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car parking


di Membro VIP di Annunci69.it lastchance
17.02.2007    |    71.148    |    8 9.6
"La situazione mi stava eccitando e mentre succhiavo il membro di mio marito mi bagnavo immaginando sguardi indiscreti che si posavano sul mio sedere..."
Ho sempre saputo che mio marito era un gran porco. Quello che non avrei mai pensato e che mi conducesse per la sua strada sino a farmi diventare più porca di lui.
L’ultima esperienza l’abbiamo avuta in un parcheggio dell’autostrada Torino-Milano.
E’ un grande parcheggio dove si fermano camion ed auto,e di notte diventa un grande dormitorio, e non solo.
Quella sera mio marito arrivato a casa mi ha chiesto se ero stata obbediente, e mi ero fatta bella come mi aveva chiesto. Mi ha fatto spogliare, ha controllato che non ci fosse più una sola traccia di pelo su tutto il mio corpo, se non i miei capelli biondi.
Poi ha cominciato a leccarmi la passera, come solo lui sa fare, dopo dieci minuti avevo perso il controllo ed imploravo che mi prendesse in qualche modo. Ma niente. Dopo altri cinque minuti di coccole ,carezze e baci su tutto il corpo, gli ho detto che ero la sua schiava, che avrei fatto qualsiasi cosa a patto che mi riempisse in qualche modo, in qualsiasi modo e mi facesse godere come quella troia che sono.
Per tutta risposta lui ha tirato fuori il suo arnese e ho cominciato diligentemente a leccarlo ed a fargli un pompino. Ma non era quello che aveva in serbo per me. Ad un tratto mi ha tolto il giocattolo dalle labbra e mi ha detto di mettermi addosso uno dei miei abitini speciali, uno di quelli che abbiamo comprato appositamente per le sere più selvagge. Ho scelto un abitino che lascia scoperta buona parte della schiena, copre a mala pena il mio seno, quando abbottonato, ma che si può sbottonare sino all’ombelico. L’abitino termina con una minigonna aderente di lunghezza appena sufficiente a coprire l’inguine se me ne sto ferma ed in piedi. Se mi muovo…
Naturalmente non ho indossato le mutandine. Tanto se avessi cercato di farlo me le avrebbe fatte togliere.
Ho ritoccato il trucco, e siamo usciti, senza che io sapessi qual’era la meta.
E la meta era il parcheggio di cui ho parlato all’inizio. Abbiamo parcheggiato in un angolo. Michele ha lampeggiato qualche volta con i fari, e poi si è sbottonato i pantaloni e mi ha fatto inginocchiare sul sedile per riprendere il pompino cominciato a casa.
Inginocchiata in quella posizione, era come se fossi nuda. La minigonna finiva a metà delle natiche, ed io ero completamente esposta allo sguardo di chi si fosse avvicinato dal lato della mia portiera, senza che io potessi vederlo. La situazione mi stava eccitando e mentre succhiavo il membro di mio marito mi bagnavo immaginando sguardi indiscreti che si posavano sul mio sedere.
A questo punto Michele mi ha detto: “Sara, spingi indietro il seder fin contro il vetro”. Obbedisco, ma per quanto spinga indietro non riesco a toccare il vetro. In compenso qualcosa tocca la mia passera. Il finestrino è abbassato e qualcuno mi stà leccando la passera che sporge dall’auto.
Penso di ritrarmi, ma poi… al diavolo sono qui per questo no?
Dopo qualche istante la lingua è sostituita da un bastone di carne ben più consistente. Cerco di veder chi mi sta pompando, ma fuori l’oscurità e totale. Sto quasi per raggiungere l’orgasmo con questo sconosciuto, quando mio marito mi dice di tornare a sedermi e di ricompormi. Lo faccio a malincuore. E non sono l’unica. Subito dopo lui scende dall’auto, e fatto il giro si mette a parlare con qualcuno nell’oscurità. Probabilmente più di uno. Mi dice di tirare su il finestrino e di aspettare buona chiusa in macchina.
Ritorna dopo un quarto d’ora, in cui io a stento mi sono trattenuta dal finire il lavoro cominciato dal cazzo sconosciuto aiutandomi con le sole mani. Mi fa’ scendere e mi accompagna per il parcheggio sino ad un grosso camion, mi fa’ salire nel vano di carico, dove ci sono delle coperte buttate a terra.
Mi dice: adesso mettiti a pecorina, schiava, che è venuto il momento di riempirti come mi hai chiesto.
Non so di chi sia il camion, ma obbedisco. Lui mi assicura polsi e caviglie con delle corde ai ganci che servono per legare il carico. Mi posso muovere, ma non molto, e comunque non posso più andar via se qualcuno non mi slega. Poi mi mette una mascherina davanti agli occhi. Di quelle che servono per schermare la luce quando si vuole dormire. Sono nel buio. E nel silenzio. Poi lui mi parla e sento il suo membro che mi penetra con foga. Mentre mi dice: “ Troia è questo che volevi vero? Ma io lo so che il mio non ti basta, e così ti ho portato altra compagnia. Si sfila lasciandomi un vuoto immenso. Ma un istante dopo sono nuovamente piena. Sento altre voci. Commenti volgari qualcuno incita chi mi stà scopando: “dai fatti la troia, fottila la puttana!” Un altro dice:” Ragazzi qui se la fottiamo una alla volta si fa mattina, io mi faccio la bocca” E mi ritrovo un uccello di tutto rispetto che esplora le mie tonsille, trattando la mia bocca come fosse una seconda figa. Sento l’uomo che mi stà scopando esplodere, io mi sto’ appena scaldando ora. Ma non devo temere viene immediatamente sostituito da un altro uccello. E intanto mi trovo ad ingoiare un fiume di sborra, faccio appena in tempo ad ingoiare tutto e a ripulire la cappella di chi mi ha riempito che si presenta un altro randello di carne. Lo prendo avidamente, adesso soffro solo di non poter vedere niente, ma la sofferenza e subito dimenticata quando dopo qualche altra sostituzione e sborrata, comincia il primo potente orgasmo che mi squassa il ventre e mi fà ribollire il sangue. All’inizio conto quanti mi stanno prendendo, ma dopo il sesto uccello che mi pompa la passera perdo il conto persa nel paradiso dei sensi. Qualcuno non si accontenta della passera, e presto anche il mio terzo buco viene riempito con nuova foga. Per fortuna sono allenata, e la sborra che fuoriesce dalla passera mi ha ormai lubrificato anche il culetto. Non so esattamente quanto dura questa maratona. Ma non moltissimo. Ognuno di questi maschi si scarica dentro di me in pochi minuti. Se non fossero tanti non ci sarebbe speranza di raggiungere un singolo orgasmo: ma sono tanti e ad un certo punto gli orgasmi cominciano ad arrivare a grappolo. La passera mi si contrae ritmicamente, e questo accelera ancora di più la velocità con cui questi porci mi vengono dentro.
Alla fine non arriva più nessuno, mi lascio andare a terra, e mi ritrovo in una pozza umida e appiccicosa.
Mi assopisco. Mi risveglia Michele. Sono slegata, bagnata ed infreddolita. Mi avvolgo in una coperta intrisa di sperma e con Michele raggiungo l’auto. Prima di salire Michele mi fa inginocchiare e mi porge il suo cazzo dicendomi: “hai fatto 19 pompini con ingoio. Vuoi rinunciare forse a fare cifra tonda?” E cosi faccio un ultimo pompino per quella serata. Mi ci vorrà una settimana per recuperare, ma anche questa volta ne è valsa la pena. Ho reso felici una quarantina di camionisti ed ricevuto in cambio uno dei più intensi orgasmi della mia vita.
Mio marito è felice, e io sono sempre più porca. Torniamo verso casa. Io mi assopisco, lui mi guarda ogni tanto con occhi innamorati, ma io lo so, stà già pensando a qualche altra diavoleria che io sarò felice di realizzare per lui e con lui.
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