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Lui & Lei

Il veleno ed il miele


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
09.06.2025    |    84    |    0 8.7
"Le sue mani mi immobilizzarono i polsi sopra la testa, e si abbassò su di me, accogliendomi di nuovo dentro di sé..."
Il suo corpo vibrava sopra il mio, scosso da onde continue, profonde. Il suo yoni si contraeva ancora, affamato, liquido. Avevamo danzato nell’unione per lunghi minuti, ma l’energia non faceva che salire, salire, come un serpente che si risveglia alla base della colonna vertebrale e morde il cielo.
Mi allontanò da sé con delicatezza. Il suo sguardo era febbrile, acceso. «Adesso inginocchiati davanti a me», mi comandò. Obbedii.
Si sdraiò a terra, con le gambe aperte, piegate. La sua yoni era gonfia, viva, bagnata fino alle cosce. Mi prese per i capelli e mi guidò tra le sue labbra, premendomi dentro, con forza e amore. «Bevi. Prendimi tutta.»
Leccai con l’intera lingua. Dal basso verso l’alto. Poi con la punta. Poi con il respiro. I miei pollici aprivano le sue labbra. Il mio naso affondava nel suo clitoride, duro e teso come un piccolo fallo divino. Sentivo che stava per arrivare. Lo sentivo nelle sue cosce che tremavano. Nel suo ventre contratto. Nel suo respiro che si faceva spezzato, animale, puro.
Poi accadde.
Un getto caldo, potente, sacro mi colpì la bocca. Aprii le labbra e lo accolsi. Non mi ritrassi. Bevvi tutto. Il suo amrita mi scorreva sul mento, sul petto, ma la mia lingua cercava ogni goccia. Un secondo spruzzo. Poi un terzo. Ogni orgasmo era un’inondazione. Il sapore era dolce, salato, profondo. Come miele antico, come oceano, come vita.
Lei gridava. Non urlava. Cantava. Una nenia senza parole, fatta solo di gola e ventre. Il suo corpo scosso da convulsioni di piacere. Io lì, inginocchiato, con la bocca sul suo centro, succhiando ogni vibrazione, come se fosse la mia unica fonte di vita.
Quando si quietò, la sua pelle brillava di sudore e luce. Mi guardò come si guarda un iniziato. Mi prese il volto tra le mani. Mi baciò con la sua essenza ancora sulla mia lingua. «Hai bevuto la mia verità», mi disse. «Adesso sei parte di me.»
Le sue parole mi attraversarono come un fulmine, accendendo ogni nervo, ogni pensiero. Mi alzai lentamente, il suo sapore ancora vivo in me, e la guardai. Era distesa, vulnerabile eppure potente, come una dea che si concede al mondo solo per un istante. I suoi occhi non mi lasciavano, mi tenevano incatenato, e in quello sguardo c’era una promessa, un invito a perdermi ancora, più a fondo.
Mi avvicinai, il mio corpo teso, pulsante. Lei si sollevò appena, appoggiandosi sui gomiti, e mi fece cenno di avvicinarmi. «Vieni», sussurrò, la voce roca, intrisa di desiderio. Mi inginocchiai di nuovo, ma questa volta non tra le sue gambe. Mi posizionai sopra di lei, i nostri corpi allineati, i nostri respiri che si mescolavano. Le sue mani si posarono sul mio petto, scivolando lente, come se volessero memorizzare ogni linea, ogni muscolo.
«Sei mio», disse, e quelle parole non erano un comando, ma una verità. Mi prese per i fianchi e mi guidò dentro di lei. Il suo calore mi avvolse, liquido e stretto, e un gemito mi sfuggì dalle labbra. Lei sorrise, un sorriso selvaggio, e iniziò a muoversi sotto di me, lenta, deliberata, come se ogni movimento fosse una danza sacra.
Il ritmo crebbe, i nostri corpi si scontravano, si cercavano, si possedevano. Le sue unghie graffiavano la mia schiena, lasciando tracce di fuoco. I suoi gemiti si mescolavano ai miei, un canto primordiale che riempiva l’aria. Ogni spinta era un’esplosione, ogni tocco una resa. Il mondo intorno a noi si dissolse, lasciando solo il calore, il sudore, il desiderio che ci consumava.
Poi, senza preavviso, si fermò. Mi guardò, gli occhi pieni di una fame che non aveva fine. «Non ancora», disse, spingendomi via con una forza che mi sorprese. Mi ritrovai sdraiato, il respiro corto, il corpo che urlava per lei. Si alzò, i capelli scompigliati, il corpo lucido di sudore, e si mise a cavalcioni sopra di me. «Voglio guardarti mentre ti prendo», sussurrò.
Le sue mani mi immobilizzarono i polsi sopra la testa, e si abbassò su di me, accogliendomi di nuovo dentro di sé. Questa volta il ritmo era suo, selvaggio, implacabile. Ogni movimento era un’onda che mi travolgeva, ogni sguardo un coltello che mi tagliava l’anima. Sentivo il piacere montare, inarrestabile, ma lei sembrava sapere esattamente quando fermarsi, quando rallentare, tenendomi al confine tra l’estasi e la follia.
«Dimmi che sei mio», disse, la voce un ringhio basso, le sue mani che stringevano più forte. «Dillo.»
«Sono tuo», ansimai, e quelle parole liberarono qualcosa in lei. Si chinò, i suoi seni sfiorarono il mio petto, e mi baciò con una ferocia che mi tolse il respiro. La sua lingua esplorava la mia, il suo sapore ancora presente, e il mondo si ridusse a quel bacio, a quel momento.
Riprese a muoversi, più veloce, più profonda, e questa volta non si fermò. Il piacere ci travolse come una tempesta, un’onda che ci sollevò e ci distrusse. Gridai il suo nome – un nome che non conoscevo, che non aveva importanza – e lei gridò con me, il suo corpo che si contraeva intorno al mio, i nostri orgasmi che si intrecciavano, si fondevano, come se fossimo una cosa sola.
Quando il piacere si quietò, crollò su di me, il suo respiro caldo contro il mio collo. Restammo così, intrecciati, i nostri corpi ancora pulsanti, il silenzio rotto solo dal suono dei nostri respiri. Le sue dita tracciavano cerchi lenti sulla mia pelle, e in quel tocco c’era una tenerezza che non mi aspettavo, un’intimità che andava oltre il desiderio.
«Chi sei?» sussurrai, senza davvero aspettarmi una risposta.
Lei rise piano, un suono morbido, quasi musicale. «Non importa chi sono», disse. «Importa cosa siamo, qui, ora.»
Mi sollevai su un gomito per guardarla. La luce della luna filtrava attraverso la finestra, illuminando il suo corpo, le sue curve, la sua pelle che sembrava brillare. Era bellissima, ma non era solo il suo aspetto fisico a catturarmi. Era la sua energia, la sua forza, il modo in cui mi aveva preso e mi aveva dato tutto di sé.
«Voglio di più», dissi, e le parole mi sfuggirono prima che potessi trattenerle.
Lei sorrise, un sorriso che era insieme dolce e pericoloso. «Oh, avrai di più», promise. Si alzò, il corpo fluido come quello di un felino, e mi tese la mano. «Vieni con me.»
La seguii senza esitazione, attraverso stanze che non conoscevo, lungo corridoi illuminati solo dalla luce fioca delle candele. L’aria era densa di incenso, di calore, di promesse non dette. Mi portò in una stanza ampia, con un letto coperto di seta rossa e cuscini sparsi sul pavimento. Le pareti erano decorate con specchi, e ogni superficie rifletteva i nostri corpi, i nostri movimenti, come se fossimo parte di un sogno infinito.
Mi spinse sul letto, e questa volta non c’era fretta, non c’era urgenza. Si prese il suo tempo, esplorando ogni centimetro della mia pelle con le mani, con le labbra, con il respiro. Ogni tocco era una scoperta, ogni bacio una confessione. Mi persi in lei, nel suo profumo, nel suo calore, nella sensazione del suo corpo che si muoveva contro il mio.
Quando finalmente mi prese di nuovo, fu lento, deliberato, come se volesse assaporare ogni istante. I nostri sguardi non si lasciavano, i nostri respiri si sincronizzavano, e in quel momento capii cosa intendeva quando aveva detto che ero parte di lei. Non era solo desiderio, non era solo passione. Era qualcosa di più profondo, qualcosa che non aveva nome, che non aveva bisogno di parole.
Il piacere crebbe di nuovo, ma questa volta non esplose. Si diffuse, come un’onda che si espande all’infinito, riempiendoci, avvolgendoci. Non c’erano confini tra noi, non c’era separazione. Eravamo uno, e in quell’unione trovai una pace che non avevo mai conosciuto.
Quando tutto finì, restammo sdraiati, i nostri corpi intrecciati, le sue dita tra i miei capelli. Il mondo fuori non esisteva più. C’eravamo solo noi, il nostro respiro, il battito dei nostri cuori.
«Resterai?» chiesi, la voce bassa, quasi timorosa.
Lei non rispose subito. Mi guardò, i suoi occhi pieni di una luce che non riuscivo a decifrare. Poi sorrise. «Finché vorrai», disse.
E in quel momento, seppi che non avrei mai voluto altro. Lei era il mio inizio e la mia fine, la mia verità e il mio mistero. E io ero suo, completamente, irrevocabilmente
(in collaborazione con #ambradelisa)
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