incesto
Luca: Un desiderio Proibito Cap.7


03.05.2025 |
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"” detto queste mi fece girare a pancia all'aria..."
L’odore di lavanda della mamma mi avvolgeva come un abbraccio caldo, un rifugio che placava ogni paura. Io sono Luca, 19 anni, 1,75 m, magro, capelli castani incasinati, e un cazzo che viveva per lei, per Sonia, per il nostro patto di lussuria. Quel giorno, una febbre leggera mi aveva tenuto a casa dall’università, il corpo stanco ma la mente sveglia, agitata da desideri che non si spegnevano mai. Sdraiato nel mio letto, le lenzuola che odoravano di gelsomino e sudore, guardavo il soffitto, il ronzio del ventilatore che scandiva il silenzio. La mamma, con la sua dolcezza di sempre, era al mio fianco, il suo profumo di lavanda che mi calmava, ma anche mi accendeva.“Tesoro, come stai?” chiese, sedendosi sul bordo del letto, i suoi occhi castani pieni di amore. Indossava una vestaglia di seta bianca, corta, che lasciava intravedere le cosce morbide e la curva delle tette, ancora sode a 47 anni. I suoi capelli castani, sciolti, le cadevano sulle spalle, e il suo sorriso era un misto di preoccupazione materna e qualcosa di più profondo, più proibito. “Un po’ meglio, ma sono stanco,” risposi, la voce roca. Lei posò una mano sulla mia fronte, fresca, rassicurante, poi scivolò sotto le lenzuola, trovando il mio cazzo, già mezzo duro solo per la sua vicinanza. “Lascia che ti rilassi, amore mio,” sussurrò, iniziando a massaggiarmi, le sue dita calde che scivolavano lente, un tocco esperto che mi faceva gemere.
Si chinò su di me, le sue labbra che trovavano le mie, un bacio dolce ma intenso, la lingua che si intrecciava alla mia, il sapore di menta e desiderio che mi travolgeva. “Sei il mio ragazzo speciale,” mormorò, la voce roca, mentre la sua mano continuava a lavorare, il cazzo che si induriva completamente, pulsante sotto il suo tocco. Con un gesto fluido, si tolse la vestaglia, rivelando il corpo nudo, eccetto un perizoma di pizzo nero che le tagliava i fianchi. “Toccami, Luca,” sussurrò, guidando la mia mano verso la sua fica, già bagnata, il tessuto fradicio che si incollava alle grandi labbra. Le mie dita scivolarono sotto il pizzo, trovando il clitoride gonfio, il calore muschiato che mi mandava in estasi. “Cazzo, mamma, sei fradicia,” gemetti, mentre lei si toglieva il perizoma, lasciandolo cadere sul pavimento, e si posizionava sopra il mio viso, la fica a pochi centimetri dalla mia bocca.
“Leccami, tesoro,” ordinò, e io affondai la lingua, il sapore intenso, leggermente amaro, della sua fica matura che mi ubriacava. Succhiavo il clitoride, duro come una perla, la lingua che danzava, il liquido che mi bagnava il mento, i suoi gemiti che si alzavano, un coro di piacere. “Cazzo, Luca, sì,” urlava, le cosce che si stringevano attorno alla mia testa, il corpo che tremava. Mi alzai, incapace di resistere, e la spinsi sul letto, il cazzo che premeva contro la sua fica. Con un affondo deciso la penetrai, il calore stretto che mi avvolgeva, la cappella che sbatteva contro l’utero. “Scopami, amore mio!” gridò, le gambe che mi cingevano i fianchi, le unghie che graffiavano la mia schiena.
Pompavo con passione, ogni colpo un’esplosione, il suono bagnato della scopata che riempiva la stanza, il letto che scricchiolava sotto di noi. La mamma gemeva, i suoi occhi castani pieni di lussuria, le tette che oscillavano a ogni affondo, i capezzoli duri che imploravano di essere succhiati. Leccavo il suo seno, mordicchiando, il sapore salato della sua pelle che mi mandava in paradiso. “Cazzo, Luca, sei perfetto,” urlava, le mani che stringevano le lenzuola, il corpo che si inarcava. Il suo orgasmo esplose come una tempesta, un urlo roco che si spezzava in gola, la fica che si contraeva attorno al mio cazzo, uno squirt violento che mi bagnava le cosce, schizzi caldi che colavano sul letto, il clitoride che pulsava, il corpo che tremava in spasmi incontrollabili. “Vengo, amore!” gridò, il sudore che le colava tra le tette, un piacere che la devastava.
L’eccitazione mi travolse, il cazzo che pulsava, e non potei trattenermi. “Mamma, sto venendo!” ruggii, sborrando dentro di lei, fiotti caldi che le riempivano la fica, la sborra che colava lungo le sue cosce, un orgasmo che mi faceva tremare, il cuore che esplodeva nel petto. Ogni getto era un’onda di piacere, il cazzo che pulsava, la sua fica che mi stringeva, un’unione perfetta di lussuria e amore. Ci accasciammo, il respiro corto, l’odore di sborra, squirt e lavanda che impregnava l’aria.
Ma la mamma non era sazia. Con un sorriso complice, si alzò, il suo corpo che brillava di sudore, e prese un tubetto di lubrificante dal comodino. “Sai, tesoro, Sonia mi ha raccontato tutto,” sussurrò, la voce roca, mentre versava il gel sulle mani, il freddo che mi faceva rabbrividire. Si inginocchiò dietro di me, accarezzando il mio culo, le dita che scivolavano lente, massaggiando il buco stretto. “Ti è piaciuto con tua sorella, vero?” disse, infilando due dita, il calore che mi avvolgeva, un piacere bruciante che mi faceva gemere. Non trovavano ostacolo, il mio culo si apriva con facilità, accogliendo l’invasione con un’eccitazione che non capivo. “Cazzo, mamma,” gemetti, il corpo che tremava, il cazzo moscio ma la prostata che pulsava, un fuoco che mi consumava.
Aggiunse un terzo dito, il piacere che cresceva, il mio culo che si rilassava, un misto di emozione e lussuria che mi mandava in tilt. “Sei così aperto, tesoro,” mormorò, baciandomi la schiena, la sua lingua che scivolava sulla pelle. Poi, con un gesto audace, infilò un quarto dito, e io trattenni il respiro, un lampo di dolore che mi fece irrigidire. “Shh, rilassati, amore,” sussurrò, baciandomi dolcemente sulle labbra, la sua mano che massaggiava piano, dando tempo ai muscoli del mio culo di abituarsi. Il dolore si sciolse, il mio culo si apriva, le gambe che tremavano, gli occhi chiusi, un’eccitazione profonda che mi travolgeva. “Cazzo, mamma, mi piace,” gemetti, il corpo che cedeva, la prostata che vibrava a ogni movimento.
Dopo quindici minuti di preparazione, la mamma, con un sorriso orgoglioso, decise che ero pronto. “Ora, tesoro, fidati di me,” disse, versando altro gel sulla mano. Infilò tutta la mano, un pugno che mi riempiva, e io trattenni il fiato, il corpo che si irrigidiva, un misto di dolore e piacere che mi spezzava. “Respira, amore,” sussurrò, ritraendo leggermente la mano, poi spingendola di nuovo, il gel che rendeva ogni movimento fluido. Ripeté l’operazione, lenta, paziente, fino a che il mio culo, completamente aperto, si rilassò, accogliendo la sua mano con un piacere che non avevo mai provato. “Bravo, tesoro, sei perfetto,” disse, la voce piena di amore, “ti sto preparando per altre esperienze.” detto queste mi fece girare a pancia all'aria.
Aumentò il ritmo, la spinta decisa, la mano che mi trapanava, la prostata che pulsava come un cuore. Il piacere era insopportabile, un’onda che mi consumava, il corpo che vibrava, le gambe che cedevano. “Cazzo, mamma, sto sentendo qualcosa!” urlai, e senza preavviso, un orgasmo anale mi colpì, un’esplosione che mi devastava. Dal mio cazzo moscio schizzò sborra, un fiotto denso che colpì il viso della mamma, getti caldi che le colavano sul mento, il corpo che tremava, un urlo roco che mi graffiava la gola. Era un piacere diverso, profondo, che mi scuoteva dall’interno, la prostata che pulsava come una tempesta, la sborra che colava lenta, un’estasi che mi lasciava in trance. La mamma, sorpresa ma eccitata, raccolse la sborra con le dita, succhiandola con un gemito, la lingua che danzava, il sapore salato che la faceva tremare.
Mi accarezzò il viso, il suo profumo di lavanda che mi calmava. “Riposati, tesoro,” sussurrò, coprendomi con le lenzuola. “Questo fine settimana viene zio Alberto a dormire da noi. Sarà… speciale.” Il suo sorriso complice mi fece rabbrividire, l’odore di sborra e lavanda che mi avvolgeva, la promessa di nuovi confini da esplorare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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