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Al parco ....... di Milano.


di cuckold211
09.07.2022    |    11.046    |    9 9.9
"Mi tolgo la camicetta ed indosso di nuovo la giacca: sotto sono già nuda..."
PREFAZIONE: Quella che vi accingete a leggere è una nuova storia dell'utente del sito che ha voluto mantenere l'anonimato nel precedente racconto dal titolo "Una serata all'autogrill sull'autostrada". E' davvero bello e val la pena di leggerlo.

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Era una serata strana questa, perché ero partita con l'intenzione di passare delle ore a divertirmi in un prive', ma l’atmosfera mi apparve subito piuttosto scialba, piatta, priva di mordente, e Franco, il bull che mi aveva accompagnato con il consenso di quel "cornuto" di mio marito, sembra anche lui annoiato. Franco è un maschio molto fantasioso, che già frequento intimamente da molto tempo e durante le sedute di sesso, spesso abbiamo fantasticato sul come esser presa, sul numero di quanti avrebbero potuto scoparmi, incularmi o coprirmi di sborra.
Il gioco durava già da mesi e, mentre ne parlavamo in quel prive', io, sempre più annoiata, rifiutai l'occasione di far sesso con tre uomini. Il mio amico mi bacchetta e, fra un drink e l’altro, sorge come una sfida, lanciata proprio dal mio amico porcello.
“Fantastichi sempre di farti prendere da più uomini contemporaneamente ed ora che te ne servo tre su un piatto d'argento, li rifiuti? Si vede che parli bene, ma razzoli male!"
Punta sul vivo, parto in quarta: mi presento ai tre, che però mi guardano sdegnati, in quanto avevo dato modo di far capire che non ci tenessi tanto a scopare con loro e mi rimbrottano con parole dure, ammonendomi:
"Guarda che non ce l'hai mica d'oro? Qui ci sono tante altre più disponibili di te!"
Delusa, torno a sedermi accanto al mio amico. Parliamo ancora un po’, poi guardo l’ora: è già passata da mezz’ora la mezza notte e sto quasi per chiedergli di riaccompagnarmi a casa, quando lui lancia un’idea.
"E se facessimo un giro al parco?"
“Seehh, a che fare? Una passeggiata?” Ribatto stizzita.
Lui insiste.
“Chi lo dice? Può darsi che lì trovi chi la passeggiata te la faccia fare sul cazzo e, magari, non solo uno. Sempre che la sparata di prima fosse reale e la voglia di farti chiavare da tanti fosse vera.”
Resto in silenzio. Lo guardo, fissandolo negli occhi. Lo stomaco mi si contrae nel pensare:
- Che figura vedersi rifiutata da quei tre, soprattutto in considerazione del fatto che sono io stessa che combatto con le mie voglie di farmi sbattere da molti maschi assieme -.
“Credi possibile che in un parco possa succedere di esser sbattuta?”
Lui annuisce con il capo.
“Naturalmente tu resteresti lì a dirigere e massimo 4, al più 5, e solo se mi garbano e che non puzzino!"
Non ho neanche finito la frase che si alza, mi prende per mano ed usciamo. Dopo circa venti minuti di auto e siamo nel parcheggio del parco. Fermi sotto una pianta, tempo due minuti, uno ci gira attorno, passa di fianco dal mio lato, si ferma giusto il tempo per guardare. Ho una mini talmente corta che lascia intravvedere che sotto non indosso niente; dopo una profonda occhiata, quello prosegue e, pochi minuti, eccone un altro. Stesso copione. Dopo un po' uno si fa coraggio e si avvicina; bussa al finestrino di Franco, che lo apre.
" Scusate, qui non è tanto bello, né sicuro, perché può entrare chiunque, polizia a parte. Se prendete il sentiero a fine parcheggio e lo seguite per circa cento metri, arrivate ad una fontanella, lì ci incontreremo e vi porto in un posticino decisamente più tranquillo."
Franco lo guarda e precisa.
“OK, ma, mi raccomando, che non siate in troppi: per lei sarebbe la prima volta."
Lui mi dà un’altra occhiata e ci rassicura.
"Tranquilla, non sarai di nessun altro al di fuori di chi indichi: qui siamo in otto, dimmi tu con quanti ti va di giocare"
Li guardo, poi guardo Franco che non dice nulla, mentre il tempo scorre.
Il tizio nota la mia titubanza e aggiunge altre rassicurazioni.
"Se hai qualche dubbio, posso assicurarti che qui siamo tutte persone serie. Cerchiamo solo di far divertire le donne e, con esse, divertirci anche noi. Niente obblighi tuoi o nostri. Io ora mi avvio, se decidi per il sì, scendi e vai, però, così facendo, verranno tutti, ed io non posso dir loro chi sarà accettato, mentre tu puoi porre tutte le limitazioni che vuoi."
Riguardo Franco, ho di nuovo un crampo allo stomaco; sono indecisa al massimo e, quindi, liquido il tizio.
"Ok, ora vai, se decido per il sì, tra un minuto scendo e vengo alla fontanella."
"Ok, ho capito, a dopo."
Si allontana parlando con altri due e, tutti e tre prendono sentieri diversi.
Il tempo scorre, Franco non dice nulla, io neppure. Guardo avanti e sto zitta, poi sbuffo, apro la porta e scendo decisa.
“Ora o mai più!”
Mi tolgo la giacchetta: è giugno inoltrato e fa caldo. Mi tolgo la camicetta ed indosso di nuovo la giacca: sotto sono già nuda.
Nella borsa, oltre i documenti, ho le salviette igienizzanti, qualora dovessero servire. Franco chiude l’auto e ci incamminiamo come per una passeggiata; senza fretta arriviamo alla fontanella.
Il tizio che ci ha contattato ci invita a seguirlo, mentre ci parla del posto dove stiamo andando; ha notato che ancora non ho dettato condizioni, ma tiene a precisare di aver avvertito che sono neofita del gioco, che non dovrà esserci baraonda e che potrà giocare con me solo chi inviterò al tavolo.
" Tavolo? Che significa?" Chiedo.
Lui ci precisa che il posto è un'area attrezzata per picnic, sotto gli alberi, con siepi intorno e due tavoli da pingpong in cemento, con panchine, e lì, a quest'ora, non ci viene nessuno. Inoltre ci sono delle sentinelle, quelli, cioè, che guardano solo, senza partecipare, che avvertono qualora dovesse avvicinarsi qualche persona indesiderata.
Franco detta a tutti le regole del gioco.
“Quelli che vuoi che giochino con lei, resteranno in attesa e si avvicineranno solo se lei vuole, uno o due al massimo. Quando dice basta, tutto finisce."
Siamo arrivati. È come mi era stato detto. Qualcuno ha provveduto a stendere sul tavolo una coperta, che sa di pulito, ed un cuscino. Tolgo la giacca, sfilo la gonna, passo la borsa a Franco che è come allibito e chiedo al tipo di darmi una mano a salire sul tavolo.
"Mi aiuti a salire? Così sarò alla vista di tutti e, nel contempo, starò più comoda."
Mi aiuta, mentre Franco si siede sulla panchina a lato. Il tizio si rivolge a tutti i presenti.
"Sono contento che ti va di giocare: dimmi tu da chi vuoi iniziare. Ragazzi, la signora vorrebbe poter constatare la consistenza dei vostri cazzi duri: forza, tirateli fuori.”
Poi, rivolto a me, mi chiede se può esser il primo.
“Sei fantastica! Mi sa proprio che stasera chi verrà escluso, ci rimarrà male!"
Senza aggiungere altro, estrae il cazzo e me lo insinua tra le labbra della fica, trova il buco e vi scivola dentro, perché ormai son più che bagnata. Giunto in fondo, sbatte sull'utero e mi strappa il primo gridolino di piacere, cui fa da corona la mia prima spruzzata sulle sue palle.
Mentre mi sto gustando quel cazzo, sento sfiorarmi su un lato ed ecco un altro bell'esemplare di nerchia, che mi si presenta alla bocca. Non ha cattivo odore, per cui lo stuzzico con la punta della lingua, finché, con una spinta decisa, mi fa entrare tutta la cappella in bocca. Ha un sapore salino che mi fa venire i brividi, per cui inizio a ciucciare con voglia e, allungata una mano, lo scappello per bene, per poi poterlo rovistare con la lingua tutt'attorno.
Mentre mi do da fare di bocca, il tipo che mi monta si sta impegnando alla grande, per venirmi dentro la fica ed io, per fargli capire che è quello che desidero, avvinghio le mie gambe, più che posso, sui suoi reni e mugolo col cazzo in bocca, ben sapendo che ai maschi porcelli piace da pazzi quando noi donne mugoliamo. Quello ci dà dentro con forza, sin che esplode.
"Sborro! Sborro, troia! Ti riempio tutta! Tieni e fa il pieno di sborra, troia!"
Rimane piantato dentro, finché lo sento afflosciare.
Si toglie, mentre quello che sto succhiando mi guarda, come a chiedermi: posso?
"Tocca a te ora, se vuoi!"
Non se lo fa dire due volte. Mi salta su e via, altra montata violenta, che mi strappa mugolii a ripetizione e schizzate di schiuma che ormai sono visibili a tutti. Mi pompa così bene che mi fa venire due volte, prima di riempirmi la fica di calda crema. Poi viene il turno di uno che, già privo di pantaloni e mutande, mi si stende di fianco e mi chiede di salirgli sopra.
E' con vero piacere che lo cavalco, nonostante dalla fica coli di tutto.
Quello non ci fa caso più di tanto. Appena centrato il buco, mi dà un colpo talmente forte che mi arriva all'utero, provocandomi una fitta di dolore/piacere, accompagnato dal mio:
"Siiiiiiii, bravo, sfondami!”
Gli piace e continua a darmi colpi, che me lo fanno sentire finanche in pancia.
Mente mi sbatte forte, mani decise mi premono sulla schiena e sento una cappella appoggiarsi al buco del culo: allora lo esorto a sfondarmi il culo.
"Sì, dai, spaccami il culo!"
Quello me lo pianta deciso e cosi repentinamente che mi manca il fiato.
"Tieni, troia, eccotelo tutto dentro! Ora te lo slargo tutto e per bene!"
Inizia a fare dentro/fuori più volte e io non capisco più nulla per il piacere che provo. Vengo martellata forte, ma non con violenza, sinché sento che stanno per arrivare e prendo a chieder loro di riempirmi tutta, come una vacca.
“Sborrate! Porci meravigliosi, riempitemi tutti i buchi! Voglio la vostra sborra!”
Pochi minuti dopo, li sento che si stanno scaricando. Appena si sfilano, mi guardano e mi chiedono se ho bisogno di un minimo di relax. Rispondo che di no e, allora, mi fanno scendere dal tavolo e metter in ginocchio sulla panchina, con dei cuscini sotto: uno mi si presenta davanti per ottenere il suo bravo bocchino, intanto che un altro, da dietro, con un bel cazzo, mi entra in fica, in maniera decisa. Quando mi tocca l'utero, quasi svengo dal piacere. Succhio talmente forte quello che ho in bocca, che non gli riesce di trattenersi e mi viene in bocca, cosa che, per vero, non amo; cerco di togliermi, ma mi blocca e me lo spinge in gola, godendosi il mio ingoio.
Quello dietro mi sbatte così forte che non riesco più a capire in che buco me lo ha piantato, ma non mi importa, voglio solo che mi sbatti forte e mi faccia godere, godere, godere, perché è l'unica cosa che voglio ora. Un altro mi dà il cazzo in bocca: è talmente duro ed eccitato che, in un secondo, anche lui mi scarica in bocca la sua crema. Dietro non so cosa succede. Sento che c'è pausa, poi si riparte: io mi appoggio sulle braccia e sono lì che attendo. Non so quanto tempo passa, e in quanti mi godono ancora; alla fine scoppia un applauso sommesso ed il tizio che mi ha accompagnato, accarezzando il mio culo, mi parla compiaciuto.
"Complimenti! Alla faccia della prima volta! "
"Perché che ho fatto? Che c’è non va?"
"Nulla! Va tutto bene! Anzi benissimo! Sono venuti tutti quelli che c'erano qui, ed io due volte; devi perdonarci se ti abbiamo dato della troia: sai, l'eccitazione?!"
"Tesoro, ma io sono una troia! E stasera volevo esserlo più che MAI!"
Non seppi mai il numero di cazzi presi. Loro non me lo vollero dire. Di certo so solo che, avevamo iniziato che era l'una meno dieci e finimmo che erano le tre e venti.
Lungo il tragitto di rientro, non proferii parola, perché avevo fica, culo e gola doloranti, senza contare le varie ingoiate fatte, anche se non previste.
Mi sa che Franco, avendo perso la scommessa, a maggior ragione non se la sentiva di dir nulla.


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