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"Amori di mamma"


di cuckold211
07.02.2022    |    13.936    |    4 9.3
"Lei mi sorride con sarcasmo, mi strizza l'occhio e mi dice: "Perché? Perché questo è il modo migliore, intanto penso ad Agnese: preferisco saperla..."
Provo ad immaginare l'espressione di meraviglia che si delineerà sul viso di chi sa che il genere "incesto" non mi ha mai intrigato. Qui, però, ha avuto il suo notevole apporto l'ispirazione instillatami dalla coppia, di cui al mio recente racconto dal titolo "Avventura imprevista, quanto stupefacente". Essendo, quindi, a digiuno delle dinamiche che possano indurre all'incesto, spero di non risultare sgradito a quanti mi leggeranno.

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Finalmente la mia fava, ingrossata al massimo, pesta, schiaccia il grilletto e, con un movimento circolatorio, la faccio sbattere sulla parte ancora esterna della micia di mia madre, provocandole tanto, ma tanto piacere.
Sono Maurizio e Glori è mia madre; ella si contorce, le sue mani, i suoi piedi sono tesi, i nervi contratti, com'è bella così, con il fiato bloccato in gola.
Quanto avevo dovuto aspettare, affinché mia madre si decidesse ad accogliermi nel suo letto. Ero certo che avesse l'indole della "puttana", ma ho dovuto sciorinare tutte le più belle maniere per arrivare a quel punto, altrimenti mai avrei potuto goderla del tutto.
Intanto il mio febbrile desiderio, si è trasformato in delirio erotico. Sento il mio cervello scaldarsi eccessivamente, vorrei metterle il cazzo dappertutto: fra i seni, nella bocca, tra le natiche, sotto le braccia, sul collo, immagino di vederla circondata da tanti cazzi guizzanti, che si insinuano in lei, sputanti tanto succo.
"Piano, Maurizio! Calmati", mi dice una voce dentro di me.
La bocca, il cazzo, la cappella, reclamano il loro godimento. Ormai non posso più resistere ed il ritardato godimento si manifesta eruttando un liquido sciropposo, zucchero e miele e, con esso, mi sento colare in un'atmosfera surreale.
Che gusto... ma per chi? Non certo per noi maschietti, bensì per la femmina... essa è là che fa i propri calcoli su di noi, indifferente ai nostri problemi, essa brama, esige: "Ancora... ancora... più forte... più in fondo... com'è bello... voglio godere... tanto... godere tanto... gioire tanto... venire."
Mia madre mi aveva intrigato da sempre: la sapevo libertina e che si sentiva lusingata quando le venivano rivolti complimenti per la sua bellezza. Oggi era quella che viene definita "Milf", matura ma non tanto, con voglie da soddisfare. L'avevo, ma ora ancora di più, nella mente, nella pelle.
Assopito l'ardore che ci aveva stravolti, mia madre scappa in bagno ed io la imito, però in quello di camera mia.

Erano giorni che ricevevo inviti da una sua amica, un po' più avanti d'età di mia madre, la signora Clelia. Vado a trovarla e, forse i suoi occhiali, la sua aria seria, non mi fanno indurire l'uccello, la trovo poco sexy.
Seduta sulla sua poltrona, ella tiene in mano il mio cazzo molle, con fare curioso, lo scuote, lo scrolla con compassione, è commossa, intenerita.
Malgrado il mio scarso, anzi nullo, vigore, lei è eccitata e notata, vicino a me, una spazzola per capelli con un manico che può andar bene, la prendo e gliela infilo tra le cosce.
Clelia mi confida: "Non sono una dissoluta, preferisco le maniere abituali, comunque... vada per questo; certo che l'idea non è malvagia, la terrò presente nei momenti... di solitudine".
Per agevolarne l'entrata, ella si porta col culo più vicino al bordo della sedia ed allarga ancor più le gambe. Quindi, pensate: la posseggo con il manico della sua spazzola per capelli, un buon manico liscio, ma troppo duro. Con dolcezza, la mia mano fa scorrere la spazzola avanti/indietro, mentre lei continua a tenere in mano il mio arnese ancora molle. Ad un certo punto, noto che il suo viso ha come un ghigno di piacere ed accentuo la velocità; lei comincia a fremere e mi incita, poi, due o tre colpi ancora ed è finita: gode.
Per un attimo penso a mia madre, al sontuoso orgasmo che è capace di raggiungere nell'amplesso. Allora suggerisco a Clelia di succhiarmi; lei acconsente e per un po' se lo sbatte ancora in mano, poi, senza nemmeno scappellarlo, se lo porta alla bocca, mentre io proseguo nello stesso trattamento di prima: sempre con la spazzola, la penetro con il manico. Lei succhia, ma la sua bocca è dura, arida, sembra abbia denti dappertutto, mi raschiano. Per interrompere questa situazione molto imbarazzante, me lo ritiro e, con aria pietosa, le sussurro quasi piangendo:
"Sono un rottame, non è così?"
Dico questo in maniera così convinta e commossa, che lei cerca di confortarmi. Ora, ai suoi occhi, la mia persona assume solo rispettabilità.

Seccato me ne vado e, nell'aprire la porta, mi trovo faccia a faccia con Maria Pia, sua figlia, ma anche amica di mia sorella Agnese. Evidentemente era lì a spiare me con la madre e, dato che la mia non era stata per niente una bella performance, sapendola pettegola, non mi allettava l'idea che potesse andare a dirlo in giro.
Rosso di rabbia, la prendo brutalmente per un braccio, e la porto in un angolo del corridoio:
"Non dirai niente a nessuno, vero???"
"No, Maurizio, no"
Dal tono delle sue parole, penso sia sincera, ma non cesso d'insistere. Mi viene in mente la sua amicizia con Agnese, mia sorella; non sono certo, ma tento e, a bruciapelo, le dico: "Anch'io potrei raccontare qualcosa che riguarda te e Agnese".
La sua risposta appaga le mie aspettative; si getta al mio collo singhiozzante.
Benedetta ragazza, bella, fragile e impaurita. Voglio unire l'utile al dilettevole, d'altronde, cosa ci perdo? Con il mio corpo, la comprimo contro il muro... scavo nel suo petto e le sollevo la gonna, per poi aggiungere:
"Se tu ti lasci fare ora, per il resto ci accorderemo dopo."

Ormai sono eccitato al massimo e, quindi, glielo poggio tra le gambe senza introdurlo, così in piedi e le do pochi colpi, ma con violenza: voglio che capisca che non ammetto dinieghi.
La situazione, il luogo, la maniera del possesso, mi fanno raggiungere il godimento, che mi accelera il getto, lo spruzzo di sperma.
"L'arma del ricatto è semplice ed efficace, vero?" e aggiungo che è mia intenzione passare una sera in compagnia sua e di Agnese, facendo presente che ci tengo particolarmente.
"Ma, Agnese è tua sorella....?!" dice in un soffio Maria Pia, combattuta nel dubbio.
"Ah, sì, perché mia sorella, non ha diritto di chiavare? Lo fa con te, perché è incline al lesbismo, ma farle provare cosa significa aver dentro un bel cazzo che possa deliziarla, non credo le dispiacerà."
"Vedrò quel che posso fare", mi assicura Maria Pia.
"Allora, d'accordo... cercate di venire domani sera da me... ci conto" le sussurro.

Incredibile! Son venute tutte e due... e pensare che credevo di prendere una cantonata.
Maria Pia è bella, con una carnagione bianca, tutto burro.
Agnese, invece, è differente; come bellezza non sta dietro l'altra, ma appartiene ad un'altra generazione, appartiene a quella categoria di donne protese al vizio, alla depravazione, decisamente portata all'amore lesbico.
Dopo i primi preliminari, Maria Pia si siede sopra di me, sdraiato sul letto. Mi volta le spalle mentre è seduta sul mio cazzo e, questo, per favorire mia sorella. Mi è chiaro che esse cercavano di ignorarmi, in quanto, abbracciate, si limonavano in un bacio appassionato, destinandomi ad obiettivo di secondo piano.
Agnese mi aveva prevenuto, mettendo in campo la sua arte nei confronti della ragazza, per sminuire il gusto che avrebbe potuto provare con me.
Convinto di questo, mi sento in dovere di dire:
"Fate, pure; non contate su di me; quello che desidero più di ogni altra cosa, è veder Maria Pia che si fa leccare dappertutto, questo mi eccita follemente".
Dopo questa mia esternazione, capisco che Agnese è presa dalla gelosia nel vedere il mio uccellone sprofondato nella fica della sua amante: i suoi occhi, infatti, lampeggiano di rabbia.
Tutto è chiaro: l'amore lo facevano esclusivamente fra di loro e sicuramente doveva esser meraviglioso.

Maria Pia, fattasi coraggio, sospirando di piacere sussurra:
"Abbiamo uno strap-on che fissiamo davanti, ma, ovviamente, non è la stessa cosa... senti, mia cara... quello di tuo fratello... quant'è bello, come è buono !"
In un movimento troppo brusco, il pistone fuoriesce dal suo cilindro, allora Agnese mette la mano sul mio cazzone e lo rimette nel fodero dell'amica.
Durante quell'operazione, il suo volto è carico di emozione e contempla l'introduzione con aria falsamente appassionata, tollerando il cruccio che prova.
Maria Pia sospira ancora: "oohhhh... credo che stia... commettendo un grosso errore... ma la carne è debole... ooohhhh.... Agnese, mio unico e grande amore.... inginocchiati a masturbare con la lingua il mio piccolo bottoncino... oohhh... mi piace tanto... lo sai, vero? ooohhhh... come godo, quando il cazzo di tuo fratello mi sbatte dentro".
Agnese si rannicchia davanti al sesso dell'amica e si dà da fare come una folle, sul suo grilletto. Ella, allora, non può far a meno di esternare il piacere che sta provando:
"Oooohhhh... Agnese, l'arnese che mi penetra è molto più bello del nostro strap-on, è più forte, più dolce, ma non pensare che non ti ami più... sono sempre tua".
Agnese si compiace a quelle frasi, quindi, con delicatezza, fa distendere l'amica sul mio petto e, mentre continua a tormentarle il grilletto, se ne distacca a tratti per succhiarle la lingua in un appassionato bacio d'amore.
I nostri corpi sembravano un tutt'uno così allacciati: io ero sdraiato sotto il gruppo, con il fallo sull'attenti, Maria Pia, incastrata su di esso, mi copriva tutto con le spalle, e Agnese, sopra di noi, chiudeva il tutto quasi fossimo un panino imbottito.
Agnese, tra un bacio e l'altro, succhiava i capezzoli dell'amica, senza trascurare di far passare la lingua lungo tutto il suo corpo.
Maria Pia cambia posizione e piazza la sua bocca sul pene. Agnese si pone con le cosce aperte sul mio viso, ma mi avverte con tono deciso:
"Guardala e sentine l'odore, ma non toccarla, né con le mani né con il resto: se fai così, non avrò modo di esserne infastidita".
L'amica, impadronitasi della mia verga, la succhia con bramosia che rasenta la rabbia, e lo fa così bene da dar tanto piacere sia a me che all'amica, che la osserva nel suo lavorio. Con la lingua percorre tutta l'asta dal basso alla sommità, inghiottendo, più a fondo possibile, tutta la cappella.
La fava batte contro il suo palato e dopo poco erutta tanto succo in fondo alla sua gola....

Immediatamente si allontana, per poi posizionarsi tra le mie cosce: non dimentica nulla, non trascura niente, la sua lingua percorre la ripiegatura dove si accumula il sudore... si diletta... si delizia la bocca aspirando i miei testicoli, li solleva e li titilla con la lingua, in modo da lasciare una traccia di saliva laddove passa.
Mi porta in paradiso. E' sublime il lavoro di quella lingua che lecca come un'ossessa: succhia, bacia, morde, accarezza ovunque, discende più in basso, per poi tornare di nuovo in alto.
Che notte, ragazzi!!! Non capisco più niente. mi sento come portato via dal corpo, sono inebriato.
Con un filo di voce, bisbiglio a Maria Pia:
"Ti piace tanto fare questo ?" al che e, inopinatamente, lei esclama:
"Lo detesto". Quell'esclamazione sollecita l'ilarità di Agnese, che ride a squarciagola mentre l'amica si rituffa con accanimento sul mio cazzo.
Subito pongo una mano sulla bocca di Agnese: non voglio che qualcuno, al posto mio, possa raccontarlo a nostra madre, che è come ossessionata dal lesbismo della figlia.
Non posso nasconderlo: desidero esser io a raccontare tutto a Glori, perché so quanto lo desideri.

Infatti, mentre essa è cavallo suo mio ventre, le confesso tutto quello che ho fatto, compreso l'incontro con Agnese.
"Ho fatto diverse esperienze, ma nessuna è mai stata esaustiva come con te: desidero sempre e solo te, è inutile che insista con le altre, perché davanti ai miei occhi ci sei sempre tu. Sei offesa?"
"Beh, certo che sono offesa", la voce è cupa, si solleva e mi spinge di lato. Con rabbia si morde la labbra, i suoi occhi neri e lucenti fissano la parete.
Io taccio, sento il suo respiro pesante non solo per il nervoso, ma anche per il desiderio. Infatti lei è irrequieta, serra nervosamente le gambe, la fica deve tirarle da morire, avverto che è eccitatissima.
Siamo in delirio entrambi, ma chi comanda è lei. Si accomoda il cuscino, si distende meglio, facendo attenzione a tenersi staccata da me e mi dice:
"Faremo l'amore solo quando lo vorrò io, come e se vorrò io... spero di poterti perdonare tanta offesa... stai lontano e lasciami fare: ecco, ora raccontami tutto! E bada a non trascurare nessun dettaglio: voglio sapere fino a che punto hai potuto offendere il mio sentimento di madre, il mio orgoglio di femmina. Dal tuo racconto capirò se potrò ancora fidarmi di te; dovrai esser sincero, dai, racconta!"
Sono certo che sta bluffando, vuole provocarmi; benché indignata, la sento eccitatissima e mi sfida con l'arma più potente che la donna possiede: la provocazione.

Glori, eccitatissima, sta già facendo l'amore da sola, tutta per sé. infatti, nel farmi la ramanzina, si era sistemata quanto più a suo agio e, aperte le gambe, con le mani dava sollievo al suo il sesso. Infatti, mentre con una mano allarga le grandi labbra, con l'altra stuzzica il grilletto, al punto che la sua fica ardente appare già tutta inzuppata. Le dita si muovono velocissime, si aiutano, si accomunano nel massaggiare il grilletto; titillano, ora l'uno ora l'altro capezzolo, scandagliano l'antro della fica, fornendole ebbrezza e piacere in un ditalino senza fine.
Io mi sento invaso da un gran turbamento, da un gran desiderio. Mi è chiara la sua supremazia, ma io sono pur sempre il sesso forte e devo vincere quella gatta selvaggia, come si è dimostrata esser mia madre.
Cerco di deliziarla il più possibile con il mio racconto e le narro tutto nei minimi particolari:
"... Maria Pia era di nuovo seduta sul mio cazzo ed offriva il suo bottoncino alla lingua di Agnese; io, comodo com'ero, ricevo la mia parte di quella linguetta impertinente (l'immagine provocata nella mente di Glori, la fa sobbalzare, irrigidendola). La fica di Maria Pia ingloba avidamente tutto il mio cazzo, quindi si abbandona, liberando un flutto tiepido che m'inonda le palle".
"Quindi - s'informa Glori - tu non hai avuto Agnese? Per contro, è lei che ha avuto te?"
Io protesto, rappresentandole che l'impossibilità di averla era tenuta in conto, atteso che lei, sessualmente, detestava gli uomini.
"Ma, davvero? - osserva Glori - Io invece penso che sia quello che abbia voluto farti credere, perché, intanto, ti ha leccato il cazzo e le cosce e, questo, dovrebbe farti sorgere qualche dubbio, non credi?"

Avevo riflettuto sull'osservazione sollevata da Glori, ma senza convincermi.
Passarono dei giorni ed Agnese tornò alla carica chiedendomi di prestarle il mio appartamento, dove poter portare una sua nuova conquista in assoluta tranquillità. Fingo di esitare, per accrescere la sua ansia e cercare di ottenere qualcosa in cambio.
"Ti infastidirebbe se sperimentassimo assieme questa Daniela?"
"D'accordo, però dovrai attenerti alle mie prescrizioni".
Non penso che Agnese sapesse del mio rapporto incestuoso con mamma, sua e mia, ma intanto mi colpiva l'interesse di Glori di sapere se me la fossi scopata. Del resto ricordo di aver letto da qualche parte che "ad una donna serve una donna per ravvivare in lei il piacere per il maschio" e, come fine, mi riprometto di recuperare Agnese al genere che "madre natura", le ha assegnato. Probabilmente è anche il sentimento di Glori, atteso che cercava di sapere se me la fossi scopata.
"Allora? L'hai posseduta quella volta? Dai, parla, le hai avute entrambe? Racconta..." mi sussurra Glori con trasporto, eccitatissima, stringendosi sempre più vicino a me.
Nel mentre le mie dita corrono tra le sue cosce, coperte di umori, egoisticamente penso al mio divertimento e colgo tutto ciò che il momento ci offre. Pertanto la mia mano balla sul suo sesso e le prodigo un ditalino frenetico, ricco di voluttà. Glori si riversa all'indietro e grida per il piacere che le provoco... la stringo di più a me e vedendola cotta al punto giusto, mi preparo a cavalcarla... sono già con il cazzo in mano e lo sto puntando sulla sua apertura... quando, con una mossa imprevista, mi respinge al punto di partenza e, di scatto, le sue cosce si chiudono e bloccano con forza la mia mano che, per fortuna, resta imprigionata con un dito nella fica.
"Racconta!" ordina con voce perentoria.
"Raccontami tutto della seconda volta con Agnese" ed io riprendo con la narrazione.
Agnese era coricata sul dorso, con lo strap-on fissato sul ventre e Daniela, a cavalcioni su lei con tutto il cazzo di gomma dentro la vagina.
Penserai che la posizione potesse esser scomoda, invece no... te lo assicuro. Dal mio cantuccio, dove ero nascosto, ammiravo il bel culo che si abbassava ed alzava, mentre loro si guardavano appassionatamente in faccia.
Ma Agnese mi aveva messo in guardia: "Lei è ardente, ma suscettibile; l'avrai facilmente se mi lascerai fare, ma, soprattutto non fare lo sciocco prima del tempo".

Non feci altro che attenermi ai suggerimenti di mia sorella: rintanato in un angolo, mi sparavo una sega con i fiocchi in attesa di poter entrare in gioco.
Glori m'interruppe e, nel darmi più spazio alla mano rimasta a masturbarle la fica inzuppata all'inverosimile, disse:
"Ma... cosa avvertiva il tuo pistone nel vedere e nel sentire quelle due belle figliole che facevano l'amore? Dovevi sentirtelo scoppiare, da quanto era duro ed inalberato?"
Infatti, non potevo più resistere: il cazzo sembrava volesse scoppiare e le palle mi facevano male e, solo quando sborrai sul muro, mi sentii più calmo e mi rimisi a guardare lo spettacolo che, a volerlo definire sconvolgente, era dir poco.
"Ti affatichi troppo, mia cara - disse Agnese - Dai, vieni sul tavolo, sarà più bello, mentre ti lavoro per benino".
Il tono appassionato della sua voce mi fece trasalire. Intanto Daniela, sempre in preda al piacere, si solleva, si siede sul tavolo e divarica il più possibile le gambe, per permettere ad Agnese, con il dildo in mano, di infilarla. Sono ben visibili: Daniela è sul tavolo, con la testa abbandonata all'indietro, e gode divinamente, mentre Agnese, in piedi, la chiava con arte e passione.
"Ooohhh, Agnese cara... come mi chiavi bene... com'è bello... sì, spingimelo tutto dentro... oohhh".
"Toh, cara, toh... prenditelo tutto, amore mio... lo sai che ti amo... tieni, toh"

Oh, Glori, chissà che gioia stavano provando. Posso comprenderlo, sai? Una lesbica all'opera vale più di sei uomini messi assieme e Agnese è un'artista; l'ammiro, la guardo nel gioco che fanno le sue natiche dure, mentre danno colpi di reni, come e meglio di un uomo.
Le carezze, il cigolio del tavolo e le calde parole fanno trasalire Daniela che, trasportata in un paradiso di piacere, grida come un'ossessa, mentre, ad ogni colpo ricevuto, i suoi seni sbalzano turgidi e massicci come due noci di cocco; tiene il ventre tutto proteso verso Agnese, per meglio sentirla speronare fra le sue cosce e, nel contempo, roteava il culo come una trottola.
Io impazzivo, il membro mi era diventato viola, congestionato, e mi tirava per lo spasimo. Vedere due donne che fanno all'amore è una cosa da far scoppiare il cervello ed io proprio non ce la facevo più.
Quella chiavata continuava senza respiro ed io mi sentii svenire quando Agnese sollevò le gambe di Daniela e se le mise sulle spalle. A quel punto, come un automa, mi avvicinai a loro, lentamente.

"Proprio ora?" esplose Agnese, con rabbia e, scuotendo la testa, si abbassò davanti all'amica, ancora stesa a gambe aperte, e si mise a leccarle la fica tutta piena di umori. Leccava golosamente tutta quella fica con lunghe passate di lingua: prima le grandi labbra, poi insinuandosi nel buco, ora morsicchiando, ora lambendo con un lingua da serpente il notevolissimo clitoride.
Fu allora che Daniela mi vide e, lamentandosi con l'amica, la pregò con voce ansimante:
"Perché non mi dai a quell'uomo vero? Dici di volermi bene, vuoi che io goda tanto, vero? Finora sono stata solo tua, ti ho dato anche la mia verginità, ma ora c'è quest'uomo. Dai, fammelo godere, per una volta sola: lo sai che amo solo te , dimmi che non ti arrabbi, tesoro" Agnese non poté opporsi.
Di scatto presi il posto di mia sorella e con un sol colpo sprofondai il mio arnese nella pancia di Daniela e, menando colpi all'impazzata, presi a fotterla furiosamente.
Agnese non resta inerte e, così, mentre io chiavo, agguanta l'amica e comincia a baciarla e succhiarle, golosamente, gli irti capezzoli.

Mia madre si stringe a me il più possibile e, con una mano, mi sfiora un capezzolo, lo pizzica, lo trastulla e subito lo imbocca per succhiarlo e titillarlo con la lingua. Capisco che lei brama il mio cazzo, ma temo che si burli ancora di me, quindi la osservo mentre mi succhia i capezzoli e noto i suoi occhi estasiati, per cui esordisco:
"Non ne puoi più, vero? Anch'io sai... se lo accogliessi dentro di te, mi crederesti. Perciò, mia cara Glori, o devo dire "mamma"?, su da brava, non torturami più."
La sua mano mi tronca la parola, posandosi sulla mia bocca.
"Taci, Casanova..." e, subito, mi caccia in bocca la sua lingua: è un bacio appassionato, da veri amanti. Poi si solleva e mi ordina di stendermi meglio sul letto; mi viene sopra a cavalcioni, sono fra le sue gambe, le sono in mezzo tutto allungato con la mia asta che sembra il periscopio di un sommergibile.
Glori è in ginocchio e con entrambe le mani si apre la fica, in modo da poter vedere il mio cazzo che vi penetra dentro. Che stupendo spettacolo! Una visione da non lasciarsi mai sfuggire, perché è quella di una madre che ha lottato con le ataviche remore, ma che, alla fine, ha deciso di poter accogliere dentro di sé il pene dell'amato figlio.
Senza perder tempo, apre ancor di più le natiche, per meglio sentire la carezza delle mie gambe sulla schiena e sussurra:
"Sei contento, ora? Stai meglio? Ma dobbiamo ricondurre Agnese all'ovile".

"Sì, hai ragione, ma ora pensiamo a noi". Mia madre abbassa le palpebre facendomi intendere che è quanto anch'essa desidera.
Il nostro è un amplesso brutale, animalesco; lei dibatte la testa, si muove con tutto il dorso al ritmo degli spasimi ed io non resisto più a guardare quei suoi bei seni opulenti danzare su di me.
Avverto il membro dentro di lei come coperto da una cuffia dolce, morbida come un velluto, che solletica la mia cappella. Il mio cazzo è esacerbato e continua con furia a martellare nella fica di mia madre. Con metodo bilancio i miei colpi per fotterla di più e meglio, fino a farle avvertire tutto il mio piacere: dovrà godere fino all'ultima goccia del mio sperma.
Glori è invasa da brividi, freme, le sue braccia tese pesano sul mio petto con tutto il suo corpo vibrante di voluttà. Gode a ripetizione e sento il suo brodo, più che abbondante, colare lungo la mia verga ed inondarmi i coglioni. Sento il cazzo aspirato, succhiato come da bocche violente ma anche delicate, comunque convulse. Non resisto più, le afferro le chiappe ed urlo:
"Lasciati andare, abbandonati, perché ti trattieni? Dimmelo quando vieni, urlami che godi, non nasconderlo! Ti sento venire e ti fingi fredda, su, spalancati a me ed inebriami del tuo piacere".
Lei mi sorride con sarcasmo, mi strizza l'occhio e mi dice:
"Perché? Perché questo è il modo migliore, intanto penso ad Agnese: preferisco saperla bisex, invece che lesbica".
Si ferma con gli occhi fissi nel vuoto: sta gustando il suo piacere, quel piacere che prende da me, creato da tutto il mio vigore di esperto chiavatore. Quel piacere che lei assapora è tutto per sé, è l'erotismo che le viene dal mio racconto. Infatti è facile capire che lei si sta facendo chiavare da me e ne gode a più non posso, il mio cazzo la soddisfa, ma è il racconto che la inebria: aspetta che le dica se ho fatto provare il mio cazzo ad Agnese, mia sorella, affinché non odi i maschi, ma cominci ad apprezzarne le doti come succede a tutte le femmine: ora, nei suoi pensieri, lei non è mia madre e Agnese non è mia sorella, ma sono due femmine che hanno diritto a godere, come, quando e con chi vogliono, senza alcuna limitazione, specie se di carattere parentale.
Le accarezzo dolcemente le ginocchia, il culo, le cosce, so bene che le procuro piacere e spingo più a fondo possibile la mia asta rovente. Sento il bisogno di sborrare. Glori se ne accorge ed accelera il suo su e giù.
"Ti sento, maialone, sì... ohhh... ti sento... ohhh... che stai venendo... ooohhhh, anch'io sai... anch'io vengo... com'è bello... sì, caro, veniamo assieme... ohhh, sì, non tirarlo fuori... sborra dentro... sì, dentro la fica di tua madre... ohhhhh".

Abbandonati ed ansanti, una sopra l'altro, gustammo i lunghissimi attimi di quel sublime piacere. Ci volle del tempo, prima di riprenderci. Poi, quando la mia verga si sgonfiò nel suo ventre, mia madre si staccò da me e si stese al mio fianco. Mi lanciò un sorriso d'intesa: era chiaro che senza quella goduta non avremmo potuto calmare i bollenti spiriti. Così riprese:
"E Agnese?"
"Beh, già, riprendo subito... dove eravamo rimasti? Ah, sì, mi ero goduto Daniela alla grande, ma ella si rivolse ad Agnese adirata. Mi hai ingannato, briccona, ma non ti porto rancore; ti amo sempre, ma meriti una punizione, perché il maschio è di gran lunga meglio della donna, nel sesso. Meriti una punizione" e guardandosi attorno, vide in un angolo una vecchia frusta, la brandì ed aggiunse:
"Per punizione, ti frusterò!"
Io credevo scherzasse, invece no; prese a picchiarla con violenza, la picchia ripetutamente sulle natiche, poi anche a piene mani. I colpi piovevano forti sul piccolo culo e sulla fenditura rosea di Agnese, che quasi non mostrava di esser dolorante. Quando Daniela smette, sento Agnese che, sprezzante, le dice: "Sei contenta, adesso?"
"No!" le urla l'altra. "Non sono ancora contenta, anzi, ora, ti voglio sfondare il culo con questo..."
Fulminea, gira la frusta e, mentre con una mano le apre l'orifizio, con l'altra e, in un sol colpo, le infila dentro un buon venti centimetri di manico, per, subito dopo, farlo entrare ed uscire velocemente.
"Guardala, Maurizio! Ora tocca a te... o non ne hai più voglia?"
Quell'incitazione di Daniela suona per me come un invito a nozze: immediatamente ci uniamo contro Agnese; la stendiamo sulla schiena con il sesso tutto proteso in alto e, senza toglierle il manico dal culo, mi colloco fra le sue cosce e la infilo con forza, mentre Daniela le strizza le sue stupende mammelle. Ho dovuto aiutarmi con i muscoli per penetrarla, dato che la via era resa più stretta per l'ingombro nell'altro buchetto, ma i miei colpi di cazzo hanno avuto ragione della resistenza avvertita all'inizio. Non so perché, ma dopo averla brutalmente chiavata e goduta, avevo il cazzo ancor più duro di prima. Agnese aveva una fica forte, pastosa, fatta per i cazzi con la "C" maiuscola e il mio fallo si trovava veramente a casa sua.
Ero molto soddisfatto di Agnese e anche Daniela lo capì, infatti si mise in ginocchio tra le gambe dell'amica e, con velocissimi colpi di lingua, leccò il mio succo che, abbondante, le colava dalla fica. Dopo aver fatto piena pulizia, Daniela baciò amorevolmente la bocca di Agnese, l'accarezzò dolcemente e delicatamente le sfilò il manico dal culo.

Agnese era ancora lì a gustarsi la mia chiavata, quando Daniela attirò la mia attenzione strizzandomi l'occhio. Con un cenno della testa mi fece osservare il culo di Agnese, tenuto aperto dalle sue mani. Il buco completamente allargato dalla pressione delle dita di Daniela, si presentava alla mia vista, come il centro di un tiro al bersaglio. Mi avvicinai con il cazzo durissimo e, appena fui a pochi centimetri, una mano di Daniela guidò la mia cappella sulla soglia, la puntò e distaccò entrambe le mani, poggiandole dietro di me. Mi afferrò per le natiche come una tenaglia e senza che io dicessi niente, mi attrasse a sé come per abbracciarmi; quella spinta in avanti fece sì che il mio fallo penetrasse con forza fino ai testicoli nel culo di Agnese che, con un sospiro di piacere, ebbe a trovarsi il mio pistone che le scandagliava le viscere.
Glori non sono in grado di spiegare come la inculai, mi crederesti un bruto; ma posso dire che il mio cazzo entrava ed usciva ad una velocità tale che, ad ogni colpo, i miei coglioni, sbattevano sulla fica in maniera da farmi male, tanta era la violenza dei colpi. Agnese urlava e gemeva dal piacere di esser posseduta, così brutalmente.
Quell'inculata fu un capolavoro, sia per Agnese che non l'aveva disdegnata, sia per Daniela, che, appartata, si sditalinava la fica esacerbata per lo spettacolo cui assisteva.
Ecco, cara Glori, è così che ho scopato mia sorella Agnese sia in fica che in culo e mi sarebbe difficile esporti il piacere che provai con quelle due femmine in calore.

"Continua, continua, figlio caro, gran dispensatore di piacere" mi sollecitò mia madre con voce tremula, mentre la sua mano saltellava sulla sua fica con il pollice sprofondato dentro

Ero felice di esser là, dentro Agnese, poiché sapevo benissimo di averla goduta alla grande, al di là di ogni sua aspettativa; del resto non poteva manifestare il suo compiacimento a causa della presenza di Daniela, che la credeva lesbica.
Dopo la mia colossale sborrata nel culo di Agnese, essa si rigira sul dorso a faccia in su e supplica:
"Daniela, mia cara, amore mio, vieni, ti supplico... vieni... apri le gambe sulla mia bocca... fammi leccare la tua dolce fica".
Questa implorazione servì a rivelare il vizio da cui Agnese era posseduta.
L'amica gliela pose sulla bocca, aprendosi le grandi labbra per agevolarla nella leccata; Agnese la lecca con frenesia incredibile, scavando, succhiando e penetrando con la lingua dentro quella fonte di umori senza fine.
Dopo di che ho chiuso il convegno, inculando Daniela stando in piedi: il suo culo superbo, pastoso, grosso e massiccio, accolse la mia asta con generosità.


"Magnifico!" fu il commento a caldo di mia madre. Ella è tutta tesa, eccitata al massimo dalle mie parole che le danno esatta contezza dell'esaltazione sessuale. Non riesce a dire altro o chiedere, tanto è presa a menarsi la fica; sono io che continuo, sono io che la fa impazzire di lussuria, e insisto:
"Daniela è tutta un fremito, geme, sospira, urla frasi incomprensibili, mi incita a spingere sempre di più, mentre si morde le labbra e stringe le mani con cui la tenevo saldamente legata a me.
Che inculata!!!!
I colpi si susseguivano senza sosta per raggiungere il momento dell'eiaculazione, quando avverto, dietro di me, Agnese che, inginocchiata, allarga le mie natiche e fa penetrare la sua lingua appuntita nel mio culo. Ebbi un fremito e cominciai a menar colpi all'impazzata: Daniela sembrava impazzire dal piacere e sempre contorcendosi e gemendo urla i suoi attimi di massimo godimento.
"Ooohhh... come vengo... sento i miei umori colare già lungo le gambe... oohh... vengo ancora, vengooooo."
"Dai, fratellino, sciogliti anche tu in questo piacere che ci hai dato" esclamò Agnese, mentre con un urlo che non aveva niente di umano, mi irrigidii e vomitai dal cazzo una valanga di sborra nel culo di quella gaudente.

"Sudicioni - urla mia madre, troncandomi la parola in bocca - Porci immondi, sudicioni, depravati."
Scapigliata, con occhi di fuoco, vibrante, infoiata allo spasimo, mia madre si mostra in tutta la sua carica erotica. I suoi pugni martellano il mio torace, le sue unghie appuntite affondano nella mia pelle, mi fa male, ma io non mi difendo: fa parte del gioco. Avevo capito quanto fosse libertina, ma, ora, a sbatterglielo in faccia, la faceva infuriare anche se, in fondo, era quello che voleva.
"Porci sudicioni" continua a dire con voce sempre più flebile. E' arrivata al punto massimo dell'eccitazione e sbotta: "Amori di mamma! Sicché, tu e tua sorella avete capito che, al di là, delle relazioni parentali, si è sempre maschio e femmina, con i loro bisogni da soddisfare. E tu, mio tenace chiavatore, hai assolto al tuo compito. bravo! Hai fatto capire anche a tua sorella quanto sia bello il sesso tra generi diversi... ed ora fa provare anche a me le delizie che hai detto di aver donato a lei".
Mi salta addosso e si posa su di me, quasi fossi un destriero. In un lampo, la giro a pancia in giù e le mie dita le spalancano i glutei, mettendo in evidenza il buco del culo. Almeno per me, quell'apertura è ancora inviolata e, con un colpo secco, vi affondo dentro... le svergino il culo, infilandole fino allo stomaco la mia verga dura come il marmo. Il piacere che ci travolge è sublime e, al suo culmine, le inondo per la prima volta quel superbo culo.



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