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Gay & Bisex

Cognati al mar 9


di ettoreschi
18.06.2008    |    15.103    |    0 8.5
"E’ una scarica che mi fa inarcare la schiena ad offrirmi al mio impalatore mentre il mio intestino viene percorso da una gragnuola di contrazioni..."
9 Il fascino del nero
La sera dopo Marco mi propone di provare a pescare in un altro club un po’ particolare. Concordo con il mio amico e mi faccio aiutare nella vestizione e nel trucco. Eravamo gasatissimi anche perché il ricordo della sera precedente era ancora vivo nei nostri pensieri. Arrivammo dopo aver camminato un po’ sotto i portici ad un portone senza alcuna targa di riconoscimento fuori. Suonammo al primo campanello. Comparve un gorillone e, dopo un po’ di spiegazioni ed il passaggio di un po’ di euro in cambio di biglietti potemmo entrare. Salimmo una scalinata larga di marmo ed arrivammo ad un’altra porta. Ci aprirono, controllarono i biglietti e ci indicarono il guardaroba. Lasciati i nostri soprabiti cercammo di dare un’occhiata al posto. Luci soffuse, musica di sottofondo che cambiava di stanza in stanza, gente in piedi e gente sui divanetti.
Uomini e donne, ma dopo un po’ mi accorgo che le coppie erano dello stesso sesso. Restiamo d’accordo che io resto appollaiato su uno sgabello mentre Marco recupera una bibita per entrambi. Mi guardo intorno e accavallo le gambe. Intravedo un po’ di gente, una donna si avvicina scambiandomi per una lesbica in cerca di rimorchio ma basta poco per allontanarla. Ad un certo punto mi sento apostrofare da una calda voce maschile con un forte accento straniero “Ciao bella donna! Cosa ci fai da sola in questo posto?”. Mi giro e mi appare un esemplare maschio incredibile! Era un negro alto, almeno un metro e novanta forse di più, un sorriso con denti bianchissimi, vestito sportivo ma elegante (roba costosa). “Cerco compagnia. Ma tu come fai ad essere così alto?” Ride “Gioco a Basket qui nella ******. Tu non sei di Bologna?” “Sono di Milano sono qui per un corso” “Io mi chiamo Louis e sono qui con il mio amico Keith. Come ti chiami tu bella signora?” “Paola, per gli amici Paolina” Riflette un attimo poi pronuncia il mio nome all’inglese fissandomi con i suoi neri carboni “Paula … vuoi ballare un po’?” Sono affascinato e inquietato da questa bestia di uomo, bello muscoloso, mi sta facendo attizzare al pensiero di cosa può nascondere tra le gambe e come quell’arnese mi riempirebbe. Questo pensiero mi genera un pizzicorino al buchetto che avevo sentito solo poche volte.
Mi alzo un po’ impacciata e ci spostiamo al centro della stanza. Louis si muove come una pantera in modo armonioso seguendo il ritmo della musica. Io accenno al ballo ma non mi lancio troppo in evoluzioni perché non ho dimestichezza con i tacchi alti. Sculetto felice cercando di mandargli qualche messaggio di intesa sessuale e penso birichino che forse stasera gioco da solo e lascio Marco ad arrangiarsi. Quando finisce la canzone mi riaccompagna allo sgabello appoggiando la mano sull’incavo al termine della schiena. Marco mi viene incontro stupito di chi ho rimorchiato e mi porge la bibita. Faccio le presentazioni e allora Louis chiama anche Keith e ci presentiamo tutti. Il nuovo arrivato è forse un po’ più alto di Louis, è più scuro di pelle ed ha i lineamenti più marcati. Louis invece ha la delicatezza di tratti come Denzel Washington o Sidney Poitiers. Bisbigliano qualcosa nelle orecchie, ridacchiano poi Louis mi fa guardando furbo me e Marco “Sai Paula, io credo proprio che tu sia femmina quanto lo siamo io e Keith e che ci voglia fare una bella sorpresa!” Restiamo interdetti e per un attimo cerchiamo di continuare il bluff facendo le facce smarrite e sorprese ma Louis prosegue “Perché non facciamo una cosa noi quattro?”
La domanda ci sconvolge ancora di più. La serata sta prendendo una piega che proprio non ci aspettavamo. Marco mi si avvicina e confabuliamo un po’. “Paolo, mentre è chiaro che rapporto avrai tu,è tutto da definire come finisce per me. Tu vuoi provare?” “Oh io ci sto. Tu prova a vedere se riesci ad avere quello che ti aspetti. Tutt’al più puoi sempre tirarti indietro” Marco si rivolge ai due “O.K. per noi va bene!” io aggiungo rivolgendomi a Louis “però io sto con te!” Lui sorride guardandomi con uno sguardo che è al tempo stesso dolce e voglioso. Mi vengono i brividi e penso terrorizzato per un attimo .
I due devono essere degli habitué perché sanno dove rivolgersi e poco dopo saliamo al piano di sopra in una stanza arredata con un solo grande lettone e parecchi cuscini. Nel frattempo ho continuato ad ammirare Louis e rimanevo sconvolto delle pulsioni che mi prendevano e mi spingevano a desiderare di essere posseduto da quello splendido esemplare di maschio. Non appena dentro mi precipitai a spogliarlo completamente, lui invece volle lasciarmi reggiseno, sottoveste, calze e reggicalze. Nonostante il cazzo svettante di piacere mi sentivo così conciato una splendida zoccola e non vedevo l’ora di darlo a vedere. Buttai sul letto Louis e mi gettai affamato sul suo cazzo già turgido. Era magnifico! Svettava imponente e, mi sembrava, grandissimo, percorso da vene piccole e grandi, con una cappella rosea che staccava dal tronco nero e massiccio. Lo impugnai e mi gettai avido a leccarlo tutto, dalla punta alla base e poi giù fino alle palle.
Lui dopo qualche istante di questo trattamento mi lasciò continuare facendomi mettere a 69 a cavalcioni su di lui. Mi aspettavo di ricevere lo stesso trattamento ma prima sentii le sue mani forti artigliarmi le natiche e dilatarle, poi una ventosa si attaccò al mio buco del culo cominciando a succhiare e leccare. Fui percorso da un brivido di piacere inaspettato e mi sentii sciogliere come mai mi era successo. Ebbi anche un rantolo di piacere! Continuammo così per qualche minuto fino a che lui non cominciò a ravanarmi il culo con le sue dita preparate con il lubrificante. Gettai uno sguardo all’altra parte del letto dove si svolgeva il confronto tra Marco e Keith. Erano avvinghiati anche loro in un 69, ma mentre Marco stava sbocchinado il notevole uccello di Keith, quest’ultimo stava anche lui scopando con le dita il buco del culo del mio amico. Dall’espressione arrapata di Marco capii che la situazione non gli dispiaceva e per un attimo pensai .
Ormai mi stavo sciogliendo tutto sotto le sapienti carezze di Louis. Avevo leccato il suo splendido uccello insalivandolo copiosamente e godendomi la sua cappella a lungo nella bocca come fosse un gustoso gelato. Ma ora era venuto il momento clou, agognato e temuto al tempo stesso perché le dimensioni del cazzo di Louis era veramente notevoli. Mi fece girare sulla schiena e mise le mia gambe fasciate dalle calze di seta sulle sue spalle muscolose. Con un sorriso appoggiò la cappella turgida all’ingresso del mio buchino cominciò a spingere molto lentamente. Mi accorsi di trattenere il respiro come in attesa di un dolore fortissimo, ma invece l’abbondante lavoro di lingua, mano e lubrificante mi aveva reso l’ intestino umido soffice come una figa. E lui entrò maestoso e grande nelle mie intimità più profonde, facendosi largo fra i tessuti che cedevano il passo al grande conquistatore. Avevo la cavità interna tesa all’inverosimile, un millimetro in più e credo che si sarebbe lacerata, ma Louis procedeva senza strappi e sembrava scivolare sul ghiaccio. Mi sentivo riempire come non mai e quando, dopo un tempo lunghissimo, sentii le sue palle sbattere sulle mie natiche, sospirai a fondo e mi godetti come non mai la sensazione di pienezza che quel cazzo caldo e pulsante mi stava dando.
Allora Louis si porse verso di me e cominciò a baciarmi con la lingua dentro la mia bocca. Io risposi languidamente abbandonandomi a lui e lasciando che mi trascinasse lungo i sentieri del piacere. Il suo bacino cominciò a muoversi in su e giù tirando fuori il suo caldo manganello e reinfilandomelo poi fino in fondo. Prima lentamente, poi sempre più velocemente. Mi sentivo pervadere da un piacere sordo e sconosciuto, cominciai a urlare roco il mio piacere e a scuotere la testa quasi che il piacere che mi dava la situazione mi facesse impazzire. Louis mi stava pompando il culo con armoniosa forza, muovendo il bacino ma assestandomi dei colpi potenti e profondi. Come una voce nella nebbia sentii Marco urlare roco il suo godimento “Si, dai, sfondami il culo, sbattimi, spaccami in due!” Ci fu un breve parlottare tra i due amici di colore e dopo qualche istante sentii il magnifico cazzone di Louis sfilarsi lasciandomi il buco del culo largo, umido e grondante lubrificante. Vidi Keith avvicinarsi e farmi girare a culo per aria. Mi sentii prendere i fianchi dalle sue mani robuste e poi avvertii la punta del suo notevole uccello posarsi decisa sul mio buco. Non attese, si infilò deciso nei miei intestini e mi sentii il cuore in gola. Keith aveva uno stile di scopata diverso, più metodico. Mi stava trombando con colpi decisi, a ritmo costante. Sembrava quasi che stesse facendo un esercizio in palestra. Era meno arrapante del modo di fottermi di Louis, ma caspita se non funzionava! Mi sentivo andare in brodo di giuggiole ogni minuto che passavo sotto quei colpi sfibranti. Cominciai ad assecondare le percussioni con i movimenti del mio culo fasciato dal reggicalze. Dovevo essere uno spettacolo arrapante perché sentivo Keith grugnire arrapato.
Marco invece si era sistemato a cavalcioni di Louis e lo stava sgroppando come un forsennato, sembrava fosse salito su un cavallo imbizzarrito ad un rodeo del Far West. Lo sguardo perso nel vuoto e attraversato da un’espressione di beatitudine si stava godendo fino in fondo il suo cazzo nel culo. Tornai a interessarmi del mio culo che fremeva sotto i fendenti del mio profanatore. Ormai il mio uccello era tutto un liquido. Lo menai un po’. Passai alcuni minuti sotto le cannonate di Keith poi li sentii parlottare ancora una volta e, con un risucchio notevole, l’uccello di Keith si sfilò per reimpossessarsi del culo di Marco posizionato questa volta alla missionaria. Anch’io venni messo nello stesso modo da Louis che si infilò deciso nel mio culo ormai aperto e violato in tutti i modi. Quando si fu assestato bene dentro di me fu come ritrovare un amico. Mossi il bacino verso di lui per far si che mi penetrasse ancora più a fondo e allora lui cominciò finalmente a lanciarsi verso il suo e il mio orgasmo. Muoveva il bacino furiosamente, poi rallentava e si assaporava per qualche colpo il su e giù, poi riprendeva frenetico a randellarmi il culo con il suo tarello. Ero senza fiato, non ero mai stato scopato nel culo così a lungo e così bene. Implorai con voce roca di dare finalmente pace al mio piacere e al mio culo e fui accontentato.
Venni travolto da un orgasmo di culo che prese a farmi fremere di contrazioni tutto l’intestino e che sembrava un corto circuito che dalla base del culo fosse risalito lungo la schiena fino al cervello per poi distribuirsi lungo tutte le nervature del corpo. Louis intanto grugniva il suo piacere e stava riempiendo con il suo succo il preservativo. Poco lontano da noi Marco e Keith era accasciati l’uno sull’altro già travolti dal loro piacere. Io abbracciai Louis e lo baciai di un bacio dolce e umido. Lo guardai con occhi resi languidi dall’orgasmo e gli accarezzai i capelli. Lui mi sorrise si strinse a me accarezzandomi dal sopra della sottoveste e sussurrandomi “Allora Paula, ti è piaciuto questo servizio?” “Da morire Louis! Vorrei che il mio corso non finisse più e scoparti ogni sera!” Rise di gusto. Gli chiesi “E a te è piaciuto?” “Quando ti vedo così vestita me lo fai diventare duro da morire! Hai un culo bellissimo, morbido al punto giusto, bello consistente. Marco ce l’ha più … nervoso direi!” Credo di essere arrossito per il complimento e lo strinsi ancora di più a me. Mi baciò ancora delicatamente, come se esistesse una intimità profonda tra noi due.
Poi il momento magico finì e fummo chiamati ai nostri impegni dagli amici. Quasi trasognati Marco ed io tornammo al suo appartamento. Non avevamo molta voglia di parlare, ripensavamo ognuno ai momenti di beata goduria che avevamo vissuto con i nostri amici di colore. Ogni tanto il ricordo dello splendido uccello di Louis mi faceva ancora venire i brividi. Ci lavammo per bene e stanchi ci gettammo sotto le coperte e prendemmo sonno come due bambini.
Il giorno dopo la sveglia suonò presto perché avevo molte cose da fare, la mia valigia, la borsa con i miei travestimenti, salutare Marco. Ci stirammo i muscoli sotto le coperte, eravamo nudi come mamma ci fece. Un piacevole calore mi faceva rizzare l’uccello. Anche Marco era nella stessa situazione. Con un sorriso malizioso si avvicinò a me e cominciò a leccarmi l’orecchio “Beh non sei splendida come ieri sera, però un pensierino potrei anche farlo.” Mugolai per il solletico che mi faceva ma non opposi resistenza.
Bastò poco a farmi dilatare il buco del culo: il ricordo della maestosa inculata della sera precedente era ancora fissato sui miei tessuti intestinali. Ma questa mattina ho voglia di fare qualcosa di fuori dell’ordinario per dare il mio saluto a Marco. Lo metto disteso sulla schiena con il cazzo duro per dritto. Mi metto a cavalcioni su di lui guardandolo in faccia e piano piano mi impalo sul suo uccello. Mi sistemo comodo con la sua nerchia dura dentro i miei intestini e comincio a muovere il mio bacino per adattare il buco il prima possibile alla penetrazione. Accidenti come piace il cazzo nel culo! Marco mi sta titillando i capezzoli mentre io lo cavalco sempre più freneticamente. Muovo il bacino convulsamente infilandomi il suo palo caldo a destra e sinistra, avanti e indietro febbrilmente. Sento le ondate di piacere salirmi dai lombi e mi comincio a menare l’uccello. Andiamo avanti con questo tram tram per un quarto d’ora. Poi vedo Marco con l’occhio sempre più annebbiato dal desiderio che con un potente colpo di reni mi disarciona e mi fa mettere a pecorina. Non lascia il mio buco vuoto per molto. Lo riempie assatanato con la sua verga bollente e dura come il granito. Comincia a trombarmi con foga, tenendo le mani sui fianchi. Il suo cazzo bello tosto entra ed esce con grande facilità dal mio culo ormai ampiamente sfondato. Il piacere, quasi fosse una corrente sale lentamente lungo la spina dorsale e giunge al cervello. E’ una scarica che mi fa inarcare la schiena ad offrirmi al mio impalatore mentre il mio intestino viene percorso da una gragnuola di contrazioni. Sento la calda crema di Marco invadermi le viscere e finalmente raggiungiamo la pace dei sensi.
E’ stato un bellissimo modo per salutarci dopo questa tre giorni frenetica che ci ha fatto conoscere nuovi limiti che non immaginavamo neanche. Rimane sottaciuto l’interrogativo se ci vedremo ancora. Ma siamo stati bene insieme quindi archiviamo tutta questa avventura come un bel ricordo.

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