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Adesso parlo io, la signora "perbene"


di cuckold211
04.08.2018    |    14.920    |    5 9.9
"Ecco, ora, insieme, sentii l'esplosione dentro di me, e mi unii spasimante, smarrita, folle al pari di una baccante, attaccata a quell'unico centro di..."
Come preludio a questo nuovo racconto sulla saga della signora "perbene", devo riferire quanto segue: io, Lucio, con mia moglie Loredana, siamo amici intimi, per averli conosciuti nei giochi di scambio coppia, con "dicarino", di cui, fra i miei, ho pubblicato alcune storie, e la moglie Miriana, e con Franco/Liliana.
Queste due coppie non sono utenti del sito, per cui non figurano loro foto, così come non figurano foto della mia Loredana, perché all'epoca di riferimento dei fatti narrati, ancora non esistevano le tecnologie di oggi, che consentono la visione completa delle bontà, di cui sono dotate le mogli degli odierni utenti.
Non potendo, quindi, mostrare quanto fossero belle e intriganti queste nostre donne, ho pensato di raffrontarle ad alcune ben note, del jet set per capirci, così da trasmettere al lettore l'esatta visione del tipo di donna di cui si è tanto parlato.
La mia Loredana, ad esempio, potrebbe essere la sorella gemella di Lisa Gastoni; sì, l'attrice protagonista di "Grazie zia": capelli lunghi, lisci, corvini, occhi verdi, labbra sensuali, seno meraviglioso quarta taglia, pelle bianchissima che, al sole d'estate, diventa rossa, ma mai abbronzata, gambe e piedi perfetti, da sballo.
Miriana ha somiglianza, sia nel viso che nel corpo, con Jacqueline Kennedy: capelli corti neri, viso squadrato, labbra prominenti, seno piccolo, gambe e piedi fatti apposta per mostrarli.
Liliana... ricordate la Anna Casati Stampa, moglie del marchese Casati? Chi non la ricordasse può vederla su Internet, nella foto in abito da sera con accanto il marito in smoking ed una sigaretta in bocca. Ecco il viso della marchesa, così come il corpo, dal seno prorompente ed il sesso ricoperto da un rigoglioso cespuglio di peli, dal forte potere provocante, è questa l'immagine che dovete conservare nel leggere le storie di Liliana, la signora "perbene".

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Sono Liliana, la moglie di Franco. Ho letto le storie che parlano di noi, ma sopratutto di me, e riconosco che esse rievocano alla perfezione i miei trascorsi.
Tuttavia, vuoi per il rispetto che Lucio nutre nei miei confronti, vuoi per come di me ha raccontato mio marito, sono stata rappresentata come, appunto, una signora "perbene", anche se con pulsioni sessuali illimitate e costanti.
Adesso parlo io perché, in realtà, rispetto all'immagine di me fatta nei racconti pubblicati, sono stata, forse, la "zoccola" che più zoccola proprio non si può. Ecco ho usato questo termine, ma altri potrebbero dire "puttana", "prostituta", "donnaccia", "troia", e non si sbaglierebbero affatto.
Quanti maschi e quante dotazioni diverse sono state ben accolte nei miei orifizi, alcune devastandomele anche a sangue, senza però rovinarmi, perché la natura mi ha dotato di una elasticità di tessuti unica, tanto da apparire di nuovo vergine ad ogni successivo amplesso.
L'ano, ad esempio, per quanti ebbi a prenderne (a Milano, Antonio che era extra-large, Attilio, l'avvocato, che all'extra-large di Antonio univa una lunghezza di tutto rispetto, tanto da farmelo sanguinare, e la volta che, indisposta per il ciclo, scopai solo di culo), avrebbe dovuto essere quanto il traforo del Monte Bianco, e invece... quando, da ultimo, sono stata con Peppe, che aveva un pene a forma di tronco di cono, un plug insomma, e cercava di infilarmelo, guardando mio marito, gli chiese: "Ma è vergine di culo?", avrebbe dovuto sapere in quanti lo avevano preceduto in quella pratica.
Oh, Peppe, Peppe, dove sei? Non avrei dovuto ricordarmi di te, del tuo randello, della superba irruenza con cui me lo cacciavi nella gola, in vagina e, infine, nello sfintere.
Non mi riesce di evitare di ripetere il tuo nome... credo di non avere scampo... son divenuta schiava del tuo attrezzo, che per la sua forma, slargante verso la radice, mi apre in maniera oscena sia davanti che dietro. Ti vorrò ancora, questo è certo, magnifico stallone, bruto selvaggio e irriguardoso, che mi hai fatto urlare più di tutti gli altri miei amanti messi insieme, compreso Franco mio marito.
Quel giorno, in auto, al nostro primo incontro, bevesti la mia storiella di donna insoddisfatta. Ricordi? Fosti tu a costringermi a terminare il movimento, con cui, improvvisamente, avevo sfiorato l'enorme randello nascosto nei pantaloni.
Mi afferrasti la mano con decisione ed io, senza oppormi, ti consentii di guidarla lungo il grosso cuneo e, spostandoti sul sedile, mi offristi maggior possibilità di manovra.
Non so chi dei due abbia di fatto sbottonato la patta; rammento però il bollore sul palmo della mono al contatto diretto con la virilità, scossa da fremiti.
"Accarezzami, ti prego..." dicesti, staccando la bocca dalla mia. Abbassai lo sguardo, puntandolo sul bastone che mi palpitava tra le dita e, imponendo la parte che mi ero ripromessa di recitare, atteggiai il viso ad un'espressione di stupore.
"Ma è enorme..." dissi candidamente, da perfetta cretina come volevo apparire.
"Ah, se mio marito l'avesse così...?!" sospirai.
Ti limitasti a respirare profondamente; quindi, visto che non mi decidevo a menartelo, intervenisti premendo sul mio polso, così da farlo ruotare ed agitarlo su e giù.
Serrai con passione quel giocattolo animato via via che aumentava la velocità del saliscendi, costringendo la guaina del pene a scorrere lungo l'asta furiosamente, scoprendo e nascondendo la grossa punta violacea e liscia.
L'epidermide vellutata del membro scivolava magnificamente contro quella setosa della mia mano; il sangue mi ribolliva nelle vene, l'inguine impazziva di desiderio, la carne palpitava con fremiti crescenti ed il cervello, la volontà erano travolti dalla libidine più sfrenata.
Mi rimproverasti aspramente, eppure, credimi, rimasi molto peggio di te quando lo sperma schizzò violentemente, cogliendomi di sorpresa: avevo in mente di succhiare e bere le fragranti gocce di liquido, invece....
Allora, per rimediare al danno, decisi di darmi a te, subito, lì, sul sedile dell'auto.
Rapidamente tolsi di dosso la gonna e le mutandine, massaggiando, sotto il tuo sguardo di fuoco, la fessura esposta, luccicante di umori, titillando il clitoride tumefatto, che ondeggiava al vertice delle grandi labbra appiccicose e vibratili.
Fu allora che, folle di desiderio, mi saltasti addosso, ricoprendomi con il tuo corpo, e penetrasti in me.
Fu in quella scomoda posizione che assaggiai, per la prima volta, la durezza e la resistenza del tuo stupendo piolo.
Ululai delirante di esaltazione morbosa e perversa, nel momento in cui fui cosciente che sguazzavi nella palude di succhi che non erano solo miei, ma anche di mio marito, che, da me avvertito di doverti incontrare, non aveva saputo resistere e volle scoparmi.
Il suo sperma pareva risvegliarsi sotto le sollecitazioni della tua potente virilità; il mare si unì al mare ed io galleggiavo, immaginando di essere posseduta da due maschi contemporaneamente: fu una cavalcata indemoniata, tutto sesso e gioia.
Ora ci hai invitato a casa tua, precisando che hai una sorpresa per me.
Cosa potrà mai essere? Cosa potrò ancora darti che non ti abbia già dato? Ma il tuo randello esercita un'attrazione tale su di me, che mi fa superare il groppo allo stomaco al pensiero che mio marito sarà fagocitato dalle grazie della tua seducente mogliettina.
Ecco, siamo giunti a casa tua e, mentre Franco sparisce alla vista, calamitato dai vezzi della tua bella, mi conduci in una stanza... Incredibile! Quanti sono? Li sto ancora contando... otto giovanotti, completamente nudi, con falli tesi e pronti... tutti per me?
In men che non si dica, mi ritrovo nuda anch'io, assalita ed accarezzata da mani sconosciute; esse però esplorano ogni più intimo mio anfratto e, quindi, anche a me non resta che agguantare questo o quel fallo, sentirne la consistenza, l'odore sublime di maschio e gustarne il sapore.
Sento che il mio corpo è percorso in lungo e largo da quelle verghe infoiate, finché la prima trova l'ospitalità che cercava; a quel primo segue un secondo, poi un terzo, un quarto, un quinto... Sono costantemente impalata, davanti e dietro, in bocca e con ambo le mani intente a masturbare.
Tu, Peppe, ti si legge in viso la soddisfazione che provi a vedere me, tua amante, oggetto di desiderio di così tanti maschi, tutti assieme.
Sei certo del mio gradimento della sorpresa: volevi vedermi usata come una troia, una zoccola? Ebbene sì... hai visto giusto, lo sono e mi godo ogni secondo, ogni tocco, ogni penetrazione come la più troia delle troie.
Non so se sul sito, dove sarà pubblicata questa storia, ci sarà una "regina del sesso": ebbene quella sera io mi sono sentita tale.
Poi quei baldi giovani iniziarono ad esternare la loro esuberanza con eruzioni di sperma che coglievano ogni parte del mio corpo.
Ero grondante dalla vagina, dall'ano, dalla bocca, e ricoperta di broda calda in ogni parte del corpo, dalla testa ai piedi, quando mi accorsi che nella stanza c'era Franco, mio marito.
Egli se lo menava, mentre guardava gli ultimi che eruttavano su di me il loro godimento... pensai che non dovevo essere per niente bella a vedersi, se non ributtante... così, quando mi si avvicinò, gli chiesi:
"Hai ribrezzo di me, vero?"
"Cosa dici, amore mio" rispose abbracciandomi e baciandomi, incurante di imbrattarsi a sua volta dello sperma che avevo addosso.
"Sei l'amore mio... così ti volevo ed esigo che tu ne goda immensamente...."
Quella rinnovata dichiarazione d'amore, da parte di mio marito, andava premiata dal profondo del cuore... e non solo.
Decisi che Franco meritava il regalo tante volte invocato, ma mai ottenuto perché, contrariamente che con gli altri, con lui avevo dolore.
Una volta rientrati a casa, eravamo pronti per goderci l'un l'altro con tutta la passione che potevamo esprimere; così, assecondando il mio desiderio, come sempre prima dell'amplesso vero e proprio, gli stavo succhiando il pene e gioivo nell'avvertirlo, di attimo in attimo, divenire sempre più consistente.
Mentre ero tutta presa dalla fantastica operazione che stavo eseguendo, fui sorpresa da un languore estasiante, proveniente e provocato da insistenti slinguate che mio marito dava al buchetto grinzoso dello sfintere.
Poiché avevo deciso, quale atto supremo di amore, di accogliere nell'ano la verga maritale, non protestai, anzi mi piacque percepire la minuscola apertura spasimare, reagendo positivamente alle sollecitazioni.
D'improvviso, al di là della mia volontà, i glutei cominciarono a muoversi in maniera sfacciata; fitte voluttuose percorsero ogni centimetro del mio corpo, trasmettendomi fremiti di oscena passione.
Fu a quel punto che egli osò un'azione più diretta: un polpastrello premette e lisciò i contorni dell'anello, inducendomi ad irrigidire le natiche. Però mi piaceva, si mi piaceva quel vellicare lascivo ed insistente, anche perché ero portata ad immaginare quando quel piolo, attorno al quale facevo scorrere labbra e lingua, avrebbe forzato il forellino e si sarebbe inoltrato nel budello.
Presa da questa fantasia, allontanai istintivamente la stretta difensiva delle chiappe, consentendo, così al dito di penetrare nel canale.
"Vuoi, amore?... Entrerò piano piano..." tento di rassicurarmi, colmo di emozione per il frutto proibito che, inaspettatamente, era certo di poter cogliere.
Mi voltai sistemandomi bocconi, per offrirgli il mio lato B.
"Allora vuoi? Lo vuoi veramente?"
"Sì, sì, lo desidero immensamente... ti amo troppo per temere un po' di dolore..." risposi in preda ad una libidine incontenibile.
Ero pazza di lussuria e dalla vagina fuoruscivano rivoli densi di secrezioni, testimonianti la tremenda smania da cui ero posseduta.
Lo sentii collocarsi alle mie spalle; le sue gambe mi sfiorarono le cosce, che subito divaricai il più possibile; trattenni il respiro, quando la punta del suo fallo fu a stretto contatto col bocciolo.
Il grosso batacchio pulsava contro lo sfintere ed io aspettavo si decidesse a spingerlo, forzandolo con decisione per cui dissi:
"Fallo, caro, fallo... ora, ti prego... non resisto più".
Un attimo dopo ecco l'iniziale affondo, mentre io mordevo il cuscino.
Egli continuava a spingere, spingere, avanzando nel budello e, dopo un iniziale dolorino, avvertii nascere le prime, meravigliose intensissime sensazioni.
"Prendi, tieni, amore" gli udii dire, allorché sentii affondare il rigido arnese fino alla radice e gioire di un possesso totale, estasiante.
"Si, Franco, sì... lo sento... ah, come lo sento... è durissimo... muovilo dentro di me, frugami l'intestino..."
Fu a quel punto che con la mano destra andai a titillare la vagina infiammata e trascurata, martoriando il clitoride, mentre il godimento pervadeva ogni cellula del mio corpo.
Ne avevo presi tanti, eppure questa volta era bellissimo ciò che provavo, con il viso premuto sul cuscino e il medio della mano occupato a lisciare le pareti succose della fica, da cui straripavano fiotti di linfa viscida e calda.
Il randello intanto non smetteva il suo fantastico viaggio esplorativo nelle profondità del mio essere, mentre udivo il ritmico suono prodotto dai testicoli che sbattevano contro i glutei.
Splendido, magnifico il loro ondeggiare, con cui accompagnavo le sue spinte, ottenendo il risultato di suggere, con le pareti del condotto, il maglio di mio marito, che prese a brancicarmi le mammelle dai capezzoli irti, durissimi e oltremodo sensibili.
"Amore, mi piace da morire... ti sento dappertutto... davanti, dietro, in bocca... muoviti più in fretta... fammi impazzire... godiamo insieme, all'infinito".
Ecco, ora, insieme, sentii l'esplosione dentro di me, e mi unii spasimante, smarrita, folle al pari di una baccante, attaccata a quell'unico centro di godimento, all'unico uomo che abbia davvero e sempre amato, di cui tuttora sono innamorata.

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