Racconti Erotici > Prime Esperienze > La dominazione della collega: punita in ufficio
Prime Esperienze

La dominazione della collega: punita in ufficio


di Sheed
24.08.2020    |    22.463    |    7 9.7
"Quella mattina le scrissi un messaggio: “Stasera tu e io restiamo di più in ufficio..."
Qualche giorno dopo averla scopata a casa mia la puttanella mi sfidò apertamente in ufficio. Sapeva che per me sarebbe stata una giornata intensa per via di call, appuntamenti con clienti e presentazioni, ma si presentò con una camicetta nera larga sul collo e appena arrivata alla scrivania per attaccare il computer si piegò in avanti facendo aprire di fatto la camicetta e lasciandomi vedere che non indossava reggiseno, e che aveva i capezzoli già induriti. Mentre stava li piegata ogni tanto mi guardava per capire la mia reazione, sapeva che me l’aveva già fatto venire duro.
A metà mattina poi venne a prendere dei documenti sullo scaffale vicino alla mia scrivania e nel farlo si piegò lasciandomi piena visione del suo culetto: sotto ai pantaloni beige un po’ trasparenti si intravedeva un perizoma scuro. Anche in questo caso il mio cazzo si indurì ma lei non aveva ancora finito perché dopo un po’ che armeggiava tornò a piegarsi e stavolta mi fece vedere che aveva spostato di lato il perizoma, con la fighetta che leggermente si intravedeva e che lei iniziò a toccarsi piano da sopra al pantalone stando attenta a non farsi vedere da altri, e nel frattempo si girò a guardarmi negli occhi. Si girò e andò verso il bagno, sempre lanciandomi degli sguardi, sapendo che non sarei potuto andare da lei.
Le scrissi un messaggio: “Sai già che te ne pentirai.”
La troietta però non aveva ancora finito perché al pomeriggio, poco prima che entrassi in riunione, mi mandò una serie di foto e di minivideo che aveva realizzato in bagno (immagino in pausa pranzo ) in cui si masturbava la fichetta con uno dei vibratori che le avevo regalato, e in cui si sentiva che piano diceva: “che calda sono oggi...”
Per colpa sua mi trovai di nuovo col cazzo duro, poco concentrato alla riunione e con il pensiero fisso di volerla scopare per tutto il resto del giorno.

Dovetti attendere quasi una settimana dopo per riuscire a compiere la mia “vendetta”. Quella mattina le scrissi un messaggio: “Stasera tu e io restiamo di più in ufficio. Ti faccio fare gli straordinari. Avvisa già quel cornuto che fa colazione li con te che non sai a che ora torni. Porta tutti i giocattoli che ti ho regalato e un cambio di vestiti che a una certa ora ti dovrai vestire da troia.”
Non aspettai la risposta e aggiunsi: “Non è una richiesta, è un ordine.” Dopodiché uscii dalla chat e non visualizzai neanche il suo messaggio di risposta.
Quando arrivò in ufficio mi guardò con gli occhi e la testa bassi, non era molto contenta ma non me ne fregava niente. Aveva voluto fare la puttanella, aveva voluto giocare con il fuoco e stasera si sarebbe scottata.
Per tutta la giornata non ci furono contatti, ognuno aveva i suoi problemi lavorativi da sistemare, ma arrivate le 18.00 tutti i colleghi andarono a casa e in ufficio restammo solo noi due. Andai a chiudere le porte per stare più sicuri e le ordinai di alzarsi fin sopra alla vita il vestitino viola con una gonna abbastanza larga a balze che indossava. Mi avvicinai con la mano alle semplici mutandine che aveva e iniziai a darle dei leggeri colpetti a mano aperta sulla figa, dopo i primi urletti vidi che i suoi occhi si erano già fatti languidi, aveva tanta voglia. Così mi fermai e le dissi di andare in bagno a cambiarsi e mettersi i vestiti che si era portata. Quando tornò indossava solo un babydoll grigio semitrasparente senza reggiseno e con un perizoma nero. Era un vero bocconcino ma non mi bastava così le dissi: “Ti sembra di essere vestita da troia come ti avevo ordinato? Sembri più una ragazzina alla prima notte con il suo nuovo fidanzato!” Le diedi un sacchettino con qualcosa da indossare e le ordinai di tornare in bagno a vestirsi. Quando tornò in sala era tutta imbarazzata ma io ero soddisfatto: una specie di trikini che si legava attorno al collo aperto sia sui capezzoli (che si intravedevano già duri) che sulla figa con pressoché un filo dietro che le esaltava il culetto il tutto contornato da delle calze a rete autoreggenti. Uno spettacolo che me lo fece venire duro.

Cercai di resistere e intanto le ordinai di infilare nel culo il plug che aveva già indossato quando era venuta a casa mia e nella figa uno dei vibratori con comando a distanza che feci partire subito a velocità piuttosto alta. Le ordinai anche di mettersi con la faccia verso il muro e le mani intrecciate dietro la testa, la bendai nonostante le sue lamentele e nel frattempo mi spogliai mentre lei già mugolava. Iniziai a togliere e mettere il plug nel culo, lo facevo uscire molto lentamente per poi alternare degli inserimenti rapidi o altrettanto lenti ed estenuanti e nel mentre continuavo a variare la velocità del vibratore. La sua figa era un lago, così decisi di togliere del tutto il plug e inserire anche in quel magnifico culetto un vibratore telecomandato più piccolo. Fece un sussulto quando lo azionai a metà velocità e io ero troppo eccitato e volevo sborrare, così la feci girare e inginocchiare e le infilai il mio cazzo duro in bocca, durai poco e le sparai 5 fiotti densi in faccia prendendola non poco alla sprovvista. Le dissi di spalmarsela su tutta la faccia e lasciarla così dopodiché le ordinai di rialzarsi e rimettersi con le braccia in alto e la lasciai così per parecchio tempo mentre giocavo con i telecomandi dei vibratori, alzando e abbassando l’intensità, fermandoli quando vedevo che stava per arrivare quasi all’orgasmo, facendola piagnucolare e pregandomi di farla venire.
Ad un certo punto suonò a sorpresa il citofono e guardai di chi si trattava anche se non avevo intenzione di rispondere, poi però mi venne un’idea un po’ folle e chiesi chi era ed aprii. Sbendai la troietta e le dissi che era una specie di rappresentante, di indossare il suo vestito e andare a sentire cosa voleva. Mi guardò come se gli avessi appena detto di andare in guerra. Mi pregò e supplicò dicendomi che non l’avrebbe fatto, la minaccia di non parlarle mai più e così si convinse. Con la faccia con qualche segno bianco di sborra seccata, due vibratori accesi al minimo in figa e in culo che emettevano comunque un leggero ronzio udibile se c’era silenzio e le calze a rete che si vedevano sotto il vestito andò dal rappresentante.

Quando tornò dopo qualche minuto era sfigurata dalla vergogna, quasi tremava dalla tensione, mi raccontò che il rappresentante ad un certo punto le chiese se stava bene vedendola con la faccia viola. Forse si accorse di qualcosa perché mi disse anche che ad un certo punto iniziò a guardarla quasi sorridendo, ma lei tagliò corto e riuscì a liberarsene. Questa storia mi aveva fatto tornare il cazzo durissimo, così le tolsi il vestito, le tolsi il vibratore della figa e notai che era ancora più bagnata di prima! Andare a parlare con quella persona l’aveva fatta eccitare ancora di più, il rischio di essere scoperta… allora le infilai il cazzo nella figa con un colpo solo, emise un lungo gemito e io iniziai a dirle di tutto, che era una troia a cui piaceva farsi scopare ovunque, che le piaceva parlare con la gente con i vibratori accesi nella figa e nel culo, che si eccitava che la gente la vedesse con la sborra in faccia. A ogni frase e a ogni mio colpo i suoi gridolini si facevano sempre più intensi, era sempre più tesa ed eccitata, ma la sua punizione non era ancora completa, perché quando sentii di essere vicino all’orgasmo uscii dalla sua figa con un suo “nooo”e faccia triste a corredo, le infilai di nuovo il vibratore e le ordinai di mettersi in ginocchio aprendo la bocca e di giocare con i suoi capezzoli. Vederla sotto di me in quello stato, con gli occhi quasi sbarrati dal godimento mi fece fare un’altra sborrata liberatoria che indirizzai di nuovo sulla sua faccia e sulla sua bocca. Le ordinai di ingoiare e di pulirmi il cazzo sempre tenendo le mani sui capezzoli.
Eseguì tutti gli ordini da troietta come ormai era diventata. Quindi la feci alzare e le chiesi se voleva venire. Mi disse ovviamente di sì, così spensi i vibratori e glieli tolsi nonostante la sua faccia perplessa. Le dissi di rivestirsi come voleva e andare a casa. Che questa sera con me non sarebbe venuta visto che le piaceva far tanto la troia durante il giorno e che se voleva poteva andare a farsi scopare dal cornuto che la aspettava a casa se proprio voleva godere.

Mi guardò con la bocca aperta e gli occhi quasi fuori dalle orbite per lo stupore, era vicinissima all’orgasmo e dopo averglielo negato più volte durante la serata ora glielo negavo totalmente. Non si mosse quasi mentre io ricominciai a vestirmi e preparare le mie cose. Alzando la voce le dissi di muoversi a cambiarsi che dovevamo andare. Mi guardò con aria quasi di sfida, così le andai vicino, le misi la mano sulla figa infilando un dito dentro e la esortai a ubbidirmi e smetterla di sfidarmi se si voleva ancora divertire.
Uscendo si vedeva che non era contenta, ma si avvicinò lo stesso per darmi un veloce bacio e dirmi un grazie
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La dominazione della collega: punita in ufficio:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni