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Gay & Bisex

Cognati al mare 8


di ettoreschi
18.06.2008    |    19.492    |    1 8.6
"Urlai il mio piacere, e mentre ero scosso dalle contrazioni che partivano dal mio intimo sentii il cazzo di Marco farsi ancora più duro, inarcai la schiena..."
8 Da bisex a trav

Il corso di formazione scorre un po’ noioso un po’ interessante. Durante la pausa caffè faccio conoscenza con i colleghi di corso. In particolare cerco quelli di Bologna. Senza dare molta importanza butto lì un “Mia sorella è disperata perché ha un 43 di piede e non riesce a trovare niente. A Bologna avete qualche negozio così le faccio una sorpresa” Una simpatica bolognese mi risponde “C’è più di un negozio per questo. Dalle parti del Duomo c’è XX, mentre un po’ in periferia vicino a Porta Lame c’è YY che ha anche vestiti per i travestiti.” Era quello che volevo sentirmi dire!
Non so cosa sto facendo né perché lo faccio, ma l’esperienza della sera precedente con la sottoveste di seta a fasciarmi i fianchi mi ha toccato a fondo. Appena termina il corso mi precipito in negozio di cui mi hanno parlato specializzato in donne con misure di scarpe e altro fuori standard (e quindi anche per travestiti).
Compro parrucca, reggicalze, trucchi, mutande ecc. un commesso gentilissimo che aveva capito che era la prima volta mi ha seguito consigliandomi e spiegando anche il funzionamento di alcuni marchingegni. Carico del mio bagaglio mi fiondai a casa di Marco dove cominciai tutto il trattamento con un bel clistere alla camomilla per pulire bene gli intestini e prepararli alla simpatica visita che li attendeva. Mi infilai le calze a rete con la riga nera dietro e la giarrettiera, poi perizoma di raso e la mia mitica sottoveste sopra un reggiseno imbottito. Quindi un vestitino con la gonna svolazzante e una giacchina di lana. Infine la parrucca. Mi ero rasato a fondo e adesso mi stavo truccando. Contemplai il risultato allo specchio: era proprio notevole! Ma la cosa che più mi attizzava era sentirmi costretto nei capi di vestiario femminili: mi dava un languore inatteso e mi faceva sentire troia come non mai. Ero in piedi vicino al tavolo della cucina quando Marco rientrò.
Rimase fermo per qualche istante, poi con un sorriso da porco mi si avvicinò “Vieni Paolina mia, vieni che ho una sorpresa per te” Mi abbrancò con un desiderio potente e mi strinse a se baciandomi e palpandomi dappertutto assaporando con le mani il tatto del mio corpo fasciato di raso e tessuti femminili. Lo sentivo infoiarsi sempre di più e la cosa mi attizzava da morire. Ero sopraffatto da queste nuove sensazioni era quasi se indossassi un corpo non mio che mi trasmetteva stimoli inattesi. Cercai di spogliare Marco ma lui era lanciato, sembrava quasi mi volesse trapanare attraverso i vestiti come preso da un impellente bisogno sessuale. Lasciai che le sue mani percorressero smaniose le mie cosce fasciate dalle calze di seta, che mi afferrassero i glutei lasciati quasi nudi dalle mutandine di pizzo. A questo punto mi sollevò posandomi sul bordo del tavolo e sfilando gli slippini. Lo sentii aprirmi le chiappe e stimolarmi il buchino. Gli passai il lubrificante, che in modo lungimirante avevo lasciato sul tavolo a portata di mano, e lui lo usò copiosamente per lubrificarmi. Mi sembrava quasi di non averne bisogno: mi sentivo una donna con la figa calda e gocciolante di umori! E lui mi prese, con un desiderio e anche una violenza che non gli conoscevo, mi infilò il suo tarallo bollente nelle viscere.
Si calmò solo quando la sua corsa verso le mie intimità si arrestò. Assaporò con il suo uccello le mie profondità. Poi, come se una scossa improvvisa gli avesse dato tutta l’energia di cui bisognava, si avventò come un treno su di me e cominciò a pomparmi il culo. Mi pompava come non aveva mai fatto prima, con una forza e una profondità che non avevo mai conosciuto e lasciai che facesse di me ciò che voleva, che mi facesse la sua donna. “Dai Marco, sbattimi, prendimi, sì sono tua !” Gli urlavo e lui senza neanche rispondermi ma solo grugnendo il suo desiderio continuava a trafiggermi con il suo palo rovente. Era tutto un susseguirsi di scariche di piacere che mi prendevano ogni volta che Marco si fiondava in me, sempre più intense sempre più piacevoli, fino a che un corto circuito non scatenò un orgasmo di culo tremendo. Urlai il mio piacere, e mentre ero scosso dalle contrazioni che partivano dal mio intimo sentii il cazzo di Marco farsi ancora più duro, inarcai la schiena perché si infilasse ancora più a fondo e attesi la sua calda sborra dentro i miei intestini.
Eravamo stremati e sconvolti. Lo avevamo fatto varie volte ma stasera era stato diverso dal solito, quasi che gli abiti indossati avessero funzionato da amplificatore del desiderio e del piacere! Passarono minuti prima di staccarci, quasi volessimo proseguire ancora nel piacere che ci eravamo dati. Andammo a ripulirci. Marco ne approfittò per farmi i complimenti per l’abbigliamento “Sei proprio una bella figa! Sei la mia Paolina!”.
Mangiammo qualcosa di veloce poi lui mi fece una proposta strana “Senti Paolina, che ne dici se andiamo a rimorchiare in qualche locale?” “Rimorchiare chi?” Chiesi un po’ preoccupato. Mi spiegò che la sua idea era che andassimo con me travestito e cercassi di adescare qualche maschione a cui imporre la presenza di “mio marito”. Quando fossimo stati sul punto di concludere e lui avesse scoperto la sorpresa che avevo tra le gambe non avrebbe potuto staccarsi da me visto che gli stavo succhiando l’uccello e quindi potevamo cercare di fottercelo! Mi venne un brivido. Scopare attivo vestito da donna! Mi veniva duro solo all’idea! Me ne fregai di problemi o altro e gli dissi entusiasta che ero d’accordo ma che dovevo “rassettarmi” un po’ visto che mi aveva disfatto il trucco.
Ridendo ci lasciammo andando ognuno a prepararsi, io con il trucco e i vestiti, lui con lubrificanti e preservativi. Andammo in un locale che era un punto di ritrovo di varia umanità, non solo gay o lesbiche, ma gente che voleva rimorchiare, studenti universitari un po’ danarosi ecc. Marco mi spiegò che al piano di sopra c’erano alcuni separé lasciati quasi completamente al buio dove si poteva concretizzare. Entrammo nella calca, guadagnammo il bancone per farci dare delle bibite, poi cominciai ad andare in giro protetto a qualche passo di distanza da Marco. Dopo un po’ adocchiai un ragazzo, probabilmente un universitario, che si muoveva impacciato ma che era decisamente single. Mi sistemai su un divanetto poco distante da lui e aspettai che i nostri sguardi si incontrassero. Prima gli sorrisi, poi mi passai lascivamente il bordo del bicchiere sulle labbra e poi la lingua. Simulai una smorfia che poteva essere un bacio, quando fui certo dell’attenzione, allargai un po’ le gambe muovendo impercettibilmente il bacino. Mi sentivo Sharon Stone in Basic Instinct, ma più che altro non credevo che avessi potuto diventare così troia! Il ragazzo si guardò intorno per essere sicuro che il mio esplicito messaggio fosse per lui. Quando ne ebbe la certezza mi sorrise e si avvicinò. Cazzeggiammo un po’ mentre lui si strusciava contro la mia spalla e la mia mano gli accarezzava la coscia.
Lo feci avvicinare con l’orecchio alla mia bocca e, leccandoglielo leggermente “ gli sussurrai con voce soffocata “Vuoi che approfondiamo la conoscenza?” “Certo!” “Allora dei accettare che ci sia anche Marco, il mio compagno” Nel dirgli questo la mia mano si soffermò più palesemente sul pacco del ragazzo il quale deglutì un poco, ci pensò ma poi evidentemente convinto dal mio massaggio borbottò un “va bene!” “Io mi chiamo Paola, Paolina per gli amici, e tu?” “Roberto” “E cosa fai Roberto?” intanto la mia mano continuava ad accarezzare da fuori il membro che cominciava ad avere dei problemi di contenimento. “Sono all’ultimo anno di legge” mi rispose visibilmente eccitato. Marco si avvicinò, si presentò e propose “Perché non andiamo di sopra a divertirci un pochino?” Ci alzammo e Marco precedette Roberto e me lungo le scale. Una volta sopra cercammo un separé libero e quando lo trovammo ci sistemammo sul divano basso senza schienali.
Con fare da vera troia feci stendere Roberto sul divano e cominciai a sbottonargli la patta inginocchiandomi davanti a lui. Mentre buttava indietro la testa gli impugnai l’uccello ormai abbastanza duro e cominciai a leccargli la punta. Mi lanciai in un bocchino veramente superiore, leccando la cappella, assaporando le venuzze, segando contemporaneamente il tronco di discrete dimensioni. Marco finiva di spogliare il nostro nuovo amico e, quando fu completamente nudo ci fece cambiare posizione mettendoci a 69 con lui di sopra a me. Stavamo arrivando al momento clou della serata. Tenendogli impugnata la mazza ormai dura come il marmo lasciai che mi accarezzasse le gambe, attesi con trepidazione il momento della scoperta. Quando lui mi scostò il perizoma l’uccello si presentò con il massimo della vivacità! Roberto si fermò interdetto, combattuto tra il piacere che gli davo e la sorpresa inattesa e non so quanto gradita. Marco lo accarezzò sulla testa sussurrandogli “Dai non è niente, è solo una nuova esperienza!” Timidamente la mano di Roberto afferrò la base della mia verga e cominciò a segarmi curioso. Evidentemente la cosa cominciò a piacergli perché cominciò a segarmi timidamente e a leccare la punta. Non era sicuramente un esperto bocchinaro ma l’effetto comunque non era da scartare.
Con la coda dell’occhio vidi che Marco stava cominciando il lavorio sulle natiche e sul culo di Roberto: in questo ricordavo che era molto bravo e delicato. I successivi dieci minuti li passai a fare un bocchino superbo al nostro amico, fermandomi quando mi sembrava che si stesse giungendo troppo in fretta al culmine lavandogli anche le palle e al tempo stesso rimirando il superbo lavoro di lubrificazione di Marco. Ad un certo momento sentii Roberto ansimare in modo diverso e allo stesso momento aveva smesso di leccarmi l’uccello. Vidi la cappella di Marco puntarsi sul buco lubrificato di Roberto e sentii la sua voce che calma gli diceva: “Appena te la senti, rilassati e spingi un po’ come volessi cagare. Se ti fa male mi fermo. Vedrai godrai come non ti saresti mai aspettato” Due sospiri poi un movimento del bacino fece sì che la cappella venisse inghiottita nel culo. Assistetti così in prima fila alla lenta inculata di Roberto. Marco era talmente bravo che non lo sentii urlare nemmeno un attimo. Io ero infoiato sempre di più: stavo vedendo dal vivo un uomo sverginato nel culo, stavo facendo un bocchino ad uno sconosciuto, ero vestito come una donna, fasciato dai dolci tessuti. Ognuna di queste situazioni mi causava violente scosse al cervello.
Nel frattempo Marco aveva fatto un paio di volte su e giù quando gli sentii dire “Dai Roberto fai tu il ritmo. Rilassati e vedrai che ti piacerà” Ormai leccavo solo la punta dell’uccello, di Roberto tenendogli ben ferma la base della nerchia, e assaporavo il sapore un po’ aspro del suo liquido. Marco ora stava aumentando il ritmo delle inculate e Roberto cominciava a rantolare di piacere. Lo sentivo fremere sotto i colpi sempre più intensi e frequenti di Marco. Ora cominciava a farneticare il suo delirio di piacere e il suo bacino si muoveva sincrono con le mazzate che riceveva nel culo. “Sì dai, moh vieni, dai, sfondami, sfondami il culo … Ah !” e Marco di rimando “Sì dai che ti piace! Dai che godi a sentirti ravanare il culo da un bel cazzo! Dai godi, godi troia!” Si erano dimenticati di me e stavano correndo al galoppo verso la felice conclusione di quella che era stata una fantastica galoppata.
Avvertii l’arrivo dell’orgasmo in Roberto dall’irrigidirsi del suo uccello che cominciò a scaricare sborra sul mio viso a litri mentre sia lui che Marco ululavano il loro piacere come fossero dei cani in calore. Attesi un attimo che i membri si ricomponessero poi, dopo essermi asciugato alla bell’e meglio la crema dal mio viso feci sfilare Marco dal buco che aveva conquistato e di cui aveva goduto. Feci girare un Roberto ancora tramortito dall’orgasmo e dall’esperienza insolita che aveva provato e gli feci mettere le sue gambe sulle mie spalle. Allora anch’io, con la mia giarrettiera, le calze, la fedele sottoveste di raso, mi infilai nel suo buco sverginato di fresco. Altre volte avevo fottuto un uomo, ma mai mi era capitato di farlo vestito da donna: era come avere una marcia in più! Al solito io amavo le penetrazioni soft e fu così che cominciai a pompare il culo di Roberto a fondo, senza fretta, soffermando a godermi la sensazione di avere l’uccello immerso in un guanto caldo e umido che lo calzava alla perfezione. Completavo la penetrazione con ampi giri del bacino ad abituare il culetto al nuovo ospite. Anche Roberto da un lato sentiva con maggiore coscienza la nuova penetrazione, dall’altro si stava facendo arrapare dalla vista di me vestito da donna che lo stavo trombando.
Oramai avevo preso un bel ritmo e anche Roberto mi assecondava. Marco lo stava segando e si stava segando al tempo stesso. Poi non ce la fece più a stare troppo distante dal gioco che stavamo svolgendo e volle crearsi un posto da protagonista. Si mise a cavalcioni del viso di Roberto ficcandogli in gola il suo uccellone bello gonfio e si piegò per arpionare con le mani saldamente il cazzo di Roberto che oramai era lanciato verso un nuovo orgasmo. Saranno state le mie spinte frenetiche o le sapienti mani di Marco o le sensazioni che travolgevano il povero Roberto fottuto di bocca e di culo, fatto sta che dopo qualche minuto di cavalcata selvaggia avvertii le contrazioni nel culo del suo orgasmo e questo accelerò la mia eiaculazione. Marco diede ancora qualche colpo di bacino poi si fermò mentre il suo liquido fuoriusciva dalle labbra stremate di Roberto. Ci fermammo appagati.
“Allora Roberto come è andata questa esperienza fuori del normale” Si stava rivestendo ma evidentemente non gradì il commento perché ci apostrofò con un solenne “Vaffanculo” e se ne andò. Eravamo stremati dalle avventure di tutta la serata e ci avviammo lesti a casa per godere di un sano riposo.

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