fianco. Si girò anche Mary. Connie le andò sopra e cominciò a leccarle il sesso. Andò avanti finché non la ripulì del mio seme… Vennero ancora alcune volte così. Mi io riposai.

Andai a prendere dello spumante e delle noccioline. Ne bevvero molto sgranocchiando qualcosa, ma poi Connie andò a prendermelo in bocca per farmelo rizzare nuovamente. Quando si alzò, ordinò a Mary di portarsi sopra. Se lo infilò così, mentre Connie la teneva per le tette. Le due godevano anche senza di me e allora decisi di care colpi di rene in su. Mary si lasciò sbattere e un po’ alla volta si curvò su di me. Quando appoggiò le tette sul mio petto, Connie le andò dietro e ci diede una passata veloce con la lingua. Poi portò la mano ai nostri sessi e mi accarezzò con voluttà. Infine portò in su la mano, appoggiò il dico al culo di Mary e, con sapiente determinazione, le infilò il medio nel culo. Io sentivo il suo dito e le reazioni di Mary. Quando capii che Connie aveva iniziato a masturbarsi, accelerai i colpi di reni per farle venire. Venimmo poco dopo a tre, all’unisono.

Più tardi, a letto, dopo che Mary se ne era andata, Connie decise di «capitalizzare» il triangolo appena fatto.
- Ti è piaciuta la mia amica?
- Da morire…
- Ho visto.
Stava ricominciando a masturbarsi.
Parlarne mi fece rizzare nuovamente l’uccello. Lei lo sentì e se lo infilò. Sempre masturbandosi.
- Avrei voluto incularla… – aggiunsi.
- Sììì – gridò. – Te la farò inculare!!!
Andò avanti col dito fino a venire.
Poi la girai e provai intanto ad inculare lei. Sapevo che le piaceva. Quando se ne accorse, si mise in modo da facilitarmi il compito. Alzò il culo.
- Inculami… – Sussurrò. – Così ti alleni.
Riprese a masturbarsi.
- Ma con Marika non sarà così facile. – disse ansimando.
- E chi è Marika? – Chiesi sollevandola con il cazzo nel culo.
- Una mia amica ancora più bella. Non la conosci…
Lo infilavo e lo sfilavo, grazie al lubrificante che avevo messo, che era un piacere.
- Pre…sentamela. – dissi col fiatone. – Ma perché dovrebbe… essere difficile… incularla?
Ansimò sotto i miei assalti.
- Perché… non… ci… riesce.
- Cos’è… che non riesce?
- Le… fa… male…. Nessuno è mai riuscito a incularla…
- Cazzo! – dissi io fermandomi. – Allora sarò il primo!
- Ce l’hai troppo grosso. – Urlò soddisfatta di riuscire averlo lei nel culo.
Accelerai il ritmo.
- Va preparataaa.
Rispondeva benissimo.
- E comeee?
Glielo spiegai, sbattendola a destra e a sinistra tenendola col cazzo per il culo. Poi venni e non parlai più, stremato.

La mattina dopo mi ero ricaricato e le raccontai come volevo fare. Montandola.
Lei alla fine, masturbandosi col mio pene dentro, approvò l’idea con sana eccitazione. Mi avrebbe fatto provare ad inculare questa Marika.
Nel frattempo era venuta sette volte.



8.


Quel sabato sera andammo a cena dai nostri amici a Mantova, come d’accordo. Avevo passato una settimana molto erotica e molto attiva. Le iniezioni mi avevano generato un sacco di testosterone e qualsiasi scusa era buona per farci scopare.
- Davvero ti ha eccitato che Mary scopasse con noi e che io facessi le iniezioni a Cristina?
- Sì, e ho capito un po’ meglio quello che mi piace.
- E sarebbe?
- Io vorrei proprio guardarti chiavare un’altra.
- È quello che hai fatto, no? – risposi, con l’uccello che stava dando qualche timido movimento.
- No no, vorrei proprio stare fuori, estranea, vederti montare una mia amica.
- Senza partecipare? – chiesi meravigliato.
- Sì, proprio. È come se il tuo pene fosse mio…Mi eccita sapere… vedere che una donna te lo faccia rizzare.
La guardavo di tanto in tanto, alternando gli occhi dalla strada al suo viso nel buio dell’auto.
- Ma ancora di più mi eccita vedere che un affare così grosso si infili in una mia amica. È come se la chiavassi io. Le faccio sobbalzare io. Se non vi imbarazza avere me che vi guarda mentre mi masturbo…
Cambiai volutamente discorso.
- Parlami delle tue ragazze.
- Sono brave, davvero impegnate. Pensa che alcune le ho tirate su da niente, a qualcuna ho evitato che andasse sulla strada.
- Lo so. – le dissi. In effetti avevo sentito solo complimenti sul coro Santa Cecilia Inn e sull’opera di Connie. Nei miei contatti mossi per trovare loro delle tournée avevo sentito bellissime parole. Le ragazze non erano solo brave, ma anche impegnate. – C’è qualcos’altro che posso fare per loro?
- No, scherzi? Hai già fatto abbastanza. Ti sono davvero grate come.
- Serve nulla dalla farmacia, dall’istituto di bellezza, dalla beauty-farm?
- Beh, gli servirebbe tutto. Una bella cura estetica, la depilazione, una visita ginecologica, la prescrizione e l’acquisto di anticoncezionali…
- È una battuta?
- No. Avrebbero bisogno davvero di una messa a punto, un “tagliando”, ecco. Ma costa.

Arrivammo a casa degli amici Michelini esattamente alle 20.10. Fecero gli onori di casa, offrendoci un aperitivo in piedi, per poi farci accomodare a tavola. La loro cuoca ci servì una cenetta deliziosa, poi la congedarono.
- Vogliamo prendere qualcosa di là? – chiese Gianni.
Ci alzammo svogliatamente e ci portammo in salotto. Mi sentii stanco e per un attimo desiderai di esser a casa sulla mia poltrona.
- Siediti qua. – Disse Monica.
- Grazie. – risposi. Era molto simile alla mia poltrona e mi lasciai andare.
Gianni portò alcuni bicchieri e del whisky con del ghiaccio a parte. Me ne versò, poi sparì di là. Monica accese lo stereo di sottofondo e abbassò leggermente la luce. Ecco, potevo correre il rischio di addormentarmi davvero.
Invece fece un cenno a Connie e piano si portarono due metri davanti a me. Le guardai annoiato con il bicchiere in mano, ma subito mi destai. Le due donne iniziarono a tirare su le gonne piano e armeggiarono per sfilarsi le mutandine. Non lasciarono vedere nulla, ma riuscirono a sfilarsele e poi le gettarono sul divano. Poi si portarono a i miei fianchi.
Come si può immaginare, mi ero immediatamente svegliato fuori ed anzi il pene cominciò a domandarsi che cosa gli si stava preparando. Giunte a portata di mano, portai le mai alle loro gambe e, non riscontrando resistenza, iniziai a salire con le mani fin sotto le gonne. La loro pelle era davvero liscia come una palla da biliardo. Risalendo le cosce, il pene rispose immediatamente, anche perché sapeva che non portavano le mutandine. E infatti mi portai subito alle natiche e alle fessure. Ero improvvisamente eccitato come un ragazzino, ma vorrei vedere chi non lo sarebbe stato in quel momento. Palpai di gusto, mentre le due mi aiutavano favorendo l’indiscrezione delle mie mani. Provai un senso di gioia malvagia a pensare che potesse entrare Gianni e mi vedesse con le mani sotto le gonne di sua moglie, oltre che della mia. Mi sentivo il padrone.
Rimasi un po’ perplesso a vedere Gianni entrare sì, dal salotto, ma a quattro zampa come un cane, e completamente nudo. Mi ricordai che era stato concordato un giochetto per me tra Monica e Connie e allora mi lasciai andare alle sorprese. Con la lentezza dettata dalla musica, Gianni si avvicinò a me con la testa bassa, fermandosi ai miei piedi. Aveva l’uccello del tutto mollo. Allora Monica e Connie si diedero da fare per slacciarmi la zip e le mutandine, fino a farmi uscire il cazzo, che si librò nell’aria in tutta libertà. Mi domandai cosa avrebbero fatto della mia erezione, ma lo capii poco dopo con grande stupore e ansia. Gianni alzò prima il viso e poi le mani, finché non portò la bocca al miocene. Mi ritrassi istintivamente, ma le due mi incoraggiarono, sia muovendo di più il loro culo nelle mie mani, sia incoraggiando testualmente Gianni a obbedire. Insomma, il disgraziato mi prese il cazzo, facendomi quasi sobbalzare. Lo scoprì con sapienza e si avvicinò, facendomi sentire il suo fiato. Questo particolare che lo faceva sentire vivo, mi aumentò misteriosamente l’erezione e, sia pure tra mille titubanze, lo lascia fare. Aprì la bocca facendo un impercettibile rumore, ed io chiusi gli occhi. Poi con delicatezza strinse il mio pene tra lingua e palato, facendomi sentire una morbidezza umida e delicata offerta così come può offrirla solo un uomo ad un altro uomo… dolo perché sa che cosa piace a un uomo.
Mi sentii un bastardo pervertito, ma mi lasciai andare in quella situazione immorale, dove io palpavo due stupendi culi femminili che si davano da fare per accogliere le mie mani e dove un maschio mi sbocchinava con la ferma determinazione di farmi venire nell’arco di un crescendo di sensazioni calibrate e mirate in tutti i suoi particolari. A momenti sentivo solo i due culi nelle mani a volte uno solo, a volte solo il cazzo attorno al quale scorrevano le morbide fattezze interne delle fauci virili e sottomesse. «La dominazione è trasversale…» ricordai che mi aveva detto il medico. Sicché, trovate le opportune ragioni di legittimità, mi lasciai andare in un vortice parossistico che mi portò in breve all’attimo della polluzione.
- Vengo… – dissi per rispetto, sapendo che era un uomo che mi avrebbe ricevuto in bocca.
Ma lui prese quell’avviso come un incentivo a continuare accelerando i ritmi e aumentando le azioni nei modi più azzeccati. Insomma, ad un certo punto non ressi più e gli venni in bocca come una fontana…
Lui proseguì a succhiare finché non c’era altro del mio seme. Quando mi lasciai andare definitivamente, sentii le due donne parlare velocemente tra loro.
- Ecco, dai che c’è…!
- Sì so, guarda, vai vai vai!
- Monica fece alzare Gianni e lo portò via con sé. Vidi che aveva un’erezione stupenda, mentre sparivano nella stanza vicina.
- Vieni – sussurrò Connie. – Dobbiamo andare…
- Come? – sussurrai anch’io domandandomi perché.
Ma Connie aveva già raccolto le sue mutandine e le aveva indossate.
- Andiamo dai.
Non feci altre domande e ubbidii.

Più tardi, in auto, presi la parola a metà strada tra Mantova e Verona.
- Cosa vi è saltato in mente? – riuscii a chiederle finalmente.
- Non l’hai ancora capito?
- Come no? Mi avete fatto fare un pompino da un maschio. Ma sappi che se non avessi potuto godere delle vostre intimità con le mani, non mi si sarebbe rizzato mai…
- Smettila…
Restai ancora un po’ in silenzio, poi feci una domanda.
- C’è qualcosa che non capisco?
- Beh, – sorrise – allora te lo spiego io. A Gianni non tirava quasi più. Era sempre più attirato dalla parte dello schiavo passivo, al punto che lei poteva solo giocare senza mai farglielo neanche rizzare.
- E io che c’entro?
- L’altra sera a casa nostra sei riuscito a farlo eccitare da morire, tanto vero che hanno chiamato una volta per strada e altre due a casa…
- Che cosa???
- Sì, tu. Insomma, quella sera scoprirono che la sottomissione a un altro maschio glielo aveva fatto rizzare alla grande. Robe che non gli accadevano da anni. È etero, te lo dico prima che me lo chiedi tu. Ma sei riuscito a farglielo rizzare anche stasera. – Si girò a guardarmi con un sorriso malizioso. – Ti faccio i miei complimenti, perché sei riuscito a rimettere ordine in una coppia…
Ci pensai su. – Insomma, sarei stato utilizzato come una bambola gonfiabile?
- Bah, a me sembrava che non ti dispiacesse poi molto… he he. Non sembravi proprio una bambola…
Rimasi un po’ a meditare, dato ormai eravamo vicini a casa.
Posteggiai nel garage interrato. Salendo in ascensore, pensai ad alta voce.
- Beh, se almeno fossi servito a qualcosa…
- Sì, penso che una volta al mese potresti dedicarti ai tuoi amici come hai fatto stasera…
- Che cosa? Ehi, dico, ma sei fuori con la testa? Io con loro ho chiuso!
- Sì sì… –mi fece lei sorniona. – Intanto vieni a letto che ho voglia di montarti. È da quando ti ho visto con l’uccello nella bocca di un uomo ho avuto bisogno di masturbarmi.
- Perversa… – sogghignai.
- Si tratta di perversioni naturali… – osservò.
- Già… E cosa dovrei fare la prossima volta con Monica e Gianni?
- Beh, dovrai inculare lui mentre monta la moglie da dietro. Per te sarà come farlo in serie. Monterai Monica per il tramite di Gianni…
- Cazzo, se queste non sono perversioni…
- Sì, ma… naturali, ben s’intende.
- Ne sei sicura? – chiesi dubbioso.
- Ti è piaciuto? – mi domandò. – Sei pentito? Hai fatto fatica a venire?
- No, ma…
- Bah, comincia con spogliarti che intendo rimetterti in riga. Voglio che dimentichi il maschio e che ti dedichi a me.
- E… – dissi, mentre lei si masturbava «indossando» il mio cazzo. – Dici che sarà possibile un giorno montare anche Monica?
- Ohhh! – Esclamò accelerando l’azione. – Bentornato tra noi!


Fine Terza parte
(Continua)
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