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SITI EROTICI: IL PRIMO INCONTRO, VENT’ANNI FA…


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
08.11.2021    |    6.774    |    3 9.9
"Mi sono iscritto al primo sito di annunci erotici esattamente vent’anni or sono: era il 7 novembre del 2001..."
Mi sono iscritto al primo sito di annunci erotici esattamente vent’anni or sono: era il 7 novembre del 2001. Sembra ieri e invece è passata un’era!
Forse non tutti sanno che già nel 1994, Andrew Conru, un ingengere statunitense, aveva creato “Web Personals”, in assoluto il primo sito online per incontri hot. A quell’epoca e prima ancora, in Italia gli annunci di scambi e ricerche di questo tipo si pubblicavano ancora sui quotidiani, sulle riviste pornografiche o nelle pagine delle varie edizioni dei mercatini dell’usato. La gran parte erano di professioniste che ricevevano a casa, magari sotto la voce massaggi intimi. Pochi gli uomini, in gran parte gay o travestiti, che osavano affacciarsi al mondo con la garanzia dell’anonimato. I cellulari o non c’erano o erano poco diffusi: le risposte arrivavano via lettera o cartolina ai famosi FERMO POSTA.
Altri tempi diranno molti di voi che all’epoca non erano ancora nati.

L’avvento di internet ci ha rivoluzionato la vita! All’inizio eravamo pochissimi, un po’ nerd un po’ pionieri curiosi. Non tutti avevano la rete in casa, pochissimi una connessione veloce. Per caricare e scaricare una foto ci mettevi mezza giornata. Gli smartphone con fotocamere digitali erano ancora nella mente creativa di Steve Jobs.

Io e un paio di miei amici passavamo le giornate visitando alcuni siti diffusi all’estero, cercando di capire quali erano gli annunci più ricercati. A volte condividevamo questa nostra passione con compagni/e e colleghi/e ma non tutti reagivano allo stesso modo. Rendersi disponibile sul web equivaleva, secondo molti di loro, ad ammettere pubblicamente di essere alla ricerca di un appuntamento. Quando raccontavi in giro che conoscevi nuove persone attraverso circuiti diversi da quelli canonici o degli amici, venivi considerato come un disperato, uno sfigato o una persona squallida.

Io invece ricordo ancora la PRIMA RAGAZZA che rispose al mio annuncio: si chiamava Deborah, ed era di origini inglesi. Aveva 24 anni ed aveva studiato in California per poi trasferirsi a Milano. Lavorava nel campo della moda ed era in cerca di avventure erotiche al di fuori del suo giro. Amava l’Italia, il buon cibo, il vino e gli “uomini caldi italiani”. Queste cose però me le raccontò solo dopo il nostro primo incontro.

La sua risposta mi era giunta sul monitor tre sere prima e all’inizio pensavo fosse una burla organizzata dai miei amici. Erano mesi che eravamo online con i nostri profili e nessuna donna, tra le pochissime presenti, ci aveva mai contattato o preso in considerazione. Lessi il suo messaggio e le chiesi una conferma.
“Esisti veramente?” le scrissi.
Esisteva. Con internet era veloce, sapeva come muoversi, e si dimostrò subito molto intraprendente. Ci scambiammo un paio di foto intime per renderci rispettivamente conto di chi c’era dall’altra parte ma niente viso: in realtà a prevalere era la curiosità, il desiderio di un incontro al buio, di trasgredire le regole, e andare con uno/a sconosciuto/a. A smuoverci era la passione, il gioco, il senso del proibito e non quell’esasperata ricerca dell’estetica con i mille paletti, distinguo, limiti che si leggono oggi su gran parte degli annunci.

Pensai di fissare un primo appuntamento in un music bar che andava di moda in quegli anni in città, con l’idea di portarla nel mio appartamento se le cose avessero preso una certa piega.
“Non ce n’è bisogno” mi rispose. “Puoi venire tu direttamente a casa mia. Abito in Via Lombardini, zona Navigli. Al terzo piano del numero….”.
Wow, la serata prometteva bene.

Mi presentai a casa sua in gran spolvero: capelli gelati, profumo Yves Saint Laurent, un paio di jeans Levi’s, una camicia button down azzurra, un giubbotto di camoscio. Lungo la strada mi ero fermato a comprare una bottiglia di Brunello di Montalcino perché, in ogni caso, quel primo incontro online andava celebrato degnamente.

Suonai il campanello e dopo pochi istanti Deborah mi venne ad aprire. Mi accolse con uno splendido sorriso pieno di malizia. Aveva gli occhi verde smeraldo. Una carnagione candida con quelle tipiche lentiggini sul viso che fanno molto British. I capelli lunghi e mossi erano ramati. Le labbra piene, morbide, disegnavano una bocca oltremodo invitante. Indossava una lunga vestaglia di seta rossa, non allacciata sul davanti. Sotto un body bianco semitrasparente con calze e reggicalze in tinta. Ai piedi un paio di scarpe col tacco alto, dello stesso colore della vestaglia. Nella mia fantasia me l’ero immaginata magrissima (chissà perché) ed invece aveva una terza abbondante di seno, i fianchi rotondi ed un culo delizioso.

Restai abbagliato dalla sua bellezza. Mai mi sarei aspettato di combinare un incontro del genere grazie ad un semplice annuncio su internet. Ci presentammo. Le porsi la bottiglia che mi invitò ad aprire subito mentre lei tirava fuori i bicchieri. Non c’era alcun imbarazzo tra noi. Versai il Brunello, e lei salendo in piedi sulla sedia della cucina propose un brindisi:
“I want to make a toast! To our meeting and our fucking! "
Facemmo cin-cin con i nostri calici e, dopo aver bevuto un solo sorso lei si avventò su di me. Voleva bere il vino dalla mia bocca mi disse e poi leccarlo sul mio petto. Aveva preso la situazione in mano e io mi feci guidare.
Cominciammo con lo scambiarci il vino attraverso baci interminabili. Io bevevo un sorso e poi lo passavo a lei con la lingua. Nel frattempo aveva iniziato a spogliarmi. Mi tolse il giubbotto e la camicia facendomi saltare un paio di bottoni nella foga. Mi versò un po’ di vino sul collo e sul petto ed iniziò a leccarmeli con trasporto. Fece colare un rivolo fino all’ombelico e scese con la bocca lungo il mio ventre. Si rese conto che il mio cazzo, già impazzito di suo, stava premendo sotto i jeans per uscire e cercare di capire cosa stava succedendo. Io ero passivamente partecipe, mi sentivo investito da un uragano di passione.
Si tolse la vestaglia e mi strappò di dosso pantaloni e boxer: voleva prendersi il mio uccello in bocca. Lo liberò con un abile gesto della mano e poi lo aspirò nel profondo della gola. Lo bagnava con la saliva e poi ricominciava a ciucciarlo di lato, di sotto, di sopra. Con la lingua prestava particolare attenzione alle palle, al frenulo, al glande. Con la mano lo scappellava per bene, tirava la pelle verso il basso dandogli un mezzo giro per aumentarne la pressione. Ci sapeva maledettamente fare. Lui era diventato gonfio e duro al punto giusto. Era giunto il momento di reagire, di fare vedere all’inglesina di cosa sono capaci gli italiani.

La sollevai e la presi in braccio sorreggendola con le mani per il culo. Si avvinghiò al mio collo con le braccia e ai fianchi con le gambe. La punta del cazzo strusciava contro la sua lingerie. La depositai lentamente sul tavolo del salotto, avendo l’accortezza di metterle al volo un cuscino sotto la testa. Adesso era distesa davanti a me. Le gambe, avvolte nelle calze bianche, erano rivolte verso l’alto e appoggiate sul mio petto. Le tette spingevano per uscire dal body. La figa profumata a portata di lingua. Era questa la mia specialità. Mi piaceva deliziare, torturare e far godere le ragazze con l’uso sapiente della bocca e della lingua. Anni prima avevo letto su una rivista specializzata un articolo dedicato proprio al cunnilingus e da allora applicavo alla lettera quei cinque preziosi consigli.

I preliminari sono la base. Iniziai così a ciucciarle la punta dei piedi, a leccarle le caviglie, l’interno coscia per poi ripartire baciandola sul collo, scendendo piano piano lungo il seno, temporeggiando con piccoli morsi sui capezzoli, e aprendomi la strada verso l’ombelico ed il basso ventre. Questa fase non toglie mai la fame, ma ne fa venire di più e i suoi mugolii mi confermavano che potevo continuare.
Mi avvicinai con la punta della lingua per inumidire le piccole e grandi labbra profumate di lavanda, con movimenti lenti, dal basso verso l’alto, senza mai tralasciare l’interno coscia epicentro di piacere. Ciò procurava a Deborah brevi scosse e contrazioni che accompagnava con sospiri profondi.
Era il segnale per passare a concentrarsi sulla clitoride. Aiutandomi con le dita tracciai dei piccoli cerchi e poi aumentai il livello di godimento con le labbra e la lingua.
“Ah sì! Go on, go on! Continuaaaa”. Le piaceva da morire. Si stava bagnando tutta, con le mani si aggrappava ai bordi del tavolo mentre stringeva le gambe per tenermi stretto sul pezzo.
Le infilai due dita nella vagina continuando a leccarle la clitoride. Alternavo lingua e pressione interna, aumentando il ritmo in base al suo respiro, alle spinte, al desiderio. Un urlo dapprima strozzato e poi sempre più liberatorio accompagnò il raggiungimento del suo godimento. Venne squirtandomi in faccia, sul petto e sulla superficie del tavolo. Restai lì per bere i suoi succhi copiosi, il frutto dolce della mia ars amatoria.

“So it’s true… Italians Do It Better!” mi sorrise beata. “But now go on! Please fuck me!”. Anche se mi aveva detto che sapeva parlare perfettamente in italiano, quando scopava pensava e dava ordini in madre lingua: si sentiva più a suo agio ed era più spontanea.
Posto che tutti e due eravamo infoiati come animali, non ci voleva certo un genio per tradurre quello che mi aveva detto. La penetrai così com’era, ancora sdraiata sul tavolo. Il cazzo scivolò dentro la vagina lubrificata dagli umori ancora freschi. Inizia a pomparla con spinte sempre più forti, stringendole le tette e stuzzicandole i capezzoli. Glielo spingevo fino in fondo ma in quella posizione c’era poco attrito.
Allora la tirai giù dal tavolo, le dissi di girarsi e di mettersi a pecora con la testa sullo stesso cuscino di prima. Avevo davanti il culo perfetto. Un mappamondo ideale di cui io volevo occupare proprio il centro. Aggiunsi un po’ di saliva sulla punta della cappella che poi strofinai ben bene tra le sue cosce bagnatissime e l’avvicinai al suo buchino più stretto. Deborah capì le mie intenzioni.
“Yesss! Take My Ass!” disse, e divaricò ancor di più le gambe per facilitarmi l’operazione.
Non me lo feci ripetere due volte. Lo puntai ed iniziai ad entrare dolcemente. La punta avanzava e l’orifizio si apriva gradualmente. La cappella era dentro ora veniva il bello. Deborah si spingeva all’indietro per agevolare le spinte e io scivolavo sempre più in profondità. Lo sentivo pulsare pieno di sangue dentro di lei che contraeva i muscoli dell’ano per aumentare la pressione. Avevamo un’intesa perfetta, come se l’avessimo sempre fatto assieme.
Aumentai il ritmo delle spinte. Lo vedevo entrare dal buco del suo culo come un pistone al massimo dei giri. Non avrei resistito ancora per molto. Glielo dissi in inglese.
“I’m coming… I’m coming!”
“Yes please, come inside my ass!” mi urlò in tutta risposta.
E così feci. Venni dentro al suo culo accogliente con una sborrata senza fine.

Una sensazione incredibile, magica, che si sarebbe ripetuta poi altre cento, mille volte, con donne e in situazioni sempre diverse, nate da incontri online dettati dalla curiosità, dal caso, da quella voglia di giocare e trasgredire che non ha età e non invecchia mai.

Giovani, mature, sole o in coppia, sposate o separate, etero o bisex ognuna di loro in questi venti anni mi ha regalato momenti di piacere unici e a loro modo irripetibili ma quella con Deborah fu in assoluto la PRIMA VOLTA.
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