incesto
Luca: Un desiderio Proibito Cap.5


02.05.2025 |
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"“Cazzo, Luca, leccami!” urlò, e il primo orgasmo la travolse, uno squirt violento che mi inondava il viso, schizzi caldi che colavano sul collo, il sapore muschiato che mi riempiva la bocca, ..."
L’odore di gelsomino di mia sorella Sonia era un veleno che mi scorreva nelle vene, un desiderio che mi consumava giorno e notte. Io sono Luca, 19 anni, 1,75 m, magro, capelli castani sempre incasinati, e un cazzo che non trovava pace da quando avevo ricattato Sonia con le foto di lei e zio Alberto, il fighetto di 39 anni con la Ducati Panigale rossa. Sonia, 24 anni, alta 1,72 m, mora, con un viso da Monica Bellucci, occhi verdi che ti scopavano l’anima, e un corpo da modella: tette piccole ma sode, capezzoli sempre duri, culo tondo, fica depilata che gocciolava lussuria. La nostra passione, nata da quel ricatto, si era trasformata in un fuoco inestinguibile, alimentato dalla confessione della mamma: anche lei aveva amato Alberto, suo fratello, e non solo accettava il nostro legame, ma desiderava me, suo figlio. Sonia, complice, aveva promesso di realizzare quel desiderio, e il solo pensiero mi faceva tremare di eccitazione e paura.Era sabato, la casa immersa in un silenzio carico di tensione, papà fuori per un viaggio di lavoro. Solo io, Sonia e la mamma, un triangolo di segreti e lussuria pronto a esplodere. Ero in camera mia, sdraiato sul letto, il ventilatore che ronzava piano, quando la porta si aprì con un cigolio. Sonia entrò, il suo profumo di gelsomino che saturava l’aria, un’onda dolce e muschiata che mi fece indurire il cazzo all’istante. Indossava un abitino nero trasparente, corto fino all’inguine, che lasciava intravedere ogni curva: niente reggiseno, i capezzoli duri come chiodi che premevano contro il tessuto, un perizoma rosso che si intravedeva a ogni passo, e tacchi a spillo neri che ticchettavano sul parquet. I suoi capelli lunghi, sciolti, le cadevano sulle spalle come seta nera, e gli occhi verdi brillavano di una promessa perversa.
“Luca, ho una sorpresa per te,” sussurrò, la voce roca, chiudendo la porta con un clic che echeggiò come un verdetto. Accese il suo telefono, e una playlist di R&B lento, con bassi profondi e ritmi sensuali, iniziò a diffondersi dalla cassa Bluetooth sul comodino: una melodia avvolgente, carica di tensione erotica, che sembrava pulsare insieme al mio cuore. Si avvicinò, ancheggiando, il vestitino che si alzava a ogni passo, rivelando il perizoma rosso bagnato. “Giochiamo, fratellino,” disse, sedendosi a cavalcioni su di me, il calore della sua fica che premeva contro i miei jeans, il profumo di gelsomino che mi ubriacava. Mi baciò con fame, la lingua che si intrecciava alla mia, il sapore dolce delle sue labbra, un misto di menta e desiderio, che mi faceva gemere.
Le sue mani scesero, slacciandomi i jeans con dita esperte, tirando fuori il cazzo già duro, pulsante, le vene gonfie sotto la pelle. “Cazzo, sorellina, sei una porca,” gemetti, il cuore che martellava, mentre lei si inginocchiava, la bocca che avvolgeva la cappella, succhiando con una maestria che mi mandava in estasi. La sua lingua danzava, scivolando lungo l’asta, il sapore del mio pre-sperma che le riempiva la bocca, il suono bagnato che si mescolava alla musica. Succhiava forte, le palle che le sbattevano sul mento, i suoi gemiti soffocati che vibravano contro il mio cazzo. L’eccitazione mi travolgeva, un misto di desiderio e adrenalina, ma anche una punta di curiosità: cosa aveva in mente?
“Aspetta, Luca,” sussurrò, alzandosi, gli occhi che scintillavano di malizia. Tirò fuori una benda nera e una corda di seta rossa dalla borsa sul comodino. “Facciamo un gioco,” disse, la voce che tremava di eccitazione. Mi bendò, il mondo che spariva in un’oscurità vellutata, il profumo di gelsomino e il ritmo della musica che amplificavano ogni sensazione. Mi legò le mani alla testiera del letto, la corda morbida ma ferma che mi stringeva i polsi, un brivido di vulnerabilità che mi fece pulsare il cazzo ancora di più. “Fidati di me, porco,” sussurrò, la sua voce un soffio caldo contro il mio orecchio, e sentii di nuovo la sua bocca sul cazzo, ma era… diversa. Più lenta, più esperta, le labbra più piene, un ritmo che mi faceva tremare, un calore che mi avvolgeva come una promessa.
“Sorpresa,” disse Sonia, togliendomi la benda con un gesto rapido. Sbattei le palpebre, la luce soffusa della lampada che mi accecava per un istante, e il sangue mi esplose nelle vene. La mamma, nuda, era inginocchiata tra le mie gambe, il suo fisico di 47 anni ancora piacente: tette piene, leggermente cadenti ma sode, capezzoli scuri e duri, fianchi morbidi, una fica depilata con una sottile striscia di peli che brillava di umori. Mi succhiava il cazzo, gli occhi castani pieni di una lussuria che non avevo mai visto, la bocca che si stringeva attorno alla cappella, il sapore del mio cazzo che la faceva gemere. Sonia, nuda, il suo corpo perfetto che scintillava di sudore, era a cavalcioni sul mio viso, la fica bagnata a pochi centimetri dalla mia bocca, il clitoride gonfio che implorava attenzione, l’odore muschiato che mi travolgeva.
“Cazzo, mamma?!” urlai, la voce che si spezzava, un misto di shock, vergogna e un’eccitazione così intensa che il cazzo mi sembrava sul punto di esplodere. La mamma alzò gli occhi, un sorriso complice sulle labbra, la sborra che le brillava sul mento. “Shh, tesoro,” sussurrò, la voce roca, succhiando più forte, la lingua che scivolava sulle palle, un piacere che mi faceva tremare. Sonia abbassò la fica sulla mia bocca, il calore bagnato che mi avvolgeva, il sapore muschiato e dolce, come miele salato, che mi ubriacava. “Leccami, fratellino,” ordinò, masturbandosi il clitoride con le dita, i gemiti che si mescolavano alla musica, un ritmo lento che amplificava ogni sensazione.
Leccavo Sonia, la lingua che scivolava sul clitoride, succhiandolo come una caramella, il liquido che mi bagnava il viso, un sapore che mi mandava in estasi. La mamma, con un gemito roco, si alzò, il suo profumo di lavanda che si mescolava al gelsomino di Sonia, un cocktail di desiderio che saturava l’aria. Si posizionò sopra il mio cazzo, la fica che sfiorava la cappella, e si impalò con un movimento deciso, un urlo che le sfuggì mentre mi avvolgeva, calda, stretta, bagnata. “Cazzo, Luca, sei grosso,” gridò, iniziando a cavalcare con forza, i fianchi che si muovevano con una furia animalesca, il suono della carne che sbatteva che si mescolava ai bassi della musica. Ogni colpo era un’esplosione, il cazzo che affondava fino all’utero, la sua fica che mi stringeva, il sudore che le colava tra le tette, i capezzoli che oscillavano.
Sonia, sulla mia bocca, si masturbava con frenesia, le dita che entravano e uscivano dalla fica, il clitoride che pulsava sotto la mia lingua. “Cazzo, Luca, leccami!” urlò, e il primo orgasmo la travolse, uno squirt violento che mi inondava il viso, schizzi caldi che colavano sul collo, il sapore muschiato che mi riempiva la bocca, il suo corpo che tremava, le cosce che si stringevano attorno alla mia testa. L’eccitazione mi travolgeva, la vergogna iniziale che si scioglieva in un desiderio puro, animalesco. La mamma, cavalcando, gemeva, le mani sulle mie cosce, il culo che sbatteva, il suono bagnato che echeggiava. “Sei mio, Luca,” ringhiò, e io, perso, leccavo Sonia, il cazzo che pulsava nella fica materna.
“Voglio di più, tesoro,” disse la mamma, la voce spezzata dal piacere. Tirò fuori un tubetto di lubrificante dalla borsa sul comodino, versandone un filo sul suo buco stretto. Si alzò, posizionando il cazzo sul suo culo, e scese piano, un gemito di dolore e piacere che le sfuggì mentre mi avvolgeva, il calore stretto che mi faceva impazzire. “Cazzo, mamma, sei perfetta,” ringhiai, il cazzo che scivolava nel suo culo, ogni movimento un’agonia di piacere. Lei cavalcava, il culo che mi stringeva, i gemiti che si trasformavano in urla, il sudore che le colava sulla schiena. Sonia, masturbandosi, squirtò di nuovo, il secondo orgasmo che mi bagnava, schizzi che mi colavano sul petto, il sapore che mi mandava in estasi.
La mamma, persa, tornò sulla fica, cavalcando con una furia che mi portava al limite. “Sborrami dentro, Luca!” urlò, le mani che stringevano le mie cosce, il corpo che tremava. Sentii l’orgasmo montare, un fuoco che mi consumava, e esplosi, fiotti caldi che le riempivano la fica, la sborra che colava lungo le sue cosce, il suo orgasmo che la scuoteva, un urlo che si spezzava, la fica che pulsava attorno al mio cazzo, un’esplosione di piacere che mi faceva tremare. Sonia, sulla mia bocca, squirtò una terza volta, il liquido che mi inondava, il sapore muschiato che mi ubriacava, il suo corpo che vibrava, i gemiti che si mescolavano alla musica.
Ma non era finita. Sonia voleva il suo turno. La mamma, con un sorriso complice, si inginocchiò, il suo profumo di lavanda che mi avvolgeva, le mani che accarezzavano le mie palle, le dita che scivolavano sull’asta sporca di sborra e succhi. “Torna duro, tesoro,” sussurrò, la voce calda, mentre io limonavo con Sonia, le nostre lingue che si intrecciavano, il sapore di gelsomino e muschio che mi travolgeva. Sonia, eccitata, si lanciò sul cazzo, leccando la sborra e i succhi della mamma, la lingua che danzava, il sapore salato e denso della sborra, misto al gusto più maturo della fica materna, che la faceva gemere. “Cazzo, è buono,” mormorò, succhiando con forza, il cazzo che si induriva nella sua bocca.
A sorpresa, la mamma, continuando a massaggiarmi le palle, infilò due dita nel mio culo vergine, un’intrusione che mi fece urlare. “Cazzo, mamma!” gridai, il dolore che si mescolava a un piacere bruciante, il cazzo che tornava duro in un istante. La sensazione era nuova, sconvolgente, un misto di vergogna e lussuria che mi mandava in tilt. Sonia, con un ghigno, si impalò sul cazzo, la fica stretta che mi avvolgeva, cavalcando con una furia che mi faceva tremare. “Scopami, fratellino!” urlò, il culo che sbatteva contro le mie cosce, il suono bagnato che si mescolava alla musica, i gemiti che si intrecciavano.
La mamma non smetteva, le dita che allargavano il mio culo, un piacere che mi devastava. Tirò fuori un piccolo dildo dalla borsa, nero e lucido, e lo infilò nella sua fica, lubrificandolo con i suoi succhi, il suono bagnato che mi faceva pulsare il cazzo. Lo spinse nel mio culo, un’invasione che mi fece urlare, il dolore che si trasformava in un piacere insopportabile, il dildo che mi riempiva, la mamma che massaggiava le mie palle, Sonia che cavalcava senza sosta. “Cazzo, sì!” urlai, il corpo che tremava, il cazzo che pulsava nella fica di Sonia. Esplosi, sborrando dentro di lei, fiotti caldi che la riempivano, il sapore salato della sborra che immaginavo mentre Sonia, scossa dal suo secondo orgasmo, squirtava, schizzi che mi bagnavano il petto, il suo urlo che si spezzava, la fica che mi stringeva come una morsa.
Rimasi tremante, legato, il dildo ancora nel culo, la sborra che colava ovunque, il corpo madido di sudore, il respiro corto. Sonia si distese su di me, abbracciandomi, il suo calore che mi avvolgeva, il profumo di gelsomino che mi calmava. La mamma, da dietro, vide quella scena dolcissima e si inginocchiò, leccando la fica di Sonia, pulendo la mia sborra. Sonia, sorpresa dal contatto, gemette, il sapore muschiato della sua fica che si mescolava alla sborra salata, un’esplosione di piacere che la faceva tremare. Si girò, trovando la fica della mamma, e iniziò a leccarla, la lingua che esplorava le grandi labbra, il sapore più maturo, intenso, leggermente amaro, che la travolgeva per la prima volta. Era un 69 splendido, i loro corpi che si incastravano, la mamma che squirtava, il liquido che bagnava il viso di Sonia, Sonia che esplodeva in un terzo orgasmo, schizzi che inzuppavano il letto, i gemiti che si mescolavano alla musica, un coro di lussuria.
Io, ai piedi del letto, guardavo, il cazzo che si induriva di nuovo, l’eccitazione che mi consumava. “Siamo una famiglia speciale,” sussurrò la mamma, alzandosi, il viso bagnato di squirt, e Sonia, abbracciandola, annuì, il loro calore che mi avvolgeva. Sapevo che nulla sarebbe mai stato lo stesso, un nuovo capitolo di desiderio che ci avrebbe legati per sempre.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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