Lui & Lei
IL COMPLEANNO DI ELENA

11.07.2025 |
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"– “Questa volta mi massaggio da sola, perché ho l’impressione che tu stia per scoppiare!”, mi disse sorridendo..."
La mia mente torna al 1983. Sono passati quattro mesi dal mio 38esimo compleanno ed era arrivato il momento di festeggiare quello di Elena, mia moglie (leggi “IL REGALO DI COMPLEANNO”). Mia moglie, ancora estremamente piacevole malgrado i suoi quasi 60, ha occhi scuri e capelli nero corvino, un corpo ancora ben fatto anche se tracce di cellulite si cominciano a intravedere su un sedere ancora sodo e ben modellato e sulle cosce.
Il lato B di mia moglie è stato sempre molto apprezzato ed ha suscitato desideri facilmente immaginabili sia in me che in gran parte del sesso maschile che lo ha potuto ammirare anche se superficialmente. Ha un viso ancora attraente, anche se adesso qualche ruga comincia a presentarsi ed uno sguardo invitante con labbra formose ma non volgari che, sicuramente, hanno spesso indotto gli uomini a fare pensieri erotici, fantasticando su un desiderabile accostamento di quelle labbra al proprio sesso.
Purtroppo non sempre la fortuna o il destino, gioca a nostro favore e così, dopo circa 15 anni di matrimonio e con due splendide figlie, Elena viene colpita da un disturbo che distrugge il nostro matrimonio. Indipendentemente da quello in cui crediamo, ho cercato di tenere fede alla mia promessa fatta sull’altare: di amarla «NEL BENE E NEL MALE».
La nostra vita sessuale è stata decisamente intensa e gradevole fin dal fidanzamento per una forte attrazione che ci ha tenuti uniti fino ad oggi, malgrado qualche mia avventura extraconiugale. L’attrazione di mia moglie non è stata certo determinata dalla «misura» del mio pene, che è sempre stato di modeste dimensioni (in erezione 16-17 cm al max), ma, sicuramente, da altri fattori (non certo il denaro perché è stato sempre contenuto agli stipendi del mio lavoro di militare nelle forze dell’ordine!). L’amore tra esseri umani non ha sempre una facile spiegazione razionale!
Ma torniamo al periodo felice dei primi anni di matrimonio e cioè al giorno del suo compleanno.
Quella mattina, dovetti ricordare a Elena che avrei dovuto depilarla perché gli dovevano venire le mestruazioni (ero io che gli tenevo i conti e gli procuravo il necessario per i lavaggi vaginali e i tamponi assorbenti). Lei si predispose per la pulizia, sdraiandosi sul letto e divaricando, quanto necessario, le gambe stese sul letto. Le grandi labbra erano perfettamente chiuse e nascoste dai peli copiosamente cresciuti nel mese trascorso. Cominciai prima con una piccola forbicina, poi con la spalmatura del sapone da barba sul pube ed attorno alla fessura, quindi procedetti con l’apposito rasoio. Pulii e disinfettai poi la zona con il mio dopobarba, spalmandolo con un leggero massaggio su tutta la zona interessata. Procedetti, quindi, ad allargare le grandi labbra baciandole delicatamente e bagnandole con la lingua; cercai il clitoride, nascosto e racchiuso nel prepuzio clitorideo, portandolo allo scoperto per baciarlo e succhiarlo con conseguente sua erezione ed indurimento. Passai alle piccole labbra, già parzialmente aperte per l’eccitazione, leccandole e mordendole senza procurarle alcun dolore per poi iniziare a succhiarle con passione. Elena, prossima all’orgasmo, pose le mani sulla mia testa spingendola con forza sul sesso e invitandomi ad andare sempre più in profondità con la lingua. La lubrificazione abbondante, mi segnalava il raggiungimento dell’orgasmo, da parte della mia adorata signora. Si posizionò, quindi, per ricevere in vagina il mio adorato pene che, opportunamente, scappellato con le solite due dita, dopo alcune entrate ed uscite, sempre più veloci, eiaculò abbondantemente.
– “Tu sei in assoluto la più affascinante e bella di tutte le donne che conosco”, le dissi,
– “grazie Bruno, per apprezzare ancora la mia bellezza! Tu sei sempre stato e sempre sarai, l’unico e vero amore della mia vita!”, rispose rasserenata e felice e, venendosi a sedere sulle mie ginocchia per baciarmi appassionatamente, scoppiò in un pianto di gioia. Quando mi guardò in viso, mi disse: “Ehi sei già in tiro?”, sentendo il duro della mia erezione contro le cosce.
– “È l’effetto che sempre mi provoca il tuo culetto”,
– “ooohhh! sono contenta” e comincia a strofinare il culo sull’uccello rigido. “Vieni”, dice alzandosi e prendendomi per mano.
Mi portò al divano e mi fece sedere. Mi aprì la camicia e mi carezzò il petto, mentre la sentivo armeggiare alle mie spalle. Salì sulla spalliera del divano ed allargò le gambe sul mio viso. Con una mano sollevò la gonna, scostò il bordo dello slip ed io mi ritrovai, la sua figa depilata, a portata di lingua. Allungai il collo e attaccai le labbra a quel frutto maturo mentre passavo la lingua sul clitoride turgido. «Ooohhh sììì… Cosììì… Cosi mi piace… Leccala per beneee…». Non mi feci pregare, leccai ed aspirai dalla fessura gli umori che cominciano a colare. Si lasciò andare in avanti e si mise in una posizione acrobatica di 69. Armeggiò con la chiusura dei pantaloni ed estrasse il mio uccello rigido. Un calore intenso ne avvolse la punta e poi tutta l’asta mentre lei se lo infilava in gola. Andammo avanti, con il 69, per un bel po’, godendo entrambi delle nostre labbra e lingue. Poi si alzò, scese dalla spalliera e mi si sedette davanti; si aprì la scollatura della maglietta ed estrasse i seni, che mi porse da baciare. La sua mano cercò il mio cazzo, lo prese e se lo puntò all’entrata della figa fradicia di saliva ed umori. Intuendo le sue intenzioni, le allargai le cosce e le natiche per facilitarle il compito. Quando trovò la giusta posizione, si lasciò andare e s’impalò fino in fondo.
– “Aaahhh… Che bellooo… Com’è duro…”, si lasciò uscire in un soffio. Iniziò la sua danza su e giù portandomi in breve sull’orlo dell’orgasmo.
– “Elena, non ce la faccio più, sto per venireee…”, le urlai,
– “vieni… Vieniii… Non ti trattenere… Ci sono anch’iooo…” ed allora mi lasciai andare; la sborra salì prorompente dai coglioni ed irruppe in getti continui nella sua figa. “Sììì… Allagamiii… Riempimiii… Godo, godooo…”, mi urlò nell’orecchio. Si lasciò andare di fianco ed io la seguii sempre piantato in lei. Quando l’onda del piacere si placò, l’uccello scivolò fuori; lei lo prese e se lo passò sul ventre e sulle cosce, godendosi le ultime gocce.
A pranzo ci mettemmo a tavola. Elena aveva preparato un buonissimo spezzatino con piselli; ma lei non mangiò. Girava e rigirava il cibo che aveva nel piatto, svogliata; lei che di solito mangia come un lupo.
– “Che hai?”, le chiesi, “perché non mangi? Non stai bene?”,
– “beh!”, rispose, abbassando lo sguardo, “sono quattro giorni che non vado di corpo; mi sento gonfia come un pallone”,
– “quattro giorni!!!”, dissi stupefatto, “e non hai fatto niente? Non hai preso nulla?”,
– “sì, ho provato con quei microclismi alla glicerina. ma niente, non riesco”,
– “forse con un bel clistere”, suggerisco,
– “non so; è la prima volta che mi capita di rimanere bloccata così a lungo”,
– “se vuoi, io dovrei avere, da qualche parte, una peretta”,
– “proviamo; così non posso restare. sto troppo male”. Mi alzai e andai a cercare nel ripostiglio, dove tenevo le cose che non usavo normalmente. “Ecco, trovata”, le feci, rientrando e brandendo la peretta come un trofeo,
– “cosa ci mettiamo?”, mi chiese,
– “in genere io preparavo un infuso di camomilla e ci aggiungevo della glicerina. Ho tutto quel che serve”,
– “dai, allora”. preparai il tutto e quando fu tiepido, riempii la peretta.
– “Pronto”, le dissi, dandole la pera ed una bottiglietta di glicerina, “ungiti ed ungila bene prima”,
– “grazie”, fece lei che intanto si era spogliata e si era infilata una vestaglia, entrando nella camera. Mentre aspettavo riflettevo: «Chissà perché, quasi tutte le donne hanno problemi intestinali… speriamo che funzioni». “Bruno…”, la sentii mentre mi chiamava dalla camera, “…puoi venire?”,
Quando entrai, rimasi bloccato sulla porta. Si era tolta la vestaglia ed era nuda sotto. Sopra aveva infilato una t-shirt; mise un asciugamano sul letto per non bagnarlo e ci si era sdraiata sopra.
– “Non ci riesco”, mi disse piagnucolosa, “non riesco ad infilarla”,
– “Vuoi che ti aiuti?”,
– “sì. ti prego”,
– “girati a pancia sotto”, le dissi, avvicinandomi e prendendo la glicerina.
Lei si girò ubbidiente, con la t-shirt sollevata in alto, mi offrì lo spettacolo dei suoi fianchi e del suo delizioso culo, nudi; sentii, già, che il cazzo iniziava a muoversi nelle mutande. Mi sedetti accanto a lei, con due dita le aprii le natiche, feci colare sul buchino un po’ di glicerina ed iniziai a massaggiarlo. Piano, iniziai a far entrare un dito per ungere bene anche all’interno. «Nonostante l’indisposizione, penso che la cosa le piaccia, perché comincia a muovere i fianchi dolcemente». Quando pensai che fosse pronta, presi la peretta e puntai la cannula sul buchino e lentamente cominciai a farla entrare.
– “Ahi fai piano, fa male!!”, esclamò,
– “eppure dovrebbe essere abituato a ben altri calibri”, ribattei ridendo,
– “scemo, è tutta un’altra cosa”,
Quando la cannula fu entrata completamente, cominciai ad iniettare il liquido, intanto il mio uccello era diventato duro e mi faceva male, costretto dai pantaloni.
– “Mamma!!”, esclamò, “mi sento la pancia che si gonfia ancora di più”,
– “calma, è quasi finito”, cercai di tranquillizzarla. Quando ebbi spremuto completamente la pera, lentamente la estrassi. “Girati ora, che facciamo un massaggio alla pancia”, le dissi.
Ubbidiente lei si girò sul dorso. Quella che credevo una t-shirt, era invece, una camicia e nel girarsi le si aprì completamente davanti, rivelando il suo splendido corpo nudo. Appoggiai una mano ed iniziai a massaggiarle il ventre; sentii che ero talmente eccitato, che avrei voluto masturbarmi,
– “Credo che ci siamo”, disse dopo un po’, “non penso di poterla trattenere ancora”. Si alzò e corse in bagno. Anche attraverso la porta, sentii dai rumori, che si stava scaricando: ed il cazzo, se possibile, mi s’indurì ancora di più. “Aaahhh finalmente!!”, esclamò sorridendo, quando rientrò.
– “Dovresti farne un’altra, per ripulire completamente l’intestino”, le suggerii,
– “ci hai preso gusto a farmele”, ribatté ridendo, “e va bene, se lo dici tu che sei l’esperto”,
– “sei pronta?”, dissi, quando ritornai con la peretta piena.
– “Certo”, rispose. Ma questa volta, invece di sdraiarsi sul letto, s’inginocchiò e si mise piegata a pecorina sul bordo, aprendosi le natiche da sola.
In quella posizione le avrei messo qualcos’altro nel culo, non la peretta. Invece mi feci forza e ricominciai l’operazione; lubrificai, inserii la cannula ed iniettai il liquido. Quando finii, lei si girò e si mette seduta sull’asciugamano.
– “Questa volta mi massaggio da sola, perché ho l’impressione che tu stia per scoppiare!”, mi disse sorridendo.
– “È vero!!”. Dopo qualche minuto ripartì per il bagno.
– “Ora mi sento veramente bene”, disse quando rientrò, sedendosi accanto a me sul letto, sempre nuda. “Sei proprio un bravo infermiere Bruno. Nessun uomo si è mai occupato di me come hai fatto tu”, mi complimentò.
– “facendo il militare, ho imparato a fare molte cose”, ribattei,
– “ora, però, bisogna occuparsi di te; non puoi rimanere in quelle condizioni”, fece, indicando il pacco che si delineava nei pantaloni. “non posso darti quello che desideri, non oggi, sono ancora troppo indolenzita. Ma posso fare qualcos’altro. Alzati e vieni qui davanti”.
Le obbedii e mi misi davanti a lei. Slacciò la cinta, abbassò la zip ed infilò una mano nelle mutande. Quando la estrasse, stringeva in mano il mio cazzo rigido come un bastone. «Woow!!», esclamò, «Che bello!!». Avvicinò le labbra al glande ed iniziò a leccarlo. Poi scese lungo l’asta e, arrivata ai coglioni, li prese tra le labbra e iniziò a succhiarli. Io restai immobile, cercai di resistere, ma sapevo che non avrei potuto trattenermi a questo pompino. Risalì verso l’alto e questa volta fece sparire completamente il cazzo tra le sue labbra, iniziò ad andare su e giù, risucchiandolo ed aspirandolo.
– “Elena, non ne posso più devo sborrare”, le dissi, dopo un po’ di quel trattamento,
– “ed allora sborra. Vienimi sulla bocca, non aspetto altro”.
A quelle parole, vedendola, così, con la bocca aperta che non aspettava altro che il mio sperma, non resistetti; mi presi il cazzo in mano, due o tre colpi ed una fontana di sborra le annaffiò il viso. Lei, per nulla sconvolta dalla valanga di sperma che le impiastriccia il viso, aspettò che io finissi di sborrare e poi se lo riprese in bocca ripulendolo per bene.
«È stato il più bel compleanno della mia vita. Ti amo infinitamente… Ora, però, mi vado a lavare», mi disse, alzandosi ed andando verso il bagno. Io, sfiancato dall’intenso orgasmo appena avuto, mi lasciai andare sul letto e mi addormentai, come ubriaco.
La nostra vita è stata segnata da alti e bassi, la crescita, delle nostre due bellissime figlie, la scuola, l’università e tanti altri felici e meno felici, accadimenti della vita matrimoniale di una famiglia. La carriera, i riconoscimenti professionali ed il pensionamento, assorbirono la nostra vita quotidiana fino a raggiungere gli attuali quasi 70 anni.
Prima di pubblicare questi ricordi, mia moglie li ha voluti leggere, apportandovi solo pochissime correzioni formali; ritenendoli l’ennesima espressione d’amore nei suoi confronti. Mi ha subito voluto ricompensare con un meraviglioso e prolungato pompino (a causa dell’età, l’eiaculazione ha bisogno di più tempo ed è meno intensa e voluminosa).
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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