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Gay & Bisex

La piscina 2


di ettoreschi
08.04.2008    |    19.189    |    1 8.3
"Umettando continuamente il dito si fece largo nel giovane culo di Werner e fu sorpreso nel sentire il ragazzo mugolare in silenzio come se la cosa non gli..."
Uscendo dall’albergo dopo il mio primo incontro con Helmut, ripenso un po’ sconvolto a quello che mi è successo. Prima cerco delle scuse e delle giustificazioni morali al mio modo di comportarmi ma alla fine mi stanco e proclamo “Insomma mi è piaciuto, ho scoperto piaceri nuovi e se qualcuno ha qualcosa da ridire che vada a prenderselo in culo così capirà quanto è bello!”.
Ripenso allora a tutti gli atti di sesso che ci sono stati. Li rivivo come sensazione ed è talmente forte che mi sembra quasi di avere Helmut ancora qui . . . dietro di me . . . davanti a me.
Ho sicuramente goduto nel possedere Helmut in un modo oserei dire selvaggio, quasi come se qualcosa di me che risale alla preistoria del genere umano si fosse fatta largo e si fosse materializzata nella foga e nel piacere di incularlo. Quando lui mi ha posseduto devo dire che non ho avuto un orgasmo visibile, ma sono stato riempito di una somma di sensazioni per certe versi anche più profonde. Nella mente e nel corpo, piacevoli e non, e mi hanno fatto capire che il nostro corpo, se lasciamo che la mente non ostacoli con le sue inibizioni, ci sa regalare sconfinati piaceri.
Ripensare a come mi è piaciuto tutto l’avvicinarsi cauto al mio buchino e al suo interno da parte di Helmut mi fa rizzare ancora l’uccello dentro le mutande. Ma sono arrivato dal cliente che mi aspetta e smetto immediatamente di ripensare all’accaduto. Ma l’episodio aleggia da qualche parte nella mia mente perché il mio atteggiamento cambia e guardo con un interesse diverso i miei interlocutori. La fantasia cerca di spogliarli e di immaginarsi come possano essere fisicamente, se il loro modo di comportarsi mi fa venir voglia di scoparli o di accoglierli dolcemente fra le mie natiche. Mi sento effettivamente diverso anche se mi sento lo stesso Ettore di prima. Sì perché ancora adesso vedere una bella gnocca mi fa bloccare e, quando è proprio tappata bene, me lo fa rizzare e scatena immagini di orge boccaccesche, ma …. Ma c’è anche la consapevolezza che un mondo nuovo si è dischiuso ed io lo voglio esplorare tutto.

Ho un lavoro maledetto, un cliente mi sposta all’indomani mattina un importante incontro. E’ saltato il rendez vous con Helmut in piscina. Lo cerco al telefono ma è fuori stanza. Alla fine alle 22 lo becco. “Helmut ciao sono Ettore” “Ciao Ettore come stare? Io magnificamente!” “Oh anch’io sto molto bene! Ma c’è un problema per domattina. Un cliente mi ha spostato l’appuntamento e così ho tutto il giorno impegnato. Come possiamo fare?” “Ci vediamo a cena?” “Sì dai una cena veloce e . . . via! Allora tu scegli il posto, io vengo a prenderti in albergo alle 20 e poi . . .” “E poi dobbiamo imparare molte cose . . . “ La frase sospesa mi fa quasi rizzare il cazzo ma la cosa che più mi è piaciuta è stato sentire che Helmut mi aspetta e che anche lui desidera questo incontro. In effetti è molto comodo per uno, che probabilmente ha la sua vita privata, fare delle belle esperienze all’estero “lontan dagli occhi e lontan dal cuore” e poi tornarsene a casa senza fardello alcuno se non forse la nostalgia. Ma forse tutto sommato fa comodo anche a me poter provare queste esperienze e non ritrovarmi tra le palle un “fidanzato” invadente.

Oh cazzo! Ma dove andiamo dopo il ristorante? In albergo dalla porta principale non credo sia possibile. Dalla piscina di sera è chiuso. Bisogna venire a casa mia. Devo mettere in ordine. Devo comprare vaselina e preservativi, mettere in ordine il bagno. Madonna! Mi sembra di essere una massaia impegnata a preparare l’alcova per il suo uomo e la sensazione un po’ mi fa ridere e confesso che non mi dispiace.
Corro nella prima farmacia di turno aperta e mi procuro quanto mi serve: non voglio ritrovarmi domani da un cliente con una scatola di preservativi o peggio di vaselina che mi esce dalle tasche durante una riunione di lavoro!
Mi addormento pensando a cosa mi potrà riservare di piacevole sorpresa la serata successiva. Ho passato tutto il giorno a pensare ad Helmut e a cosa gli voglio fare e sono così attizzato quando arrivo in albergo che lui se ne rende conto, è un uomo di grande sensibilità indubbiamente, e mi dice sorridendo: “Prima mangiare poi scopare! E’ triste fare l’amore a stomaco vuoto!” Scoppiamo entrambi a ridere e ci avviamo verso il ristorante. Ho scelto un locale poco lontano verso casa mia dove porto spesso dei clienti anche di sera. Non rovinerò quindi la mia reputazione e potrò mettere in nota spese il conto della cena così la scaricherò dalle tasse! Alla faccia di Tremonti!

Anche se non ci comportiamo come checche comincia un gioco sottile durante la cena, come fossimo due cani che si annusano il culo, e vogliamo decidere chi dei due vince. Parliamo di noi di cosa facciamo come lavoro, di dove viviamo. Poi affrontiamo l’argomento con la A maiuscola! “Ma tu, Helmut sei gay?” “Non so se sono gay. Ho moglie e due figli in Germania che aspettare me finire cure in Italia. So che mi piace anche con uomo. Però non è stato sempre così”. Mi racconta allora con il suo italiano infarcito di strafalcioni tedeschi della sua prima volta. Era un adolescente un po’ mingherlino ed efebico ed era andato in gita con la scuola. La sera erano in tre nella stanza d’albergo, uno si chiamava Hans ed era un ripetente, un ragazzone robusto e un po’ prepotente già maggiorenne, l’altro Werner un ragazzino biondo e molto timido. Hans aveva bevuto parecchia birra quella sera ed era su di giri. Una volta a letto si trovavano tutti in mutande quando Hans disse ad Helmut “Dai prendiamo il biondino e facciamocelo!” Werner tremante si attaccò al muro dicendo “No, non lo fate o chiamo aiuto” Ma nel momento in cui lo diceva ci ricordammo tutti che ci trovavamo nella dependance e che c’era solo un’altra stanza occupata da compagni di scuola che erano molto affiatati con Hans. Vedere il terrore di Werner e cercare di fermare Hans fu tutt’uno per Helmut che si lanciò contro di lui senza pensarci e incurante della stazza, ma l’omone era proprio forte e dopo poche mosse di lotta si ritrovò a faccia in giù con lui seduto sopra. Lo sentì gridare a Werner “Vieni qui e siediti in groppa a lui anche tu!”. Werner non se la sentì di rifiutare temendo di fare una fine peggiore ed obbedì. Helmut sentì con terrore tramestare alle sue spalle, finché il suo bacino venne sollevato da terra e le sue mutande abbassate. “No No Noooo” urlò a più non posso ma nessuno si fece vivo. Hans cercò di penetrarlo con violenza quasi a fargli male. Ma non era lubrificato né il condotto né l’arnese del ragazzo e quindi Hans dovette spargere un po’ di saliva sul suo cazzo e massaggiare il buchino di Helmut finché non cominciò a cedere. Allora puntò il suo uccello, che per fortuna non era enorme come la corporatura poteva far pensare, sul buco del culo e spinse a fondo. La cappella entrò d’un colpo, poi due colpi ben assestati e si ritrovò il culo pieno di quella nerchia agitata. Hans prese a fotterlo senza riguardo mentre Helmut sentiva solo dolore e qualche rara sensazione piacevole, ricacciata dalla brutalità del sodomizzatore. Fortunatamente sentì presto irrigidirsi ancor di più il membro di Hans ed infine un caldo liquido inondargli le budella. Ma non era finita. Hans, che si doveva essere molto incazzato, rimontò a cavalcioni di Helmut e disse a Werner “Ora inculatelo tu. E non rifiutarti sennò ti meno!”. Ma Werner per un po’ non se la sentì di infierire e simulò l’inculata facendo scorrere il suo cazzo lungo il solco. Fu solo quando Hans si voltò a controllare e gli disse “Ma lo stai inculando o gli fai solo il solletico con il tuo cazzo? Vuoi che ti faccia sentire cosa vuol dire essere inculati?”, che Werner puntò la sua mazza sul buco del culo di Helmut e glielo infilò. Fu più delicato, cercò anche di seguire il ritmo delle contrazioni dello sfintere ed Helmut cominciò ad apprezzare quello che gli stava facendo Werner anche se le sue grida continuavano ad essere di rifiuto, una parte della sua mente e del suo corpo apprezzava il delicato su e giù del compagno di classe.
Finalmente anche Werner gli riempì il culo di bianca crema e la sua tortura finì. Hans si addormentò quasi subito. Dopo poco Werner nel buio si avvicinò al suo letto e gli disse piano per non svegliare il bestione. “Scusami per prima. Ma avevo troppa paura che mi violentasse e ho preferito non intervenire anche perché se aveva messo fuori combattimento te, con me avrebbe impiegato ancora meno. Ho cercato di salvare la pelle mentre tu ti sei sacrificato per me. Se vuoi ti do quello che tu hai dato a me!” Così dicendo Werner si infilò nel letto di Helmut, si tolse le mutande e si giro di spalle. Helmut, ancora sottosopra per quanto avvenuto prima, avvertì un risvegliarsi gagliardo dalle parti basse e con le mani prese ad accarezzare il culo di Werner. Ricordandosi di prima, inumidì con la saliva le dita e cominciò a tormentare il buchino del compagno. Ora i suoi sensi erano completamente all’erta. Sentì le increspature del culo distendersi pian pianino e che il suo dito non incontrava più una resistenza eccessiva. Umettando continuamente il dito si fece largo nel giovane culo di Werner e fu sorpreso nel sentire il ragazzo mugolare in silenzio come se la cosa non gli dispiacesse affatto.
Quando gli sembrò di aver inumidito il condotto a sufficienza insalivò per bene la sua mazza che gli sembrava diventata di marmo e la puntò sul culo dell’amico. Spinse piano e, dopo una breve resistenza, tutta la cappella scivolò dentro. Si fermò un attimo e poi, avvertendo che le contrazioni si calmavano spinse ancora. Una pausa e poi ancora, guadagnando preziosi centimetri. Infine tutto il suo uccello fu inghiottito dentro. Avvertì la forza e il calore che lo avvolgevano, le contrazioni dello sfintere che sembravano le mani di un cieco che cercano di capire cosa fosse quel bastone, cominciò allora, senza fare rumore per non svegliare Hans, a toglierlo e a rimetterlo. Si spostava di pochi centimetri in fuori e poi ritornava a spingere. Dopo alcuni colpi così sentì che Werner riusciva ad assecondare il suo movimento con delle spinte dello sfintere quando usciva e con delle contrazioni quando entrava. Avvertì la lava di un vulcano che stava spingendo per uscire e dando alcuni colpi forti e stringendo i fianchi di Werner, se ne venne inondando di sperma il condotto dell’amico.
Qualche giorno dopo essere tornati dalla gita, Werner ed Helmut ebbero l’occasione di stare da soli un pomeriggio a casa del primo. Dopo aver cincischiato un po’, affrontarono l’argomento che pesava tra di loro. Werner chiese ad Helmut di scoparlo perché la cosa non gli era del tutto dispiaciuta. Presero la vaselina e Helmut massaggiò per bene il condotto di Werner prima di fiondarsi dentro di lui e di incularselo con calma, lentamente un colpo alla volta, una pausa e via, fino al parossistico finale quando lo cavalcò selvaggiamente scaricandogli la sua sborra nel culo. Ma la cosa che incuriosì Helmut fu vedere che Werner aveva goduto; quindi una volta finito gli disse “Prova a massaggiarmi il culo con la vaselina. Ma se ti dico di fermarti fallo perché il ricordo dell’altra sera mi fa star male ancora.” Werner sorrise e si lanciò tra le sue gambe cominciando ad accarezzarlo come mai era successo prima. Aveva dita delicatissime ed una sensibilità innata nel cogliere il momento di fermarsi ed il momento andare avanti. Fu così bravo che dopo un quarto d’ora che il suo buco del culo era sotto la cura di Werner gli veniva da urlare “No Scopami” ogni volta che il dito usciva dai suoi intestini. Fu quindi con desiderio, misto ancora a paura, che si mise a carponi a ricevere il cazzo di Werner. Anche in questo momento il suo compagno fu molto delicato e procedette lentamente nella sua marcia verso il paradiso. Helmut imparò a comandare i muscoli in modo da facilitare il movimento di anda e rianda di Werner ed alla fine fu lui che aumentò il ritmo quando avvertì l’irrigidirsi del cazzo prima dell’eiaculazione. “Si dai daiiii daiii!” gli uscì dal profondo del cuore o meglio dal profondo del culo!

Aveva avuto ancora qualche incontro con Werner, poi le loro strade si erano divise, ma ad Helmut rimaneva sempre il ricordo di quelle splendide scopate. Il dolore della prima inculata da parte di Hans aveva fatto sì che lui fosse sempre molto delicato nell’approccio proprio in virtù di ciò che gli era successo.

Dopo molti anni la pace delle terme aveva fatto tornare alla mente ricordi e piaceri ormai sepolti che l’incontro con me aveva permesso di riportare alla luce. Eravamo tutti e due, per motivi diversi, toccati dal racconto di Helmut e non vedevamo l’ora di concludere la serata sotto i migliori auspici. “Ti va bene se ti porto a casa mia a bere il bicchiere della staffa?” “Basta che tu non cadere dalla staffa!”. Ridendo paghiamo e usciamo dal ristorante. Una breve corsa e arrivammo a casa mia. Saliamo in ascensore. Una volta dentro Helmut non vuole che corriamo in camera da letto ma propone di rimanere in salotto sul divano. Mi prende la testa fra le mani, la avvicina alla sua e cominciamo a baciarci. La sua lingua si infila tra le labbra a cercare la mia – chiudo gli occhi e assaporo a fondo questo bacio dolce, profondo e appassionato. Ricambio l’intensità e al contempo comincio a spogliare Helmut della sua camicia mentre lui fa lo stesso con me. Separiamo le nostre bocche solo per toglierci le magliette e metterci completamente nudi; quando ci riavviciniamo siamo in piedi uno di fronte all’altro e mentre le nostre labbra si intrecciano nuovamente sono colpito dalla strana sensazione che mi da avvertire la presenza del “suo” proprio di fronte a me! Il racconto di prima mi aveva toccato e ha fatto crescere in me a dismisura il desiderio di possedere il mio amico tedesco fino in fondo. Mi scateno come mai avevo fatto con un uomo. Lo faccio distendere sul divano e comincio a succhiare e a leccare il suo corpo a partire dalla bocca, via via lungo il mento, il collo, risalendo sulle orecchie, ridiscendendo nell’incavo tra spalle e collo, poi sul capezzolo, sull’altro capezzolo, alla bocca dello stomaco. Helmut ha avvertito la forza e la passione con cui cerco di possederlo e ha deciso di lasciarmi fare, si è abbandonato sul divano con la testa all’indietro e le mani sulla mia testa quasi a voler assecondare la mia anabasi sul suo corpo. Le mie mani percorrono bramose il suo corpo, pronte a cogliere il piacere che deriva da ogni centimetro quadrato della sua pelle. Indugiano poi sull’interno delle cosce fino a raggiungere la base del suo uccellone che comincia a crescere sull’onda degli stimoli che gli sto procurando. Mi sento pervaso dal desiderio di scatenarmi fino a sentirmi al tempo stesso “macho” e “troia”, quando la mia mano comincia a tormentare il buchino di Helmut, la mia bocca si lancia sul suo cazzo e comincia a leccarlo. Prima la punta, poi, come fosse un sigaro da lubrificare, mi scorro tutta la canna, infine mi prendo le palle e, prima una, dopo l’altra, me le lecco per bene tutte e due. Sento Helmut mugolare, anche perché il mio dito pieno di vaselina ha superato la prima barriera e ormai sta massaggiando le pareti interne dell’intestino. Con la bocca sto trattando il suo bastone come fosse un enorme lecca lecca, poi, dopo aver indugiato a lungo sulla cappella provo a ingoiarlo. Mi coglie un conato di vomito che cerco di superare, comincio a respirare con il naso e alla fine vedo che riesco a tenerlo tutto in bocca. Mi sembra di essere una troia bocchinara ma avere il possesso di quel bellissimo bastone di carne e di poterne sentire con la bocca, la lingua e le labbra tutte le sfaccettature e le innervature mi piace e mi da un senso di potere che non pensavo. Sento Helmut che si irrigidisce, e involontariamente spinge la zona pelvica verso la mia faccia, mentre il mio dito gli sta ravanando profondamente le pareti dell’intestino cospargendole di vasellina e provocandogli frequenti contrazioni. Decido di rallentare per godermi il mio primo bocchino con i fiocchi e tiro fuori il suo uccello dalla mia bocca, riprendo invece a leccargli l’asta con la lingua e le labbra, su e giù. Ciuccio gustosamente la sua cappella e infine mi riprendo il pieno possesso del suo cazzone, e lentamente lo ingoio come credo neanche una bocchinara professionista riesca a fare. Avverto Helmut fremere, le sue mani prendono la mia testa e la spingono, se mai fosse possibile, di più verso la base del cazzone, stringo le labbra attorno alla sua cerchia e comincio un frenetico su e giù, “YA, ya , yaaaa yaaa!” mi urla Helmut, mentre il mio dito è inghiottito nel suo culo e quasi mi viene strappato dalla mano a causa delle contrazioni, quando la mia bocca umida si muove sulla sua cerchia e alla fine sento un caldo liquido che mi inonda le tonsille. Cazzo! Continuo a scorrere con la bocca attorno al bastone di Helmut ormai scosso dalle ultime vibrazioni post coitali e raccolgo così altre gocce del suo sperma . L’odore che riempie le mie nari è strano: assomiglia al mio odore dopo una sega, ma sentirlo su un altro corpo fa una sensazione completamente diversa. Il mio uccello mi dice che non può più aspettare e allora, mentre con la bocca bacio il culo del mio amico tedesco e gli lascio un po’ della sua sborra a fare da lubrificante, lo prendo per i fianchi e lo metto a carponi. Infilo il preservativo e lo cospargo di vasellina in quantità industriali: non voglio più perdere ancora tempo a lubrificare il suo condotto: voglio venirgli in culo!
Gli punto la cappella sul buco, un piccolo movimento circolare quasi a prendere le misure e poi spingo decisamente e . . . quasi che il concorso della vasellina abbondante sul mio cazzo, della lunga lubrificazione con il dito e della mia impellente necessità di possederlo abbiano potuto fare il miracolo, ma il suo culo mi si sboccia di fronte accogliendomi come una calda mano guantata. Spingo fino alla radice e aspetto che le sue contrazioni me lo stringano e lui lo fa, ma poi, anziché dare il via alla danza dell’avanti e indietro, aspetta e sembra volersi godere la mia carne fremente dentro di sé. Poi ecco che comincia a muoversi e a spingerlo fuori, poi a cercare di succhiarselo dentro. Io spingo e tiro fuori con pochissima delicatezza, sento di essere una bestia e forse di comportarmi un po’ come ha fatto Hans molti anni fa, ma questa volta per Helmut è diverso, è lui che ha preso il ritmo e che quasi si vuole impalare sul mio cazzo di marmo. “Ya, wonderbaar! Ya ya ya aanduwen! Ya ya yaaaa!” Sentirlo urlare in tedesco parole sconosciute mi attizza da morire e lascio che anche la mia libidine dia sfogo da tutti i pori. Il mio urlo liberatorio si accompagna all’esplosione del vulcano che mi sento tra le gambe e spingo ancora freneticamente fino a che anche l’ultima piccola goccia è uscita ed è andata a colmare il serbatoio del preservativo. Respirando affannosamente entrambi ci calmiamo e aspettiamo che il mio cazzo riprenda delle dimensioni normali prima di abbandonare la posizione della sodomia e lasciarci cadere sfiniti sul divano. Mi sento svuotato e al tempo stesso soddisfatto come rare volte mi è riuscito con le ragazze: ho proprio fatto una bellissima scopata. Lo sguardo di Helmut e le gocce di sudore che pervadono la sua fronte mi dicono che l’esperienza lo ha soddisfatto oltre ogni aspettativa e forse gli ha aperto, o riaperto, nuovi orizzonti di piacere. Lo accarezzo e lui mi contraccambia, per venti minuti c’ è solo spazio per la tenerezza fra di noi. Ma poi il ritmo delle carezze e la pienezza del piacere goduto lasciano il posto al desiderio di ripercorrere quel sentiero pieno di scoperte che l’avventura con Helmut mi ha fatto conoscere solo ieri mattina. Ci avviamo con i nostri strumenti verso la camera da letto e questa volta il mio amico tedesco mi fa mettere subito a carponi. La sua mano comincia a scorrere lungo il solco piena di vasellina e a percorrere tutte le pieghe che incontra. Chiudo gli occhi e lascio che le sensazioni che vengono dal mio corpo mi penetrino tutte nel cervello come stilettate di piacere: ora voglio essere posseduto e voglio donare me stesso, nel modo più profondo che conosco, a colui che mi ha regalato uno dei più begli orgasmi della mia vita. Il movimento circolare che il dito di Helmut sta facendo da qualche minuto sul mio buchino (è strano continuo a chiamarlo buchino quando in realtà ha già preso un bel cazzo dentro!) sta abbattendo le difese poste dallo sfintere. Con un misto di abilità, fermezza e dolcezza, il ditone entra dentro di me e comincia a toccare e fare proprio ogni millimetro del mio intestino. Esce dal culo, si rifornisce di vasellina e poi ritorna e ogni volta che mi separo da lui avverto come un languore da svuotamento che mi suscita sensazioni profonde. Contraggo volontariamente le budella per cogliere ogni sentore dell’oggetto estraneo che mi sta penetrando. Mi sento padrone di un potere nuovo che mai avevo immaginato di possedere e comincio a mugolare di piacere perché sento anche che il dito non mi basta, non riempie con pienezza le mie carni! Helmut avverte che sono pronto o forse anche lui non vuole più aspettare, e si avvicina alle mie spalle, punta l’uccello sul mio culo e poi . . . “vai Helmut vai!” ed Helmut mi ascolta e si fionda dentro di me.
Avverto come un colpo, il principio di uno svenimento, come se una impressione enorme e fuori controllo dominasse tutti i miei sensi. Ma poi questa ondata si calma e lascia posto alla consapevolezza della penetrazione. Con l’interno delle mie budella “ascolto” e faccio mio il cazzo di Helmut, ne colgo tutte le innervature, i cambi di consistenza e di rigidità. Lo sento arrivare con la base fino in fondo, avverto anche le palle che sbattono contro le mie chiappe, il ritmo delle mie contrazioni intestinali viene assecondato dal mio compagno ed esse si trasferiscono al suo uccello e da questo a tutto il mio corpo e fanno sbattere il mio cazzo, che è ancora moscio, contro le mie gambe. A volte il movimento procura qualche fitta di dolore perché lo scorrimento non è sincrono, ma questo non impedisce alle ondate di piacere di percorrermi il corpo a partire dal culo su su lungo la spina dorsale, lungo tutto il sistema nervoso centrale fino a scoppiarmi nel cervello. Apro gli occhi e fissando la finestra della mia camera mi ritorna dal vetro l’immagine, non molto nitida ma eloquente, di noi due che scopiamo animatamente e del mio volto che è percorso dalla luce intermittente del piacere. Quello che vedo mi arriva come una piacevolissima fitta nella mente e scatena in me il desiderio di lasciarmi possedere senza alcun ritegno. Come prima Helmut con me, adesso sono io che voglio farmi prendere dal mio compagno e voglio dargli un orgasmo memorabile, e allora spingo contro di lui sempre più velocemente, poi mi ritraggo e poi ancora lo prendo in me, sempre più forte, sempre più velocemente fino a che non urliamo tutto il nostro piacere al mondo intero “Dai sbattimi il culo dai Helmut dai daiiiiiiiiiiiiiiiii!”. Nel turbinio di sensazioni che mi assalgono capisco che è venuto riempiendo il preservativo di sborra calda. Mi fermo ansimante e scosso dalla frenesia dell’orgasmo che mi ha colpito, mentre avverto l’ansimare felice e appagato del mio compagno. Mi sento attraversare per un attimo da un folle sentimento di amore (?, !) verso di lui, ma poi capisco che quello che mi si sta abbattendo è solo la consapevolezza di un piacere mai goduto che ha avuto origine da una parte del corpo mai stimolata a far ciò prima di allora. Il cazzo di Helmut si affloscia e mi sento piacevolmente svuotare l’intestino, mentre le contrazioni del colon si calmano e i tessuti riprendono le dimensioni usuali. Ci guardiamo ed entrambi vorremmo dirci, con lingue diverse, tutto quello che abbiamo provato grazie all’altro, ma nei nostri sguardi, leggiamo con un linguaggio universale il pieno appagamento che ci siamo dati. Restiamo così per alcuni minuti e non troviamo niente di male a tenerci per mano mentre il nostro guardare si perde nel bianco del soffitto.

Poi ci parliamo perché improvvisamente non vorremmo più perderci di vista, ma Helmut mi dice che ormai sabato deve partire e gli rimangono solo due notti. “Perché non ti fermi qui queste notti?”. Rimane un po’ a pensare poi mi dice “Da domani sera vengo a dormire da te. Prima devo sistemare alcune cose con alberga perché altrimenti mia famiglia pensa male!” “E farebbe molto bene a pensare male” dico ridendo contento perché la mia idea lo ha trovato consenziente. “Ora però devo tornare. Dove essere bagno che io fare doccia?”
“Dai facciamola insieme così guadagniamo tempo!” Un sorriso malizioso increspò le labbra di Helmut “Sì guadagniamo tempo a fare la doccia e dove lo perdiamo poi tutto quel tempo?”. Fu molto bello accarezzarci sotto l’acqua che scrosciava. Mi avvicinai da dietro a Helmut e lo presi con braccia dalla vita in su ad accarezzargli i capezzolini. Li sentivo crescere e indurirsi sotto i miei titillamenti e mentre il mio corpo aderiva completamente al suo le sue braccia si inarcarono a prendermi i capelli e accarezzarmi la testa fino a che girando la sua di poco le nostre labbra non si incontrarono. Fu un bacio denso e profondo fatto a occhi chiusi da entrambi – tenevamo forse troppo spesso gli occhi chiusi quasi a voler tener lontana la consapevolezza di un atto che viene considerato “contro natura” ma che la natura ci consentiva di fare benissimo. Mi sentivo invadere da un desiderio profondo e lo stavo chiaramente manifestando con una rigogliosa erezione del mio cazzo che andava a stimolare il suo omologo. Eravamo uno di fronte all’altro, sotto lo scrosciare della doccia rilassante, e mi venne spontaneo prendere la gamba sinistra di Helmut proprio sotto l’incavo del ginocchio e tirarla in alto, in modo da scostare il suo cazzo dal percorso che il mio avrebbe fatto verso il suo culo. Lo desideravo ancora ed evidentemente anche Helmut voleva chiudere in bellezza la serata perché cercò con un movimento del bacino di favorire la penetrazione. Afferrai anche l’altra gamba e fu la mano di Helmut a guidare il mio uccello dentro il suo culo: avevo le mani completamente impegnate! Mi puntai per bene con i piedi sul bordo della doccia ma fu il mio compagno ad assecondare con movimenti del bacino la penetrazione perché io avevo una scarsa capacità di movimento. Sempre più freneticamente, compatibilmente con la situazione logistica nella doccia, Helmut si impalava sul mio cazzo e poi se ne allontanava per poi rifiondarselo dentro. La sua mano destra prese il suo uccello e cominciò a tirarsi un segone magistrale quasi a voler sottolineare il ritmo dell’inculata. Avrei voluto avere una lingua lunga cinquanta centimetri per leccargli la cappella ma già così era bellissimo. Mi resi conto che non avevo il preservativo e lo dissi a Helmut ma lui mi rispose “Pazienza! Ora tu restare qua e se mi dare brutta malattia torno e ti faccio il culo!” Allora presi coscienza che avrei sborrato direttamente nei suoi intestini e forse fu questo anche il suo pensiero perché si lanciò più freneticamente a impalarsi sulla mia mazza. Sentivo i coglioni scoppiare e con un urlo lasciai che la sborra calda inondasse il condotto del mio amico mentre la sua calda crema si spargeva sul mio torace. Respirando affannosamente ci prese la spossatezza post coitale e lentamente i nostri tessuti si ricomposero. Poi completammo la doccia e infine, con la promessa di rivederci, lo accompagnai all’albergo.

-continua-

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