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Eravamo 4 amici al bar/ 1 - Caterina e Lucia


di Honeymark
14.02.2021    |    14.214    |    6 9.8
"Ci trovammo d’accordo e ce ne andammo..."
Avevo passato gran parte della mia vita considerando tabù le mogli dei miei amici. Per me erano sacre. Finché non... si fecero vive loro. Neanche si fossero messe d’accordo. O sì?
Ma cominciamo da capo.
Eravamo quattro amici al bar... Cioè lo siamo ancora, ma poi ci siamo sposati e siamo rimasti quattro amici, non più al bar. Quattro famiglie con figli. Però continuando a frequentarci e a divertirci insieme. Quello che mancava venne fuori 10 anni dopo.
Una notte di Capodanno eravamo davanti al caminetto della baita di montagna di Luigi, mentre avevamo lasciato i bambini in città con le babysitter. Avevamo finito di mangiare crauti, pancetta, wurstel e cotechino con le lenticchie e cercavamo di digerire il tutto con grappa alle erbe.
Non ricordo come iniziò il discorso, ma ad un certo punto ci trovammo a parlare di sesso, quello che in sostanza non praticavamo praticamente più.
- Dopo 10 anni di matrimonio – ci spiegò Luigi, il sapientone – ti passa la voglia. È comprensibile, no?
- Comprensibile un cazzo! – Sbottò Caterina, moglie di Luca. – A parole chiavereste tutte, ma poi, strucca strucca, non fate un cazzo! Dire che diventate pigri è un eufemismo.
- Puoi dirlo forte! – Aggiunse Lucia, moglie di Ugo. – Ragazzi, dovere svegliarvi! Altrimenti ci arrangiamo noi!
Laura, moglie di Luigi, non disse niente. Lei era sempre altera e dominante, con la puzza sotto il naso. Era amica nostra anche lei, sia ben chiaro, ma si sentiva superiore a noi. In particolare ce l’aveva con me sostenendo che ero sboccato, grossolano, smodato. Un maiale. A parole, almeno. Mi guardò, in attesa di una delle mie battute sul sesso, pronta a criticarmi.
- Chi c’ha la figa e non me la dà/ che un cazzo nel culo lo possa piglià!
- Matteo...! – Esclamò mia moglie, trattenendo a stento la risata. – Un bel francesismo.
- Parole anche le tue! – Rimproverò Laura, che aveva avuto conferma del mio essere maiale.
Gli amici sapevano che pubblicavo racconti erotici di successo perché glieli avevo fatti leggere. Anzi, erano gli unici a sapere chi si nascondeva dietro al mio sinonimo. Dicevano che so scrivere bene, ma non avevano mai espresso giudizi sui contenuti erotici. Neanche mia moglie. Però sapevo che chi li leggeva poteva conoscere meglio le proprie tendenze eccitandosi di fronte ad alcune scene e restando indifferenti (o peggio) leggendone altre,
- Sentite, faccio una proposta. – Dissi allora serio. – Ho un’idea.
- Meglio che non la tiri fuori! – Brontolò Laura.
- Parla invece! – Gridò Caterina sghignazzando. – Proponi un’ammucchiata?
- No. – Risposi. – Propongo questo. Ognuno di noi scrive su dei bigliettini ciò che vorrebbe fare per soddisfare i propri istinti erotici. Poi li mettiamo in un vaso e infine li leggiamo per vedere cosa cova dentro di noi. Che ne dite?
- E dopo cosa ne facciamo? – Domandò Lucia.
- Ne parliamo poi.
Meditarono un po’.
- Non sarebbe male, – borbottò Caterina. – Potrebbe emergere un segnale per interrompere la monotonia sessuale.
- Aspetta, – disse Luca. – Mettiamo i bigliettini scritti da una donna in un vaso e quelli scritti dagli uomini in un altro.
- Neanche per idea! – Protestò Lucia. – Lasciamo tutto insieme, voglio la parità di genere.
Il padrone di casa, Luigi, andò a prendere dei bigliettini e delle biro, quindi ce li passò.
Ci mettemmo comodi a pensare e a scrivere, poi piegammo i bigliettini e li mettemmo nel vaso.
Luigi mescolò i contenuti e mi chiese cosa fare.
- Signore e signori – dissi allora con tono istituzionale, – fate il vostro gioco. Aiutatemi a leggere i contenuti.
Ovviamente la prima fu Caterina, la più appassionata.
- Il mio biglietto recita così: «Vorrei mettertelo nel culo!»
Ci guardò un po’ meravigliata.
- Un maschio, I suppose... – aggiunse.
- Un’acuta osservazione – ironizzò Ugo.
- Vedo che l’anonimato ha sciolto la lingua, – osservò mia moglie.
- Beh, a scriverlo non è certo stato mio marito. – Continuò Caterina.
- Ma smettila! – Brontolò suo marito.
- Luca, – dissi. – Allora leggine uno tu.
Ci guardò, lo lesse e poi lo riferì alle donne.
- Scrive una di voi: «Vorrei andare a letto con tre uomini insieme!»
- Ah ah! – Sghignazzò Lucia. – È capitata nella compagnia giusta! Ah ah!
Ridemmo un po’ tutti.
- Tu, Lucia?
- Vorrei vedere mia moglie scopare con un altro uomo. – Lesse incerta. – Questa è interessante...
- Hai ragione, – mi disse Laura. – Si stanno confidando.
- Però anche questa mi pare un po’ inverosimile... – Commentò Caterina.
- Non così tanto, – precisai io.
- Tu, Ugo?
Attese un attimo.
- Vorrei... prenderlo nel culo...
- Ostia, due di noi sono in sintonia! – Esclamai. – Speriamo che siano uomo e donna... he he
- Laura?
Laura Lesse.
- Un’ora sola ti vorrei/ per farne quattro, cinque o sei!
- Buona questa! – Commentarono le donne. – Un altro che vede lontano!
- Luca?
Luca aprì il bigliettino, come se fosse il messaggio dei Baci Perugina. Rimase perplesso.
- Vorrei essere sottoposta a una seduta sadomaso. – Lesse. – Questa poi non me la sarei mai aspettata!
Scrutò le donne presenti, che non fecero una piega.
Caterina ne aprì un altro e lo lesse.
- Un’altra poesia – Premise. – Non lungo che fori, non grosso che turi, ma duro che duri!
Tutti scoppiammo a ridere.
- Voglio fare un massaggio. – Lesse una donna.
- Questa è tua... – Mi sussurrò mia moglie.
- Voglio un massaggio erotico. – Lesse un altro uomo.
- Però, non male!
- Voglio una donna. – Lesse Ugo.
- E che c’è di strano? – Domandò qualcuno.
- Che magari a scriverlo è una donna.
- Ah ah!
- Questa è bella, – lesse Luca. – Voglio essere montata da un altro, davanti a mio marito.
- E due! – Ripeté Lucia.
- Voglio fare un gioco di ruolo. – Lesse Luigi. – E cos’è un gioco di ruolo?
- Che ognuno finge di essere qualcun altro.
- Complimenti! – Mi disse Laura. – Sei riuscito a far parlare maschi e femmine.
- E adesso cosa facciamo? – Domandò una.
- Adesso niente, – Risposi. – Però qualche idea mi verrà.
- Che ne dite di fare una lotteria per scegliere le coppie da accoppiare secondo i suggerimenti di questi bigliettini? – Intervenne Luigi.
- Ecco, questa sì è un’idea. – Convennero tutti. – La organizziamo la prossima volta?
Tutti, in varia misura, dissero di sì.
- Però a una condizione, – aggiunse Lucia. – Una volta estratta la combinazione, la coppia estratta si obbliga a fare quello che gli è capitato di dover fare.
Tutti trovarono interessante questa proposta.
Si era fatta l’alba. Ci alzammo e decidemmo di tornare a casa.
- A casa di chi ci ritroviamo la prossima volta? – Domandò uno.
- A casa mia? – Propose Luca. – Che ne dite di venire nella mia casa a Lignano? È abbastanza grande da ospitarci tutti anche se vogliamo giocare alla ruota della fortuna.
Ci trovammo d’accordo e ce ne andammo.

- Che ne pensi dei contenuti dei bigliettini? – Domandai a mia moglie in auto al ritorno.
- Beh, hanno esagerato di sicuro.
- Chi per esempio?
- Per esempio chi ha scritto che vorrebbe scopare con tre uomini. Direi che due sarebbe già tanto...
- E il sadomaso ti pare verosimile?
- Direi di proprio sì. – Rispose. – Statisticamente in un gruppo di otto persone, almeno un sadomaso c’è. Forse due.
Mi aveva sorpreso e mi domandai se fosse stata lei a scriverlo.
- Però è stato simpatico, – aggiunse mia moglie interrompendo il mio pensiero. – Dovremo rifarlo ancora.
- No, – le ricordai. – La prossima volta dobbiamo anche farlo.
Non disse niente. Qualcosa aveva stuzzicato mia moglie, ma non riuscivo a capire cosa.
Ma non era certo male che pensasse davvero al sesso in maniera trasgressiva. Pensavo seriamente di aver mosso le acque sonnolente e stantie dei letti dei miei amici.

Ma le acque iniziarono a muoversi molto tempo dopo, in estate.
Luca aveva una casetta su un campo da golf in Veneto e un fine settimana ci aveva invitati a giocare a golf.
I giocatori in campo erano pochi perché il caldo era pazzesco. Alla Buca nove, metà percorso, non c’era nessun servizio bar alla buvette. Il caldo era forte e Caterina si tolse la maglietta restando in reggiseno. Aveva una quinta misura e mi domandai se le tette sarebbero state su anche senza reggiseno.
Come se mi avesse letto nel pensiero, mi chiamò.
- Matteo, – disse sfilandosi il reggiseno. – Mi bagneresti con la pompa dell’acqua? Il caldo è terribile.
Le guardai le tette, che erano meravigliose. Poi guardai mia moglie che era rimasta indifferente e infine suo marito, che era andato a sedersi sotto un ulivo per telefonare.
Allora presi la pompa dell’acqua e iniziai a lavarla come se fosse un’automobile. Non volevo smettere più, soprattutto spruzzandole le tette, ma alla fine dovetti chiudere il rubinetto.
- Grazie! – Disse, asciugandosi alla meno peggio con la salvietta che si porta con sé il golfista per asciugare le palle.
Infilò il reggiseno e si girò per chiedermi di allacciarglielo. Lo feci.
Mia moglie stava mangiando un frutto che si era portata con sé.
- Complimenti, –dissi a Caterina. – Le tue tette sono da esposizione!
- Oh, le hai notate finalmente! – Sbottò. – Credevo che non te ne saresti mai accorto.
- Caterina – farfugliai, – sei la moglie di un amico e...
- Balle! – Disse con tono duro. – È ora che mi sbatti. Se aspetti ancora un po’, le tette guarderanno verso il basso!
- Dai, sta’ zitta. Potrebbero sentirci.
- Stasera, in casa. – Disse allora. – Dopo cena andremo a fare due passi io e te e scoperemo in macchina.
- Stai scherzando?
- No, ma non preoccuparti, farò tutto io.
Mi lasciò di sasso e attesi la sera con trepidazione domandandomi che cosa avrebbe fatto.
- Venire a prendere un ammazzacaffè alla Clubhouse? – Domandò a me, a mia moglie e a suo marito.
- Per carità! – Rispose il marito. – Dopo un giro di golf con questo caldo sono cotto come uno strofinaccio. Andate voi se volete.
- Io rimango, – aggiunse mia moglie. – Andate pure, noi restiamo qua.
Caterina mi prese per un braccio e con il suo fare da donna disinvolta mi accompagnò al garage.
- Guarda che ci conviene andare a piedi. – Le dissi.
- Salta in macchina! – Mi ordinò invece.
Io salii sulla Mercedes e mi allacciai le cinture.
- Non allacciartele! – Disse subito.
Cliccò dei pulsanti e gli schienali si abbassarono e si spostarono indietro. Preso alla sprovvista rischiai di rotolare indietro e lei ne approfittò per saltarmi sopra. Mi slacciò i pantaloni, mi abbassò gli slip, mi prese in mano l’uccello e lo sbocchinò con abilità. Automaticamente mi tirai indietro sullo schienale abbassato. Lei la prese come un’autorizzazione a procedere e si diede da fare per mettersi comoda. Poi si sedette sopra. Lavorò di culo fino a imboccarlo con la figa e infine se lo infilò sedendosi sopra. Il mio cazzo, senza che io lo volessi, si era alzato fin da quando si era avvicinata a lui con le labbra.
Soddisfatta dell’autopenetrazione, iniziò a sbattermi, mentre io stavo fermo come un salame. In breve lei venne, mentre io ero ancora inebetito.
- Ora ti faccio venire come piace a me. – Disse.
Si tolse la maglietta, gettò il reggiseno da qualche parte e mi sbatté le tette sul cazzo per fargli sentire la solida morbidezza della sua quinta misura. Lei era in ginocchio in uno spazio angusto, però sapeva lavorare di tette. Quando le parve il momento giusto, lo prese in bocca e lo succhiò con avidità. Ogni tanto mi guardava in su con gli occhietti per capire a che punto ero, poi si diede da fare alacremente e mi fece venire come una bottiglia di champagne. Urlai come un leone e mi lasciai andare.
- Urla pure! – Esclamò con la bocca impastata. – Qui non ci sente nessuno.
Poi continuò per non perdere neanche una goccia. Le piaceva proprio lo sperma.
Se io fossi stato una femmina e lei un maschio, si poteva dire che mi aveva violentato.
Invece così, mi aveva deliziato.
- Rivestiti, – disse. – Avremo tempo per farlo come si deve.
Andammo in clubhouse a bere qualcosa, così non contavamo balle ai nostri consorti.
- Piaciuto? – Mi domandò con il bicchierino in mano.
- Grande! – Risposi. – Il sapore del whisky torbato è una delizia. Ottimo.
- Mi riferivo al pompino, stronzo!
- Ostia, scusa...
Mi resi conto di aver perso lo smalto di una volta.
- In baita avevi scritto tu il bigliettino «Vorrei un pompino»?
- No, – risposi.
- Beh, io l’ho preso come un invito da parte tua, – rispose maliziosa.
- E hai fatto bene.
- Hai idea di quale donna abbia scritto «Voglio andare a letto con tre uomini»?
- Non lo so. – Dissi. – Ma questi giochini di ruolo servono proprio per stuzzicare la fantasia e liberare i propri desideri nascosti.
- Sì, sembra che abbia funzionato. – Osservò guardando il bicchiere. – Si sono fatte vive altre donne?
- No, tu sei la prima. Forse l’unica.
- Secondo me invece arriveranno presto. – commentò. – Sai cosa? Non ho idea se la moglie di Luigi, Laura, sia frigida o meno. Finora è solo altezzosa, severa, brontolona. Si considera superiore.
- Beh – commentai. – Ognuno ha diritto di essere quello che è.
- Mi tieni al corrente se altre amiche vengono a letto con te?
- Ma davvero pensi che si rompa il tabù delle mogli degli amici?
- Dopo 10 anni di sesso monocorde, direi di sì.
- Hai mai tradito tuo marito?
- Solo una volta, poco fa, con te, in auto. – Rispose serafica. – E lo farò ancora. Hai sempre il tuo scannatoio?
- Il mio cosa?
- L’appartamento dove porti le tue donne.
- E tu che ne sai?
- Ne so di cose su di te... È per questo che ti aspettavo al varco.
Tornammo a casa. I due stavano dormendo davanti alla TV,

Due settimane dopo, eravamo a casa di Lucia e Ugo. Loro hanno una barca al posto della seconda casa. Ci avevano invitati a fare una vacanza in barca a breve e ci eravamo ritrovati a casa loro per programmare il tutto.
La sera cenammo a base di pesce.
Dopocena, Lucia si alzò da tavola dicendo che aveva male alla schiena.
- Ti serve un massaggio? – Domandai.
Era una battuta, ma ero bravo. E loro lo sapevano.
- Ah sì, che tu sei bravo... – Commentò Lucia, che guardò suo marito.
- Sì, perché non le fai tu un massaggio? – Mi domandò Ugo.
- Non sei geloso che io le metta le mani addosso?
Lo avevo detto in modo ironico, ma preferivo avere una risposta.
- Ah ah! Ma neanche un po’.
- A te dà fastidio che tuo marito mi massaggi? – Domandò a mia moglie.
- No, figurati. – Rispose ironica. – Magari si risveglia un po’.
- Tranquilli. – Intervenni. – Che dolori hai?
- Qua in fondo alla schiena. – Si passò la mano sull’osso sacro. – Dai, vieni di sopra che ho il lettino da massaggio.
Nella camera degli ospiti c’erano due cyclette e un lettino da massaggi.
- Aspettami qui e mettiti comodo, – mi disse. – Vado a cambiarmi.
Mi tolsi la giacca e arrotolai le maniche della camicia. Dopo un po’ arrivò Lucia in accappatoio.
- Prima dimmi una cosa, per favore. – Mi disse.
- Prego, – risposi.
Si girò di schiena, slacciò l’accappatoio e lo abbassò fino a scoprire la parte alta del culo.
- Secondo te, – domandò, abbassando piano l’accappatoio fino alla base del culo. – posso piacere ancora?
La scena mi aveva arrapato in maniera straordinaria. Sicuramente vederla nuda mi avrebbe colpito meno di quell’accappatoio che aveva scoperto lentamente la parte più leggiadra di lei.
Mi avvicinai, ma si girò e mi mise la mano sul cazzo.
- Non occorre che rispondi. – Mi disse sodisfatta.
Lasciò cadere l’accappatoio e mi abbracciò. Io la presi le chiappe e le palpai come per impastare la pasta del pane. Una scena irripetibile. Fantastica.
- Fermati, – disse. – Fammi solo il massaggio. Oggi almeno...
Prese un asciugamano, se lo mise attorno alla vita e salì sul lettino semza mostrarmi niente.
- Che massaggio vuoi? – Domandai per rimettermi in sesto. – Rilassante? Stimolante? Curativo?
- Fammi un massaggio erotico. – Disse lapidaria. – Fammi venire.
Non era la prima volta che facevo un massaggio erotico, ma era la prima volta che mi veniva chiesto da lei e così apertamente. Poi, a vederla sdraiata sul lettino, con l’asciugamano che le copriva i fianchi, mi sentii autorizzato a farle il massaggio giusto.
Partii dalle piante dei piedi, risalii i polpacci e le cosce, il tutto con la dovuta lentezza e accuratezza dei dettagli. I massaggi devono essere come i cori di Giuseppe Verdi: lentissimi.
Quando arrivai all’asciugamano, anziché sfilarlo come si fa di solito, lo lasciai e infilai le mani sotto fino a raggiungere il culo e le intimità. Lei, per tutta risposta, allargò un po’ le gambe. Era un invito a continuare. Il piacere che mi generava palparlo così è indescrivibile. Essere autorizzati a impastare i glutei offre una sensazione davvero appagante. Con i pollici facevo pressione alla base del culo, sapevo cosa piace alle donne e, francamente, che piace anche a me. È un tranquillo progredire delle attenzioni, che va fatto in maniera magistrale. Capisci da solo quando è il momento di prendere in mano la figa.
E difatti, quando la manipolai, lei sobbalzò ma si lasciò andare nelle mie mani in tutta goduria.
Tolsi l’asciugamano e guardai il culo vibrante.
- È il più bello che abbia mai visto.
Fece un sorriso con le labbra, tenendo gli occhi chiusi.
Mi piegai in avanti e feci sentire il mio alito nella fessura, poi d’improvviso le baciai la base del culo e le feci venire la pelle d’oca.
- Masturbami, – riuscì a dire. – Fammi venire,
Non ci volle molto. Col pollice tra le grandi labbra e l’indice piegato a tenere il clitoride, la masturbai con scienza e conoscenza.
Qualche secondo dopo iniziò ad avere l’orgasmo. Sbatteva il bacino sul lettino come una cagna. Allora le diedi qualche sculacciata sportiva per aiutarla a venire, senza mollare la presa sul sesso.
Fece fatica a contenere le urla che voleva fare, mentre il rumore del lettino che sbatteva restava forte e chiaro.
La tenevo per il sesso, cercando di fermarla. Poi, pian piano, si placò. Liberò qualche scatto finale. Raccolsi l’asciugamano e lo passai sul sesso che colava. Quindi le coprii il culo e attesi che si riprendesse.
Quando si mise a sedere, sembrava uscita dalla bocca di un dinosauro. Sfatta.
- Rimettiti in sesto, – le dissi. – Che scendiamo.
Era ancora ammutolita.
- Volevo metterti un dito nel culo, – le dissi allora. – Ma mi pare che sia andata bene anche così.
- Me lo metterai nel culo la prossima volta, e non sarà un dito. – Riuscì a dire. – Mi porterai nel tuo scannatoio.
- Nel mio cosa?
- So che lo chiami così.
- Che ne sai?
- Lo so, lo so...
- Non sono venuto... – Le feci notare. – Me lo faresti un pompino così su due piedi?
- Quello te lo fa Caterina, a me lo metti nel culo.
E si incamminò.
Scendendo per le scale, le domandai se avesse mai tradito il marito.
- Poco fa, con te – rispose. – È stata la prima volta, ma non sarà certo l’ultima.
Arrivammo al piano terra.
- Le hai fatto il colpo del bacino? – Domandò mia moglie.
Ogni tanto la rimettevo in forma con la mossa del bacino. Una pressione improvvisa appena sopra l’osso sacro. Bisogna saperlo fare e io sapevo farlo...
- Sì, ne aveva bisogno, – risposi. – Ma da cosa lo hai capito? Si è sentito da qui?
- Sì, dalla botta finale che le hai dato al bacino. – Rispose. Poi si rivolse a Lucia. – È stato bravo, vero?
- Beh, in effetti non è stato un massaggio da poco, – disse passando con l’avambraccio sull’osso sacro. – Ma adesso sto molto meglio.

Nelle settimane successive portai nel mio «scannatoio» prima Caterina per fare una scopata da galantuomini e poi Lucia per poterglielo mettere nel culo in tutta comodità.
Caterina se la sgasolò alla grande, dapprima forse più di me ma poi mi meravigliò. Mi masturbò con le tette prima, con la figa poi e con la bocca alla fine. La sua passione era proprio la lingua. In primis il pompino, accoppiato all’uso delle tette. Era una belva scatenata. Piaceva molto anche a me, ma lei lo faceva proprio perché piaceva a lei. Poi la sorpresa.
- Girati, – mi disse. – Ora ti lecco il buco del culo.
- Valà? – Esclamai giulivo.
Non lo chiedo mai, lascio che eventualmente sia la donna a offrirsi. Come adesso Caterina.
- Ti piace davvero? – Le chiesto prima di girarmi.
Volevo proprio sapere cosa provava.
- Beh, leccare il buco del culo... è una leccornia – spiegò eccitata con un simpatico giro di parole, – ha un profumo unico, di pulito, ma...selvaggio. Le crespe del buco si insinuano sulle papille gustative facendo un tutt'uno. Poi, sentirlo contrarsi e aprirsi in attesa che spinga la lingua più dentro, ti fa sentire potente e... troia all'ennesima potenza. Mi gusto tutto il mio piacere che diventa tuo. Sia di uomo che di donna ovviamente, perché percepisce le stesse sensazioni che provo anch’io. E non importa che tu non le possa vedere: sentire è sublime. Anch’io me lo sono fatto leccare per sentire cosa si prova.
- Ottima spiegazione, commentai meravigliato.
- Tuo marito lo lecchi spesso?
- No, le mie pratiche risalgono a prima del matrimonio. Ma adesso che ci sei tu...
- Grazie. – non seppi dire altro. – In che posizione devo mettermi? Non è facile arrivare al buco del culo, soprattutto se l'uomo sta chiavando o inculando una donna...
- Pensi a Lucia? – Azzardò. – Lo stavo pensando anch’io.
- Beh, non saprei... Io...
- La posizione migliore ce l’avrai quando tu leccherai la figa di Caterina, lei distesa e tu inginocchiato, culo in aria. Però puoi stare disteso pancia in su mentre ti fai scopare da lei. – Se lei si piega bene in avanti su di te, io le lecco il culo e godiamo tutti tre da matti.
- Ma lo hai già fatto?
- No, lo abbiamo progettato pensando a te. Mettiti in posizione.
Mi misi in ginocchio, piegai la testa in avanti fino a toccare il letto e allargai le gambe, pronto per l’uso. Allora lei si portò alle natiche, le accarezzò, le palpò e le allargò in modo da poter arrivare con la lingua al buco del culo.
Lasciai fare tutto a lei, passivamente.
- Spingi in fuori! – Mi disse. – Vedrai che riuscirò a infilarti la lingua.
Spinsi e dopo vari tentativi riuscì a infilarmela un po’. Il bello fu quando la sfilò, perché mi sembrava di star per venire. Un orgasmo anale...
Mi girò e completò il lavoro facendomi venire in bocca con tre o quattro fiotti di sperma.
Alla fine, mentre prendevamo il fiato, le chiesi cosa altro avesse detto a Lucia.
- Abbiamo discusso a lungo e alla fine siamo arrivate alla decisione che saremmo venute a letto con te. Non vogliamo perdere più una sola occasione di fare sesso.
- E perché proprio io?
- Perché ti piace scopare. E perché in questa maniera non usciamo dal giro delle amicizie.
- Allora perché non ci troviamo a tre? – Domandai senza averci pensato troppo.
- È ovvio, – rispose. – Ma prima inculati Lucia la prossima settimana. Ha diritto a una monta tutta per lei. Poi organizzeremo.
Mi avevano impressionato la sua determinazione e la complicità che le due donne avevano raggiunto.
- Cioè io non posso decidere? – Domandai.
- No. – Disse secca. – Problemi?
- No, ma...
- Allora va bene così.
Rimasi così a ragionare sulla strana situazione, ma alla fine decisi che mi stava bene. Benissimo.
- E Laura? – chiesi. – Non avete fatto entrare anche lei nel complotto?
- Complotto? Ah ah! No, – rispose pensierosa. – Non riusciamo a capirla. Ha bisogno di scopare, il marito non la caga più, ma non ha dato segnali di interesse a mettersi con noi.
- Forse è frigida?
- Non lo so. – Disse. – Qui devi provare tu. Sono certa che trovi la porta seriale per farcela.
- E di mia moglie cosa pensate?
- Beh, è l’unica donna che non vogliamo portare a letto con me, te e Lucia.
- Già! – Ah ah!

Una settimana dopo mi chiamò Lucia. Dopo i soliti saluti, sparò il messaggio.
- Sei libero mercoledì sera?
- Non lo so, – risposi. – Ma posso sempre liberarmi.
- Bene. Allora vengo mercoledì nel tuo scannatoio. Me lo metterai nel culo.
Non era una domanda, tento vero che non attese la risposta e chiuse il telefono.

L’aspettavo nel mio appartamentino domandandomi quale scusa avesse detto al marito per venire da me e soprattutto come facesse sapere qual era l’indirizzo del pied-à-terre. Ma suonò al campanello: era quasi puntuale.
Aprii la porta e lei si fiondò dentro.
- Scusa il ritardo – mi disse, – ma ho voluto fare un giro largo perché non voglio che vedano che vengo da te.
Scoppiai a ridere.
- Guarda che nessuno mi conosce qui.
- E io come facevo a saperlo secondo te?
- Già, – commentai. – Come facevi a saperlo?
- Me l’ha detto Caterina.
Non risposi. Magari anche le altre amiche parlano troppo...
- Sei pronto?
- Sono sempre pronto.
- È vero che hai il vizietto di mettere le candele nel culo alle signore?
Annuii.
- Beh, questo l’ho letto nei tuoi racconti.
- Pura fantasia! – Esclamai.
- Balle, – rispose. – Se mi sono eccitata a leggerli vuol dire che sono veri...
- Se vuoi una candela, ne ho sempre...
- No, io amo il cazzo.
- È qui.
Lo indicai.
Devo ammettere che è strano chiavare una donna dopo 15 anni che sei amico suo senza averle mai neanche palpato il culo. Mi domandai perché avevo aspettato tanto. Beh, non potevo sapere che i mariti non le montavano più, se non ad una morte di papa. Chissà se anche Laura veniva trascurata... E mia moglie? La chiavavo abbastanza? Di certo il lavoro ci teneva occupati più del necessario.
- Bello qui. – Osservò Lucia guardandosi intorno. – Caterina mi aveva detto che meritava.
- Sei pronta? – La interruppi.
- Lo attendo da anni.
Mi inginocchiai davanti a lei e le infilai le mani sotto le gonne fino a risalire al culo.
- Ehi, ma porti le mutande! – Scherzai. – Non vale!
- La prossima volta verrò senza. – Mi assicurò. – Stavolta sfilamele tu.
In effetti mi piace sfilare le mutandine. Infilai le mani sotto i bordi laterali e, con dovizia di attenzioni, gliele sfilai. Le lasciai cadere per andarla ad accarezzare nelle intimità. Lei le allontanò con i piedi.
Dopo un poco, però, non resistette più e si spogliò in un baleno. La imitai e ci buttammo sul letto. Senza indugi ci abbracciammo e scopammo in maniera tradizionale, faccia a faccia, baciandoci appassionatamente. Prima di metterlo in culo è sempre bene socializzare.
Ma non passò molto prima che mi fermasse.
- Passiamo a fare le cose seriamente. – Mi disse col fiatone. – Anzitutto ti piace il mio culo?
- Te l’ho detto quando ti ho fatto il massaggio. È il più bello che abbia mai visto!
È un po’ una frase fatta per tutte, ma il suo culo era davvero leggiadro.
- E perché non mi hai neanche mai sculacciato?
- Perché sei la moglie di un mio amico, – risposi. – Manco te l’ho guardato con la mia supervista a raggi X.
- Beh, è inculabile?
- Inculabilissimo!
- Datti da fare allora. Lo attendo da troppo tempo.
Presi l’olio lubrificante e le poggiai il medio all’ano, quindi feci scorrere il liquido sulla fessura del culo. Poi le feci il ditalino anale per ungerla bene. Lei mugugnò in tutta libertà, allargò di più le gambe e attese che compissi il sacrilegio. Lo chiamo così perché la messa in culo avviene sotto l’osso sacro.
Io scherzavo, ma lei stava impazzendo. D’altronde deve essere così. Mi misi all’opera.
Spinsi la prima parte aiutandomi con la mano, sentii la presa anale stringersi e allargarsi attorno al glande, poi colsi l’attimo e la inculai in due mosse.
Sbatté i piedi e si allargò ulteriormente stringendo i pugni.
- Vai vai vai vai! – Gridò incitandomi.
Allora la sodomizzai stantuffandola come se la stessi chiavando. Scivolavo dentro e fuori facilmente e lei godeva ogni volta che la penetravo.
Dopo un minuto o due iniziò a essere lei a sodomizzarsi sbattendo il bacino come quando la masturbai al massaggio. Portai la mano alla figa per provocarle anche un orgasmo vaginale e così venne in un botto.
I suoi movimenti convulsi mi fecero sbroccare una eiaculazione copiosa e appagante. Il suo retto fu colmato di sperma. L’uccello, sfinito, uscì a prendere fiato. Io mi gettai di lato, ma continuai a sculacciarla per accompagnare il suo orgasmo fino alla fine. Ogni volta che la toccato aveva uno scatto incontrollato di bacino, il che mi rendeva fiero del mio lavoro.
Quando si riprese, si sdraiò al mio fianco e mise dolcemente la mano sull’uccello.
- Come è andata? – Le domandai.
- Dovrò farne altre cento per recuperare il tempo perduto.
- Ti aiuterò, sarà un piacere.
- Sì, convenne. – L’ho capito leggendo i tuoi racconti.
- Non mi spiacerebbe diventare il bull delle mogli dei miei amici sonnacchiosi... – Confessai.
- Dovevi cominciare prima.
- Per me eravate tabù. Non avevate pensato a dire di sì ai vostri corteggiatori?
- Se possibile teniamo tutto in casa, – disse convinta. – Se viene fuori qualcosa, lo teniamo in famiglia.
- Speriamo che non succeda...
- Già. Sai cosa? Di Laura non capiamo un cazzo... Ho capito che non scopano neanche loro, ma non capisco se lei è frigida o cosa...
- La sentirò, se mi capita l’occasione.
- L’occasione c’è tra una settimana, – Disse allora raddrizzandosi. – Quest’anno tocca a te accompagnarla alla cena di beneficienza della Gold Corner.
- Che palle!
- Vero, ma è un’ottima occasione per farla parlare.
La Gold Corner è un’organizzazione benefica che raccoglie quattrini per i disadattati. Le nostre famiglie versano sempre quattrini per sostenerli. Ma francamente non abbiamo mai voglia di andare alla cena annuale. Laura invece vuole andarci sempre.
- Avrete mezzora di strada da fare in macchina. – Concluse. – Divertiti.
- Non mancherò. – Risposi, sbuffando. – Ma tra lei e le vecchie babione che vengono a quella cena, mi spetta una serata molto pesante...

(Continua domani)
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