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Mia moglie? Signora perbene.


di cuckold211
22.06.2018    |    29.848    |    7 9.5
"Qui le alzò la gonna e, sotto, la trovò nuda (le mutande le aveva in borsa) e, quando Franco volle appoggiarle la bocca alla fica per leccargliela, lei..."
Il racconto che vi accingete a leggere non riguarda vicende del mio vissuto, bensì quello della coppia Franco/Liliana, i carissimi amici di cui ho parlato nel mio ultimo racconto dal titolo "Innamorati di mia moglie".

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Franco ha dedicato tutta la vita, oltre, naturalmente, al lavoro ed al benessere dei figli, all'attività di cui tutti noi del sito, amiamo abbandonarci: il sesso.
Tutte le sue azioni erano tese a conquistare questa o quella e la sua tenacia si rivelava puntualmente vincente.
Lo stesso era accaduto anche con quella che sarebbe divenuta sua moglie: Liliana.
Per vero la madre di lei non era favorevole a ritrovarsi Franco come genero: le era stato riferito essere un "farfallone".
Ma Liliana lo volle e convennero a nozze, continuando quello che già da fidanzati, era il loro divertimento primario: fare sesso, sempre e comunque, in ogni dove e occasione che rendeva la cosa possibile.
Fare petting o scopare, in casa, in "camporella" o al "drive-in", l'antenato dell'attuale car-sex... quante ne aveva viste e sentite la sua vecchia Fiat !
Una volta, nel bosco degli Astroni, ebbe la percezione che fossero osservati (certamente dai guardoni) e il pensiero che la sua donna potesse essere rimirata e far eccitare altri maschi, mentre, nuda, scopava con passione, gli stimolò talmente la "libido" da farlo concludere in breve tempo; poi, preso dal terrore che potesse capitar loro qualcosa di brutto, rimise in moto e scappò via.
Lì per lì, Liliana non capì, ma quando egli le spiegò il motivo di quel suo comportamento, non poté non convenire che era stato meglio così.
Intanto nella mente di Franco cominciò a far capolino l'idea di mostrare ad altri le grazie della moglie, per cui si fornì di "polaroid" e prese a scattare foto di lei, a volte discinta, a volte in pose sexy, a volte in pose decisamente hard.
Era l'epoca in cui impazzava la pratica dello "scambio di coppia" e, tramite appositi settimanali, quali Fermoposta, Le ore, La coppia moderna, Men, cominciò a pubblicare alcune di quelle foto con annessi annunci, ricevendo complimenti e inviti di lettori da ogni parte d'Italia.
Il suo lavoro era quello dell'agente di commercio, per cui non gli era difficile conoscere ed avvicinare coppie residenti in località molto distanti, anzi, costituiva, per un verso, motivo di sicurezza sulla privacy e, per l'altro, la possibilità di "svezzare" la moglie così da indurla ad offrirsi ad altri maschi, mentre, a sua volta, poteva godere delle grazie delle mogli di altri.
Inutile dire che, se quel progetto rappresentava, per Franco, quanto di meglio si potesse sperare, non altrettanto era per Liliana, fortemente inibita dall'educazione moralista ricevuta, non avulsa da un certo ritegno, caratteristica squisitamente femminile.
Questa divergenza di modi di approcciare il mondo esterno alla coppia, fece sì che Franco ebbe a crearsi quasi un Harem, di cui, di tanto in tanto, giungeva qualcosa all'orecchio di Liliana, nei cui confronti, però, Franco non faceva mancare niente, sesso compreso. Anzi... non vi era scopata con la moglie, in cui non vagheggiasse la possibilità di coinvolgere altre persone in quei giochi che attiravano tanto entrambi.
La sorpresa, e che sorpresa!, assolutamente imprevedibile ed inaspettata, arrivò, per Franco, una volkta che Liliana si presentò al suo studio e, estraendo dalla borsa un condom usato e pieno a metà di sperma, disse:
"Ecco! Mi volevi "puttana"? Ora lo sono", mentre qualche lacrima attraversava i suoi bellissimi occhi verdi.
Franco restò basito, immobile, ma, ripresosi e, con un leggero sentimento di rimorso, senza sapere se ciò che provava era dolore o felicità, abbracciò e baciò la moglie, poi, prendendola per mano, lasciò lo studio e tornarono a casa.
Qui le alzò la gonna e, sotto, la trovò nuda (le mutande le aveva in borsa) e, quando Franco volle appoggiarle la bocca alla fica per leccargliela, lei tenne a precisare:
"Sarai sempre tu ad avere la priorità su questa parte del mio corpo, che oggi ho lasciato fosse profanata. Ricordi quando stamattina abbiamo fatto all'amore? Ebbene, dopo la tua eiaculazione, ho lavato solo l'esterno della vulva, senza procedere alle consuete profonde lavande, perché volevo che chi mi avesse scopato, doveva essere secondo e non primo, così come, quando per il futuro scoperò con altri, essi dovranno affondare nello sperma lasciato da te".
Franco volle che gli fosse raccontata, con dovizia di particolari, l'avventura vissuta, lei convenne e prese a narrare.
Dopo l'amore con il marito, Liliana sentiva soddisfatto il corpo, ma non la mente, in cui confliggevano il desiderio del marito di volerla "puttana" ed il suo comportamento da "signora", che le era di gran lunga più congeniale.
Quindi, vestita con una certa classe, prese un taxi e si fece condurre in centro.
Lì prese a passeggiare, fermandosi, di tanto in tanto, a guardare le vetrine.
Diversi uomini non avevano mancato di notarla, ma nessuno poteva supporre che quella bellissima donna avesse gli stessi scopi, o quasi, delle "puttane".
Malgrado gli sguardi vogliosi che le indirizzavano, i passanti esitavano ad abbordarla perché il suo apparire era da "signora perbene".
Dopo un'ora di girovagare infruttuoso, decise di consumare un cocktail.
Occupò un posto ad un tavolo all'aperto e subito un vicino cominciò a rivolgerle complimenti ed occhiate significative, cui lei rispose con pochi monosillabi. Non era il tipo che cercava.
Poi notò un altro uomo, alto, ben fatto, dalla presumibile età di 50 anni.
Questi occupò il tavolo di fronte al suo e prese a scrutarle le gambe, almeno ciò che la gonna non riusciva a coprire, con una protervia disarmante.
Liliana ebbe come un brivido lungo la schiena e decise di farlo interessare ancor più a lei.
Si alzò dal tavolo e andò alla toilette all'interno del bar. Lì si sfilò le mutandine, le mise in borsa e tornò al suo tavolo.
L'uomo era ancora lì e la osservava in ogni suo movimento.
Ella, con fare civettuolo, non badò a che la gonna salisse più su rispetto a prima e, facendo finta di cercare qualcosa in borsa, aprì le gambe quel tanto sufficiente a far godere al suo ammiratore della vista del suo boschetto.
Il tipo le si avvicinò e le chiese: "Cosa prende?".
La domanda era chiaramente sibillina, perché avendogli fatto vedere la fica, l'uomo poteva essersi convinto di aver a che fare con una prostituta, ma... se così non era? se si fosse sbagliato?, avrebbe comunque potuto correre ai ripari assumendo che la sua domanda si riferiva a cosa desiderasse consumare.
Liliana si meravigliò di sé stessa, quando sentì la sua voce rispondere: "Io? Niente... ma non mi dispiacerebbe se avesse lei, e non il bar, qualcosa di piacevole da offrirmi".
"Alea iacta est" disse Cesare nell'attraversare il Rubicone, quelle parole convinsero Liliana che era decisa e pronta a saltare il fosso e quell'uomo era il tipo giusto.
Paolo, questo il suo nome, pagò il conto delle loro consumazioni e la guidò in un non lontano fabbricato ottocentesco, con scalone centrale. In ascensore, guardandosi negli occhi quasi con sfida, salirono al secondo piano ed entrarono in un appartamento molto ben tenuto e signorile.
Appena chiusa la porta alle loro spalle, Paolo prese a baciare Liliana con il trasporto che le ricordava il marito quando correvano "in camporella".
Fu presa tra le braccia e adagiata su un letto enorme, addobbato con biancheria fin e di buon gusto.
Non avevano smesso di baciarsi, mentre si strappavano, quasi, i vestiti di dosso, lanciandoli dove capitava.
In breve furono nudi; i loro corpi, avvinghiati, rotolavano su quel letto alla ricerca dei reciproci odori.
Quando Paolo raggiunse il sesso di Liliana, lei, con tutta la franchezza che le era connaturata, gli rivelò:
"Devi sapere che questo, per me, è un gioco che sto conducendo per volere di mio marito. Certamente, dopo oggi, non ci rivedremo più. Per me sei il primo uomo, dopo mio marito, cui mi concedo. Perciò scambiamoci tutti i piaceri di cui saremo capaci, con la consapevolezza che questi momenti resteranno unici e irripetibili".
Se Franco fosse stato lì, avrebbe contemplato i fremiti della coppia, provandone piacere centuplicato, in considerazione che la femmina che chiavava alla grande, era sua moglie.
Paolo, certamente oltremodo eccitato per la singolare avventura che gli era capitata, dopo un po' di scossoni, godette e si tolse il preservativo.
Lei, allora, gli prese il pene in bocca e cominciò a stimolarlo di nuovo.
Non ci volle molto perché quel pene ritrovasse la vigoria di prima; nuovamente incappucciato, penetrò la fica di Liliana che, in preda allo spasimo imperioso del suo secondo orgasmo, si configurò nella mente queste parole, dirette al suo Franco: "Grazie, amore mio, ti adoro e perciò ti rendo "cornuto"!
L'amplesso, questa volta, durò a lungo e lo stantuffare di Paolo fece sì che Liliana raggiungesse il suo quinto orgasmo, proprio mentre l'amante riempiva nuovamente il profilattico.
Stremato, Paolo si abbandonò sul fianco e Liliana, mentre lo accarezzava gli sfilò il condom, gli fece un nodo senza farsi notare e lo mise nella borsa.
Dopo una rapida doccia rinfrescante, la ripresa del trucco ed una ravviata di capelli, Liliana si rivestì, diede un bacio all'amante ed uscì. Pensò bene di far una sorpresa a Franco e così fu. Quello che, però, Liliana non sapeva, era che suo marito era appena rientrato in studio, dopo una delle sue solite scappatelle.
Due giorni prima, aveva conosciuto Gaetanina, al solito bar dove, la mattina, prendeva il caffè.
La sua simpatia, non disgiunta dai suoi modi da galantuomo, fecero subito breccia nella donna che non si negò al suo invito di passare qualche ora con lei per quella stessa mattina: l'appuntamento era stato fissato in villa comunale, davanti alla gabbia del pavone.
Quando Franco giunse sul posto, lei era già lì. La fece salire in auto e si diresse al monolocale che aveva attrezzato per quello scopo.
"Farò un giro più lungo, perché sono certo che adori scopare ed hai un compagno, cui non disdegni mettere qualche cornino. Queste sono 100.000 lire, per le tue necessità, ma, per favore, raccontami qualcosa di lezioso, ecco, ad esempio, come ti lasci prendere da lui?"
Lei, euforica per l'inaspettato regalo in denaro, prese a dire:
"Stamattina, sono stata svegliata da un solletico particolare: quello che si prova quando una bocca si applica a baciare la vagina... il solletico, strano, costante, persisteva. Schiusi gli occhi... ero tutta nuda, le cosce alzate e divaricate, offrivano al mio lui il più bello spettacolo che si possa immaginare. Perfettamente consapevole che mi avrebbe svegliato, continuava in quella operazione, mentre si masturbava. I baci, le carezze spaziavano fra le cosce, il culo, insomma invadevano ogni mia intimità; poi, avvertii sulle labbra della vagina un soffio caldo di bocca, di lingua che si spingeva a titillare il clitoride e dita che affondavano fra la peluria, alla scoperta della mia fica grondante umori a profusione. Il mio corpo era percorso da fremiti convulsi, quando sentii il suo caldo sperma bagnarmi i peli che ornano la mia fica: aveva goduto."
Appena a casa, Franco le tirò via il vestitino, scoprendo dei capezzoli duri che svettavano fieri fra areole brunite: invitavano a farsi mordere. Più giù, là dove si dipartono le cosce, un meraviglioso triangolo di peli, nascondeva alla vista lo spacco dell'antro dell'amore.
"Voglio prenderti... infilarmi in te..." disse Franco, cui lei rispose: "Sì, prendimi... chiavami... dai, chiavami!"
Franco la penetrò in maniera brutale, tanta era l'eccitazione per quella femmina così aperta al sesso, e lei affondò le unghie nelle chiappe di lui, per dargli ritmo e non farlo uscire.
Gaetanina era in delirio "Chiavami più svelto... più forte... più a fondo! Ah, come godo!"
Il fallo era bagnato dal liquido che la donna emetteva in continuazione, finché... "Sto per sborrarti dentro" e lei "Anch'io, sto gooodeeeendooooo.... ma tu, chiaaavamiiiii ancora, chiavami ancooora".


(continua)

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