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PRIGIONE TRANSEX II


di Strapps
06.06.2022    |    9.798    |    2 8.2
"Tenni la testa bassa per tutto il tragitto ma notai alte transex vestite normalmente e uomini legati a guinzaglio o in ginocchio per terra..."
Dopo il processo il difensore di ufficio mi portò in un ufficio e fu molto chiaro.
“Hai due possibilità farti 8 anni in carcere nel padiglione A o in quello T di AgrifikaPrison”
“Che differenza c'è?”
“Molta. Nel padiglione A ci sono gli uomini. Se nelle prime ore non ti trovi qualche protezione o entri in una gang le tue possibilità di sopravvivere sono pari a zero. E tu non hai i soldi per una protezione e nessuna gang vorrebbe un ragazzotto come te, bianco, magrolino.”
“E il T?”
“E' il padiglione dei transex, comandano loro.”
“E quindi?”
“Quindi ragazzo, diventi un giocattolo sessuale di qualcuna del padiglione o di molte, non so, se fili dritto e subisci in silenzio gli anni passeranno a 5 e poi sarai libero. A te la scelta.”
“Ma sono due condizioni terribili, io non…
“Sì, lo sono, ma da una puoi uscirne vivo da l'altra no. Faccio questo lavoro da oltre 10 anni e so quello che dico, credimi.”
“Sono fottuto.”
*
Il viaggio sul pullman della prigione fu terribile, un caldo atroce nel deserto per kilometri legato ad un tizio che aveva una svastica tatuata sulla fronte, a ispanici, a neri coi capelli rasati. Sapevo che da AgrifikaPrison era impossibile fuggire e se ce la facevi ti attendevano kilometri e kilometri sotto il sole rovente, il gelo della notte e senza alcun riparo se non deserto. Deserto disseminato di corpi di gente che ci aveva provato.
Arrivammo la sera, ci dettero da bere e della frutta, quindi ci fecero scendere di sotto. Naturalmente avevo scelto il padiglione T e quindi io e altri due fummo divisi dal gruppo, ci venne dato un set di coperte e di tute e condotti di sotto da tre donne. Il padiglione T era enorme, un'agente mi prese un braccio e mi indirizzò verso un corridoio. Su di esso si affacciavano celle aperte e spaziose, musica rap e suoni di tv e radio accese. Tenni la testa bassa per tutto il tragitto ma notai alte transex vestite normalmente e uomini legati a guinzaglio o in ginocchio per terra. “Trix, hai ospiti!” fece la guardia davanti alla cella numero 10015A. “Cazzo dici Ruby? Non voglio nessuno con me in cella, non mi occorre.” a parlare era una transex non molto alta, con una grossa pancia, due mammelle cadenti appena nascoste da una camicia a rete, grosse gambe coperte di tatuaggi, un culone da nera sporgente e un volto cattivo. “Ordini superiori, troppi ospiti, dobbiamo riempire le celle.” “Fanculo, che stronzata Ruby!” aveva un grosso doppio mento, una bocca carnosa con labbra gonfie e rosse, un volto femminile ma non certo bello, occhiaie pesanti e capelli lunghi neri e rosa. “Chi cazzo è questo stronzo?” e mi prese la faccia con una mano dalle lunghie unghie gialle “Oh, non lo so e non mi frega, adesso è tuo, fanne ciò che vuoi, per me puoi usarlo anche come posacenere o succhiacazzi, per me quello che conta è che risulti nella 10015A. Stop. Ma c'è una cosa che ti piacerà dello stronzetto. Guarda cosa ha barrato qua sotto?” E dette alla tipa un foglio. Lei mi fissò e sorrise. “Oh, questo è carino da parte tua, Ruby, ma resta il fatto che non lo voglio intorno.
“Oh, vedrai che poi ti abituerai. Ciao Trix”
“Fottiti Ruby,” disse la trnasex sempre tenendomi la faccia mi condusse dentro la cella, mi dette poi un calcio e finii a terra.
“Alzati coglione e stammi a sentire bene. Avere qualcuno fra i piedi può farmi incazzare molto, ma in effetti uno schiavo in cella fa sempre comodo.”
“..io..non
mi tirò uno schiaffo fortissimo facendomi un male cane.
“Tu parli solo se lo dico io. Ascolta e se le farai il bravo magari andremo d'accordo altrimenti per te sarà un inferno qui!” e mi tirò ancora uno schiaffo e poi mi sputò in faccia.
“Sembri gracilino, ma insomma, alzati!”
mi trascinai su con la faccia in fiamme, lei mi prese per il collo e mi toccò il corpo. “...ma...tutto sommato...potrebbe funzionare. Voltati e calati i pantaloni. Mi mossi lentamente e mi beccai un paio di colpi in testa: “Spicciati quando ti do un ordine!”
Mi calai i pantaloni e lei mi strappò le mutande e le buttò da una parte: “Queste non ti serviranno più, qui gli uomini stanno sempre nudi o senza intimo, fammi sentire il culetto bianco...” lo tastò forte, mi sculacciò un paio di volte e poi mi ordinò di chinarmi e divaricare le gambe: “Qui va depilato tutto...non mi piacciono i culetti bianchi coi peli. Via tutto quanto, ci penseremo domani. Apri bene il culo, troia!” mi ficcò un dito nel culo. “Um pare stretto. Allora è vero quello che hai barrato sul foglio troia oppure sono stronzate?”
Non capivo, lei aveva un dito nel mio culo e lo girò un paio di volte dentro, gridai di dolore. Lei mi sculacciò un paio di volte forte. “Ti ho fatto una domanda stupido!”
“Cosa io...non
Mi rifilò uno scapaccione: “Hai barrato la casella vergine, cogliene. È vero?”
“Sì..sìì…
“Oh bene. A quanto sento hai scritto giusto. Meglio sarà un piccolo piacere in questa noia di posto sverginarti, magari ti facciamo la festa con altre amiche...ti piace il cazzo?”
“..io..ecco...io
“Ho capito. Sei vergine non solo nel culo...meglio...ok...ma a questo ci penseremo dopo. Torniamo a noi. Da adesso tu sei il mio schiavo di cella, anche se la prigione vuole che tu stia qui, non sei mio compagno di cella, questo posto è mio. Qui comando solo io. Per adesso sei in prova, imparerai a fare tutto. Le regole sono semplici e intuitive: io ordino tu esegui. Le guardie ordinano tu esegui. Le mie amiche ordinano tu esegui. Capito?” e mi infilò due dita in culo facendomi un dolore pazzesco.
“...sì..sì..ho capito...”
“Chiamami Signora, stupido!”
“Sì Signora.”
“Qui i maschi non contano niente, siete i nostri trastulli sessuali o servi. Per adesso indosserai questa fascia rossa al braccio, non togliertela mai. Significa che sei in prova. Poi ne avrai un'altra bianca, se non fai cazzate. Il massimo rango qui per una nullità come te è essere lo fidanzato-schiavo personale di qualche transex, sono quelli che hanno l'anello al naso. Loro sono, al momento, intoccabili per te, non puoi rivolgere loro parola, come per le guardie o noi transex, solo se ti parlano loro puoi rispondere. Capito?” e spinse ancora le due dita nel culo e le girò dentro.
“Sì signora...oh...che male…
“Zitta troia! Questo è niente, quando assaggerai il mio bastone nero capirai che razza di troia bianca sei!! ma andiamo con ordine. Adesso tu mi rifai il letto e poi mi cucini la cena. Sei capace troia?”
“Credo di sì Signora”
Lei tolse le dita dal culo, mi sculacciò e mi ordinò di voltarmi. “Apri la bocca, puttana!” lo feci e lei ci sputò un paio di volte dentro. Poi mi ficcò le dita sporche in bocca. La cosa fu sgradevole e per poco non sputai fuori le dita. Lei si incazzò mi riempì di ceffoni e poi mi sbattè a terra: “Troia io faccio tutto quello che voglio su di te, se mi va di ficcarti una mano in gola lo faccio!”
“Sì signora…
“Almeno vedo che capisci qualcosa...vai muoviti ti ho dato un ordine prima!”
mi misi a rifare il letto, la cella era ampia calda, ben ammobiliata, una grossa tv, condizionatore, frigobar. Dopo il letto preparai degli spaghetti col pomodoro che lei mangiò davanti alla tv.
“Um non male questi spaghetti, sei bravo...bene questo è bene. Soprattutto per te.
Dopo che ebbe mangiato si fece servire da bere mentre guardava la tv dal letto. Io invece dovevo rimanere in piedi e muovermi solo se lei faceva segno di ricaricare il bicchiere. Dopo qualche ora, sfinito, disse che avrebbe dormito. Io feci per stendermi ai piedi del letto su una brandina, quando lei mi mollò uno schiaffo. “No, il primo giorno i novizi non dormono mai in cella. Esci e stenditi a fianco della porta, per terra.
Lo feci. Notai che c'erano altri uomini fuori dalle celle, seduti a parlare fra loro o legati alla porta da soli. Le transex stavano alla tv o alla radio. Era difficile prendere sonno anche quando si spensero le luci generali, ci riuscii solo dopo varie ore atterrito da quel posto, dalla padrona dentro la cella, alle violenze, a quello che avrei subito sessualmente da lei o da chi sa altro…
fui risvegliato da piscio caldo sulla faccia e le gambe. Due transex urinavano su di me.
“Oh..noo...no...io..sono..qui…
“Zitto! Questo è il benvenuto per un novizio come te. Piscia calda di transex, dovrai imparare ad apprezzarla presto!”
rimasi a terra mentre quelle mi ricoprivano la faccia e il corpo di piscio. Quando ebbero finito una raccolse le tracce sul volto e mi costrinse a leccare e baciare le sue dita.
“Cazzo succede qui ragazze'”
“Oh, Trix lui è roba tua?”
“Sì, troie transex...vedo che lo avete conciato bene...gli farà capire chi conta qui...ok, ciao stronze! Ci vediamo in giro. Tu alzati coglione, datti una pulita e preparami la colazione!”
Feci quanto ordinato naturalmente e il fatto di aver lavorato qualche mese in un dinner mi aiutò molto perché anche la colazione piacque alla padrona.
“Ok, vedo che te la cavi come cuoco del cazzo. Adesso andrai a ritirare della posta per me, chiedi alla guardia al primo gabbiotto, fai il mio nome”
Mi incamminai per il corridoio, ero nudo a parte delle ciabatte e la fascia rossa al braccio. Incrociai transex e uomini ma tenni lo sguardo basso. La guardia mi portò allo spaccio: c'erano due file, una per i transex e una per gli uomini, nella prima solo una, nella mia eravamo in sei. Tre portavano l'anello al naso come aveva detto la padrona, uno la fascia bianca e uno quella rossa come me. Era uno di quelli che erano scesi con me la sera prima. Era ridotto male, aveva un occhio nero, graffi sulla faccia e sulla schiena e un culo rosso di percosse. Stava tutto rannicchiato la faccia bassa e non guardava nessuno.
Tornai alla cella con la posta di Trix.
“Ok, impara a muoverti nella prigione troia.” “Sì Signora.”
“Va bene ora mi stendo un attimo tu mettiti in un angolo e ficcati questo nel culo!” e mi dette un plug lungo 5 o 6 cm.
“Ficcatelo dentro ho detto!” mi mollò uno schiaffo e poi mi prese per i capelli: “Voltati stronzo. Voglio aprirmi un po' la strada prima di sverginarti una di queste sere.” mi mise a 4 zampe e sputò più volte nel mio sedere, quindi mi fece ciucciare il plug. “Presto succhierai il mio cazzone nero, brutta troietta bianca, ma oggi va bene questo!” e mi ficcò il plug nel culo facendomi urlare di dolore. Quindi mi fece sedere per terra mentre lei leggeva la posta.
Quando ebbe finito mi chiamò a sé. “Ti ha fatto male?”
“Un po' Signora”
“Bene dovrai abituarti a cazzi nel tuo culo, veri o finti che siano. Adesso occupiamoci del tuo culo, baldracca, dammi qua!” mi tolse il plug dal culo. “E ora andiamo a pulire questo culetto, non voglio peli quando scopo io. Andiamo!”
e mi portò con sé in una zona opposta a quella dello spaccio. Tutti salutavano Trix e lei invece accennava con la mano solo ad alcune. Io seguivo il suo culone e le sue gambe tatuate. Mi portò in una sorta di salone di bellezza, dove uomini si occupavano di altri uomini sotto la supervisione di una poliziotta. “Ciao Trix che ti serve? “
“Ciao Reginal, depilazione totale delle parti basse per il mio schiavo in prova.”
“Ok. Pensaci tu!” disse ad un uomo con l'anello al collo, vestito di giallo. Mi fece una doccia calda e poi mi frizionò con dell'olio, quindi ripulì prima a macchina palle, scroto, i peli sopra il cazzo, quindi con la lametta terminò l'operazione. Passò quindi al culo al quale dedicò molte attenzioni. Trix ogni tanto veniva a sbirciare.
Quando ogni pelo anche dal mio culo fu tolto l'uomo mi fece un lungo massaggio con olio lenitivo e poi me ne dette una boccetta. “Per i prossimi giorni...” ero completamente depilato. Trix mi mollò uno schiaffo: “Allora troia, come ti senti?”
“Come vuole mi senta lei, Signora”
“Oh, bene, vedo che sei sveglio!” mi mollò ancora uno schiaffo e poi mi ordinò di seguirla in cella.
“Adesso veniamo al capitolo cura e rapporto con il mio corpo. Tu sei il mio servo e quindi ti devi occupare di massaggiarmi i piedi, di adorarli, di baciarli e così ogni altra parte del mio corpo a seconda dei mie capricci e ordini”
La guardavo tenendo però il volto verso terra. Mi fece un segno di inginocchiarmi davanti a a lei. “Inizia a massaggiare allora e poi ad adorarli. Spicciati!” e mi dette uno schiaffo, quindi si tolse le ciabatte che aveva ai piedi e mi ficcò i suoi piedi neri in faccia. Li presi in mano erano due piedi consumati, callosi in alcuni punti, ruvidi in altri, piuttosto lunghi rispetto alla statura modesta della padrona. Le unghie erano invece molto curate, gialle con motivi floreali sopra.
“Allora stupido cosa aspetti?” e mi colpì in faccia. Presi a massaggiare i piedi della padrona. Lei si distese sul letto e accese la tv. Iniziai un lunghissimo lavoro di massaggio mentre lei si disenteressava a me. Ogni tanto mi dava un'occhiata, ogni tanto mi mollava uno schiaffo in faccia tanto per ricordarmi chi era che comandava. Continuai a massaggiarle i piedi fino a quando non mi afferrò i capelli con forza e mi tirò all'indietro facendomi gridare di dolore.
“Adesso troia voglio sentire la tua boccuccia su i miei piedi. Guarda di fare bene che poi quella boccuccia dovrà anche soddisfare il mio amichetto qui...per oggi solo i piedi, ai pompini ci penseremo domani...ok, voglio sentire la tua lingua e quelle labbra da troia su i miei piedi fino a stanotte...apri bocca”
Aprii la bocca e lei ci sputò dentro più volte, quindi mi mollò i capelli: “Avanti al lavoro, troia!”
Mi abbassai ai suoi piedi e presi a baciarli e leccarli. Baciai e leccai, adorai e baciai ancora a lungo. Lei se ne stava alla tv, rilassata a bere, ogni tanto mi faceva fermare, mi ordinava di inginocchiarmi davanti a lei e aprire la bocca, quindi ci sputava a lungo, mi faceva inghiottire, mi dava un sorso d'acqua, sputava ancora nella mia bocca e poi mi ordinava di tornare ad adorare e baciare i suoi piedi. Non so quante ore andò avanti quel supplizio, ero sfinito.
Quando venne ora di cena per fortuna Trix mi fece smettere. Non sentivo più le labbra e la lingua era carta vetrata. Fece da mangiare e lei apprezzò. Mi concesse anche di finire gli avanzi(prima mi ero mangiato delle banane e persino due biscotti al cioccolato)e poi mi concesse di andare a dormire.
“Dove Signora?”
“Fuori, come ieri, sei ancora un novizio qui...” e mi tirò un ceffone fortissimo.
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