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Gay & Bisex

cognati al mare 3


di ettoreschi
03.06.2008    |    21.154    |    3 9.3
"Poi risaliva e mi toccava il torace, indugiava sui capezzoli, e via con la rumba..."
3 La dilatazione

Corremmo verso la doccia come ragazzini in spiaggia verso il mare. La prudenza ci invitava a non gridare per non disturbare ma si respirava la gioia e la spensieratezza, quasi che la tensione della prova superata avesse lasciato spazio al sereno che segue un temporale. Ci infilammo nella doccia e lasciammo scorrere l’acqua fino a farla diventare tiepida. All’improvviso era normale andare nudi assieme sotto la doccia, toccarci, insaponarci a vicenda. Guido si comportava come se fosse attraversato da un languore sconosciuto. Insisteva per insaponarmi il cazzo, lo afferrava alla base, gli insaponava per bene la cappella facendo scorrere il sapone tutto intorno al canale, tirava giù per bene la pelle, accarezzava i coglioni ora scarichi, faceva scorrere poi la mano insaponata lungo la base dell’uccello fino a toccare il buchino.
Poi risaliva e mi toccava il torace, indugiava sui capezzoli, e via con la rumba. Confesso che il tepore dell’acqua e i toccamenti di mio cognato mi stavano facendo riprendere le forze e cominciavo ad avvertire uno strano risveglio dei sensi nelle zone basse. Guido si girò dandomi la schiena e chiedendo “Insaponami che non arrivo bene dietro”. Cominciai a distribuire il sapone per bene lungo la schiena mentre lui provocante strusciava il culo sul mio uccello. Quando il cazzo cominciò la sua ascesa non resistetti e lo afferrai da dietro stringendo le sue tette. Oddio non erano delle tette ma il suo essere cicciotello dava loro una vaga consistenza, forse una prima misura. Lui si abbandonò contro di me portando il suo viso accanto al mio.
Mi ritrovai a sussurrargli porcherie che neanche con Barbara avevo mai detto. La mia mano corse sul suo uccello e cominciò a segarlo. Riscoprire nuovamente le sue nodosità mi diede un brivido e mi resi conto che non potevamo continuare così nella doccia. Forse il desiderio di Guido si sarebbe esaudito molto prima del previsto. Anche lui avvertì il cambio di clima e lasciò fare quasi godendo della passività. Lo asciugai e mi asciugai velocemente e poi lo condussi di nuovo sul letto dove lo stesi. Un pensiero mi folgorò “L’importante è la lubrificazione” e cercai con il pensiero e lo sguardo qualcosa che potesse andare bene per l’operazione. Guido si avvicinò alla sua trousse e tirò fuori un pacchettino, lo scartò e mi mostrò un tubetto di vaselina “Cerchi forse questo?” “Bravo ma dopo devi dirmi come mai hai comprato questo proprio oggi? Sei un porco!” Mi sorrise con uno sguardo da bagascia “E sei anche una grande troia, ma vedrai come ti riempio tutta!”.
Lo feci mettere a carponi sul bordo del letto e mi gettai con il viso proprio in mezzo al solco tra le due chiappe. Lui con le mani favorì il mio avvicinarsi alla sorgente del suo nuovo godimento. La mia lingua insalivò per bene la rosellina e poi cominciò a distenderne con sistematicità le rugosità. L’odore era buono, ci eravamo appena lavati, ma sentivo nel fondo la presenza del suo afrore intimo e la cosa mi infoiò da impazzire. Leccai quel buco così bene che “avreste potuto mangiarvi dentro”, succhiai come se volessi ingoiarmelo tutto e usai la lingua come uno strumento di goduria. Mi sembrava quasi di avere davanti a me una versione modificata della figa di Barbara, priva degli umori di una donna in calore, ma proprio per questo più intrigante da conquistare.
Sentivo che il buco stava cedendo alle mie pressioni e al mio leccare, Guido inarcava la schiena per favorire la penetrazione del guizzante ospite. Intanto stavo preparando le dita cospargendole di vaselina. Quando lo sentii sospirare “Dai prendimi” mi alzai e cominciai a frizionare il buco con il dito medio. La lingua aveva fatto un grande lavoro perché, al contrario di prima, non ci fu la necessità di forzare l’anello sfinterico ma fui accolto quasi con sollievo. Mi fermai e poi cominciai un lento movimento rotatorio, sia per ungere le pareti intestinali che per ammorbidire i muscoli. Sentivo Guido ansimare e il suo rantolo mi faceva sentire “potente”, dotato del potere di far godere un uomo dalla via più impervia. Il mio indice stazionava all’ingresso in attesa di un segnale e partecipava anche lui al movimento rotatorio.
Fu un attimo, Guido si spostò leggermente verso di me, ed inserii anche l’indice. Avvertii un irrigidimento e mi fermai. Lasciai che finisse di scivolare dentro e che lo sfintere si abituasse alla nuova dilatazione. Fu lui a farmi sapere che era pronto con un lieve ondeggiare del bacino. Ripresi il mio massaggio lubrificante, poi tirai fuori le dita, le riempii di vaselina e le reintrodussi nuovamente. Non fu difficile stavolta, sembrava quasi che fosse rimasto un segnalibro a indicare il punto dove ci eravamo interrotti e che da lì si riprendesse il ravanare. Ora le due dita entravano ed uscivano agilmente nel culo di Guido ma io volevo essere sicuro di fargli poco male e quindi lubrificai anche l’anulare, lo congiunsi alle altre due dita e provai a forzare. Questa volta sentii resistenza e mi fermai. Sostai all’ingresso massaggiando lentamente il muscolo senza spingere. Rimanemmo così due minuti poi fu il culo a chiamarmi dentro. Mi arrestai con solo le prime falangi inserite e cominciai nuovamente la lenta manipolazione dilatatoria. Si ha un bel dire la lubrificazione è importante, ma lo è anche la pazienza! Ed io attesi con pazienza che le mie tre dita fossero risucchiate dentro. Con la mano sinistra impugnai il suo uccello e spinsi a fondo.
Guidò alzò la testa come fosse stato percorso da un brivido, poi la abbassò verso il materasso al pari delle braccia e facendo così si offrì tutto a me e al mio desiderio che troppo a lungo avevo represso. Tolsi le dita, cosparsi velocemente di vaselina il cazzo che sembrava volesse esplodere, allargai le chiappe e mi posizionai con la punta appoggiata sull’anello sfinterico. Premevo senza entrare aspettando un segnale da mio cognato. E il segnale non si fece attendere. Timidamente spinse il bacino e si infilò la cappella dentro. “Ahi!” esclamò fermandosi e fermandomi. Accarezzai la sua schiena e attesi che i muscoli offesi dalla brusca dilatazione si ricomponessero e assumessero naturalmente le dimensioni del nuovo ospite. Qualche istante ancora ed ecco sono risucchiato dentro il suo antro caldo, umido, sconosciuto, accogliente. Mi arresto quando la mia asta lo infilza fino alla base. Afferro i suoi fianchi e lo stringo verso di me, gli voglio dire che è mio, che gli darò un piacere che non conosce e che nemmeno io conosco.
Lo sfilo a metà e attendo. Mi rincorre quasi volesse richiamare l’ospite in casa e l’ospite lo accontenta. Quando le palle sbattono sulle sue spingo ancora quasi volessi trapassarlo e lui se ne esce con un rantolo soffocato che mi fa impazzire “Dai Paolo sfondami! Ti prego riempimi tutto!” Non lo faccio attendere e cominciò a scoparlo lentamente e intensamente con colpi forti e profondi. Mi piace da morire! Ma la cosa che più mi fa impazzire è sentire i rantoli di piacere, perché è piacere e non dolore quello che scorgo sul lato del viso di Guido girato verso di me. “Sì! dai! ancora! Ah! Ah!” Vedo che fa qualcosa sul suo ventre con la mano destra, forse si sta segando, il suo bacino ondeggia seguendo il ritmo dell’inculata. La frequenza dei colpi aumenta e anche, se mai possibile, l’intensità. Oramai sento la calda lava che sta lasciando i miei coglioni e risale lungo il condotto su, su fino ad inondare con uno, due, tre, quattro schizzi caldi le viscere di mio cognato che evidentemente sta sborrando anche lui perché unisce ai rantoli del mio orgasmo i suoi. Stremati e ancora scossi dalla potenza dell’eccitazione che ci ha travolto riprendiamo lentamente il respiro normale. Passa qualche minuto, poi, quasi con dispiacere, mi stacco da lui mentre qualche goccia del mio liquido seminale scorre fuori dal suo buco del culo. Ci siamo proprio sfogati.
Gli chiedo come è andata, se ha avuto male, se era come pensava. “Oh sì, è stato diverso da come pensavo ma forse anche più bello. Dolore ne ho avuto qualche volta ma ti garantisco che si poteva tranquillamente sopportare!”. Mi scoprii invidioso di una sensazione che, per quanto comunicata, non ha il valore dell’esperienza diretta. Ma quella sera le sensazioni erano state troppe e molto profonde e la stanchezza si impadronì di noi. Ma prima che il sonno la facesse da padrone Guido con un sorriso mi disse “Non temere, non ti lascerò a bocca asciutta. Vedrai domani cosa ti farò provare!”. Con un brivido mi addormentai.
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