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Passione a Ibiza - Capitolo 1


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
12.05.2025    |    6.404    |    2 9.2
"Poi si vedrà dove ci porta la corrente! Il mio nickname giorgal73 vale per tutte le piattaforme di comunicazione..."
--Alessio--

Questa è la storia dei dieci giorni più intensi della mia vita, quelli passati con Gaia. mia sorella, a Ibiza. La nostra relazione è un segreto, un fuoco che brucia nascosto agli occhi del mondo, soffocato dalla quotidianità e dalle aspettative altrui. Dopo due anni a rubare momenti, decidemmo di scappare: una vacanza dove potevamo finalmente essere noi stessi, lontani da tutto e tutti. Dicemmo a casa che avremmo preso stanze separate, ma la verità era un’altra: una suite di lusso con vasca idromassaggio e un letto enorme, il nostro rifugio. Il viaggio verso l’isola fu un’agonia di desiderio represso. Gaia indossava un vestito leggero che accarezzava le sue curve, e io non riuscivo a smettere di guardarla. Eravamo pronti a esplodere.

Quando finalmente arrivammo all'hotel, la tensione tra noi era palpabile. Mentre il receptionist ci consegnava le chiavi della nostra suite, Gaia mi sfiorò la mano, un gesto innocente agli occhi degli altri, ma elettrizzante per me. L'ascensore si chiuse dietro di noi e, soli per la prima volta dopo ore, ci guardammo negli occhi.

"Finalmente," sussurrò lei, avvicinandosi fino a sentire il suo respiro sul mio collo.

Il tragitto fino al quinto piano sembrò eterno. Appena la porta della suite si chiuse alle nostre spalle, ogni barriera crollò. Le mie mani trovarono la sua vita, risalendo lentamente lungo i fianchi, sollevando quel maledetto vestito che mi aveva torturato per tutto il viaggio. Le sue labbra erano morbide, avide, il sapore dolce del suo rossetto mi inebriava.

"Ti ho desiderato per tutto il volo," mormorò Gaia mentre le mie labbra scendevano lungo il suo collo.

"Non pensavo a nient'altro."

Appena varcammo la soglia della suite, la tensione si spezzò come un elastico troppo tirato. Chiusi la porta e la spinsi verso la vasca idromassaggio, ancora spenta. Le sue mani tremavano dall’eccitazione mentre mi slacciava i pantaloncini, e io le sollevai il vestito con un gesto famelico, scoprendo un perizoma nero che strappai senza pensarci.

“Mi hai fatto impazzire tutto il giorno,” ringhiai, piegandola a novanta gradi contro il bordo della vasca.

Gaia ansimò quando le mie mani afferrarono con decisione i suoi fianchi. La vista del suo corpo, così perfetto e proibito, mi fece perdere ogni inibizione. Le sue natiche erano sode, pallide, invitanti sotto la mia presa.

"Alessio," gemette, voltando appena il viso per guardarmi con occhi lucidi di desiderio. "Scopami. Ora."

Non mi feci pregare. Entrai in lei con un movimento deciso, strappandole un grido di piacere che riempì la stanza. Il calore del suo corpo mi avvolse, facendomi tremare le gambe. Iniziai a muovermi lentamente, assaporando ogni sensazione, ogni centimetro di quella connessione proibita.

Le sue dita si aggrappavano al bordo della vasca mentre aumentavo il ritmo, spingendomi più a fondo, lasciando che i nostri corpi parlassero quel linguaggio antico e istintivo. I suoi gemiti si facevano più intensi, più disperati, e io sentivo crescere dentro di me un'ondata di piacere impossibile da contenere. Le sue pareti interne pulsavano intorno a me, stringendomi in un abbraccio caldo e bagnato che minacciava di farmi perdere il controllo troppo presto.

"Guardami," ordinai, afferrandole i capelli e tirandoli leggermente per farle sollevare il viso.

"Voglio vedere i tuoi occhi quando vieni."

Gaia si voltò, le pupille dilatate, le labbra socchiuse in un'espressione di puro abbandono. Continuai a spingere, più forte, più veloce, sentendo il suo corpo tremare sotto il mio. Le sue gambe iniziarono a cedere, ma la tenni ferma, una mano salda sul fianco, l'altra che scivolava in avanti per approdare al centro del suo piacere, tra le sue gambe.

"Oh dio, Alessio... non fermarti, si toccami ... mentre mi scopi." supplicò, la voce rotta dal piacere.

Il suono del mio nome sulle sue labbra, pronunciato con quella disperazione erotica, mi fece impazzire. Accelerai ancora, sentendo il sudore scivolare lungo la schiena, il respiro farsi pesante.

"Sei mia," sussurrai al suo orecchio. "Solo mia."

Il mio cazzo entrava senza sosta dentro di lei, mentre le mie dita martoriavano il clitoride. Gocce di sudore decoravano i nostri corpi.

"Sì, sono tua," ansimò lei, contraendo i muscoli interni in un modo che mi fece vedere le stelle.

Sentii il suo corpo irrigidirsi sotto le mie mani, un tremito inconfondibile che partiva dal profondo. I suoi gemiti si trasformarono in grida mentre l'orgasmo la attraversava come un'onda di fuoco. La tenni stretta, continuando a spingere attraverso le sue contrazioni, prolungando il suo piacere fino a quando non potei più resistere.

"Sto per venire," mormorai contro il suo collo, mordendole delicatamente la pelle.

"Ti voglio bere," supplicò Gaia, "voglio gustarti."

Con un movimento rapido, mi allontanai dal suo corpo tremante. Gaia si voltò, cadendo in ginocchio davanti a me, le labbra già aperte in attesa. I suoi occhi, fissi nei miei, brillavano di una luce selvaggia mentre prendeva il mio cazzo pulsante tra le sue labbra carnose. Il calore umido della sua bocca mi fece gemere incontrollabilmente.

"Gaia..." sussurrai, intrecciando le dita nei suoi capelli setosi.

La sua lingua danzava attorno alla mia erezione con maestria, con una familiarità che solo anni di passione segreta potevano creare. Le sue mani accarezzavano le mie cosce, risalendo fino a stringere i miei glutei, incoraggiandomi a spingere più a fondo nella sua gola.

Quando l'orgasmo arrivò, fu come un'esplosione che partì dalla base della spina dorsale e si propagò in ogni fibra del mio essere. Gaia non si allontanò, accogliendo ogni goccia con evidente piacere, gli occhi sempre fissi nei miei mentre deglutiva lentamente.

"Sai di paradiso," mormorò, leccandosi le labbra con un sorriso malizioso.

Con un ultimo affondo profondo, mi lasciai andare, svuotandomi dentro di lei con spasmi violenti che mi fecero tremare le gambe. Rimanemmo così, uniti e ansimanti, per lunghi istanti, mentre le ultime onde di piacere si affievolivano.

Lentamente, mi staccai da lei e la feci voltare. I suoi occhi, dello stesso colore dei miei, brillavano di soddisfazione e complicità. Le baciai le labbra con dolcezza, un bacio diverso da quelli famelici di poco prima, un bacio che racchiudeva tutto ciò che eravamo, tutto ciò che avevamo rischiato per essere lì in quel momento.

"Benvenuta a Ibiza," sussurrai contro le sue labbra, facendola ridere.

Ci lasciammo cadere sul letto enorme, i nostri corpi intrecciati, la pelle ancora umida e calda. Gaia appoggiò la testa sul mio petto, disegnando pigri cerchi con le dita attorno al mio ombelico.

"Dieci giorni," mormorò pensierosa. "Dieci giorni tutti per noi."

Le accarezzai i capelli, sentendo il suo respiro regolarizzarsi. "E abbiamo appena iniziato."

La luce del tramonto filtrava attraverso le tende, tingendo la stanza di arancione e oro. Guardai il corpo di mia sorella adagiato accanto al mio, le curve morbide, la pelle liscia, e sentii rinascere il desiderio.

"Sai cosa voglio fare adesso?" chiese Gaia, alzando lo sguardo verso di me con un sorriso che conoscevo bene.

"Dimmi," risposi, già eccitato dalla malizia nei suoi occhi.

“Dobbiamo chiamare la mamma e dirle che siamo arrivati sani e salvi!”

Scoppiammo a ridere insieme, una risata complice che si trasformò presto in un altro bacio. Chiamare casa era l'ultima cosa che volevo fare in quel momento, ma capivo la necessità di mantenere le apparenze.

"Sei crudele," mormorai contro il suo collo, mordendole delicatamente il lobo dell'orecchio. "Farmi pensare al mondo reale proprio adesso."

Gaia si allungò verso il comodino per prendere il telefono, il suo corpo nudo che si estendeva come un'opera d'arte davanti ai miei occhi. Non potei resistere alla tentazione di far scorrere una mano lungo la sua schiena, seguendo la curva della colonna vertebrale fino alle natiche.

"Comportati bene, porcellino, " mi ammonì con un sorriso malizioso, componendo il numero.

Mentre parlava con nostra madre, mantenendo un tono perfettamente normale, continuai a torturarla con carezze leggere sulle cosce, risalendo lentamente verso la figa sensibile e ancora bagnata. La osservavo lottare per mantenere la voce ferma mentre le mie dita esploravano l'interno avvolgente ed accogliente della sua femminilità.

"Sì, mamma, le camere sono bellissime... No, separate come promesso," mentì, mentre i miei occhi incrociavano i suoi, complici di questa dolce bugia. Le mie dita scivolarono più a fondo, sentendola ancora bagnata dal nostro incontro precedente. Un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra.

"No, niente... ho solo visto... un tramonto meraviglioso dalla finestra," si giustificò, lanciandomi un'occhiata di rimprovero che non riusciva a nascondere il desiderio.

Continuai la mia dolce tortura, tracciando cerchi lenti attorno al suo clitoride mentre lei parlava del volo, dell'hotel, di banalità che sembravano appartenere a un altro universo. La sentivo tremare sotto il mio tocco, vedevo il suo respiro accelerare mentre lottava per mantenere la conversazione.

"Sì, anche Alessio sta bene... È... è uscito un attimo sul balcone," mentì ancora, mordendosi il labbro quando premetti più forte su quel punto che sapevo le faceva perdere il controllo.

Mi chinai a baciarle l'interno coscia, risalendo lentamente verso quella succulenta fessura che gocciolava di piacere. Sentii il suo corpo irrigidirsi e agognare qualcosa di più, un qualcosa che io potevo offrire senza nessuna remora.

"Ti devo lasciare, mamma... siamo...stanchi dal viaggio. Ti chiamo domani, promesso."

Gaia chiuse la chiamata appena in tempo, lasciando cadere il telefono sul materasso mentre la mia lingua finalmente poteva tuffarsi in quel caldo mare e raccogliere ogni goccia del suo essere. Un gemito profondo le sfuggì dalle labbra, le sue mani si intrecciarono nei miei capelli, spingendomi contro di lei.

"Sei impossibile," ansimò, aprendo maggiormente le gambe. "Non riuscivo a pensare..."

"Era esattamente quello che volevo," mormorai contro la sua pelle umida, assaporando il suo sapore mescolato al mio. La mia lingua tracciava lenti cerchi, alternando pressione e leggerezza, sentendo il suo corpo rispondere a ogni movimento.

Le sue cosce tremavano ai lati del mio viso, il respiro si faceva più corto, più urgente. Introdussi due dita dentro di lei, curvandole verso l'alto, trovarono subito il punto dell' estasi che la faceva impazzire. Le sue anche si sollevarono dal materasso, cercando di aumentare la pressione della mia bocca su di lei. Un urlo, un tremito, una mareggiata mi investirono. Poi la magia si interruppe.

"Alessio... abbiamo tanto tempo, ora ho fame."

Mi allontanai controvoglia dal suo corpo, le labbra ancora umide del suo sapore. "Sei sicura? Stavo appena iniziando," sussurrai, risalendo con baci leggeri lungo il suo ventre piatto, fermandomi a venerare i suoi seni perfetti.

"Muoio di fame," insistette Gaia, accarezzandomi i capelli. "E sai che dopo mangiato avrò ancora più energia per... altre attività. Ti prometto che poi sarà il tuo turno di godere come un matto."

Il suo sorriso malizioso mi fece cedere. Mi lasciai cadere accanto a lei sul materasso, osservando il soffitto mentre il mio respiro si normalizzava. La luce dorata del tramonto baciava ancora le pareti della suite, creando un'atmosfera quasi irreale.

"Potremmo ordinare qualcosa in camera," proposi, allungando una mano verso il telefono sul comodino.

Gaia mi fermò, intrecciando le sue dita alle mie. "No, voglio uscire. Voglio che mi porti a cena in un posto bellissimo. Voglio che tutti ci vedano insieme. Nessuno sa che siamo fratelli e questo mi eccita da morire."

Mi ero preparato a dovere, quindi sapevo esattamente dove portare a cena mia sorella. Tentai la sorte, non prenotai e la portai direttamente a The Boat House.

Quando arrivammo, il sole stava tramontando, tingendo il cielo di sfumature arancioni e viola. Il Boat House si trovava proprio sulla spiaggia, con una struttura che sembrava galleggiare tra il mare e la terra. L’edificio era un’elegante combinazione di legno bianco e vetro, con grandi finestre che si aprivano sul Mediterraneo.
All’esterno, una terrazza spaziosa era punteggiata di tavoli in teak, illuminati da lanterne sospese che dondolavano nella brezza. Sul tetto, una piattaforma lounge con divanetti bianchi e cuscini colorati ospitava un DJ che mixava musica chill-out, creando un’atmosfera sensuale ma non invadente. L’aria profumava di salsedine, mescolata al profumo di erbe fresche e piatti appena cucinati che usciva dalla cucina a vista.
Dentro, il locale era altrettanto invitante. Il pavimento di legno lucido rifletteva le luci soffuse dei lampadari di corda intrecciata, e le pareti erano decorate con reti da pesca e dettagli nautici che davano un tocco bohemien ma sofisticato. I tavoli erano apparecchiati con tovagliette di lino blu e posate d’argento, mentre al centro di ogni tavolo c’era un piccolo vaso con fiori di lavanda. Il personale, vestito con camicie bianche e pantaloni di lino, si muoveva con una grazia discreta, sorridendo e accogliendo gli ospiti come se fossero vecchi amici. C’era un’energia vibrante, un mix di coppie innamorate, gruppi di amici e turisti in cerca di un’esperienza unica.

Gaia era uno spettacolo. Indossava un abito lungo color smeraldo con uno spacco che saliva fino all’anca, lasciando intravedere la sua pelle dorata dal sole. I capelli rossi le cadevano sulle spalle in onde morbide, e il suo sorriso malizioso mi faceva venire voglia di trascinarla via prima ancora di sederci. Io avevo scelto un completo di lino beige, con la camicia sbottonata quel tanto che bastava per sentirmi a mio agio ma elegante. Quando ci sedemmo al nostro tavolo sulla terrazza, con il mare che scintillava sotto la luna, sentii un’ondata di emozioni: eccitazione, amore, e una punta di paura per quanto profondamente fossi legato a lei.

Il cameriere ci portò il menu, una tavoletta di legno con fogli di carta ruvida, e ci consigliò un cocktail per aprire la serata. Ordinammo due “Ibiza Sunsets”, un mix di prosecco, succo di pompelmo rosa e un tocco di sciroppo di lavanda, serviti in bicchieri ghiacciati con una fettina di arancia. Il primo sorso fu come un’esplosione di freschezza, dolce e leggermente aspro, che ci fece sorridere. Brindammo, i nostri occhi incatenati, e sentii il cuore battermi forte.

“A noi,” sussurrai, e Gaia rispose con un “Sempre,” il suo piede che sfiorava il mio sotto il tavolo, mandandomi un brivido lungo la schiena.

"Fratellino, lo sai che sotto il vestito non indosso nulla? ti dispiace?"
I miei occhi si riempirono di desiderio, anzi di lussuria pensando alla mia sorellina puttana che mi induceva in tentazione.

"No, cazzo , che non mi dispiace, te lo farei volentieri capire, qui, ora, sul tavolo, ma ora facciamo i bravi, arriva il cameriere."

Per antipasto, scegliemmo un’insalata di polpo e patate con salsa al limone e prezzemolo. Il polpo era tenerissimo, tagliato in fettine sottili che si scioglievano in bocca, e le patate, leggermente croccanti all’esterno, erano condite con un olio d’oliva fruttato che esaltava ogni sapore. Gaia mi fece assaggiare un boccone dalla sua forchetta, un gesto intimo che mi fece quasi dimenticare dove fossimo. Ridevamo, parlavamo di tutto e niente, e ogni tanto ci fermavamo a guardarci, come se il mondo intorno non esistesse.

Come piatto principale, io optai per un filetto di orata alla griglia, servito con un’insalata di finocchi, arance e olive nere. Il pesce era cotto alla perfezione, con la pelle croccante e la carne succosa, e l’abbinamento con il finocchio fresco e il dolce delle arance era un’esplosione di sapori mediterranei. Gaia scelse dei gamberoni al forno con aglio, peperoncino e coriandolo, accompagnati da un’insalatina di rucola e pomodorini. Ogni tanto rubava un pezzetto dal mio piatto, e io facevo lo stesso con il suo, ridendo come due ragazzini. I gamberoni erano piccanti al punto giusto, con quel sapore di mare che si sposava alla perfezione con il vino bianco che avevamo ordinato, un Verdejo fresco e aromatico che ci scaldava il palato.

Per dessert, condividemmo una cheesecake al frutto della passione, servita con una coulis di mango e qualche fogliolina di menta. La crema era vellutata, con un equilibrio perfetto tra dolcezza e acidità, e la base di biscotto croccante aggiungeva una nota di calore. Ci imboccammo a vicenda, le sue labbra che sfioravano il cucchiaino, e ogni gesto sembrava carico di sesso e desiderio.
Dopo cena, ci spostammo sulla piattaforma lounge del tetto. Ci sdraiammo su un divanetto, i nostri corpi vicini, mentre la musica ci avvolgeva. La brezza marina mi accarezzava la pelle, e il profumo di Gaia, un mix di cocco e fiori, mi mandava in tilt. Le passai una mano lungo la coscia, sotto lo spacco del vestito, e lei mi guardò con quel sorrisetto che prometteva guai.

“Comportati bene,” sussurrò, ma la sua mano scivolò sul mio petto, slacciando un bottone della camicia. Non resistemmo a lungo: ci alzammo, pagammo il conto e ci dirigemmo verso la spiaggia, lontano dalle luci del locale.

---Così non vi perdete gli altri capitoli---

https://www.annunci69.it/racconti-erotici/incesto/Passione-a-Ibiza-Capitolo-2_158014.html
https://www.annunci69.it/racconti-erotici/incesto/Passione-a-Ibiza-Capitolo-3_158016.html

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Il mio amico(utente di A69) che rimarrà sconosciuto a voi, visto che desidera rimanere anonimo mi ha chiesto di scrivere una nuova storia incentrata sulla relazione che ha con la sorella. Mi ha raccontato brevemente di una loro vacanza ad Ibiza e io ho iniziato a tessere una ragnatela di immagini e situazioni che sono diventate alla fine un romanzo. Troppo lungo per essere rinchiuso in una sola storia. Quindi ho deciso di pubblicare ogni settimana 3 capitoli per rendere la lettura più piacevole e scorrevole. Vi ricordo che esistono altre due storie con Alessio e Gaia: Un gioco Proibito e il Segreto di Alessio e Gaia. Ho impiegato quasi un mese a scrivere questa storia e spero che vi possa piacere e soprattutto eccitare. Se poi riceverò tanti commenti positivi e tante letture, come normalmente accade, trasformerò questa storia in un romanzo vero e proprio che verrà pubblicato. Dimenticavo di dirvi che tutto quello che leggerete è tutto frutto della mia fantasia, che ha attinto a qualche mia esperienza reale del passato. Spero possa piacervi ed eccitarvi così tanto da scrivermi e propormi un’avventura tra di noi …
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Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.

Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.

Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!

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