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Gay & Bisex

Ritratti 1 - Riccardo


di Ettoreschi
24.09.2008    |    15.600    |    0 7.2
"Fu proprio dopo uno di questi sguardi che Osvaldo lo prese dolcemente per un braccio e gli disse “Cosa ne dici se andiamo a riposare un po’ in albergo” Un..."
“Che sia la volta buona?” era questo il pensiero dominante mentre Riccardo si recava al punto d’incontro: una pizzeria in mezzo alla campagna non molto lontano da un alberghetto dove non fanno né domande né ricevute. “Che sia la volta buona?” perché quel paio di volte in cui Riccardo aveva cercato di provare il piacere da vie sconosciute era stato profondamente deluso. Erano incontri mercenari e dove il fattore tempo era più importante della lenta scoperta del piacere. Con questi ricordi in testa si avvicinava alla pizzeria pensando al signore che doveva incontrare. Si erano conosciuti in un sito specializzato di pesca e poi avevano cominciato a scriversi personalmente senza alimentare il blog del sito di pesca. Era cominciata una amicizia virtuale che cresceva ogni volta che ci si scriveva.
Aumentava la confidenza e certe volte era piacevole raccontare ad un illustre sconosciuto, ma che sai ti può capire, anche i tuoi reconditi segreti. Era così che Riccardo era venuto a conoscenza delle “esuberanze” adolescenziali di Osvaldo e quest’ultimo aveva saputo del desiderio recondito di Riccardo. Erano press’a poco coetanei, a metà strada tra i 50 e i 60, una vita tutto sommato simile, una sola moglie, nessuna amante e … un desiderio sempre represso: fare sesso con un uomo! Per Osvaldo era un po’ il coronamento della trasgressione giovanile che lo aveva portato a segarsi a vicenda con un amico qualche volta, ma per Riccardo era un desiderio che si era fatto strada a poco a poco, dopo che lui aveva superato i cinquanta. Cos’era, l’andropausa? La ricerca della novità quando comincia lento il declino sessuale? Fatto sta che questo pensiero aveva iniziato a ossessionarlo con dolcezza prima, con insistenza poi. Aveva avuto occasione di accostarsi ad un paio di trans che facevano la vita, ma l’esperienza l’aveva deluso, poco sentimento, tanta fretta e via. No non era questo quello che si era immaginato sia come passivo che come attivo.
Ora era qui per un altro tentativo questa volta non con una persona prezzolata ma con un “amico” se così si poteva chiamare una persona conosciuta in rete. Osvaldo era in trasferta nella sua zona e quindi avrebbe dormito nell’alberghetto incriminato e anche Riccardo era riuscito a trovare una scusa convincente con la moglie per giustificare la lontananza da casa per una notte.
Era davanti all’ingresso della pizzeria e gli venne per un attimo il dubbio di aver spiegato bene come riconoscerlo. Quasi 90 chili per 170 cm di altezza lo rendevano un po’ abbondante, a questo dobbiamo aggiungere il fatto di essere quasi completamente calvo con pochi capelli brizzolati in testa, ma rigorosamente rasati. Ricordava un po’ il commissario Montalbano, senza però avere le gambe storte. Nel parcheggio giunse una Audi e ne scese un massiccio signore. Riccardo lo guardò cercando di cogliere tutti gli elementi caratterizzanti che Osvaldo gli aveva raccontato di se. Qualche centimetro più alto ma anche una decina di chilogrammi in più, capelli brizzolati appena stempiati, occhi castani e un sorriso aperto mentre si avvicinava a lui.
“Ciao Riccardo!” “Sei Osvaldo?” “Ma certo chi vuoi che sia così matto da venire fino a qui per conoscerti!” Finalmente si salutarono di persona e la cosa più positiva fu che il feeling che si era instaurato nelle loro lunghe conversazioni in rete ora veniva confermato se non addirittura incrementato dalla loro presenza fisica. Entrarono in pizzeria, sedettero e ordinarono. Adesso avevano tutto il tempo che volevano per approfondire la conoscenza e prepararsi a … il dopo!
Si trovavano proprio bene insieme. Qualsiasi fosse l’argomento che trattavano la sintonia di fondo si presentava come d’incanto e rendeva ancora più fluida la conversazione, spingeva ad andare sempre più in là con i temi e con la confidenza. Sembrava si conoscessero da anni. Quando finirono e uscirono dalla pizzeria Riccardo disse “Andiamo in albergo?” “Dai Riccardo aspetta! Cos’è tutta questa fretta? Lo sai che ti ho sempre raccomandato di aver calma. E’ come andare a pesca, se hai fretta il pesce scappa! E ti garantisco che questa sera non ti scapperà l’uccello!” Scoppiarono a ridere e si avviarono a fare una passeggiata nella campagna circostante. Riccardo si sentiva bene, a posto, mentalmente prima che fisicamente.
Ebbe voglia di civettare un po’, e Osvaldo lo assecondò in questo innocente desiderio. A volte scoppiavano a ridere, altre volte si scambiavano sguardi complici. Fu proprio dopo uno di questi sguardi che Osvaldo lo prese dolcemente per un braccio e gli disse “Cosa ne dici se andiamo a riposare un po’ in albergo” Un sorriso scambiato e si avviarono verso l’alberghetto. Come d’accordo scese prima Osvaldo che aveva ordinato una matrimoniale. Una decina di minuti dopo anche Riccardo, con il cuore che batteva a mille, si presentò alla reception. “Pagamento anticipato” fece il vecchio al banco. Allungò la cifra pattuita e raggiunse la propria stanza singola. Stropicciò le lenzuola come se avesse dormito e ricevette un sms con l’indicazione del numero di stanza di Osvaldo. Era nello stesso corridoio e si avviò con tutta la sua valigetta. “Vieni caro” lo accolse Osvaldo che chiuse a chiave la porta.
“Non è una reggia ma sembra pulita!”. Scese un attimo di imbarazzo, era giunto il momento tanto atteso. Osvaldo si avvicinò a Riccardo e gli prese la nuca con una mano “Io non so te, ma io mi sto cagando sotto!” Un attimo per godere entrambi della battuta sdrammatizzante e poi Riccardo sentì spingere il viso verso quello dell’amico colse un attimo la vista di lui che chiudeva gli occhi e socchiudeva le labbra e … dolcemente le loro bocche si unirono, poi timidamente prima, decisamente poi, le lingue presero a frugare nelle rispettive cavità. Fu un bacio dolce e appassionato al tempo stesso che servì soprattutto a sciogliere la tensione. Ora erano lanciati:presero a spogliarsi desiderosi di sentirsi a contatto con l’altro. Le mani percorsero curiose di conoscere il corpo del partner, accarezzarono, palparono, colsero la sericità della pelle o la durezza di un osso. Era un conoscersi e un riconoscersi al tempo stesso. E non c’era vergogna per le rotondità determinate dal peso, anzi le carni morbide erano oggetto gradito del reciproco brancicare, in particolare le tette e i capezzoli.
Ora i loro membri svettavano tra di loro quasi a dividerli. Riccardo preso da una frenesia sconosciuta si mise a pecorina sul letto e si rivolse ad Osvaldo dicendogli “Dai, fallo presto” Ma Osvaldo invece cominciò a carezzarlo dolcemente dicendogli “Ma che fretta hai. Guarda come si deve prendere il pesce!”. Lo fece distendere sul letto e si mise a 69 su di lui. Le mani percorrevano le vene e le rotondità delle loro aste, poi quasi all’unisono, esse sparirono nelle loro bocche, per riemergere umide di saliva. Mentre questo riconoscersi a vicenda proseguiva sempre più frenetico Riccardo si sentì afferrare le sue chiappe, allargate che furono, avvertì la lingua di Osvaldo che cominciò a leccare in tondo la rosellina posta a guardia delle sue intimità. Furono pochi minuti ma a Riccardo sembrarono un’infinità mentre ogni piega di pelle veniva distesa, inumidita, rilassata, mordicchiata. Adesso stava sbocchinando in maniera trascurata la verga dell’amico, perché tutti i suoi sensi erano concentrati lì: alle porte dell’inferno o del paradiso.
Un dito lubrificato cominciò a violare le sue intimità, poi si ritirò, poi ancora entrò e fece un movimento circolare ad allargare ancora di più l’anello sfinterico esterno. Dopo alcuni minuti avvertì la presenza di una coppia di dita all’imbocco che aspettavano un segnale per entrare e, stupito, il culo di Riccardo quel segnale lo diede. Anche queste dita stavano sfinendo sempre di più la resistenza della barriera sfinterica. Riccardo si accorse di rantolare e non capiva se era per desiderio o per piacere. La voce di Osvaldo serena a dirgli “Calma c’è tutto il tempo che vuoi. Goditelo questo momento” lo rasserenò e fu così che accolse ben tre dita nel suo culo. Gli stava fumando il cervello, non capiva più niente, implorò il suo defloratore “Dai ti prego!” Osvaldo lo fece mettere di schiena sul letto, sistemò le gambe dell’amico sulle spalle, si mise il preservativo, lubrificò per bene l’asta e con una lentezza esasperante per Riccardo, si posizionò all’imboccatura del suo condotto anale posando la punta sulla rosellina. “Adesso io sono qui.
Quando vuoi io entro piano un po’ alla volta quando e come vuoi tu. Non avere fretta d’accordo?” L’amico lo guardava con uno sguardo dolce, sereno e sorridente. Si sentì tranquillo e rilassato, a maggior ragione quando le mani di Osvaldo presero ad accarezzare il suo torace, soffermandosi sui capezzoli e sulle sue tettine. Quando scese con la bocca a leccargliele si sentì sciogliere e con una contrazione del muscolo sfinterico accolse la punta un paio di centimetri dentro di se. Osvaldo non spingeva stava sempre lì con l’uccello durissimo puntato verso l’apertura e continuava a leccargli le tette. Si sentiva preso da un languore che saliva dal profondo delle viscere e con una contrazione volontaria accolse ancora qualche centimetro del palpitante ospite che bussava alla sua porta. Ancora una volta Osvaldo non spinse ma lo guardò dolcemente e gli sussurrò all’orecchio mordicchiandolo “Lo vuoi? Decidi tu quando!” Un sospiro e anche l’ultima barriera costituita dall’anello sfinterico interno cedette e sentì scivolare dentro di se il randello dell’amico. Fu scosso da contrazioni involontarie poi i tessuti cedettero alla larghezza del nuovo ospite.
Osvaldo era entrato fino in fondo ora, ma non se ne usciva, anzi continuava a ruotare il bacino quasi a voler far crollare le ultime difese e le ultime fonti di dolore. Iniziò poi una lenta fuori uscita fatta di un breve arretramento e di un nuovo ingresso e così centimetro dopo centimetro avvertiva i muscoli sciogliersi e i tessuti intestinali e la prostata desiderosi del contatto con quel simpatico birichino che li stava solleticando. Osvaldo si soffermò con solo la punta dentro il suo culo e gli chiese con la voce che cominciava a diventare roca “Riccardo, vuoi che …, vuoi che ti sfondi il culo?” E Riccardo si sentì rispondere come mai aveva pensato, come forse aveva sperato, come non era mai riuscito prima d’ora. “Sì sfondami! Fammi tuo” e spinse il bacino verso di lui quasi a favorire la penetrazione. E l’asta turgida, calda, dura e nodosa entrò nel suo condotto oramai lubrificato e reso docile ed elastico dal lungo lavorio preparatorio.
Sentiva i colpi che raggiungevano le sue profondità e ne assaporava la possanza e l’intensità. Una pausa, Riccardo spostò le gambe in modo che abbracciassero il tronco di Osvaldo. Egli riprese a percuotere il culo oramai pronto a tutto ma non era frenetico, sembrava che volesse godere di ogni singolo colpo. Ma ogni volta aumentava l’intensità e la frequenza. Dopo alcuni minuti erano oramai protratti entrambi verso l’inevitabile orgasmo, i colpi della testata del letto contro il muro segnavano la colonna sonora di questa marcia trionfale. A questo punto erano lanciati, si dicevano oscenità, freneticamente cercavano di compenetrarsi ancora di più, oltre tutte le leggi della fisica. Riccardo con i tessuti del culo avvertì che la verga dell’amico divenne ancora più rigida, capì che l’orgasmo era vicino e si lasciò travolgere anche lui. Fu come una scarica che saliva dall’interno del sedere e via via, come un flusso caldo si diramava per tutto il corpo fino a raggiungere i piedi, le mani e il cervello. E da questo venne il comando e cominciò a sborrare come non succedeva da anni.
Le sue grida di piacere si unirono a quelle di Osvaldo che con un paio di ultimi colpi si accasciò su di lui. Rimasero alcuni minuti boccheggianti l’uno nelle braccia dell’altro, poi la frenesia e la forza dell’orgasmo provato lasciarono spazio alla tenerezza e alla soddisfazione di aver fatto un grande passo avanti nella scoperta della propria sessualità e anche alla riconoscenza verso il partner che aveva così mirabilmente contribuito a permettere il percorso con esiti così piacevoli e soddisfacenti. E furono baci e carezze, densi di sensualità e dolcezza. Poi, paghi, sciolsero l’abbraccio e stettero uno a fianco dell’altro sul grande letto oramai sfatto, i pensieri che si accavallavano, il film di quello che avevano appena concluso che ripassa nella loro mente. “E’ stato come volevi?” gli chiede Osvaldo e Riccardo con un sorriso risponde “Si. Proprio come desideravo. Come avevo sempre sognato.” “Allora vorrai farmi conoscere quello che ti ho fatto provare?” “Oh certo! Stai tranquillo, ma non adesso: sono veramente spompato!” “Anch’io. Riposiamo dai.”
Si addormentano nudi sul letto. Qualche ora dopo, quasi in contemporanea si risvegliano. “Cosa dici. Andiamo a cena?” “Si ma una robetta veloce e leggera” “Vuoi dire che sei ancora pieno del pesce che hai assaggiato prima? Guarda che hai promesso anche a me di fammi prendere una bella anguilla!” Ridono e come un incanto ritorna il piacevole feeling che si era creato a pranzo. Adesso se ne fregano di quello che può pensare il laido portiere di quell’alberghetto per incontri segreti ed escono e rientrano assieme senza nascondersi. Anche a cena c’è complicità. Comincia un sottile gioco di seduzione dove adesso è Osvaldo, con la sua ironia e la sua compostezza, che cerca di “catturare” il maschio che ha di fronte a se. Ma non c’è effeminatezza nel corteggiamento, c’è solo la maschia consapevolezza della propria sessualità a 360°. Anche stavolta Osvaldo non vuole che ritornino subito in albergo ma vuole far passare alcuni minuti a passeggiare e a chiacchierare amabilmente.
Ma il momento arriva, Riccardo sente che il proprio uccello reclama la sua bella dose di scopata e non riesce più a trattenersi. Appena in stanza si lancia su Osvaldo e comincia a spogliarlo come fosse una bella figa da violentare. Osvaldo cerca bonariamente di calmare gli ardori di Riccardo ma si lascia fare e collabora poi alla svestizione del suo partner. Pochi attimi e sono entrambi nudi, Riccardo è come indemoniato, invaso da una bramosia devastante. Osvaldo si lascia travolgere dalla concupiscenza dell’amico e permette che il suo corpo venga percorso da mani smaniose di cogliere ogni rotondità. “Su dai, calma! Abbiamo tutto il tempo che vuoi. Godiamoci questi attimi!” è l’unico tentativo di fermare la marea montante. Riesce difatti a placare per qualche attimo la libidine di Riccardo.
Ma poi viene fatto mettere a pecorina e l’amico comincia a leccargli il buco del culo mentre le mani allargano il più possibile il solco tra le chiappe. Quando la bocca aderisce completamente alla sua rosellina esterna e si sente risucchiare mentre la lingua guizzante profana l’ingresso del tempio, è come se venisse premuto un interruttore e sparisce la luce. Osvaldo non è più lì, è in un territorio inesplorato che lo avvolge e lo riempie di sensazioni e sentimenti mai provati. Riccardo ha oramai allargato per bene con tre dita l’orifizio del suo amante, frenetico indossa il preservativo e lo lubrifica mentre l’altra mano continua il massaggio.
Ora si fa aiutare dalle mani dell’amico per tenere allargate per bene le chiappe, lui punta la verga turgida e dura come marmo all’ingresso della grotta, poi si ricorda delle attenzioni che Osvaldo ha avuto con il suo culo e si ferma in attesa. Vorrebbe spingere ma sa che facendolo correrebbe il rischio di ricevere un rifiuto e allora aspetta all’uscio come un cane che attende il boccone dal padrone. E un primo assaggio gli arriva quando la prima contrazione fa fare i primi due centimetri alla sua punta. Ancora qualche istante di attesa, un respiro da parte di Osvaldo, poi ancora due centimetri, e così via fino a che si sente scivolare dentro tutto. La sua asta è avvolta adesso dai tessuti umidi e caldi delle viscere, tessuti che fremono ancora per la violazione subita. Aspetta che le contrazioni si calmino e si gode la sensazione di possesso che gli viene dal penetrare così a fondo l’amico e complice.
Lo tira fuori quasi del tutto e si sente “cagato” fuori, allora riprende possesso delle terre appena conquistate e quando si ritira fa in modo che il glande non superi lo sfintere. Ci sono alcuni assestamenti tra i due, poi trovano infine l’angolatura di penetrazione giusta per sollecitare a fondo la prostata di Osvaldo. Ansimano tutti e due, uno per il piacere di scopare in culo, l’altro per la libidine che gli viene dall’essere posseduto, dal donare tutto se stesso a un altro procurandogli godimento. E’ la loro seconda scopata della giornata e i membri ci impiegano qualche minuto di più prima di giungere sull’orlo del paradiso, ma ora sono lanciati. Riccardo affonda i suoi colpi con maggiore potenza e sempre più velocemente mentre ansimando Osvaldo riceve quel bastone di carne calda e palpitante che gli trapana piacevolmente il culo.
Afferra la base dell’uccello dell’amante e comincia a segarlo in contemporanea con i propri colpi. Avverte il randello farsi più duro e poi, sia nella mano che nel condotto intestinale sente le contrazioni dell’orgasmo. E mentre lo sperma gli sta colando sulla mano eccolo vibrare gli ultimi fendenti fino alla logica conclusione di questa cavalcata.
Passano alcuni minuti nei quali il respiro finalmente si stabilizza poi si abbandonano entrambi sulle lenzuola stropicciate dalla loro frenesia amatoria.

Ora c’è spazio solo per la dolcezza. Riccardo rivive nella sua mente il film completo della giornata e ripensa alla sua preoccupazione iniziale “Si. Era stata proprio la volta buona!”. Si guardano l’uno negli occhi dell’altro e quello che leggono è lo stesso pensiero. La notte è ancora lunga ma, anche se finirà, sarà seguita da altre giornate e da altre notti, ne erano entrambi sicuri.

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