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Gay & Bisex

Neanche uomo!


di cris35
12.09.2020    |    17.470    |    17 9.6
"Dal canto mio, dopo un periodo forte come quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, chiusi in casa senza poter andare in giro liberamente, le mie voglie..."
Ho sempre diviso la mia vita privata dal lavoro, non ho mai portato i problemi dell’una nell’altro, e viceversa, e questo ha fatto in modo che io abbia vissuto, fino ad oggi, una bella vita.
Da poco superati i quaranta, ho una vita appagante, una bella famiglia, dei figli, un bel lavoro, ben remunerato, colleghi simpatici, ho degli amici, ma non tra i colleghi, con i quali condivido parecchie esperienze, uscite, cene, saltuariamente qualche weekend…
Alcuni di loro sanno della mia bisessualità, con i più intimi, durante questi weekend di relax, abbiamo avuto esperienze in tal senso, il tutto all’oscuro delle nostre famiglie che non sospettano niente, e questo ci permette di divertirci tra noi maschietti, e non poco!
Siamo un gruppetto di amici fidati, riservati, ma questo è un altro discorso…
Al lavoro invece, sono un collega stimato, integerrimo padre di famiglia, ben voluto, senza grilli per la testa, non ho mai fatto il cascamorto con le colleghe, nemmeno le più avvenenti e disponibili, solo qualche battuta tra maschi davanti alla macchina del caffè nei momenti di pausa, tutte a sfondo etero.
Solo che, ultimamente, è stato assunto un nuovo collega, e questi altro non è che un bellissimo uomo, più o meno coetaneo, sempre vestito impeccabilmente, sempre discreto, mai una parola fuori posto, elegante nei modi, forbito nel parlare, di piacevole compagnia, nessuno sa se ha famiglia, anche se ha una fede al dito, è affascinante e misterioso al tempo stesso, curioso….
Dal canto mio, dopo un periodo forte come quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, chiusi in casa senza poter andare in giro liberamente, le mie voglie sono rimaste inespresse, rinchiuse a fatica nel mio corpo, sfogate in fugaci momenti rubati al lavoro, dove, chiuso nel bagno, mi masturbavo pensando a questo o quell’altro mio amico, quando un giorno, un fotogramma, piccolo e fulmineo, dove si vedeva il pacco del nostro nuovo collega, mi ha fatto esplodere in un piacere nuovo, mai provato prima…
Da quel pomeriggio, non riesco a togliermelo dalla testa, ogni qual volta lo incontro nei corridoi, non faccio altro che mangiarlo con gli occhi, con discrezione, s’intende, però la curiosità e la voglia fanno sì che faccio fatica a trattenere l’attrazione nei suoi confronti…
Ma si sa, il destino aiuta gli audaci, e un giorno il momento buono è arrivato, eravamo alla macchinetta del caffè, dopo pranzo, io, due miei colleghi d’ufficio, e lui, a sorseggiare quello schifo che spacciano per caffè, ma che non ha niente a che vedere con esso, e tra una chiacchera e l’altra, il discorso era andato a parare sul servizio militare, in che anno l’avevamo fatto, dove, in che corpo, quanto eravamo bravi a sparare, ed è iniziata una gara sulla precisione nel tiro al bersaglio, tutti noi millantavamo di essere dei cecchini infallibili, il nostro nuovo collega non era da meno, e colto da entusiasmo, ci ha confessato che aveva lo stesso numero di centri con il fucile e con le donne della città, dove ogni sera ne conosceva una diversa e se la portava a letto, noi dopo un momento di imbarazzo, gli abbiamo riso in faccia, soprattutto dopo che ci ha detto che era bravo a letto e ben dotato, e spinto dalla curiosità e da una certa voglia, gli ho detto:
“Neanche uomo se non ce lo fai vedere qui!”
I miei colleghi ed io abbiamo iniziato a ridere, lui un attimo sconcertato, ha mollato un sorriso forzato nel momento in cui gli ho detto che scherzavo, e con una pacca sulla spalla ho sciolto la tensione, però l’occhio non ha perso il momento in cui la sua patta si è gonfiata, mostrando un rilievo di una certa importanza, cosa che ai miei colleghi è sfuggita…
Quel giorno la cosa è finita lì, nei giorni seguenti è seguito un certo imbarazzo, da parte sua, quando incrociava il mio sguardo, abbassava il suo e aumentava il passo…
Ma si sa, il destino aiuta gli audaci, e qualche giorno dopo l’episodio della macchinetta, ci siamo trovati io e lui da soli, per il caffè, e come se niente fosse abbiamo parlato di lavoro, ogni tanto calavo lo sguardo cercando di immaginare cosa potesse celare sotto i pantaloni, all’inizio molto discretamente, poi in maniera sempre più insistente, fino a quando lui si ferma e mi dice:
“Se continui a guardarmelo così, poi mi tocca tirarlo fuori, e per te son dolori!”
“Neanche uomo se non lo fai!” ho risposto io, guardandolo fisso negli occhi questa volta, senza distogliere lo sguardo, cercando di fargli capire che mi sarebbe piaciuta la cosa.
Qualche secondo di silenzio, poi lui si è sistemato il pacco ormai gonfio con un gesto deciso, io mi sono passato la lingua sulle labbra guardandolo fisso negli occhi, sperando che si calasse i pantaloni in quel momento, ma non l’ha fatto, mi ha lasciato li con la voglia e il cerino in mano, con mio sommo dispiacere…
Passati altri giorni, non è successo niente, quando un venerdì pomeriggio, dopo essermi attardato in mensa per colpa di una pratica rognosa, corro a prendere il caffè, e lo ritrovo li, da solo, col bicchiere in mano
“Ti stavo aspettando”
“Ah si, come mai?” faccio io
“Abbiamo un discorso in sospeso io e te…”
“Non credo, visto che non hai coraggio” lo incalzo
“Vuoi vedere che ne ho da vendere di coraggio?”
“Te lo ripeto, neanche uomo se non lo tiri fuori adesso, ma tanto so che non hai le palle” gli sorrido in faccia per schernirlo, con una voglia matta in corpo, con un’erezione che fatico a controllare…
“Ecco, guarda tu stesso se non ho le palle!”
E in un attimo, si tira già i pantaloni, quel tanto che basta per farmi vedere che non porta l’intimo e soprattutto per mostrarmi il suo pene in piena erezione, un cazzo degno di rispetto, con due testicoli rotondi e pieni alla base, la sua mano che lo muove su e giù è ipnotica, non riesco a distogliere lo sguardo…
“Neanche uomo se adesso non me lo prendi in bocca”
La sua voce mi desta, lo guardo negli occhi, allungo una mano per saggiarne la consistenza, è marmo puro, già lo immagino dentro la mia bocca, è caldo, grosso che fatico a tenerlo tutto nel palmo
“Non qui, rivestiti e seguimi” gli faccio io
Così ci avviamo verso i bagni, lo prendo sottobraccio e lo scaravento letteralmente dentro a quello dei disabili che è più grande, chiudo la porta a chiave dietro di me, lui si spoglia nuovamente guardandomi fisso negli occhi, me lo mangerei vivo, il suo pene svetta prepotente davanti a me, la sua mano accompagna la pelle che ricopre il glande su e giù, lentamente, lo vedo ingrossarsi sempre di più, mi tolgo frettolosamente giacca e cravatta, sbottono la camicia, mi inginocchio davanti a lui, gli tolgo la mano e la sostituisco con la mia, inizio a saggiarne la consistenza, è come il marmo, lo prendo in bocca, cerco di arrivare più in fondo possibile, ma mi fermo a metà, di più non riesco, mi stacco, lo lecco, dalla punta ai testicoli, torno su, mi soffermo sulla cappella, lui geme e gradisce il trattamento, mi prende la testa con entrambe le mani e mi affonda il cazzo in gola, poi mi scopa, con veemenza, non è violento, ma è forte, arriva fino a dove non può farmi male, ha voglia di godere ma mi fa capire che dev’essere un piacere anche per me, mi stantuffa per un tempo che sembra interminabile, ha una resistenza encomiabile, io sono in estasy, fatico a contenere il mio piacere, mi slaccio la cintura e tiro fuori tutta la voglia che ho in corpo, inizio a masturbarmi, vorrei venire all’istante, ma improvvisamente sento la bocca svuotarsi, lo guardo, ha gli occhi iniettati di desiderio, mi fa alzare, mi gira, mi fa appoggiare al lavandino, mi divarica le gambe per quanto ci possa riuscire visto che ho i pantaloni alle caviglie, mi allarga le natiche, si china e inizia a leccarmi sulla fessura, il buchetto su tutto, ma non risparmia i testicoli, che son tesi e pronti ad esplodere, non mi tocca mai con le dita, mi lecca e basta, mi penetra con la lingua, non incontra nessuna difficoltà, fino a quando di scatto si alza e mi prende, un colpo secco, lacerante, che mi toglie il fiato, cerco di trattenere un urlo, un po’ a fatica, non mi da il tempo di abituarmi alle sue dimensioni, inizia a muoversi dentro di me, con sempre più velocità, lo sento sbuffare come una locomotiva, tiene un ritmo importante, per parecchi minuti, io vengo, senza toccarmi, sul pavimento, lui sbuffa, con le mani mi stringe i fianchi, mi da gli ultimi colpi secchi, decisi, si toglie, con un movimento veloce mi gira e mi fa inginocchiare, apro d’istinto la bocca, e lui viene su di me, uno, due, tre, quattro schizzi caldi e aspri mi colpiscono, in gola, in viso, sul petto, gli ultimi due li ho ingoiati, perché me lo sono ripreso in bocca, fino a quando non si è svuotato completamente…
“Metterai ancora in dubbio il fatto che io sia un uomo?” mi fa lui una volta rilassato
“Neanche uomo se non mi scoperai ancora!”
A questa mia frase scoppiamo in una fragorosa risata, ci ricomponiamo e usciamo dal bagno, ognuno verso il suo ufficio…

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