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Le perversioni di Pino (parte 1a)


di boschettomagico
04.04.2024    |    101    |    1 9.0
"Il settore maschile controllato da dei frati domenicani, quello femminile diretto da delle suore agostiniane..."
Rifletto spesso sul mio stato esistenziale, sulle mie manie, sul mio desiderio di solitudine; e mi convinco sempre più spesso che ciò sia dovuto alla mia difficile adolescenza. Mio padre e mia madre si sono sposati giovanissimi, attratti principalmente dai loro interessi comuni. Il più grande sicuramente era l’amore spassionato per i paesi asiatici, ma per questo non intendo l’amare la Cina o l’India e le culture dei loro popoli; ma invece una passione smodata verso i villaggi vietnamiti sperduti, da visitare con meticolosità nonostante le norme igieniche quasi inesistenti o verso le vette tibetane impervie, da risalire per sentieri impraticabili e innevati rischiando di precipitare in un burrone o di morire assiderati. Poi anche per una passione innata per l’antiquariato, con l’unico loro svago domenicale che consisteva nel girare mercatini nei paesi più sperduti d’Italia alla ricerca di una scrivania o di un comò da restaurare e poi rivendere…e quella è diventata poi in realtà la loro attività principale, che li ha poi portati ad avere una vita agiata. Insomma una coppia piuttosto eccentrica che mai si sarebbe sognata di mettere al mondo un figlio. Io sono stato il classico incidente di percorso…assolutamente imprevisto, a cui hanno permesso di nascere solo perché i miei nonni materni hanno promesso di occuparsi totalmente della mia crescita. Purtroppo c’è stato però un grosso imprevisto, subito dopo la mia nascita mio nonno si è gravemente ammalato e nonna Maria ha dovuto dare la priorità di assistenza alle sue…necessità; così che io nei miei primi anni di vita sono cresciuto… come tutti i bambini del mondo, con i miei genitori. Mio nonno ha combattuto con veemenza la sua battaglia durata ben otto anni, ma poi ha dovuto arrendersi, lasciando mia nonna distrutta nel morale e soprattutto nel fisico dove i dispiaceri provati le avevano portato dei grossi scompensi cardiaci. I medici le avevano consigliato un lungo periodo di tranquillità ma lei voleva reagire in modo attivo e si è tuffata totalmente sulla missione che si era promessa riguardo alla mia educazione. Ero in terza elementare e la mia vita cambiava totalmente di colpo in quanto mi sono trasferito in pianta stabile a casa sua. A scuola ora mi portava nonna, mangiavo da nonna e dormivo da nonna…tornando dai miei solo qualche rara domenica in cui stranamente loro non avevano altri impegni. Finalmente mi sentivo amato e protetto e non avevo più addosso lo sguardo freddo e impassibile che mia madre mi lanciava ogni volta che mi guardava, come se invece di essere suo figlio io fossi stato invece un ostacolo alla sua libertà. Dopo qualche mese ero diventato più socievole, più allegro, insomma…avevo iniziato una nuova vita. Anche il mio rendimento scolastico era notevolmente migliorato, nonna Maria mi seguiva negli studi ed era diventata quindi la mia seconda maestra ma soprattutto la mia seconda mamma. Al pomeriggio finiti i compiti io l’aiutavo ad accudire il suo orto, la sua unica passione; poi lei si metteva a giocare in cortile con me fino a sera. Quando rientravamo in casa eravamo grondanti di sudore e di felicità. Andavamo in bagno, prima si faceva sempre lei una doccia dentro la vasca e poi passava a lavare me. Adoravo farmi insaponare di abbondante schiuma nella vasca, e quando poi mi risciacquava, nel sentire le sue mani leggere sul mio corpo, spesso e volentieri il mio pisello si induriva ed io divertito dalla cosa con la totale ingenuità dei miei nove anni le chiedevo stupito
-Nonna…perché il mio pisellino fa così?
Lei sorridendo senza la minima malizia mi rispondeva
-Perché sei felice!!!
Pian piano stavo acquistando serenità. L’unico problema era che andato a letto venivo colto dai miei timori e stentavo spesso ad addormentarmi, in quei frangenti allora mi raggomitolavo contro la nonna e accarezzandole il seno sentivo che venivo colto da un rilassamento totale che mi permetteva di prendere sonno. A volte sentivo che sotto le mie carezze il capezzolo della nonna si induriva e con la massima naturalezza le dicevo
-Nonna sento che anche tu sei felice!!!
Lei sorrideva e stringendomi a se mi diceva
-Certo, ma ora dormi che domattina devi andare a scuola.
Col passare del tempo sentivo che quei momenti erano sempre più coinvolgenti, che mi prendevano sempre più, ormai ero in quinta elementare e vedevo che la nonna quando mi insaponava diventava spesso rossa e sudava e nel mio giovane cervello sentivo che l’affetto che provavo verso di lei aumentava a vista d’occhio. Il destino però era di nuovo molto arcigno nei miei confronti e un’autentica tragedia ha sconvolto la serenità che stava portandomi a un benessere generale. La nonna un mattino non si è svegliata, il suo cuore malandato aveva ceduto, fortuna vuole che era successo in una delle rare domeniche in cui io ero con i miei…non so quali tragiche conseguenze avrei avuto nello svegliarmi trovandomi la nonna irrimediabilmente esanime… Di colpo sono ripiombato nel mio mondo apatico, privo di entusiasmo e di interessi su tutto e su tutti. L’ultimo mese di scuola è stato tragico all’esame ho fatto letteralmente scena muta e solo grazie alla comprensione dei maestri sono riuscito a prendere la licenza elementare. C’era ora da scegliere la scuola per le medie, sentivo spesso discutere i miei genitori su quell’argomento e una sera a cena mia madre con una falsa naturalezza mi ha detto
-Pino…io e il papà abbiamo riflettuto a lungo e abbiamo deciso che le medie le farai in un collegio cittadino, lo facciamo per il tuo bene perché dopo la morte della nonna Maria ti stavi di nuovo isolando e hai quindi bisogno di vivere a contatto con altri ragazzi e riprendere confidenza con la collettività…
Tutte balle…mi faceva credere che era una scelta fatta solo a fin di bene per me…quando in realtà era invece dettata dal suo egoismo, perché non ostacolassi la sua crescente voglia di libertà assoluta.
Da quel giorno ho di nuovo avuto a che fare con l’insonnia…le notti in bianco erano interminabili, immobile a guardare il soffitto senza trovare una soluzione ai miei problemi…e ora non c’era più il morbido seno della nonna da accarezzare che mi rasserenava e mi faceva addormentare. Pensavo a cose banali come quella di fuggire da casa…ma andando dove? A soluzioni estreme come quella di incendiare il capannone di antiquariato di mia madre…ma poi?!! Ho ceduto allora al suo volere limitandomi a cancellarle per vendetta le foto del suo ultimo viaggio in Laos, fingendo di esserne all’oscuro. Così ad ottobre mi sono trovato a iniziare le scuole medie in un collegio cittadino. Era un istituto di stampo religioso situato all’interno di un vecchio convento ormai abbandonato, della mia città: Asti. Tre classi da venti maschi e tre da venti femmine. Il settore maschile controllato da dei frati domenicani, quello femminile diretto da delle suore agostiniane. Tra un settore e l’altro una recinzione piuttosto deprimente, tipo muro di Berlino. All’interno delle classi si formavano dei gruppi, dei clan, comandati da un capo branco, che solitamente era uno degli allievi più vecchi della terza media. Io ero capitato nei “ Bassotti” con a capo Mario, un ragazzo quasi sedicenne che era ancora alla terza media perché veniva regolarmente bocciato almeno una volta ad ogni classe. Ero entrato nel suo gruppo, perché gli avevo regalato un pacchetto di sigarette ancora impaccato trovato nel cortile durante una ricreazione; mi aveva preso in simpatia e mi aveva preso sotto la sua protezione, unica matricola di prima media degli otto sudditi del suo “clan”. Era uno scapestrato con in mente una sola cosa…la figa!!! Strabuzzava gli occhi ogni volta che incrociavamo tra le recinzioni una delle allieve del settore femminile…le sue frasi erano solo “Guarda quella mora che pezzo di sgnacchera”, ”Chissà che pelo ha quella lì in mezzo alle gambe”, “Quanto mi piacerebbe palparla a quella puttanella”… I bagni dei maschi e delle femmine erano in un unico stanzone, separati da una parete di cartongesso e legno compensato. Ossessionato da quelle manie sessuali, Mario era riuscito con un temperino a creare delle specie di feritoie ben celate dalle quali…i “Bassotti”, ogni mercoledi, quando le ragazze finivano le due ore di educazione fisica, potevano spiare le femmine che si cambiavano e si lavavano nelle docce. Era una autentica carica nel cercare le postazioni con la vista migliore…finito lo spettacolo correvamo tutti nel cortile e ci nascondevamo nel fondo dove c’era una siepe di canne che confinava con un fosso; e lì tutti in fila a farsi una sega con impressa nella mente la ragazza spiata nel bagno. Io mi mettevo sempre vicino a Mario, mi piaceva vedere la foga con cui si menava l’uccello sospirando “quella porca non si è nemmeno tirata giù le mutande ma è come se l’avessi vista ugualmente…si l’ho vista… pelo nero, riccio e folto” a tratti mi guardava e mi diceva “Dai Pino menatelo forte, che Mario ti insegna a diventare uomo”. A me invece quelle spiate visioni non avevano detto nulla e non avevo la minima erezione, tanto che non riuscivo mai a venire. Un giorno però il mio sguardo era caduto sul suo uccello ed ero rimasto letteralmente ammaliato dalla sua cappella rossa…i miei occhi rimanevano letteralmente incollati a quella sua gonfia protuberanza che appariva sempre più turgida a ogni sua violenta smanettata; provavo una grande eccitazione nel guardargli il cazzo e per la prima volta il mio uccello si è indurito come quando la nonna mi lavava dopo la mia sudata in cortile. E così ho trovato finalmente il coraggio di menarmi l’uccello…la mia eccitazione cresceva a dismisura e realizzavo che avrei desiderato con tutto me stesso di essere io a menare l’uccello del mio “capo”; il massimo dell’eccitazione però l’ho avuto quando lui ha cominciato a venire, i suoi primi due schizzi sono partiti come frecce per tuffarsi nell’acqua del fosso per poi continuare con minor energia ad innaffiare le ortiche che stavano ai suoi piedi. E’ stato per me uno spettacolo sublime che ha contribuito a regalarmi la prima sborrata della mia vita. Ho accompagnato quel grande evento con un forte gemito di piacere, Mario si è voltato a guardarmi e io fissandolo negli occhi sono venuto… certo non sono state sferzate violente come le sue, solo due schizzetti leggeri e trasparenti come l’acqua, ma per me avevano un valore tutto particolare. Il mio “capo” mi ha dato un leggero scappellotto di compiacimento sulla nuca congratulandosi con me
-E bravo Pino… hai visto che ce l’hai fatta…ora sei un vero uomo…
Da quel giorno, ogni mercoledi io ero al fianco di Mario a menarmelo in riva al fosso, incollando il mio sguardo sul suo cazzo duro per eccitarmi; miglioravo così progressivamente l’intensità dei miei schizzi, ma mi rendevo conto che la mia eccitazione non era dovuta alle ragazze seminude viste nei bagni ma alla vista dell’uccello del mio mentore. Il pomeriggio di un mercoledi d’inverno, tutte le scolaresche erano nel salone TV per vedere una partita di calcio della Nazionale, gli unici che sembravano fregarsene di quell’interesse generale eravamo io e Mario; lui alle 16 mi ha detto
-Dai andiamo a lustrarci la vista che le femmine stanno tornando dalla palestra…Voglio confidarti un segreto che non ho ancora detto a nessuno…tienitelo però assolutamente solo per te…
Arrivati nello stanzone dei bagni mi ha portato in uno dei tre gabinetti e scoprendo due buchini mi ha detto
-Sono riuscito ad aprire un pertugio anche qui; di là le ragazze vengono a pisciare e possiamo vedere le loro passere…mi raccomando però…silenzio assoluto!!!
Dopo una decina di minuti è entrata Fiorella, una delle più belle ragazze di tutto l’istituto, ha pisciato e poi se l’è asciugata, infine si è alzata dal water per tirarsi su le mutandine; è stato un lasso di tempo molto ridotto ma per qualche secondo abbiamo potuto ammirare la sua figa in primo piano, una passera molto folta di peli ramati. Come è uscita Mario era al massimo dell’eccitazione
-Pino hai visto che topa…Non possiamo stare qui qualcuno potrebbe scoprirci, fa un freddo boia ma io vado a segarmi in riva al fosso… Vieni con me?
Naturalmente l’ho seguito, per la prima volta eravamo solo noi due e ho potuto a godermi così la piena visione della sua sega; mentre mi masturbavo pensavo a cosa avrei dato per poterglielo menare io…c’è stato un momento in cui mi era addirittura venuta voglia di chiederglielo ma non avevo poi trovato il coraggio…come ho visto il suo cazzo sborrare l’eccitazione mi è salita alla massima potenza e ho subito replicato con una schizzata da record personale. Mario l’ha vista e mentre ci tiravamo su i calzoni mi ha detto
-Accidenti… la passera di Fiorella ti ha acchiappato un casino eh, brutto maiale.
Solo io sapevo però che quel mio exploit non aveva nulla a che fare con Fiorella.
A letto dopo cena ho avuto delle fitte alla pancia, sicuramente in riva al fosso avevo preso una sferzata di aria gelida, e ho dovuto correre in bagno…ho scelto il gabinetto dove avevamo spiato Fiorella e dopo essermi liberato mentre mi stavo tirando su il pigiama ho sentito aprirsi la porta del gabinetto femminile…La curiosità mi ha stranamente assalito e con la massima cautela ho aperto la feritoia per adocchiare chi c’era…era Suor Eusebia, la direttrice dell’Istituto; una suora che sicuramente era vicina alla ottantina…Finita la pisciata si è girata per prendere della carta igienica ma il rotolo era finito, si è alzata e tenendo la tonaca alta si è avvicinata a un mobiletto per prenderne un rotolo nuovo…la visione è stata totale. Ho visto in primo piano una figa vecchia e mezza spelacchiata per parecchi secondi, spiando poi la suora che se l’asciugava e si tirava su poi un paio di mutandone di lana. Sono rimasto immobile al mio punto di osservazione e ho aspettato che suor Eusebia se ne andasse, poi mentre cercavo di tirarmi su finalmente il pigiama mi sono accorto che avevo l’uccello in piena erezione. Inutile dire che la mia sorpresa è stata enorme; ero letteralmente inebetito dalla cosa. A letto cercavo di riflettere sul quel fatto ma non sapevo darmi una spiegazione…mentre cercavo di addormentarmi mi è venuto in mente il volto di mia nonna…di mia nonna Maria!!!
Quell’episodio comunque mi aveva confuso, più cercavo di vedere chiaramente dentro il mio “io” più sentivo crescere una gran confusione…non sapevo ancora leggere dentro me stesso e capire se sotto il profilo sessuale io ero attratto dagli uomini o dalle donne… o magari da entrambi. Sapevo che esisteva anche la categoria dei bisessuali, ma in quel caso lì mi rimaneva pur sempre un grosso dubbio; come mai nel vedere la fighetta giovane e fresca di Fiorella non avevo provato la minima eccitazione mentre invece qualche ora dopo nello spiare l’intimità di una vecchia ormai quasi decrepita come suor Eusebia il mio cazzo era diventato duro come il marmo. Da quella sera spesso e volentieri andavo nel bagno con la speranza di poter di nuovo spiare la vecchia madre superiora…obiettivo purtroppo però mai più centrato. Le mie titubanze aumentarono ancora di più quando alla fine dell’anno scolastico che sanciva una mia decorosa promozione, alla consegna delle pagelle effettuata dalla direttrice Suor Eusebia, stringendole la mano ho sentito il mio cazzo rizzarsi prepotentemente. Mario, che era al suo primo anno in terza media, rispettando la tradizione era stato respinto e io egoisticamente ne ero contento perché l’avrei avuto al mio fianco anche per l’anno seguente.
Durante gli altri due anni di scuola medie non si registrarono novità, anche perché lo stanzone dei bagni era stato ristrutturato e un vero muro separava ora i servizi maschili da quelli femminili; e le feritoie “spia” di Mario erano solo un piacevole ricordo della banda “Bassotti” che non poteva più ammirare le femmine mezze nude. Io ero sempre il solito timidone e non trovavo mai il coraggio di tentare qualche avances con Mario, così che alla fine dell’anno scolastico il mio mentore era riuscito finalmente a centrare la promozione e le nostre strade si sono definitivamente separate e a me non rimaneva altro che tirarmi delle gran seghe eccitandomi al ricordo del suo uccello duro. La terza media è stato così l’anno più barboso vissuto in collegio, sia perché Suor Eusebia era andata in pensione e aveva abbandonato l’istituto sia perchè la successione del ruolo di Mario, era stata vinta da Diego, un ragazzo di seconda che però invece del sesso aveva il pallino della politica. Gli interessi della banda si erano spostati così dalla passera alle proteste e agli scioperi in classe; se sul sesso ero negato sulle nuove tendenze del gruppo ero ancora più “out” per cui mi ero isolato e rinchiuso come prima in me stesso.
Ottenuta la licenza di scuola media mia madre mi ha spinto a frequentare il Liceo Scientifico, questa volta però in un istituto statale, non in un collegio. Quando me l’ha comunicato mi ha detto “Ormai sei grande” io ho subito pensato che non ne aveva trovati a basso costo…
Se alle medie avevo avuto un primo anno ricco di nuove emozioni e poi un biennio di calma piatta; al Liceo è stato esattamente il contrario. I primi due anni sono stati catastrofici, sia perché io dovevo ambientarmi in un posto nuovo; sia perché se al collegio delle medie si viveva in un ambiente goliardico lì c’era un clima monotono che sapeva di bigottismo alla massima potenza. L’unico interesse “particolare” che provavo era per l’insegnante di scienze che per l’età e per l’aspetto fisico mi ricordava nonna Maria e mi faceva rimpiangere l’unico breve periodo della vita in cui ero stato finalmente felice. Poi in terza c’è stata una svolta, era arrivato un nuovo compagno, si chiamava Sandro, aveva diciannove anni e veniva da Torino. Mi fu subito simpatico e mi portò immediatamente a collegarlo per diversi aspetti a Mario, il vecchio capo dei “Bassotti. Innanzi tutto perché anche lui era ripetente di parecchi anni, poi per una sua certa assomiglianza fisica, ma soprattutto perché come Mario era un assatanato per la figa…al punto che qualche giorno dopo avevamo addirittura appreso che era stato espulso dal Liceo di Torino perché aveva palpato il culo alla professoressa di matematica. Come era già successo con Mario anche con Sandro ebbi un immediato approccio positivo…sicuramente perché in quell’ambiente di figli di papà ad alto snob io ero quello sicuramente più alla buona. Dopo una settimana avevamo capito che era uno spirito ribelle, ribatteva senza remore ad ogni rimbrotto dei professori fregandosene delle insufficienze che avevano cominciato a colpirlo con una certa regolarità e pur abitando in un ostello per la gioventù di Asti che era situato a poche centinaia di metri dal Liceo arrivava sempre regolarmente in ritardo. Dopo quindici giorni era in ebollizione, aveva ormai approcciato con tutte le femmine dell’Istituto ma non le sopportava minimamente…un giovedi durante l’intervallo mi aveva detto
-Pino con ste quattro monache non ci si cava un ragno dal buco…non sai se c’è qualche discoteca nei dintorni…dove ballano la domenica pomeriggio…
-L’unica che conosco è in provincia di Alessandria, ci sono stato una volta per una festa del collegio, ma ci vuole quasi un’ora di macchina per andarci
-Basta che sai la strada… La macchina ce l’ho io…ci troviamo domenica alle 14 qui davanti alla scuola…
Sandro questa volta è stato puntuale e siamo partiti in perfetto orario con la sua auto, una FIAT 850 verde acqua… nel locale io ero un autentico pesce fuor d’acqua per cui mi sono accodato a lui, che invece in meno di mezz’ora aveva sondato tutti i tavolini con ragazze sole. Grazie a lui abbiamo rimorchiato due ragazze di Alessandria, Marika e Arianna…dopo dieci minuti eravamo in pista a ballare i lenti, lui dopo qualche minuto era già lingua in bocca con la mano dentro la sua camicetta, io ero impacciato, rosso come un peperone e non riuscivo ad approcciare un discorso. Abbiamo bevuto qualcosa, abbiamo fatto un secondo giro di lenti quando Sandro, d’accordo con la sua dama ha sentenziato
-Mi hanno detto che qui vicino c’è il Tanaro…andiamo fare un giro in riva al fiume…
Siamo partiti in macchina, lui davanti con Marika, io dietro con Arianna…ha parcheggiato sotto una grossa quercia in riva al fiume e ha immediatamente continuato a perquisire il corpo della sua compagna; Arianna aveva capito che l’imbranato della coppia era capitato a lei ma sicuramente le ero simpatico perché mi è venuta vicino e ha appoggiato le sue labbra alle mie…non avevo mai baciato una ragazza, ero letteralmente nel pallone, e irrigidendomi rispondevo goffamente alla sua lingua che cercava di infilarsi nella mia bocca. Ho sentito il rumore della zip dei pantaloni di Sandro che si apriva e la macchina ha cominciato a sobbalzare leggermente…accidenti Marika gli stava facendo una sega. Realizzata la cosa Arianna, che forse voleva mettersi in competizione con l’amica ha infilato la sua mano nella patta dei miei pantaloni e ha abbassato anche la mia cerniera infilandoci immediatamente la mano. Ha prontamente cercato il mio uccello ma ha avuto difficoltà perché si era ritirato in modo ignobile dall’emozione. Sentivo Sandro che sospirava verso Marika “Così…così…cazzo se me lo meni bene…” Con lo sguardo ho puntato lo spazio tra i due sedili anteriori e spostando leggermente il capo ho inquadrato la mano di Arianna che lo segava. Cazzo…Sandro era un superdotato… quando la ragazza abbassava la mano compariva una cappella gonfia come un palloncino, turgida in modo impressionante; l’unico uccello che avevo spiato era stato quello di Mario in riva al fosso ma non c’era paragone. Ero letteralmente estasiato da quella visione, il desiderio che provavo verso Mario di toccarglielo, era con Sandro decuplicato; quella cappella violacea e gonfia del mio nuovo amico non solo l’avrei palpata ma l’avrei addirittura anche succhiata molto volentieri. Nel vedere quello spettacolo il mio cazzo ha cominciato a indurirsi, con estrema soddisfazione di Arianna che convinta che quel risultato era frutto dei suoi palpeggiamenti ha cominciato anche lei a menarmelo. Non staccavo lo sguardo dal cazzo di Sandro, che a un certo punto con un urlo ha cominciato a godere prepotentemente. I primi due schizzi sono partiti come una raffica di mitra e sono andati ad infrangersi addirittura sul vetro anteriore dell’auto, per poi continuare ad eiaculare in modo più moderato ma senza soste dentro la mano di Marika. Nel vedere quella sborra calda e vischiosa che usciva come lava da un cratere di vulcano la mia eccitazione è salita alle stelle e ho cominciato a venire anch’io imbrattando la parte posteriore del sedile su cui era seduto Sandro.
Ero mortificato e prendendo il fazzoletto ho cercato di ripulire il tutto, mentre Arianna mi sorrideva e mi porgeva la mano gocciolante perché gliela ripulissi. L’ho fatto, meravigliandomi dalla quantità di sperma che avevo eiaculato…era stata sicuramente la più grande sborrata della mia vita. Arianna mi ha abbracciato nuovamente e ha cercato di nuovo di infilarmi la lingua in bocca, ero talmente eccitato che questa volta ho risposto al suo bacio con totale passione.
Abbiamo riportato le ragazze al parcheggio della discoteca dove avevano la loro auto e avuto conferma che ogni domenica loro erano lì siamo tornati ad Asti. Per la strada Sandro era euforico, mi guardava e battendomi la mano sulla spalla, continuava a ripetermi
-Pino… tempo quindici giorni e quelle due ce le scopiamo…credimi…
Per lui era una previsione fantastica, per me invece letteralmente traumatica…avevo appena avuto la conferma che io ero attratto dai maschi e il solo pensiero di trovarmi davanti alle cosce aperte di Arianna mi faceva già tremare di paura. Durante la settimana ero letteralmente terrorizzato da quella eventualità e stavo già cercando tutte le scuse plausibili per non andare alla domenica in discoteca, quando è successo un fatto assurdo che però mi ha tolto da quel tremendo imbarazzo. Al giovedi mattina avevamo due ore di fisica, l’insegnante era una trentenne da sballo che aveva letteralmente conquistato Sandro; dal nostro banco in prima fila il mio amico le sbirciava le gambe sotto la cattedra e sudava dall’eccitazione accarezzandosi spesso e volentieri la patta dei pantaloni in preda a una erezione di tutto rispetto…mi ha sussurrato all’orecchio “ Sta troia mi provoca, lo fa apposta, la diverte…ho addirittura l’impressione che sia senza mutande, mi sta facendo impazzire…vado in bagno a farmi una sega…” ha alzato la mano e ha chiesto il permesso di andare in bagno. La prof che oltre ad essere uno schianto era pure una stronza gli ha risposto in tono secco
-Aspetta che finisco questo concetto…
Sandro che di quel concetto se ne fregava altamente ha insistito
-Io devo andare urgentemente in bagno
-E cosa sarà tutta sta fretta, quale bisogno così impellente puoi avere…cerca di stare attento se vuoi recuperare la media dopo quel quattro che ti ho affibbiato la settimana scorsa
Lo spirito ribelle di Sandro ha preso fuoco, si è alzato in piedi e fregandosi volgarmente l’uccello da sopra i pantaloni ha replicato
-La cosa impellente è che devo andare a farmi una sega perché è un’ora che mi provochi accavallando le gambe in continuazione, la cosa ti diverte e per eccitarmi non ti sei messa nemmeno le mutande; per quanto riguarda invece il tuo quattro me ne fotto assolutamente e ti consiglio di infilartelo nel culo…
La prof è improvvisamente avvampata diventando rossa cianotica, si è alzata di colpo dalla cattedra, ha aperto la porta e ha cominciato ad urlare
-Bidello!!! Bidello!!! Chiami immediatamente il preside…Questo allievo deve essere immediatamente espulso…
Nel corridoio le urla hanno fatto nascere un brusio di sorpresa con la porta di tutte le aule che si sono improvvisamente aperte…Dopo qualche minuto è arrivato in classe il preside col bidello, la prof balbettando ha spiegato l’increscioso fatto e il preside ha chiesto a Sandro
-Se ciò che dice la signorina è vero lei non metterà più piede in questo istituto, ho voluto darle una ultima possibilità ma avevano ragione i miei colleghi di Torino.
-Mi provoca da settimane signor preside, è un’ora che mi allarga le gambe ed è senza mutande, controlli pure…
Sandro è uscito dall’aula accompagnato dal bidello, tra lo stupore e le risa di tutto il Liceo…Il sabato all’uscita dalla scuola l’ho trovato sulla sua 850, mi ha salutato abbracciandomi
-Sei l’unico con cui ho legato in questo posto di merda…mi mancherai…se riesco il prossimo anno voglio iscrivermi in un istituto tecnico, se scelgo Asti ci rivedremo.
Il suo abbraccio era stato solo amichevole, ma tra le sue braccia ho avuto una erezione improvvisa…avrei voluto dirgli tante cose, di cosa stavo provando per lui, ma non ne avevo il coraggio per cui l’ho guardato allontanarsi con la tristezza nel cuore, sapendo che difficilmente l’avrei ancora rivisto. Il ricordo del suo uccello super dotato è stato il ricordo che per mesi ha accompagnato le mie seghe di solitario eremita.
Con la partenza di Sandro mi sono isolato nel mio mondo apatico, composto esclusivamente di casa e scuola per l’ennesima volta. Una domenica avevo evitato l’invito dei miei genitori di seguirli in un mercatino delle pulci in Monferrato, vedere mobili tarlati e sedie sgangherate non mi interessava minimamente; ero solo in casa e mi annoiavo a morte, mi sentivo soffocare, sono andato sul balcone a prendere una boccata d’aria, sui fili era steso il bucato ad asciugare, sono rimasto colpito da alcune mutandine di mia madre che poi non erano nemmeno spinte e mi ha preso un improvviso desiderio. Sono andato nella sua camera, ho cercato il cassetto del comò dove ritirava la biancheria intima, mi sono spogliato completamente e ho indossato un completo rosso fuoco. Specchiarmi con addosso l’intimo femminile mi ha letteralmente estasiato. Il reggiseno penzolava per la mia assoluta mancanza di seno, le mutandine coprivano a malapena le mie palle, ma io mi guardavo affascinato mimando movimenti femminili che mi esaltavano alla grande. Il mio cazzo si è indurito come il marmo, ero ridicolo con l’uccello completamente fuori dal tessuto che non riusciva a contenerlo, ma io ero al massimo della libidine e mi sono fatto una sega quasi violenta esaltandomi al massimo nel vedere la mia eccitazione riflessa nello specchio. Sono venuto con un urlo liberatorio chiazzando completamente lo specchio con schizzi di estrema intensità. Non avevo mai goduto così appassionatamente, ho pulito tutto perfettamente ritirando l’intimo nello stesso modo in cui l’avevo trovato… per la prima volta dall’addio a Sandro mi sono sentito completamente appagato. Da quel giorno ogni domenica mi dedicavo a quei momenti intimi particolari che mi portavano a godere in modo esagerato, migliorando col tempo le mie movenze femminili e scoprendo che la mia eccitazione saliva ancora più in alto se indossavo delle calze autoreggenti di nylon. Sentire il tessuto lucido e velato che saliva sulle mie gambe mi esaltava come non mai, mi sentivo realizzato e quella euforia interna mi prendeva talmente tanto che avevo trovato il coraggio di comprarmi dei completi intimi particolarmente spinti in negozi della città, fingendo che erano regali per una mia ipotetica fidanzatina. Davanti allo specchio mi illuminavo di un narcisismo insospettato e gioivo nel vedere il mio corpo nudo riflesso. Per la prima volta “mi piacevo” e scoprivo pian piano la mia vera identità senza vergognarmene. Più passava il tempo e più sentivo però la voglia di giocare, di toccare, di baciare un cazzo…
A maggio eravamo stati dai miei nonni paterni Armando e Costantina per la cresima di mio cugino Ezio e per la prima volta i miei genitori mi avevano lodato pubblicamente per la ormai certa promozione. Il rapporto con loro non era certo idilliaco ma era nettamente migliorato e cominciavamo a ragionare su che indirizzo universitario scegliere una volta raggiunta la maturità. Per l’estate c’era da sistemare la nostra abitazione con la sostituzione degli infissi, mi avevano invitato ad andare con loro in Mongolia per lasciare l’alloggio libero per le migliorie; ma l’Asia tanto amata dai miei a me non diceva proprio nulla per cui sono stato invitato dai nonni a passare le ferie da loro, che vivevano in campagna appena fuori da un paesino vicino ad Alba. A maggio il luogo mi era piaciuto, così ho accettato l’invito e alla fine di luglio i miei mi hanno portato da loro. Dovevano essere ferie all’insegna della tranquillità, tendenti a caricare le pile per il mio ultimo anno di Liceo e l’esame di maturità. In realtà sono state ferie molto intriganti. Nonno Armando era un ottimo cercatore di tartufi, con un amico di nome Alvise avevano comprato un rustico dove tenevano due cani da tartufo in società, che curavano con estrema passione manco fossero esemplari unici e rari. Nonna Costantina faceva la pensionata, al mattino curava la casa e al pomeriggio andava in paese con la bicicletta ad accudire la piccola Alessia, permettendo alla figlia Paola di fare la cameriera in un bar. Al pomeriggio a volte andavo con il nonno al rustico ad aiutarlo ad accudire i cani, ma spesso rimanevo a casa da solo, e la noia diventava allora la mia peggior nemica. Avevo commesso l’errore di non portarmi nemmeno un completino intimo con cui eccitarmi davanti allo specchio, così che un pomeriggio che sentivo il desiderio di giocare con il mio corpo mi sono infilato nella camera della nonna alla ricerca di sua biancheria intima per trasformami in piacente donnina. La scelta era limitata, con completi molto innocenti e rigorosamente bianchi…ho scelto il meno casto e l’ho indossato davanti allo specchio dell’armadio; non mi sentivo particolarmente sexy per cui ho cercato di migliorare l’aspetto mettendomi anche del rossetto e della cipria. Ora assomigliavo a una di quelle vecchie puttane da bordello di infimo ordine, ma mi piacevo…mi piacevo molto!!! Ho cominciato ad accarezzarmi, all’inizio lentamente poi con sempre più libidine…era molto che non giocavo con me stesso e l’eccitazione era smodata…ogni tanto mi smanettavo il cazzo ma poi tornavo ad accarezzarmi; quel mio trucco spinto era arrapante e volevo ammirami con calma certosina. Avevo perso il senso del tempo giacendo in uno stato di pseudo ipnosi che mi ha portato quasi ad estraniarmi dal mio corpo così che non ho sentito il motore della macchina del nonno che era tornato. Quando ho sentito i suoi passi in cucina era troppo tardi, la porta della camera si è aperta e io con l’uccello duro in mano sono rimasto di sasso nel vederlo apparire. Sono letteralmente avvampato, lui ha strabuzzato gli occhi, mi ha guardato qualche secondo per realizzare che non stava sognando, poi è tornato indietro e dopo aver chiuso con lentezza la porta mi ha detto
-Vedi di ricomporti che tra un po’ arriva tua nonna…
A tempo di record ho riposto la biancheria intima al suo posto, mi sono struccato e mi sano lavato. Quando sono andato in cucina il nonno stava preparando il tavolo per la cena…arrossendo di vergogna sono riuscito a dirgli con un filo di voce
-Ti chiedo scusa nonno…non so cosa mi abbia preso…
-Tranquillo…confida nel mio silenzio…se vorrai domani mi spiegherai…
Durante la cena, mentre la nonna raccontava le marachelle della piccola Alessia, il mio sguardo fissava spesso il nonno, ma lui era divertito dai racconti della moglie, era sereno e se incontrava il mio sguardo sorrideva spensierato senza farmi pesare il fatto successo poco tempo prima. Dentro di me lo ringraziavo ma mi rendevo conto che all’indomani gli avrei dovuto delle spiegazioni. Dopo il pranzo del giorno dopo come la nonna ha inforcato la bicicletta per andare in paese, il nonno si è seduto accanto a me sul divano ma senza dirmi nulla si è messo in paziente attesa della mia spiegazione. Il suo comportamento mi rasserenava, mentalmente lo ringraziavo e per la prima volta ho trovato il coraggio di confessare a qualcuno la mia sospetta omosessualità
-Nonno penso che mi piacciono gli uomini…
Lui senza dimostrare una reazione di stupore con voce calma e pacata mi ha chiesto
-Lo pensi o ne sei sicuro?
Era una domanda tremendamente profonda a cui sinceramente non sapevo dare risposta, ho pensato che lui dall’alto dei suoi sessantadue anni avrebbe potuto aiutarmi a vedere bene dentro di me e darmi dei consigli per cui mi sono aperto totalmente e gli ho fatto un perfetto resoconto delle mie scarse esperienze, raccontandogli dei miei dubbi; dai miei turbamenti giovanili verso nonna Maria alle mie seghe con Mario. Dalla perversione di eccitarmi per suor Eusebia a quelle recenti di trovare piacere nel travestirmi da donna; per finire con la morbosa attrazione provata per Sandro con la speranza remota di vederlo ancora. Lui ha ascoltato in silenzio, fissando il pavimento ma senza perdersi una sola parola del mio resoconto…vederlo così lo sentivo dalla mia parte, con un filo di voce gli ho chiesto
-Non provi vergogna nel sentire che hai un nipote gay?
-Lo dici come se essere gay fosse un peccato capitale, così manchi di rispetto verso te stesso…
-Nonno non essere troppo buonista, mi giustifichi e mi rincuori solo perchè sono tuo nipote, sono io che sento però attrazione verso gli uomini, questo non so se puoi immaginare cosa realmente sia, di come ci si sente dentro l’animo…di quanto mi vergogno nel desiderare di toccare, di palpare, di succhiare il cazzo di Sandro, e non avere il coraggio di confessarglielo
-Cosa ne sai tu degli altri…sono sofferenze che magari anche chi ti circonda ha provato e magari ancora prova…
-Si… stai a vedere che adesso mi dici che anche a te piacciono gli uomini…
-Ho sposato tua nonna che ero un ragazzo con i tuoi stessi dubbi…ho fatto due figli come ogni rispettabile padre di famiglia…ma da parecchi anni ho una relazione con il mio socio, sposato pure lui, con un passato simile al mio, un rapporto duraturo che mai ha minato e mai minerà i nostri matrimoni…ma che entrambi ci realizza pienamente sotto l’appagamento sessuale
-Vuoi dirmi che…
-Si… voglio dirti quello…sono un bisex e non me ne vergogno, ho piacere a scopare ogni tanto tua nonna ma ho più piacere a fare sesso con lui…mi hai vagamente raccontato le tue scarse esperienze, ebbene col tempo te le farai…
-Ho quasi diciott’anni, mi piacciono gli uomini e non ho mai provato il piacere di baciarne uno, non sono mai stato accarezzato da un uomo, non ho mai accarezzato un uccello…
-Per te è tanto grave questo…
-Certo!!! Spero che Sandro a settembre torni ad Asti, ma se anche succedesse sarei di nuovo nel pallone…non saprei nemmeno dove cominciare…e poi magari abbozzando qualcosa con lui scoprirei poi che non sono gay come penso.
A quel punto il nonno si è fatto improvvisamente serio, ha abbandonato il suo tono pacato e con voce quasi adirata ha cominciato a sbottonarsi la patta dei pantaloni e tirandolo fuori mi ha detto
-Se il tuo problema è questo allora… eccoti un cazzo… pensavi che nel vederti mezzo nudo con l’uccello duro in mano io mi fossi vergognato di te, ebbene sbagli, mi hai eccitato e scoprire il tuo lato oscuro mi ha spinto a guardarti con desiderio, in quel momento non eri mio nipote ma un bel giovane voglioso di sesso. Non sai cosa proveresti nel prendere un uccello in mano? allora togliti quel dubbio, dimentica che sono tuo nonno e menamelo. Ho allungato la mano ma a pochi centimetri dal cazzo mi sono bloccato, il nonno allora me l’ha presa e con estrema decisione mi ha costretto ad impugnargli l’uccello, come ho sentito la sua carne pulsare ho sentito un brivido percorrere tutto il mio corpo, era una sensazione fantastica, specie nel sapere che quel cazzo vibrava per il piacere del contatto con la mia destra. L’uccello di Armando ha cominciato a rizzarsi in tutta la sua maestosità, ricordo che quando avevo visto sulla macchina il cazzo di Sandro ero rimasto sconvolto per la sua notevole proporzione, ebbene quello del nonno non aveva niente di meno…anzi visto così da vicino sembrava ancora più imponente. Ho avuto un attimo di riflessione: erano Sandro e il nonno dei superdotati o eravamo io e Mario con misure ridotte... Armando all’inizio ha accompagnato la mia mano dandole il giusto ritmo ma poi ha staccato la mano, ha appoggiato la nuca sul cuscino del divano e fissando il soffitto con aria trasognata ha cominciato a godersi la mia mano
-Sembra quasi impossibile che sia la prima volta che tiri una sega, hai una mano morbida…Pino sei fantastico…
Quei complimenti mi hanno riempito di orgoglio e mi sono impegnato ancora di più per soddisfare le sue aspettative, il nonno ha cominciato ad accompagnare le mie menate con dei gemiti di piacere, io non staccavo lo sguardo dalla sua cappella che ormai era rossa violacea dal piacere e pulsava a mille; se ne è accorto
-Ti piace menare il cazzo eh?
-Da matti nonno…nemmeno quando mi sego io provo un piacere così intenso
-Non hai voglia di baciarmelo? Guarda come pulsa…dai…assaggialo un po’
Sono rimasto un po’ pensieroso…ma si è trattato solo di qualche secondo, poi ho abbassato il capo, ho avvicinato la bocca e ho cominciato a dare dei leggeri baci a quella cappella che sembrava una prugna matura…Il nonno ha gradito molto…
-Ohhhhh…bravo…bravo…così…ora succhia…succhia!!!
L’ultimo “Succhia!!!“ l’ha detto con un tono di comando, quasi con rabbia, come un ordine al quale dovevo obbedire…ed io ho obbedito!!! Il gusto del suo cazzo mi piaceva, altro che se mi piaceva… non sapevo definirlo, ma lo qualificavo come sapore di uomo. Ora la cappella pulsava dentro la mia bocca ed era una sensazione fantastica, a volte allentavo la pressione della bocca per prendere aria ma il nonno mi aveva messo la mano sulla nuca e mi obbligava a spompinarlo…i suoi gemiti erano ora autentici grugniti
-Dai che sto per venire…non staccare la bocca…dai che vengo…bevi tutto…
La mia bocca è stata improvvisamente invasa da una autentica ondata di sborra densa e calda, dopo due getti non riuscivo più a ingoiare, mi sentivo soffocare e ho cercato di staccare la testa, sono riuscito solo ad evitare alla mia gola il terzo schizzo che mi ha letteralmente colpito la faccia ma poi Armando mi ha di nuovo bloccato la nuca e mi ha costretto ad ingoiare tutto il resto
-Cosa vuoi fare frocetto…devi berla tutta…su…dissetati…senti che bel gusto che ha…è pappa buona…
Quando finalmente ha finito di vuotarsi le palle ho finalmente potuto respirare, ancora qualche secondo ed avrei sicuramente vomitato… ho staccato finalmente la bocca ma il mio sguardo è rimasto però a fissare ancora la cappella dalla quale continuavano a fuoriuscire le ultime gocce di sperma con una lentezza armoniosa come le ultime colate di lava che chiudono l’eruzione del vulcano. Il nonno era provato, sudato, spossato, ma con gli occhi estasiati…l’avevo fatto godere alla grande e ne ero entusiasta.
-Ti chiedo scusa di averti chiamato frocetto…ma ero al culmine del piacere, non me ne sono reso conto…scusami ancora…
-Nonno non scusarti…forse non ci crederai ma nel sentire quel mezzo insulto ho provato un certo piacere, una certa eccitazione…
-Ti è piaciuto sbocchinarmi?
-Certo!!! Lo puoi dire!!! Una bellissima esperienza!!! Guarda se non è vero…
E dicendo così ho mostrato la patta dei miei pantaloni gonfia per una prorompente erezione dovuta al piacere di aver fatto il mio primo pompino…Armando mi ha guardato, ha sorriso, poi con la mano mi ha sbottonato e calato pantaloni e mutande liberando il mio uccello; ho guardato se il suo sguardo rivelava una triste sorpresa nel vedere che non avevo un ramo nodoso come il suo, nel vedere però nessuna reazione negativa ho provato un grosso piacere. Il nonno mi ha fissato e mi ha detto
-Sali in piedi sul divano, scavalcami con una gamba e mettimi l’uccello davanti alla bocca ora tocca a me…
Sono rimasto sorpreso, lui se ne è accorto ma con un gesto del capo mi ha invitato a posizionarmi come mi aveva chiesto, come gli ho puntato il cazzo in faccia se lo è fatto scivolare in bocca…sentire il calore della sua gola è stato sublime… ora ero io che avevo rovesciato gli occhi al soffitto e volevo godermi la sua lingua…aveva appena cominciato a sbocchinarmelo quando il suo dito medio si è intrufolato in mezzo alle mie chiappe; dapprima lo ha roteato intorno al mio buchino poi ha cominciato a infilarmi il polpastrello e io sono salito ai sette cieli e sono venuto immediatamente, era il primo pompino che mi facevano e non me lo ero nemmeno goduto… non ho detto nulla, odiavo fare la figura del pivello, Armando sicuramente aveva capito ma ha taciuto. Ci siamo lavati insieme, poi abbiamo cominciato a preparare il tavolo per la cena. Spesso mi puntava con gli occhi con uno sguardo interrogativo, cercava di capire cosa provavo ora a mente fredda dentro di me…
-Ti è piaciuto il dito nel culo vero
-Molto…
-Se ti va domani possiamo andare al rustico e potrei metterti qualcosa di più grosso dentro…
Non ho risposto, ma il mio sguardo lo ha guardato con fiducia e senza terrore…il porco aveva capito!!!

Il giorno dopo mentre pranzavamo Armando ha detto alla nonna
-Oggi tocca a me accudire i cani, Pino viene con me al rustico a darmi una mano nel risistemare le cucce…
Poi mi ha guardato con uno sguardo divertito di intesa. Come nonna Costantina ha preso la bicicletta per andare dalla figlia, il nonno mi ha detto…
-Su andiamo muoio dalla voglia…però vai su e prendi il rossetto e quel completo intimo che indossavi l’altro giorno…ti voglio bello…
Ho obbedito e siamo saliti in auto, dopo una decina di minuti eravamo al rustico, abbiamo preparato la zuppa ai cani a tempo di record, poi siamo entrati nell’interno della costruzione,
-Su indossa il completo intimo della nonna e truccati, penso spesso a come eri intrigante quel giorno…
In due minuti mi sono spogliato, messo su il rossetto e indossato il completo intimo…lui mi guardava con uno sguardo allucinato e io nel vederlo così eccitato ho avuto una erezione di tutto rispetto. Come mi ha visto così agghindato si è calato braghe e mutande e mi ha fatto inginocchiare davanti a lui, mi ha portato la testa sotto l’uccello che era già dritto come l’asta di una bandiera e mi ha detto
-Su leccami bene le palle…così agghindato sembri una vera puttanella e le puttanelle non hanno limiti…
Mi sono messo d’impegno, la cosa mi eccitava e sentire il sapore di quei due coglioni gonfi in bocca mi arrapava un casino…mentre glieli leccavo sentivo il mio cazzo pulsare a mille
-Bravo Pino…bravo…hai una lingua che sembra un piumino…leccamele bene…
-Si nonno mi piace leccartele, sanno di uomo vero
-Non chiamarmi nonno non mi va… chiamami Armando
-Va bene Armando…però dimmi ancora che sono la tua puttanella…mi eccita sentirtelo dire…
-Va bene puttanella…Ora però passa a sbocchinarmelo un po’, così me lo lubrifichi…
La cappella di Armando ormai era gonfia al massimo e ho dovuto faticare per farmela sparire in bocca completamente, una volta riuscito però il suo gusto ha cominciato a elettrizzarmi come se fosse rosolio…
-Tu sei un bocchinaro nato…però se non rallenti ti sborro in bocca…sarebbe un grosso piacere ma io oggi voglio sverginarti quel meraviglioso culetto…staccati e mettiti sul tavolo…
Ho obbedito e mi sono sdraiato col petto sul tavolo rimanendo col culo sul bordo del piano, il nonno ha preso una tazzina di olio e ha cominciato a ungermi il buco, sentire il polpastrello che mi ungeva era una delizia, quando però ha cominciato a spingermi dentro la cappella la cosa è diventata problematica; ha provato diverse volte a impalarmi ma il dolore era per me insopportabile…quello non era un uccello normale, era un ramo d’albero nodoso. Nel sentire le mie smorfie di dolore Armando alla fine si è arreso, mi ha guardato sconsolato
-Lo temevo, mi era già successo un’altra volta, non ho mai potuto sverginare nessuno…hai bisogno di un cazzo di dimensioni più ridotte che ti dilati più dolcemente…Vedo che sei deluso, che ti sentivi pronto a fare quella nuova esperienza, se proprio la vuoi posso chiamare Alvise è lui il mio amante, è molto meno dotato di me… una volta che ti aprirai poi potrai prepararti a prendere il mio…Ti va?
-Mi va si…se non ne approfitto adesso quando potrò chiarire tutti i miei dubbi.
Armando è andato al telefono e ha chiamato il socio…
-Alvise se non hai impegni vieni al rustico c’è da divertirsi…
Dopo un quarto d’ora il moroso del nonno arrivava, l’avevo visto di sfuggita a maggio per la cresima, era un ometto magro, con uno sguardo allegro, nel vedermi si è stupito ma quando il nonno gli ha spiegato la cosa mi ha guardato con felice incredulità. Hanno cominciato ad accarezzarmi entrambi e sentire le loro mani delicate e leggere che accarezzavano tutto il mio corpo mi hanno riacceso quell’entusiasmo che mi aveva abbandonato mezz’ora prima, Alvise si è denudato completamente, il suo cazzo era già duro, di dimensioni leggermente più ridotte del mio, la cosa mi ha fatto molto piacere, sia perché scoprivo che il mio timore di essere microdotato era da dimenticare, sia perché il mio primo passo verso la vera omosessualità lo potevo affrontare con serenità. Il nonno mi ha fatto spostare dal tavolo al divano e mi ha fatto mettere a quattro zampe, lo sguardo di Alvise dimostrava che era attratto dal mio giovane corpo, si è spostato dietro di me e ha cominciato a leccarmi il buco del culo, infilandomi la lingua senza remore e cercando di insalivarmi il buco. Quando la sua lingua ha cominciato ad entrare dentro di me scivolando come nel burro mi ha puntato l’uccello e ha cominciato ad incularmi…le sue dimensioni erano molto più ridotte e pian piano ha cominciato ad entrare dentro di me. Quando gemevo rallentava e riprendeva a penetrarmi solo quando ero tornato a rilassarmi; il nonno seguiva tutto con invidia, avrebbe voluto essere lui là dietro e impalarmi, quando ha capito che il mio sfintere aveva ceduto e Alvise aveva raggiunto il suo obiettivo si è posizionato davanti a me e mi ha infilato il cazzo in bocca…il suo cazzone si è spinto fino in gola a ho ripreso il pompino che avevo interrotto un’ora prima. Man mano che passava il tempo il cazzo di Alvise entrava in me sempre più agevolmente e le mie smorfie di fastidio cominciavano a trasformarsi in gemiti di piacere, ora ero in pieno godimento con il suo uccello che mi riempiva piacevolmente il culo e quello del nonno che mi scopava la bocca. Quando ho sentito che entrambi stavano accelerando il ritmo ho capito che di lì a poco mi avrebbero riempito culo e bocca di sborra. Sentivo che ero completamente in loro potere ma la cosa mi esaltava; avevo ancora il reggiseno della nonna addosso, le labbra con il rossetto slabbrato dalle pompate del nonno in bocca, mi sentivo una puttana che desiderava solo godere. Il primo a venire è stato Alvise che con un urlo è esploso dentro il mio culo, nel sentire quell’ondata di sborra calda invadermi tutto ho sentito le mie gambe tremare, poi ho sentito la sua mano circondarmi il ventre, raggiungere il mio cazzo duro e menarmelo a velocità supersonica…è stata una sega talmente veloce e intensa che dopo qualche smanettata mi ha fatto sborrare di gusto, proprio mentre Armando ha cominciato a farmi in gola un gargarismo di sperma rovente. Ci siamo accasciati sul divano completamente distrutti ma appagati con i tre uccelli gocciolanti. Il nonno ha rotto il silenzio rivolgendosi al suo amico
-Avevi sempre rimpianto di non aver mai sverginato nessuno e oggi hai rotto il culo a mio nipote…ringrazia tua moglie che non ha voluto andare al mare per le ferie, guarda cosa ti saresti perso…Ora abbiamo dieci giorni per soddisfare completamente questa giovane puttanella…e vedi di allargargli il buchino perché prima che vada a casa voglio infilarci dentro anche il mio cannone.
E questo si è verificato… ogni giorno è stato un alternarsi di orge a tre dove Alvise non era mai sazio e perennemente arrapato. Quando lo prendeva in culo lui io mi posizionavo davanti al suo viso e lui me lo spompinava, per poi invertire le nostre posizioni, con nonno Armando sempre personaggio dominante ed esclusivamente attivo. Come promesso l’ultimo giorno il nonno ha voluto incularmi, anche se il mio buchino era ormai allargato da giorni e giorni di penetrazioni, all’inizio è stato problematico, ma una volta che quel serpente è entrato in me il piacere è salito alle stelle e ho capito che ne era valsa veramente la pena. Sul pullman che mi riportava a casa stavo seduto di fianco perché il culo mi bruciava…ma mai bruciore era stato tanto piacevole da sopportare.
Ho cominciato così l’ultimo anno di Liceo con una certezza, che da inesperto e timido pseudo gay, ero diventato una puttanella vogliosa pronta a tutto pur di appagare i voleri di due autentici maiali. Nello studio procedevo abbastanza bene, l’unico problema era nato dopo il sorteggio delle materie d’esame dove la seconda prova di scritto era quella di matematica e in trigonometria zoppicavo vistosamente non andando d’accordo con le funzioni degli angoli e dei triangoli. Mia madre era un po’ preoccupata e una sera a cena con tono sollevato mi ha riferito
-Forse abbiamo risolto i tuoi problemi, oggi è venuta in magazzino la mia vecchia insegnante di matematica ora in pensione, per acquistare un armadio di stile barocco; ha trovato ciò che cercava e con uno sconticino mi sono assicurata una decina di ripetizioni sulla tua maledetta trigonometria…questo è l’indirizzo, mercoledi alle 15 inizi…
Il mercoledi seguente alle 15 in punto suonavo all’alloggio della professoressa Simonetta, al sesto piano di un vecchio palazzone del centro. Ero piuttosto teso, nervoso, quando la porta si è aperta sono rimasto sorpreso dall’aspetto della vecchia prof…era un balenottero di oltre centro chili, con un’aria imponente e due seni sproporzionati, ma con un sorriso e un tono di voce solare che me l’hanno fatta prendere subito in simpatia tranquillizzandomi. Siamo andati al tavolo di una grossa sala, per quasi un’ora abbiamo chiacchierato su cosa erano incentrati maggiormente i miei problemi, dopo di che mi ha detto
-Ora ti do tre esercizietti per rendermi conto del tuo grado di preparazione generale, sii sereno e se non ti è chiaro qualcosa non farti problemi a chiedere delucidazioni. I primi due li ho risolti abbastanza agevolmente, sul terzo ho avuto dei tentennamenti; non osavo chiedere aiuto ma lei l’ha intuito e con calma mi ha dato le dritte per superare lo scoglio. Poi me ne ha dati altri tre sulla linea dell’ultimo che mi aveva dato qualche problema, sul primo ho avuto ancora bisogno del suo aiuto, sul secondo ho tentennato ma alla fine l’ho risolto da solo, il terzo infine l’ho risolto con sicurezza estrema, lei mi ha sorriso e ha sussurrato un “Bravo!” che mi ha riempito di orgoglio, dopo di che mi ha accarezzato la mano destra…
-Hai visto? Lo sai che l’ultimo era il più difficile e l’hai risolto senza problemi…io penso che tu sei frenato da un’antipatia interiore verso questa materia ma che tua madre ha forse esagerato sui suoi timori. Ti do questi esercizi da fare… ci vediamo venerdi prossimo… sull’uscio mi ha accarezzato ancora una guancia.
Mentre scendevo con l’ascensore pensavo in modo positivo alla facilità con cui avevo progredito in quei pochi esercizi, ma pensavo anche all’ondata di calore che avevo sentito quando mi aveva dato quelle due carezze, in modo particolare l’ultima sulla guancia.
Il venerdi mentre salivo al sesto piano sentivo di essere rilassato, completamente dimentico del nervosismo che avevo dentro di me solo due giorni prima in quell’ ascensore. Simonetta mi ha accolto col solito sorriso a trentadue denti, ha controllato i miei compiti con estrema soddisfazione e mi ha dato una seconda serie di esercizi
-Ora vediamo di alzare il tiro…e aumentiamo un po’ il grado di difficoltà…mi raccomando stai tranquillo, rilassato…
Rimanere rilassato non era semplice, il mio sguardo era continuamente fisso sul seno della prof, due mongolfiere che erano trattenute con difficoltà da una camicetta bianca stretta e che pareva potessero esplodere da un momento all’altro. Mi ricordavano i seni di nonna Maria, nel vedere quella maestosità mi tornavano alla mente le carezze alla nonna e il piacere che provavo nel farle gonfiare il capezzolo, e quella eccitazione che credevo ormai dimenticata è tornata ad assalirmi improvvisamente portandomi in mezzo alle gambe una erezione di tutto rispetto. Scrutavo con insistenza il rilievo che i capezzoli della prof disegnavano sul cotone teso della camicetta e il cazzo mi pulsava in continuazione. Simonetta ora mi fissava con intensità, la sua mano mi ha accarezzato ancora una volta la mano che teneva la penna che ho lasciato maldestramente cadere sul tavolo…
-Pino siamo in difficoltà?... Vuoi un piccolo aiuto?
-No è tutto a posto…
-Non mi sembra…sei rosso come un peperone…ti do un aiuto per partire col piede giusto…
-No…non sono rosso per la difficoltà dell’esercizio…
La prof a quel punto si è abbottonata il bottoncino che scopriva i suoi seni…
-Scusa…non pensavo che i seni di una vecchia potessero farti questo effetto
-Non è colpa sua signorina…è che mi ricordano una cosa…
-Avevi una ragazza con il seno prosperoso con cui hai avuto una storia finita male?
Senza provare la minima vergogna nel confidare quel segreto, ho aperto il mio cuore a quella sconosciuta e della cosa mi sono stupito
-No…mi ricordano mia nonna…
Nel sentire quella strana risposta anche Simonetta è avvampata…con voce incredula ha incalzato
-Tua nonna?... scusa caro…non pensavo che tu e tua nonna…
-Non mi fraintenda…con mia nonna non c’è mai stato nulla di concreto…è morta che ero ragazzino, era solo una mia infatuazione infantile…
-Caro ragazzo…quale sconforto ti porti dentro… ha allargato le braccia e ha continuato “Vieni lasciati accarezzare…la tua storia mi ha commossa…”
Mi sono alzato dalla sedia e mi sono tuffato tra le sue braccia…avevo dimenticato però che il mio cazzo era in tiro e il gonfiore alla patta dei pantaloni era estremamente pronunciato…la prof se ne è immediatamente accorta, il suo rossore è aumentato intensamente…mi ha abbracciato e ha posato il mio capo in mezzo ai suoi seni, quella afrodisiaca morbidezza mi ha invaso, ho sentito il mio uccello pulsare ancora di più, temevo di venire dentro le mutande senza nemmeno toccarmi… Simonetta ora spingeva il mio viso dentro l’incavo dei suoi due seni, respirava con affanno, era eccitata, non aveva freni e continuava a provocarmi…
-Rilassati ragazzone mio…lascia che io ti consoli…
Il mio naso annusava l’odore di quelle due enormi poppe, sentivo la voglia irrefrenabile di baciargliele, con nessuna donna ero mai arrivato così avanti e nessuna donna mi aveva mai dato una eccitazione così grande…la porcona però stava conducendo un gioco ben definito, programmato, con la mano ha cominciato a palparmi l’uccello…
-Che cazzone duro che hai tesorone mio, per quella nonna dovevi avere una autentica venerazione e il fatto che io te la faccio ricordare mi riempie di orgoglio…
Con la mano pian piano mi ha sbottonato i pantaloni, poi me li ha calati e infine mi ha abbassato le mutande prendendomi in mano il cazzo che continuava a pulsare in modo esagerato…nel sentire la sua mano ho avuto un tremito in tutto il corpo; memore della mia prima esperienza con il nonno in cui ero venuto all’improvviso mi sono staccato da lei per non cadere nel tragico errore, staccandomi Simonetta ha potuto ammirare il mio attrezzo e ha cominciato a urlare
-Che bel cazzo…che bel cazzo…che bel cazzo… intanto ha cominciato a sbottonarsi la camicetta e si è tolta il reggiseno…le sue tettone si sono ammosciate sul corpo ma la loro maestosità mi ha colpito alla grande…
-Io avrò un bel cazzo ma lei signorina ha un seno da sballo, mi ricorda la tabaccaia di Amarcord…quella scena mi ha sempre fatto impazzire
-Ma quale signorina…io per te sono Simonetta… Se le mie tette ti ricordano la tabaccaia succhiamele come in quella scena…leccamele…fammi impazzire
Non aveva ancora finito la frase che mi sono tuffato in quel mare di burro, le baciavo con passione, me le fregavo su tutta la faccia e poi ho cominciato a succhiarle i capezzoli che si sono subito gonfiati a dismisura…
-Sei una furia tesoro mio, una autentica furia…mordimi i capezzoli…mordimeli fino a farmi male…
Ho cominciato a stringerli solo con le labbra, era la mia prima volta, temevo di farle male, ma la porcona era ormai in un’altra dimensione e urlava
-Mordili…mordili…
Obbedivo ma cercavo di mantenere un certo controllo…ma la balenottera sapeva solo dirmi
-Più forte…più forte…di più…di più
Ero trascinato dai suoi ordini e quasi involontariamente glieli ho morsicati con estrema violenza, nel sentire il suo capezzolo schiacciato senza pietà dai miei denti mi sono spaventato a morte e mi sono bloccato tutto impaurito… la prof ha urlato…ma non di dolore…di piacere…
-Così! Così! Mordili senza pietà… mentre io continuavo a torturarle i seni lei si è portata una mano sotto la gonna e ha cominciato a sditalinarsela esplodendo dopo solo qualche secondo in un orgasmo irrefrenabile.
Mentre godeva mi ha preso la faccia, mi ha attirato a se e mi ha messo la lingua in bocca…è stato un bacio indescrivibile…l’unica volta che avevo baciato era stato con Arianna, in riva al fiume, ma non c’era paragone…e si che Arianna era una splendida fighetta giovane, mentre Simonetta era invece solo una vecchia donna cannone. Quando si è staccata da me mi ha guardato stralunata e mi ha chiesto già intuendo la risposta
-Sei mai stato con una donna…?
-No mai
-Vuoi venire a letto e farti sverginare dalla tua insegnante?
-Si…si…lo voglio!!!
In un battibaleno siamo piombati sul letto, Simonetta si è spogliata di fretta, nuda era ancora più imponente… le tette erano gonfie con i capezzoli color rosso intenso, le cosce erano piene di cellulite, la figa completamente rasata con un taglio molto marcato…era la prima volta che vedevo così da vicino il corpo di una donna, era una montagna di grasso ma io la vedevo fantastica…mi ha fatto inginocchiare in mezzo alle sue coscione e ha cominciato a sfregarsi il cazzo sulle labbra fradice per il ditalino che si era sparata…mi guardava come se io fossi il dio della bellezza…e mi supplicava
-Lo so che sei eccitato, lo si vede lontano un miglio ma ti prego resisti, non venire subito, voglio venire con il tuo cazzo duro…
Ci ho messo il massimo impegno…a volte sentivo che stavo per cedere e allora pensavo alla trigonometria, ai seni e ai coseni…fortunatamente la porcona era in piena orbita, ha cominciato a sospirare con intensità, il mio cazzo ora scivolava sul suo spacco e a quel punto mi ha messo la mano sul culo e mi ha spinto dentro di lei…ho sentito un forte bruciore ma poi sono scivolato dentro quella pataccona piena di umori; nonostante il forte bruciore sentivo il calore di quel nido invitante e ho cominciato a pompare…sette, otto colpi sotto i quali la cicciona sbavava e poi ho finalmente cominciato a vuotarmi le palle…Simonetta era in pieno godimento…
-Non fermarti…ancora qualche colpo che vengo di nuovo…così…così…eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!
Mi sono lasciato cadere e sprofondare dentro quel morbido materasso di carne…la prof era fradicia, e ha cercato ancora la mia bocca…anche se la mia euforia era cessata ho accettato volentieri la sua lingua in bocca…ho chiuso gli occhi e ho pensato che stavo baciando mia nonna Maria. Sono rimasto per una mezz’ora a riprendere le forze in quel corpo che mi teneva stretto a se come se temesse che sarei potuto fuggire da un momento all’altro…avrei dormito su quel morbido giaciglio tutta la notte…quando ci siamo alzati mi ha portato in bagno e ha voluto che facessimo il bagno insieme, mi ha insaponato tutto e mi ha attirato a se in mezzo alla schiuma morbida e profumata.
-Spero che non sarai pentito di aver perso la verginità con una cicciona di quasi settant’anni…
-Per niente Simonetta…per niente…
-Se la trigonometria non sarà più tabù per te potremo passare tra le lenzuola ancora parecchie ore di sano divertimento…potrò insegnarti tante cose…Ora vai, è buio…non fare stare in pensiero tua madre.
La trigonometria non è più stata il mio tallone d’Achille… e fino all’esame il letto di Simonetta ne ha viste di cotte e di crude…Adoravo leccarle la figa e bere i suoi abbondanti umori e continuavo a fare paragoni se preferivo quel suo succo di figa o le sborrate in bocca di Alvise e del nonno; e ogni volta che lei mi faceva un pompino mi chiedevo se era più eccitante farselo succhiare da lei o dai due tartufai…non sapevo darmi una risposta…amavo entrambe le cose…con la stessa intensità…ormai ero un bisex convinto, amavo anche la figa anche se solo quella di donne mature e per niente attraenti. Ho preso il diploma, anche se contrariamente alle mie prerogative sono uscito con un misero 38/60; frutto di un tema di argomentazione politica disastroso in cui ho toppato tremendamente rischiando il drastico “Fuori tema!!!” Fortunatamente la trigonometria che doveva invece essere il mio tallone d’Achille è stata la materia che mi ha portato a raddrizzare la media finale. Merito di Simonetta che oltre a spremere il mio uccello e i miei coglioni aveva saputo spremere a dovere anche il mio cervello. Le vacanze le ho trascorse dai nonni dilettandomi in giochi omosessuali di grande livello, tre settimane di sesso estremo dove mi stupivo di come i due ultrasessantenni potessero fare sesso tutti i giorni senza problemi…forse era il mio corpo giovane e la mia disponibilità ad ogni esperienza che li teneva carichi. Tornato a casa ho ripreso a scopare con Simonetta che ne era ben felice, ma si presentava ora il problema relativo alla facoltà universitaria da scegliere, ero incerto, titubante, una sera a cena la mamma affrontò quel tema
-Pino non voglio importi nulla ma vedo che stai brancolando nel buio e voglio darti un mio parere, Ippolito, uno dei notai più famosi della città che ha lo studio in pieno centro, ha comprato un palazzone ad Alassio e lo sta ristrutturando. Io e tuo papà siamo stati incaricati di arredarglielo in quanto è un patito di antiquariato e si fida ciecamente di noi per cui siamo in continuo contatto con lui. La ristrutturazione richiederà parecchio tempo, forse qualche anno, ma ci ha confidato che al termine dei lavori, lui andrà a stabilirsi definitivamente là e lascerà lo studio a suo figlio Dario che ha solo due anni più di te. Prima di smettere avrà bisogno di un praticante fidato che potrebbe essere un domani il braccio destro di suo figlio…E’ una occasione da cogliere, pensaci.
Una volta tanto ho dato ascolto a mia madre e ho scelto così Giurisprudenza…mi son messo d’impegno e ci ho dato dentro alla grande. Volevo bruciare le tappe e arrivare il più presto alla laurea che a quei tempi richiedeva solo quattro anni. Lo studio era diventato lo scopo principale della mia vita, gli unici svaghi che mi concedevo erano la figa di Simonetta e le solite orgette nella terra dei tartufi. Dalla prof comunque è successo un fatto che ha trasformato in positivo la mia personalità. Ogni volta che avevo voglia di lei la chiamavo e lei accettava regolarmente la mia visita. Quel giorno però il suo telefono dava sempre occupato e non rispondeva ai miei colpi di campanello all’ingresso; dalla strada però vedevo che le finestre del suo appartamento erano aperte, per cui ho deciso di salire ugualmente da lei.
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