tradimenti
La nipotina scostumata e impertinente


19.05.2025 |
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"Io, che di solito ero un tipo riservato, iniziai a guardarla diversamente..."
C’era una volta … non mi sembra un inizio adeguato. Proviamo con: In un tranquillo paese del Nord Italia, dove le colline si tingono di verde e le stradine di ciottoli raccontano storie di secoli passati, vivevamo io, Marco, e mia moglie Elena. Avevamo una vita semplice ma stabile. Io, un uomo robusto sulla quarantina, lavoravo come guardia notturna in un’azienda di vigilanza, mentre Elena, con il suo sorriso gentile e i modi pacati, passava le giornate in un ufficio. Le nostre routine erano opposte: io sveglio di notte, lei di giorno, ma riuscivamo comunque a incastrare i nostri momenti insieme, come due pezzi di un puzzle imperfetto.Dieci anni fa, la nostra casa si aprì a un’ospite speciale: Luisa, la nipote di Elena. Aveva trent’anni, un fisico minuto, alta appena un metro e cinquanta, non era una bellezza da togliere il fiato, ma c’era qualcosa in lei, un fascino discreto che emergeva quando sorrideva o ti guardava con quei suoi occhi vivaci. Insomma, non una figa, ma una donnina intrigante e con un visino da maiala. Luisa era arrivata da noi con un obiettivo: trovare lavoro e lasciarsi alle spalle un passato ingombrante, fatto di problemi e, soprattutto, di un ex che non riusciva a dimenticare. Noi, da buoni zii, decidemmo di aiutarla.
Il piano era semplice: cercare un impiego temporaneo, magari in un bar o in un ristorante del paese. Quando tornavo dal turno di notte, dormivo giusto qualche ora, poi mi univo a lei nella ricerca. Giravamo per le vie del centro, bussando a ogni porta, e spesso ci fermavamo nei bar per chiedere informazioni. Ma non era solo lavoro: con la scusa di fare due chiacchiere con i gestori, finivamo per ordinare una birra con un goccio di gin, per renderla più interessante. Tra un sorso e una battuta, l’atmosfera si faceva leggera, e tornavamo a casa un po’ brilli, ridendo come vecchi amici.
Luisa aveva un modo di fare che mi piaceva. Era spiritosa, diretta, e con il caldo dell’estate si metteva subito comoda una volta a casa: una maglietta larga, i capelli sciolti, i piedi nudi sul pavimento. Io, che di solito ero un tipo riservato, iniziai a guardarla diversamente. Non era solo la nipote di mia moglie, non più. C’era qualcosa nei suoi gesti, nel modo in cui mi sfiorava la spalla o rideva alle mie battute, che accendeva pensieri che non avrei dovuto avere.
Un giorno, però, tutto cambiò. Era un pomeriggio afoso di luglio, e avevamo bevuto più del solito. Tornati a casa, scherzavamo come al solito, ma l’alcol ci aveva reso più audaci. Luisa inciampò e cadde sul divano della cucina, ridendo a crepapelle. Mi avvicinai per aiutarla, ma tra una risata e l’altra mi tirò verso di lei.
I nostri volti erano vicinissimi, i suoi occhi brillavano di una luce diversa. Non so chi fece il primo passo, ma in un attimo ci ritrovammo avvinghiati, i nostri corpi mossi da un desiderio che non avevo previsto. Fu una sveltina, frenetica e intensa, un’esplosione di emozioni che mi lasciò senza fiato,un’emozione stratosferica, come non ne avevo mai provate.
Le sue labbra erano morbide, calde, un invito a cui non potevo resistere. Mentre la baciavo, sentivo il battito del suo cuore accelerare contro il mio petto. Le mie mani iniziarono a esplorare il suo corpo minuto, scorrendo lungo i fianchi delicati che tremavano sotto il mio tocco.
"Marco..." sussurrò il mio nome con un tono che non le avevo mai sentito prima, carico di desiderio e vulnerabilità.
La maglietta larga che indossava scivolò facilmente quando le mie dita ne cercarono l'orlo. La sua pelle era calda come seta sotto le mie mani ruvide da lavoratore. Ogni centimetro che scoprivo sembrava più prezioso del precedente.
"Non dovremmo..." mormorai, ma le parole suonavano vuote anche alle mie orecchie.
Luisa mi guardò con quegli occhi che ora bruciavano di passione. "Lo so," rispose, "ma non riesco a fermarmi."
Le nostre bocche si incontrarono di nuovo, questa volta con urgenza maggiore. L'aria della cucina era densa, carica di elettricità e del profumo dolce della sua pelle. Il divano scricchiolava sotto i nostri corpi che si cercavano con crescente intensità.
Le mie labbra lasciarono le sue per tracciare un sentiero lungo il collo sottile, assaporando il sapore salato della sua pelle. Sentivo i suoi sospiri trasformarsi in gemiti sommessi mentre le mie mani scoprivano curve nascoste, territori proibiti che non avrei mai dovuto esplorare.
"Elena potrebbe tornare..." sussurrai contro la sua pelle, un ultimo barlume di coscienza che lottava contro l'ondata di desiderio.
Ci ricomponemmo appena in tempo. Sentii la chiave di Elena girare nella serratura e corsi a fare una doccia fredda, il cuore che mi martellava nel petto. Luisa, invece, si mise ai fornelli come se niente fosse, canticchiando mentre preparava la cena. Pensai che fosse finita lì, un errore isolato, un momento di debolezza da seppellire nel silenzio.
Ma il mattino dopo mi svegliai con una sorpresa. La luce del sole filtrava dalla finestra, accecante, e accanto a me c’era Luisa: nuda, fresca di doccia, la pelle liscia e profumata. Mi guardò con un sorriso malizioso e disse: “Dobbiamo ricominciare, ma stavolta come dico io.” Non ebbi il tempo di rispondere. Si mise a cavalcioni su di me, guidando il mio viso verso di lei, costringendomi a perdermi nel suo calore.
Fu un'esperienza totalizzante, diversa dalla frenesia del giorno precedente. Il tempo sembrò rallentare mentre il suo corpo danzava sopra il mio, il suo respiro che si faceva più pesante ad ogni movimento. I suoi fianchi ondeggiavano con un ritmo ipnotico, le sue dita affondavano nei miei capelli con una dolce violenza che mi eccitava oltre ogni limite.
"Guardami," sussurrò con voce roca. I suoi occhi, quei pozzi scuri che fino a ieri vedevo solo come quelli della nipote di mia moglie, ora bruciavano di una luce che mi consumava dall'interno.
Le nostre bocche si cercarono nuovamente, lingue intrecciate in una danza proibita. Il sapore del tradimento aveva un che di dolceamaro, ma in quel momento non riuscivo a provare rimorso, solo un desiderio incontenibile che cresceva ad ogni suo gemito.
Ero stordito, incapace di oppormi. Poi si girò, posizionandosi in un 69, Prese il mio cazzo tra le sue labbra. Sentii un fremito percorrermi la spina dorsale mentre la sua bocca mi avvolgeva in un caldo abbraccio umido. Era accogliente, sapeva esattamente come muoversi, variando ritmo e pressione in un modo che mi fece dimenticare ogni pensiero razionale. Intanto, il suo corpo si era posizionato perfettamente sopra di me, offrendomi una vista che mai avrei immaginato di contemplare.
Mi persi completamente in lei, assaporando ogni centimetro della sua fighetta, inebriato dal suo profumo intenso. Le mie mani afferrarono i suoi fianchi, guidandola mentre ci consumavamo in questo scambio proibito. I suoi gemiti vibravano contro la mia carne, creando sensazioni che non avevo mai provato prima.
"Non fermarti," sussurrò interrompendo per un istante il suo lavoro, per poi riprendere con maggiore intensità.
“Non ci penso proprio, sei buonissima, mi piace il tuo sapore.”
Sentii il suo corpo tremare sopra di me, i suoi muscoli contrarsi mentre il piacere la attraversava come una scarica elettrica. Le sue cosce stringevano il mio viso, intrappolandomi in quella dolce prigione mentre la mia lingua continuava a danzare, instancabile.
"Marco... oddio," gemette con voce spezzata, interrompendo nuovamente la sua attenzione sul mio membro. Non mi importava. Vedere il suo corpo contorcersi per il piacere che le stavo dando era più appagante di qualsiasi altra cosa.
Quando finalmente si riprese, tornò al suo compito con rinnovato entusiasmo. Le sue labbra mi circondarono nuovamente, più affamate, più determinate. La sua lingua tracciava spirali che mi facevano perdere il controllo, mentre le sue mani esploravano parti di me che nemmeno Elena aveva mai toccato con tanta audacia.
"Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me…" sussurrò con voce roca, alzando lo sguardo per incrociare il mio. Quell'immagine, i suoi occhi che mi fissavano mentre mi prendeva in bocca, mi fece impazzire.
"Subito," risposi, la voce quasi irriconoscibile tanto era carica di desiderio.
Si sollevò con grazia felina e si girò verso di me. I suoi capelli ricadevano disordinati sulle spalle nude, il seno piccolo ma perfetto si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro accelerato. Si posizionò sopra di me, le ginocchia ai lati dei miei fianchi, sostenendosi con una mano sul mio petto mentre con l'altra guidava la mia erezione verso di lei.
Quando finalmente i nostri corpi si unirono, entrambi lasciammo sfuggire un gemito profondo. Luisa chiuse gli occhi, il viso trasfigurato dal piacere mentre si abbassava lentamente, accogliendomi completamente dentro di sé. Era stretta, calda, pulsante – una sensazione così intensa che dovetti mordermi il labbro per non gridare.
"Sei così grosso," mormorò, iniziando a muoversi con lentezza studiata. "Mi riempi tutta..."
Le mie mani salirono ad afferrare i suoi fianchi, guidando il ritmo dei suoi movimenti che diventavano sempre più intensi. Il suo corpo minuto sembrava fatto apposta per il mio, come se ci fossimo cercati per tutta la vita senza saperlo.
"Non avrei mai immaginato..." sussurrai, incapace di completare la frase mentre il piacere mi annebbiava la mente.
"Lo so," rispose lei, chinandosi per baciarmi con ferocia. "Ci ho pensato dal primo giorno che sono arrivata qui."
Quella confessione accese in me un fuoco ancora più intenso. Rovesciai le posizioni con un movimento rapido, mettendomi sopra di lei, il mio corpo che la sovrastava completamente. I suoi occhi si spalancarono, sorpresi ed eccitati dalla mia improvvisa dominanza.
"Voglio sentirti gridare," le dissi all'orecchio, spingendomi dentro di lei con rinnovato vigore.
Le sue unghie mi graffiarono la schiena mentre il suo corpo si inarcava sotto il mio. "Elena... potrebbe tornare..." ansimò, ma il tono della sua voce tradiva quanto poco le importasse in quel momento.
"Abbiamo ancora ore," risposi, aumentando il ritmo delle spinte. "E voglio usarle tutte."
Il nostro rapporto divenne selvaggio, primitivo, liberato da ogni inibizione. Il letto cigolava pericolosamente sotto i nostri corpi uniti in quella danza proibita. Le sue gambe si avvinghiarono attorno ai miei fianchi, spingendomi ancora più profondamente dentro di lei. I nostri respiri si mescolavano, affannosi e irregolari.
"Più forte," mi implorò, gli occhi socchiusi e le labbra gonfie dai baci. "Non fermarti..."
Afferrai i suoi polsi, immobilizzandoli sopra la sua testa mentre aumentavo l'intensità delle spinte. Sentivo il suo corpo tremare sotto il mio, vedevo il piacere dipingersi sul suo viso in un'espressione di pura estasi.
"Voglio provare il tuo culo," sussurrai contro il suo orecchio, sorprendendomi delle mie stesse parole.
I suoi occhi si spalancarono per un istante, mescolando sorpresa e desiderio. Poi un sorriso malizioso le incurvò le labbra.
Mi allontanai solo per un momento, cercando nel comodino qualcosa che potesse aiutarci. Trovai una crema per le mani di Elena – l'ironia non mi sfuggì, ma scacciai subito il pensiero. Quando tornai da Luisa, la trovai già girata, il viso contro il cuscino, i fianchi sollevati in un invito silenzioso che mi fece tremare di desiderio.
"Piano..." mormorò mentre le mie dita, coperte di crema, iniziavano a esplorare quel territorio meraviglioso.
La preparai con delicatezza, godendo dei suoi piccoli gemiti di piacere misto a leggero dolore. Il suo corpo si rilassava gradualmente sotto il mio tocco, accogliendomi sempre più profondamente.
"Sei pronta?" le chiesi, posizionandomi dietro di lei.
Annuì, il viso ancora premuto contro il cuscino. "Voglio sentirti... ovunque."
Entrai in lei con estrema lentezza, attento a ogni sua reazione. La sensazione era indescrivibile – stretta, calda, proibita. Luisa trattenne il respiro, poi lo rilasciò in un lungo gemito mentre mi accoglieva completamente.
"Oh dio..." mormorò. "È... intenso."
"Vuoi che mi fermi?"
"No," rispose decisa. "Non osare fermarti adesso."
Iniziai a muovermi con cautela, aumentando gradualmente il ritmo mentre il suo corpo si adattava al mio. Le sue mani stringevano convulsamente le lenzuola, la schiena arcuata in una curva perfetta. Vederla così, completamente abbandonata al piacere che le stavo dando, mi eccitava oltre ogni limite.
"Mi fai impazzire," sussurrai, chinandomi a baciarle la nuca, le spalle, ogni centimetro di pelle che riuscivo a raggiungere.
"Più forte," implorò con voce rotta. "Voglio sentirti... fino in fondo."
Obbedii, perdendomi completamente in lei. I nostri corpi sudati si muovevano all'unisono, come se fossero nati per questo, per appartenersi in questo modo proibito e meraviglioso. Sentivo che non avrei resistito ancora a lungo, il piacere si accumulava alla base della mia spina dorsale, pronto ad esplodere.
"Sto per venire," ansai nel suo orecchio, stringendo i suoi fianchi con forza maggiore.
"Dentro," rispose lei con urgenza. "Voglio sentirti venire dentro di me."
Quelle parole furono sufficienti a farmi perdere ogni controllo. Con un'ultima, profonda spinta, mi lasciai andare completamente, svuotandomi dentro di lei mentre il suo corpo tremava sotto il mio, attraversato da un orgasmo che sembrava non finire mai.
Crollammo insieme sul letto, ansimanti, i corpi ancora uniti e coperti di sudore. Per alcuni minuti rimanemmo così, incapaci di muoverci o parlare, immersi nell'eco del piacere che avevamo appena condiviso.
La guardai mentre si dirigeva verso il bagno, il suo corpo nudo che si muoveva con una grazia che prima non avevo mai notato. Mi sentivo stordito, come se mi fossi svegliato da un sogno intensissimo, ma allo stesso tempo più vivo che mai.
Da quel momento, la nostra vita cambiò. La ricerca del lavoro divenne una scusa, un pretesto per passare tempo insieme. I miei turni notturni mi davano la libertà di incontrarla mentre Elena era in ufficio. Ci vedevamo di nascosto, rubando momenti di passione ovunque potessimo: sul divano, in camera, persino in cucina. Eravamo imprudenti, spinti da un desiderio che ci consumava. Più di una volta rischiammo di essere scoperti. Elena che tornava a casa prima del previsto, un vicino che bussava alla porta, ma la paura di essere colti sul fatto non faceva che rendere tutto più eccitante.
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Questa storia mi è stata suggerita da 00max70, utente siciliano di A69. Dopo un piccolo scambio di messaggi su Telegram, ho dato vita a questa storia. Qualcuno di anziano come me, potrà ricordare un film del 2003, vediamo chi sarà così bravo da ricordare il titolo. Tutta la storia è frutto della mia fantasia, tranne la trama base, suggerita appunto da 00max70. Potrete chiedere a lui se la storia è vera oppure no, io ho solo dato una strada possibile al gioco della lussuria.
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Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.
Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.
Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!
Potete contattarmi qui su A69 o su Te. am, stesso nick: giorgal73.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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