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LA MIA NUOVA SCHIAVA


di bull44
03.02.2014    |    20.338    |    0 8.3
"Tolgo le pinze, e questo gesto risulta quasi una liberazione per lei; ma accendo la ceralacca e lei mi guarda inorridita, scuotendo la testa e mugolando..."
La signora che veniva da me ogni settimana, dipendente del mio commercialista, era una donna di circa 40-42 anni.
Vestita sempre elegantemente, con giacca e gonne di maglia, svolgeva il suo lavoro con discrezione e diligenza,mai un sorriso, mai una confidenza, solo cose attinenti all’ufficio ed alla contabilità.
Un giorno scopre tra le carte che normalmente lasciavo su una cassettina per lei, una ricevuta di un albergo pagata con la mia carta di credito personale, entra nel mio ufficio, me la porge e cordialmente come sempre mi domanda se era personale o per lavoro.
Dal suo sguardo, mezzo di rimprovero e mezzo di curiosità, capisco che la cosa ha per lei un interesse personale.
Appositamente mi giustifico in modo che lei capisca che era un cosa personale, e i suoi occhi brillano di gioia, un sorriso e poi esce.
Strano, è la prima volta che mi sorride.
La settimana seguente entra con uno strano sguardo nel viso, e’ molto più cordiale, quasi avesse scoperto che sotto i rapporti molto formali che esistono per lavoro dall’altra parte della scrivania c’è’ un uomo, che la guarda con interesse, non solo come collaboratrice ma anche come donna. La chiamo nella mia stanza, le pongo delle domande sulle tasse e sui versamenti, lei continua a sorridere, la carico di lavoro, e a questo punto lei mi dice “quanto lavoro, mi sembra di essere una schiava”. ammicca con lo sguardo. Capisco che è arrivato il momento di far emergere la mia identità di Master e trasformarla in una schiava devota.
Faccio il giro della scrivania, le scosto giacca e camicetta e le afferro un capezzolo, lo stringo fino a farla urlare ma non si ritrae, è’ fatta sarà la mia schiava. Lei mi guarda implorante ma siamo disturbati da una visita improvvisa di un dipendente che chiede delle informazioni, si ricompone ed esce lasciandomi al mio lavoro.
Vado nel suo ufficio e le lascio sul tavolo dei fogli, tra cui un post-it che indica ora e data del giorno nel quale dovrà presentarsi da me, nel mio ufficio alle 19,30 di mercoledì.
Sono nervoso, penso a come faro con lei, e aspetto con trepidazione la sera, sono già seduto da 2 ore nella mia sedia e pregusto il momento.
Campanello, lei entra con un soprabito blu e sotto il solito giacca-gonna di maglia, un girocollo rosso mette in evidenza le sue tette, discretamente grandi e sode.
Cerca quasi di giustificarsi, non capisce perché l'ho chiamata, insomma e’ imbarazzata.
Le ordino di spogliarsi, lei e’ un po restia, allora prendo un righello, la afferro per un braccio, la faccio girare e la colpisco forte sulle natiche; lei non esita più e si spoglia con studiata lentezza..
La faccio salire su una sedia, le gambe tese la schiena in avanti, ispeziono la sua figa che trovo gà umida e le titillo il clitoride.
Lei mugola, le chiedo se e’ mai stata legata, e le ordino di chiamarmi da quel momento padrone.
Lei mi dice si, ma dimenticando “ padrone2, le do uno schiaffo sul culetto veramente forte.
Prendo un , un grosso evidenziatore e lo infilo nel suo culo forzando l'ingresso stretto e la sento gemere per il dolore.
Prendo lo scotch da pacchi e lego mani e piedi, congiungendo gli avambracci alle cosce
E’ costretta in una morsa, il sesso esposto, sono eccitato, slaccio i pantaloni e le faccio leccare il mio cazzo che già svetta duro.
Lei succhia, la giro,la penetro alla pecorina.la scopo con violenza, lei asseconda la penetrazione muovendo come può il bacino e poi le sborro in figa.
Mi tolgo, lei stava quasi per venire e mi guarda supplicante, le tolgo l'evidenziatore da lculo.
La scarico dal tavolo e la metto sulla mia sedia, una robusta sedia in pelle, girevole con i grandi braccioli, taglio il nastro, e passo due giri sulla sedia, al modo di fissarla, le gambe divaricate sono scocciate ai braccioli.
Le pizzico il seno che diventa turgido, vado di la prendo delle pinze da cancelleria.
Appallottolo della carta che inserisco nella sua bocca, applico le pinze ai capezzoli e il dolore la fa piangere.
Le mani sono libere, le ordino chiedo di masturbarmi, il mio cazzo non è ancora tornato perfettamente duro, lei pur continuando a piangere si applica con impegno e riesce in breve tempo a farmi godere e le sborro sul volto.
Prendo il righello e comincio a toccarle il sesso, le do un colpetto e lei con un sussulto tenta di sfuggire al colpo, andando verso l’alto.
Non deve muoversi, so cosa fare, devo punirla ancora, prendo la cornetta del telefono, la sforzo sotto il suo sedere e la punto sul culo, ad ogni sforzo verso l’alto poi dovrà ricadere sulla poltrona e allora,un altro colpo, sente penetrare la cornetta, ancora uno sta finalmente entrando, due tre e quattro spinte. , nei suoi occhi il terrore di sentirlo ormai dentro. Comincia a colpirla ripetutamente col righello sulle tette e sulla figa,mi accorgo che si sta eccitando sempre più nonostante soffra con il telefono nel culo e il righello che la percuote, si muove quasi da sola ,sta per godere, le proibisco di farlo senza il mio permesso, ma lei non resiste e viene mugolando con la pallina di carta in bocca. Si merita un'ulteriore punizione, le infilo l'evidenziatore nella figa,vado nella stanza dei postini prendo la ceralacca.
Torno e la guardo con calma. lei e’ stanca, imbavagliata, con i due canali pieni ed ormai le pinze stanno piagando la pelle del seno e i capezzoli..
Tolgo le pinze, e questo gesto risulta quasi una liberazione per lei; ma accendo la ceralacca e lei mi guarda inorridita, scuotendo la testa e mugolando.
Faccio cadere una goccia sul suo petto, lancia un urlo lacerante, continuo in mezzo al seno e sul ventre, finalmente e’ domata.
La faccio alzare, le tolgo tutto e la la lascio nuda sopra il tavolo, la faccio girare e le chiedo di bagnarsi il culo con la saliva e di mettersi alla pecorina.
La afferro, appoggio il mio glande sul culo dilatata dal telefono e con una decisa spinta la inculo, dentro e fuori con violenza, ma lei è sempre più eccitata, si accarezza la figa con una mano e gode, estraggo il cazzo e vengo sul tavolo dove lei sta, la faccio girare e leccare tutto.
E’ tardi, le chiedo di rivestirsi e tenersi pronta per un’altra volta.
La settima seguente si presenta alla solita ora, sempre sorridente, come le ho ordinato non indossa intimo, solo calze e reggicalze, , entra nel mio ufficio, e mi saluta chiamandomi “ padrone”, poi improvvisamente si china sotto il tavolo e comincia a leccarmi le scarpe.
Bene ha proprio imparato, finalmente e’ diventata una schiava devota.
Oltre che alla contabilità potrà fare anche le pulizie adesso.
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