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Prime Esperienze

Luna di miele a Cuba (2a e ultima parte)


di cuckold211
16.01.2019    |    26.129    |    8 9.4
"Mi trovai ad incrociare lo sguardo del signore distinto, che, con il pollice della mano destra alzato, mi fece il segno dell'OK?..."
Una volta placati i sensi, lei decise di recarsi in palestra, "perché - disse - non possiamo ridurci come Annibale agli ozi di Capua".
Io andai al mare: vi era un sole che invogliava.
Lì incontrai la coppia che avevo visto scopare dal terrazzino; mi riconobbero, ma, essendo svedesi, non riuscivamo a comunicare, per cui usammo il linguaggio universale del corpo, spruzzandoci acqua e divertendoci a toccarlo vicendevolmente con abbondanti lazzi e frizzi.
Ritornai in camera per una doccia e prepararmi per il pranzo.
Sopraggiunse anche Arianna e, con fare misterioso, prese a raccontarmi della sua esperienza in palestra.
"Amore, ero lì agli attrezzi, quando... indovina chi mi si presenta davanti?"
"Cosa posso saperne... dai... dillo tu"
"No, devi indovinarlo" e giù a botte e risposte di questo tipo, finché si decise a vuotare il sacco.
"Il ragazzo del bar, quello stesso di ieri nella jacuzzi".
Lo avevo proprio cancellato dalla mente e, quindi, ne restai sorpreso.
"E tu - chiesi - come ti sei comportata? Ti ha visto a figa nuda al bar, avrebbe voluto infilare il piede tra le tue cosce nella jacuzzi... ci ha provato, vero?"
"Certo... ma io l'ho snobbato. Egli è l'addetto all'area fitness e perciò non può, né deve, permettersi di fare il cascamorto con le signore clienti dell'albergo".
"Dici?" e così le raccontai ciò che avevo sentito dire alla lei della coppia matura, vicini di camera.
Era la prima giornata di sole e così decidemmo di trascorrerla in spiaggia. Una volta lì, mi guardavo intorno e, decisamente, non riuscivo a individuare qualche altra donna che potesse essere interessante quanto la mia. Eppoi, ero riuscito a convincerla a non indossare il reggiseno e, con il solo perizoma, a guardarla da dietro, sembrava completamente nuda.
Quanti "mosconi" le ronzavano intorno, ma lei sembrava non farci caso, mentre, distesa sul lettino, si divertiva a farmi notare come erano indecenti e buffi quanti, provocati dal suo sex appeal, presentavano un evidente bozzo tra le gambe.
Il sole picchiava e noi ci rosolavamo piacevolmente.
Fummo raggiunti dal boy-fitness. Cominciai a pensare che quello ci marcasse stretto, ovvero marcava stretto mia moglie.
"Non è il caso esporsi a lungo al sole" disse, e quelle parole diedero conferma al mio pensiero: che ne sapeva lui da quanto tempo (poco o tanto) eravamo al sole?
"Venga, signora, un bel bagno rinfrescante fermerà la cottura lenta cui si è sottoposta".
Mi moglie gradì l'invito e mi chiese "Vieni anche tu?"
"No - risposi - ancora un po' e vi raggiungerò"
Avevo preferito non seguirli per lasciarli da soli a stuzzicarsi l'un l'altro, mentre io mi sarei goduto in diretta le ben note schermaglie cui Arianna amava abbandonarsi.
Era allegra, si sentiva corteggiata e desiderata, però riusciva a svicolare: ella giocava col tipo, come il gatto col topo.
Dopo poco furono raggiunti da altri due ragazzi e tutti insieme divennero un gruppo che rideva e scherzava, quasi fossero amici da una vita.
A quel punto mi tuffai anch'io e, nuotando sott'acqua, vidi che, ora uno, ora l'altro, gratificava mia moglie di carezze tra le cosce, ai seni, ai glutei e lei ricambiava con toccate ai loro membri fuoriusciti dai costumi.
Arianna rideva con quel suo caratteristico modo che mi aveva conquistato fin dalla nostra conoscenza: la sua non era tanto una risata di mera ilarità, quanto un modo di civettare per irretire il più possibile quelli che proprio non potevano far a meno di saggiare le sue intimità.
Quel gioco durò a lungo e mi capitò anche di assistere alla eiaculazione di uno dei ragazzi, provocata dalla esperta mano di mia moglie.
Eravamo all'imbrunire e, quindi, tornammo in camera per la doccia e prepararci per cena.
Fu allora che esternai quanto mi fosse piaciuto il gioco in mare e lei, baciandomi con languore, disse:
"E' piaciuto anche a me... tantissimo, ma temo di averli solo eccitati, senza riuscire a farli godere".
"No, amore, nelle mie immersioni ho visto uno di loro eiaculare".
"Meno male - aggiunse - perché temevo di esser stata cattiva: non è bene eccitare qualcuno senza farlo godere, vero, amore?"
Poi, ancora "Stasera andremo in discoteca?"
"Ma, tesoro, non dovremo far tardi, perché domani saremo in escursione, e dovremo svegliarci di buon'ora"
"Sia quei ragazzi che quello del fitness, ci hanno invitato a proseguire il divertimento stasera in discoteca"
"Come vuoi tu, amor mio".
Dopo cena e in camera per i preparativi della serata danzante, notai che Arianna, tutta nuda, si massaggiava il corpo con oli essenziali profumati, saturando la camera di fragranze decisamente afrodisiache. Poi, lungo il corpo nudo, fece calare un tubino di shantung leggero, un filo di perle al collo e sabot ai piedi nudi che esaltavano la loro sensualità.
Al che mi venne da osservare:
"Hai deciso di stenderli tutti?"
"Davvero lo pensi?"
Questa la sua sibillina domanda/risposta: prendevo atto che mia moglie era, finalmente, entrata nella psicologia della trasgressione e la gestiva magistralmente, senza omettere di apparire allusiva o promettente nei miei confronti.
La discoteca era piena, così come la pista da ballo, dove corpi accaldati e, qualcuno, sudato si dimenavano al ritmo martellante delle percussioni.
Non so come, trovammo un tavolino libero e lì ci sistemammo; il frastuono era tale da non consentire di dire una parola, per cui mi adoperai a lambire con le labbra il collo di mia moglie, mentre con le mani vagavo sui seni turgidi e caldi.
Fummo disturbati dall'arrivo del cameriere, cui ordinammo delle tequile ghiacciate. Eravamo lì a sorseggiarle, quando arrivò uno dei ragazzi della spiaggia, il quale prese mia moglie per mano e la guidò nella baraonda della pista. Presto anche loro si uniformarono alle movenze da invasati degli altri.
Finalmente, una musica un po' più dolce, fece formare le coppie ed esse presero a pomiciare.
Anche Arianna lo stava facendo con il suo cavaliere: egli tastava mia moglie in ogni dove, mentre con il bacino si strofinava su quello di lei.
Poi il ragazzo la accompagnò al tavolo, perché stentava a tenersi in piedi. Ella rideva, più che allegra, e subito pensai all'errore commesso nel farle bere la tequila: non sopportava l'alcool.
Stranamente il ragazzo era scomparso e approfittai per farmi dire cosa avesse fatto con lui:
"Niente, amore - diceva fra una risata e l'altra - egli mi toccava e l'ho fatto anch'io afferrandogli il pene con la mano. Dopo poco si è ritirato e, secondo me, deve aver eiaculato nelle mutande... non mi sembra di aver il vestito sporco, vero?" e giù a ridere ancora.
Le condizioni di Arianna non erano tali da proseguire la serata, così decisi di rientrare. L'avevo appena abbrancata ai fianchi per condurla via, quando arrivarono l'altro ragazzo e il tipo della palestra. Quest'ultimo, accortosi dello stato di ebbrezza di mia moglie, accennò un saluto e andò via, mentre al ragazzo chiesi di aiutarmi a condurla in camera.
Meno male che c'era lui, altrimenti non so come avrei fatto da solo. In certi momenti Arianna si piegava sulle ginocchia.
Come fortuna volle, giungemmo in camera e, anche lì, dovetti farmi aiutare dal ragazzo, che provvide a sostenerla, mentre io le sfilavo il vestito dalla testa.
Si ricorderà che sotto mia moglie era completamente nuda, per cui, dopo averla adagiata sul letto, guardai il ragazzo in viso e nei suoi occhi lessi la voluttà.
Allora mi avvicinai a lei e le aprii le gambe, scoprendo che aveva la figa ridotta ad un lago.
Quindi, con un cenno al ragazzo, lo autorizzai a procedere al cunnilinguo, se ne avesse voglia. Egli ci si mise d'impegno ed il suo lavorio si estese anche al buchetto nascosto tra i glutei.
Arianna, così sollecitata, non smetteva di sospirare e gemere e, ad occhi chiusi, esortava a continuare dicendo:
"Sì, amore, come sei dolce, continua così... sto per godere. Oh, mi vuoi proprio far impazzire, com'è bello sentire la lingua sul buchetto, sì sì sì".
Ella pensava fossi io a regalarle quel piacere, perché continuava a tener gli occhi chiusi, così, quando aggiunse "Ora, però, scopami... voglio sentirti tutto dentro di me", poiché si trovava stesa su un fianco con noi due alle sue spalle, rifilai un condom al ragazzo, per vero ben dotato, e lo invitai a prenderla, provvedendo ad alzarle una gamba.
Il ragazzo cominciò a penetrarla e lei "Oh, amor mio, come ti sento, dai penetrami così... sono la tua "troia", vero? Ti piace quando mi comporto da sfacciata, vero? Sì, sì, pompami così... ti sento più duro e grosso del solito... ecco, amore, sto godendooooo".
Il ragazzo se ne uscì dalla sua figa ed io ne presi il posto, continuando a scoparla.
Il ragazzo si eclissò e noi proseguimmo finché il sonno ebbe ragione dei nostri corpi esausti.
Al mattino dopo dovetti scuoterla per farla svegliare.
Un po' intontita, si diresse in bagno, dopo di che eravamo pronti per l'escursione.
Nel pullman, con la testa accoccolata sul mio petto, disse:
"Sai, amore, non ricordo proprio niente di ieri sera, tranne aver fatto un po' la svergognata con quel ragazzo. Lo "stronzo" della palestra non si è fatto vedere, vero? Ora, però, sto immaginando la delusione del ragazzo della colazione e quella dello "stronzo" che crede di potermi vedere in palestra, ignorando che oggi saremmo stati in giro".
"Per vero riconosco d'essere stato uno stupido a farti bere la tequila, non tenendo conto dell'effetto che avrebbe potuto avere su di te, che non reggi l'alcool. Ti sei ubriacata ieri sera, ma ciò non toglie che sei riuscita nell'intento di far godere quel ragazzo: in pista eravate così incollati l'uno all'altra, che nemmeno uno spillo avrebbe trovato posto fra i vostri corpi. Poi sei tornata al tavolo con il timore che quello, con la sua eiaculazione, avesse potuto macchiarti il vestito.
A quel punto, avendomi tu provocato un'eccitazione da paura, ti ho riportato in camera, dove abbiamo scopato.
Ma proprio non ricordi? Neanche quando ti ho leccato figa e culo?"
"Che porcello, sei!"
"Che porcellina sei stata tu, vorrai dire: ti è piaciuto da matti, sopratutto quando ti ho girato sul fianco per leccarti il buchetto... ero tentato, sai, a penetrarti lì, ma hai chiesto di volerlo sentire in pancia e così hai goduto come una pazza".
Avevo fornito una versione riveduta e corretta della sera precedente, per non sentirmi incolpare di aver approfittato di lei mentre era incosciente.
Così aggiunsi:
"Tesoro, parlavi, dicevi che ti piaceva ciò che ti stavo facendo, per cui ho proseguito a scoparti come mio solito. Non vorrei pensassi di aver approfittato della tua condizione da ebbra".
"No, amor mio, sta tranquillo... è bello sapere che anche da incosciente, abbiamo goduto entrambi fino all'appagamento. Intanto, però, lo "stronzo" mi ha dato "buca". Vorrà dire che gliela farò pagare... ah, se gliela farò pagare. Se mai riuscisse a saggiare la mia figa, sarà per avermela chiesta in ginocchio. Ha spasimato per aver quella della signora matura? Dovrà spasimare tre volte tanto per avere la mia".
Arianna era proprio infuriata ed io, per farle calare la tensione, le dissi:
"Hai ragione, non si è comportato bene, con te. Quindi, lascialo perdere! Però non hai risposto se ti fosse piaciuto, o meno, qualora avessi provato a sodomizzarti"
"Amore, son cose, quelle, che certamente non vanno fatte da incoscienti. Inoltre, cosa potrei rispondere? Non lo so, non l'ho mai fatto e non ti nascondo che un po'di timore ce l'ho: un'amica ebbe a dirmi che, al contrario di davanti, lì si prova dolore, per cui, se saprai essere dolce e paziente, non è detto che non riusciremo ad aprire anche quella strada. Anzi, aggiungo, se non l'aprirai tu, che sei mio marito, chi vuoi lo faccia? Perciò inizieremo a provarci: chissà che non scopriremo che anche la sodomizzazione è bella".
Tutti quei bei discorsi, mentre ci scambiavamo bacini, incuranti di chi ci fosse intorno e/o potesse sentirci.
Alla prima fermata del pullman, mentre ero in attesa del ritorno di mia moglie dalla toilette, fui avvicinato da un distinto signore del nostro gruppo che, con cordiale e rassicurante sorriso, disse:
"In farmacia, acquisti della pomata di vasellina; vedrà che la strada si aprirà facilmente e senza dolore".
Chiuse la frase con un occhiolino e si allontanò.
Ancora un errore da parte mia: non avevo tenuto conto che, in un'escursione organizzata per italiani, quelli che ci circondavano era ovvio parlassero e capissero la nostra lingua.
Lungo il giro a piedi, seguendo la guida che illustrava luoghi e monumenti, entrai in farmacia e comprai la pomata.
Al ritorno, Arianna allarmata chiese:
"Perché sei andato in farmacia? Non ti senti bene?"
"No, tesoro, ho comprato qualcosa che aiuterà la profanazione del tuo culetto, senza provocare dolore".
Le si accesero gli occhi... "Proviamo subito?"
"Ma no, che dici? Siamo in strada"
"Si, ma tra poco saremo al ristorante per il pranzo e lì ci saranno pure dei bagni, non credi?"
La logica di mia moglie era disarmante.
Eccoci al ristorante e mentre tutti gli altri si proiettavano a conquistare posti a tavola, Arianna mi trascinò per mano nella toilette.
Qui si solleva la gonna, sfila il perizoma e, appoggiandosi con una mano al lavabo, con l'altra si apre le natiche:
"Dai... prova a metterlo".
Attingo della pomata dal tubetto e gliela spalmo sul buchetto, introducendovi dentro anche il dito.
Dallo specchio sul lavabo rilevo una sua leggera smorfia, ma proseguo nell'operazione. Appoggio il pene al suo sfintere e spingo, piano; ancora noto una smorfia di Arianna, mi fermo e chiedo:
"Ti fa male?"
"No, dai, infilamelo"
Proseguii nella penetrazione e lei, con la bocca aperta e gli occhi strabuzzati, dice:
"Il dolore c'è, ma sopportabile. Dai... continua... incula tua moglie".
Le godetti nelle viscere e fu, per entrambi, un'esperienza squassante dal punto di vista emozionale.
Ritornammo in sala pranzo con il timore che tutti potessero leggerci in faccia l'estasi appena provata.
Mi trovai ad incrociare lo sguardo del signore distinto, che, con il pollice della mano destra alzato, mi fece il segno dell'OK?........
Gli sorrisi.
Giunti al momento del dessert, Arianna mi alitò all'orecchio:
"Andiamo a farlo di nuovo?"
Ritornammo alla toilette e stessi movimenti di prima: gonna su, perizoma via, mani di Arianna ad aprire le natiche, mio dito a lubrificare il condotto, cappella appoggiata allo sfintere e... dentro, lentamente, ma inesorabilmente fino in fondo.
Questa volta Arianna ebbe come reazione un sussulto e poi, con un'espressione estatica del viso, emise un lungo gemito di goduria.
"Che bello, amore! Stavamo perdendo tutto questo? Dai, sbattimelo più a fondo possibile: fammi sentire i testicoli schiaffeggiarmi la figa. Inculami e non smettere, fino a quando mi inonderai".
Nel pullman, di ritorno all'albergo, lei, con l'espansività abituale, mi sussurrò:
"Sai cosa pensavo? Questa nuova pratica potrebbe giovare alla mia stitichezza?" e giù a ridere, senza che gli altri potessero minimamente immaginare il perché.
In albergo, davanti al programma del giorno, apprendemmo che quella sera c'era uno spettacolo di danze caraibiche.
Ci fiondammo in camera e ci preparammo per la serata.
Arianna utilizzo lo stesso rituale della sera precedente, e cioè: massaggio totale del corpo con oli essenziali profumati, bellissimo perizoma a coprire la figa e, a seno nudo, indossò un tubino nero, filo di perle al collo, piedi nudi in sabot che ne esaltavano la sensualità.
Così vestita era ancor più seducente della sera precedente, in quanto faceva risaltare il seno prorompente sormontato da aguzzi capezzoli.
Sedemmo in sala e, questa volta, al cameriere ordinammo una "lemon shweppes" ciascuno.
Lo spettacolo era bello: balli infinitamente sensuali e ballerini, di ambo i sessi, conturbanti.
Le ragazze, sopratutto, con quelle loro gonnelline svolazzanti, mostravano culetti totalmente scoperti e le magliette faticavano a tenere coperti i seni liberi e sballottanti.
Ad un certo punto, tre ballerini si sparsero per la sala in cerca di signore che gradissero sostituire le loro girls e cimentarsi nel ballo.
Fra altre, fu invitata anche la mia Arianna che, modestia a parte, era la più provocante.
Dopo un po', gli altri ballerini, con le loro dame, si ritirarono, lasciano in pista il compagno con Arianna.
Il loro ballo era superlativamente seducente, perché, in buona sostanza, mimava l'amplesso che, da che mondo è mondo, si svolge fra due soggetti di sesso opposto.
Le loro eleganti movenze erano accompagnate da delicate carezze al corpo che, senza nulla risparmiare dei punti erogeni dell'uno e dell'altra, venivano eseguite così: stando dietro la donna, il ballerino procedeva a carezze ai seni, alle cosce al monte di Venere, stando davanti, carezze alla schiena e glutei; poi, sempre il ballerino, con nelle sue le mani di mia moglie, se le lasciava scivolare sul petto, sulle cosce e sull'inguine, tenendola dietro di sé, mentre di fronte, se le lasciava scorrere su schiena e glutei.
Il quadretto, anche se palesemente osé, era di un romanticismo unico e, nel finale, il ballerino, con una evoluzione, portò in alto Arianna, così da appoggiare il proprio viso sul pube di lei e, poi, farla scendere lentamente con i piedi per terra.
Quest'ultimo volteggio fece risalire il tessuto del vestito di mia moglie fino ai fianchi, così da mostrarla coperta del solo bellissimo perizoma.
Ne seguì un applauso inimmaginabile da parte degli spettatori, e la coppia dovette profondersi in più inchini di ringraziamento al pubblico, che non smetteva nella sua ovazione.
Non so chi fosse stata la più famosa "odette" di tutti i tempi: in quel momento per me lo era mia moglie Arianna.
Ci trattenemmo ancora un po' nella sala che, via via, andava svuotandosi, continuando a ricevere manifestazioni di entusiasmo.
Con Arianna sotto braccio, mi avviai verso le scale per il rientro in camera, quando, in un tratto di completa solitudine, ella si abbandonò fra le mie braccia e mi diede un bacio da togliere il fiato.
"Amore, - disse - quello mio, con quel ballerino non è stato solo spettacolo; ci siamo effettivamente desiderati ed eccitati; ora sarebbe un peccato, sia per me che per lui, non trasformare in realtà, ciò che abbiamo simulato per il pubblico.
Egli mi vuole ed io ho osato dargli il numero della nostra camera; vedrai che, fra poco, sarà
qui. Non dovevo farlo, amore?"
Non risposi, ma le diedi un nuovo bacio che diceva tutto.
Eravamo in camera da qualche minuto, che un discreto bussare alla porta annunciò l'arrivo del ballerino.
Aprì Arianna e fui presentato, mentre ero da lei tenuto con un braccio al fianco.
Egli le si avvicinò al viso e intrecciò la sua lingua a quella di mia moglie: si scambiarono un bacio che forniva l'esatta dimensione della passione che ardeva sotto la loro pelle.
Staccatasi da lui, Arianna si avvicinò a me e mi baciò con una foga pari a quella usata con l'altro, nel mentre il tizio le sollevava il vestito.
Una volta nuda, con ancora il perizoma addosso, Arianna prese a sbottonargli la camicia, facendo seguire il percorso da mani, bocca e lingua che lambivano ogni porzione di pelle esposta.
Egli, allora, la prese tra la braccia e la adagiò sul letto, dove le tolse l'ultimo baluardo a copertura del sesso.
Ella gli si offrì spalancando le cosce ed egli si tuffò ad abbeverarsi agli umori che, abbondanti erano prodotti dalla sua vagina.
Quella pratica durò a lungo: il tizio non riusciva più a staccarsene, poi percorse, sempre con la lingua, il corpo di lei in lungo e largo, provocando in mia moglie continui fremiti di piacere e gemiti che, se di me, sortivano un effetto esponenzialmente afrodisiaco.
Mi ero denudato a mia volta e cercavo di imprimere nella mente ogni fotogramma che proveniva dal corpo anelante della mia amata.
Al termine della escursione di quel corpo, di cui non erano state escluse nemmeno le dita dei piedi, Arianna rovesciò l'amante sul letto e, stando in ginocchio, gli sfilò insieme pantaloni e boxer.
L'uomo era ora completamente nudo con la virilità, decisamente notevole, protesa all'insù.
Che donna, la mia donna!
Dopo aver accarezzato e quasi adorato quel "totem", lo accolse in bocca e se lo gustò tutto, nel sapore, nella consistenza e, reggendogli i testicoli con una mano, se lo spinse in gola.
Percepii chiaramente il suono gutturale emesso dalla bocca, finché l'assenza di respiro non la fece desistere, emettendo tanta saliva che andò a lubrificare il fallo.
Con un cenno Arianna mi richiese un condom; detto fatto e con la delicatezza del caso lo fece scorrere lungo l'asta.
Subito dopo salì in groppa e se la introdusse fin in fondo.
Un sospiro profondo di entrambi annunciò l'avvenuta totale penetrazione.
Qualche attimo a godersi l'affondo, poi Arianna cominciò a strofinare il pube su quello dell'amante, cui seguì il sali scendi che mi offriva la visione sublime di quel sesso magnificamente ingordo.
Arianna si fermò ancora con l'asta completamente infissa in lei e, schiacciando i seni sul petto dell'altro, gli raggiunse la bocca per intrecciare la sua lingua a quella di lui.
Ecco cos'era l'amore: quei due corpi non stavano facendo sesso, si stavano amando e, non nascondo, in quel momento, provai una stretta al cuore.
Nella camera si era diffuso e persisteva un forte odore di sesso.
Mi avvicinai ad Arianna e le carezzai la schiena, per trasmetterle la mia vicinanza.
Lei mi guardò con occhi illanguiditi dal piacere, poi, portando entrambe la mani sulle sue due natiche, disse:
"Amore, godi con noi: per te c'è questa nuova strada".
Mi accostai dietro di lei e, mentre teneva ancora dentro di sé il fallo dell'altro, le violai il buchetto nella sua prima doppia penetrazione.
Non fu facile, ma ci riuscii; non è, allo stesso modo, facile descrivere le sensazioni, almeno le mie, provate in quel momento.
Avvertivo la presenza dell'altro, ma, forse, proprio per questo o per affermare la mia prevalenza, mi diedi da afre con una certa prepotenza.
Fra suoni inarticolati e fremiti di ogni tipo, godemmo fino allo stremo delle forze.
Quando il ballerino sgattaiolò fuori dalla camera, il buio della notte cominciava a svanire facendo posto al chiarore dell'alba.
Io ed Arianna ci addormentammo teneramente abbracciati e, quando, al mattino, il discreto bussare alla porta ci avvertì che era l'ora della colazione, la rifiutammo senza aprire.
Dormimmo fino all'ora di pranzo, anche perché dovemmo permettere l'ingresso in camera al personale addetto alle pulizie.
Dopo pranzo, ci crogiolammo al sole un po' sonnecchiando, un po' ripercorrendo con la mente le ore appena trascorse.
All'imbrunire si fece vivo il boy del fitness che, quasi, ci rimproverò per non esserci fatti vivi per due giorni.
Arianna, sempre con aria di sufficienza, disse:
"Sei così preso dal tuo lavoro...!?" e lo lasciammo lì, senza aggiungere altro.
L'indomani saremmo tornati a casa.
Dall'aereo guardammo l'isola allontanarsi e, con essa, i luoghi che erano stati teatro delle nostre molteplici emozioni.


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