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la siciliana che lo voleva nel culo (5)


di amanteirpino
09.10.2017    |    31.068    |    5 9.3
"La nostra bella conversazione fu interrotta dal ritorno di Elena che aveva concluso la telefonata e che era ancora visibilmente nervosa..."
Elena mi aveva aperto un mondo nuovo, mi rendevo conto che per quanto avessi avuto diverse storie e avessi fatto sesso con diverse ragazze, fino ad allora avevo "scopacchiato" per quanto le mie ex le avessi sbattute forte e ne avessi goduto facendole anche godere. Il motivo era essenzialmente uno e cioè che le mie ex erano tutte più piccole, la prima l'avevo chiavata a 18 anni ed era mia coetanea, prima esperienza per entrambi. Poi ne avevo sverginato altre due e la loro condizione di vergini vogliose le rendeva volenterose ma di sicuro impacciate. Nemmeno io poi avevo tutta questa grande esperienza anche se tra i 18 ed i 24 anni chiavavo con una certa regolarità.

Elena invece non era una ragazza, lei era donna, più tempo trascorrevo con lei e più comprendevo il perché i ragazzi avessero sempre fantasie sulle donne più grandi di loro. Lei aveva tre anni in più di me ma di cazzi ne aveva lavorati parecchi e aveva anche dedicato molto tempo a farlo: sapeva dove mettere mano, lingua, figa, tette e culo, era una maestra del sesso ed io cominciavo finalmente ad apprezzare la sua compagnia e le sue abilità. Quando Elena aveva deciso che dovevo sborrare, beh...se lei aveva deciso che era il momento, per quanto io cercassi di temporeggiare, non potevo di certo prendere altra decisione. Lei sapeva quello che voleva e quando lo voleva.

La sua figa poi, era così accogliente, non capitava mai che la trovassi asciutta, è come se riuscisse a bagnarla di proposito o forse era sempre bagnata, boh, ogni volta che ci mettevo mano la trovavo già pronta e lubrificata e ci potevo subito infilare quello che volevo, cazzo o dita, o tutte e due le cose. A volte quando la volevo far arrivare ci infilavo il cazzo prendendola da dietro perché godevo ad affondare nel suo grosso culo tondo e contemporaneamente ci infilavo due o tre dita e lei mi riprendeva con tono affannoso "o ma che fai? me la vuoi sfondare? che ci vuoi infilare anche il braccio dentro?che porco me la stai aprendo?" e mentre lo diceva godeva e godeva pure di quello che io le dicevo: "la tieni già aperta, tutti i cazzi che hai preso prima di me te l'hanno già spalancata,voglio solo vedere e sentire quanto sei troia" e lei godeva e diceva "e sono abbastanza troia?" ed io: "si la più troia del mondo" e lei veniva, e più la sfondavo e più le dicevo porcate e più veniva in orgasmi intensi.

Come si può dedurre da quanto sto raccontando, i nostri incontri, dopo la megascopata in doccia cominciavano ad essere più imtensi e continui, mi scriveva un sms: "sei a casa?" e se rispondevo di si, dopo massimo 15 minuti era già alla porta pronta per farsi chiavare. Il fatto di frequentarla mi conduceva anche più spesso a casa loro, dove c'era la bella Adele ignara di tutto. Infatti né io né Elena facevamo percepire il minimo segno della nostra complicità ad Adele e quindi io frequentavo casa loro come semplice amico di entrambi. Uscivamo insieme tutti e tre, a volte rimanevamo in casa a vedere la tv, qualche volta cenavamo anche insieme, ma sempre come amici.
Poi la sera, in quella casa, ad orari pressoché prestabiliti Adele si assentava e andava in camera sua a farsi lunghe telefonate con il fidanzato e noi rimanevamo lì in salotto sul divano e immancabilmente, soprattutto se non ci eravamo visti durante il giorno, sotto il plaid del loro divano ci scappava una mano nelle mutande, le mani fra le tette, una sega, un ditalino e così la sera poi me ne tornavo quasi sempre con le mutande sborrate perché era solita farmi venire nelle mutande quando ero in casa loro, per non sporcare divano e plaid.

Qualche volta capitava anche che la seguivo nella sua camera, specie se Adele era ad inizio telefonata, e lì succedeva anche che me la chiavavo in una sveltina (avevo sempre preservativi a portata di mano) oppure che mi faceva un bel pompino anche se eravamo sempre silenziosi e attenti ad eventuali rumori provenienti dalle altre stanze.

Non mi ero mai chiesto il perché della nostra storia clandestina, che poi tenevamo clandestina solo ad Adele. Beh io avevo voluto il silenzio sin dall'inizio per un solo motivo: Adele mi piaceva e non mi andava che sapesse. Ma ormai che lei lo sapesse nemmeno mi fregava più di tanto visto che con Elena mi piaceva stare e che con Adele, di piccante, a parte i messaggi di cui ho già parlato nell'altro racconto, non c'era mai stato nulla. Eppure anche Elena si preoccupava di non far sapere nulla ad Adele.
La risposta a ciò, senza che io l'avessi nemmeno cercata, arrivò una sera che come tante altre mi recai a casa loro nel dopocena. VI trovai Elena molto nervosa e poco incline anche a parlarmi. Le chiedevo che avesse ma lei non rispondeva.
Di lì a poco le suonò il telefono e se ne andò in camera da dove si poteva distintamente ascoltare un suo tono più tosto concitato.
Ero rimasto con Adele, allora, all'udire anche qualche urlo di Elena, chiesi a lei cosa fosse mai successo.
E lei mi spiego che parlava con il suo ex di nome Paolo, con il quale si era lasciata da circa un anno, dopo una storia durata più di cinque anni, fatta di interruzioni, corna reciproche, dispetti e anche qualche incontro galeotto successivo, senza neppure esser più fidanzati. Mi disse che Elena lo aveva rivisto il weekend precedente quando lei era scesa a casa giù in Sicilia e che come altre volte, pur non stando insieme, si erano appartati per farsi una scopata e che avevano cominciato a litigare proprio mentre scopavano per una battuta che lei aveva fatto quando lui gli aveva chiesto se le era mancato scopare con lui; lei per scherzo (così pensava Adele) aveva detto che a Brescia se la stava spassando e che aveva finalmente trovato ad uno che la trombava per bene e che quindi non sapeva nemmeno perché avesse accettato di rivederlo.
Poi Adele aggiunse ancora che secondo lei Elena gli aveva detto "la palla" dell'amante bresciano perché si era stancata di Paolo, uno stronzo poco serio, che anche lei, Adele, conosceva benissimo, perché era suo cugino.

Mi si aprì un mondo: innanzitutto, come avevo sempre saputo Elena da me non voleva nulla se non essere scopata perché da gran troia quale era aveva bisogno di usufruire di un cazzo con una certa regolarità e lì a Brescia ero stato fortunato ad essere il padrone del primo cazzo che lei aveva avuto a tiro. Ecco perché non proferiva parole di tenerezza, né si mostrava assillante e né gelosa, ma solo desiderosa di cazzo.
E poi capii da questo anche perché Elena avevo voluto tenere clandestina la storia tra noi, lei ci teneva più di me a far si che Adele non sapesse perché Adele era la cugina del suo ex.

Wow. Fui dapprima dispiaciuto della frivolezza di Elena, il venerdì a scopare con me con veemenza, il sabato e la domenica a scopare con Paolo, il lunedì poi, dopo aver anche litigato con il suo ex, di ritorno a Brescia, la prima cosa che fece, spinta anche dai miei sms era stato quello di prendermelo in bocca e di farmi sborrare dentro ed il lunedì sera, poche ore dopo, con quella bocca che sapeva ancora della mia sborra, proferiva parole in sua difesa per intenerire ancora il suo Paolo e far si, forse, che il suo cazzo non le fosse negato quando fosse riscesa in Sicilia, Che gran zoccolone.

Dopo il dispiacere iniziale invece avvertii un senso di potere, ero l'unico a sapere tutto di tutti, di Elena e Paolo, di me ed Elena, delle chiavate di Elena con me e Paolo, di Adele che non vedeva un cazzo da oltre un mese e cioè da quando Antonio, il suo ragazzo, se n'era andato dopo quel weekend di cui ad insaputa di Adele anche io conoscevo i dettagli, ossia che lei aveva urlato di piacere nel farsi sbattere. Sapevo inoltre che Adele amava farselo infilare nel culo ma che Antonio non riusciva a metterglielo ed allora deducevo che probabilmente c'era stato un suo ex che invece quel culo glielo aveva aperto facendola godere così tanto da fargliene parlare anche ad Elena. O forse non era nemmeno un ex, visto ormai quanto troia era la sua amica Elena, c'era da spettarsi che anche Adele fosse troia quanto lei e che quindi aveva il fidanzato fisso in Antonio e magari un amante che glielo mettesse nel culo quando lei lo voleva.

Mah...troppi pensieri... Adele mi vide frastornato e mi chiese che avessi. Risposi soltanto che mi dispiaceva per Elena e lei riprese dicendo che tanto avrebbero fatto pace perché anche se litigavano quei due si volevano, infatti senza se e e senza ma appena si erano visti erano andati dritti a scopare.
E poi mi disse: "piuttosto tu, sei riuscito ad usare i preservativi con la tua amica della palestra?".
io dissi di no e non aggiunsi altro.
Lei disse"guarda che se ti dà fastidio non devi mica rispondermi, ho chiesto solo per curiosità, non te la prendere".
ed io: " non aggiungo altro perché l'altra volta che abbiamo parlato di questa cosa ho fatto una battuta e te la sei presa"
e lei:"non me la sono presa, mi ha dato solo fastidio che volevi fare lo scemo e prenderti gioco di me dicendo che i preservativi li potevi usare con me"
ed io: "si era una battuta ma non volevo prendermi gioco di te né trattarti da malafemmina, anzi..."
e lei: "anzi...che?"
ed io (trovando coraggio ed audacia): " a chi non piacerebbe usare i preservativi con te, significherebbe essere il tuo fidanzato (la intenerii con questa frase, colsi ciò nel suo sguardo) ma siccome tu un fidanzato fortunato ce l'hai già...la mia era solo una battuta della quale mi scuso"

Colsi subito che Adele non era rimasta indifferente alle mie parole, la vidi arrossire e guardarmi con uno sguardo dolce ma anche lusingato. La nostra bella conversazione fu interrotta dal ritorno di Elena che aveva concluso la telefonata e che era ancora visibilmente nervosa. Compresi che era meglio andare e salutai dicendo che così loro potevano far due chiacchiere insieme senza di me tra i piedi.
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