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MAGIC TS MUVE capitolo 13 - TRANSEX A VENEZIA. Incontro con Francesca ballerina con delle belle tettine


di Strapps
01.04.2021    |    5.933    |    5 9.6
"Mi prese un orecchio e mi tirò su: “Apri la bocca bitch!” Chiusi gli occhi e divaricai le mascelle..."
Il giorno dopo partimmo per Venezia in treno così, avevo suggerito, avremmo visto un po' di Europa scorrere dai finestrini. Muve si vestì per l'occasione con un lungo cappotto color cammello con inserti di pelliccia di leopardo, gonna lunga a quadri, calze di seta nera, tacchi vertiginosi, una maglia di lana rossa a collo alto. Era stupenda con il suo volto pesantemente truccato: bella con gli occhi che brillavano, gli zigomi deliziosi e gonfi, le grosse labbra color ciliegia. Io portavo i trolley e lei mi camminava a fianco alta molto più di me raccoglievamo gli sguardi dei passanti. In treno ci rilassammo e in effetti il panorama fatto di canali innevati, piccole cittadine inglesi e poi tedesche che scorrevano era molto affascinante.
La vista di Venezia appena fuori dalla stazione centrale emozionò Muve che si mise a fare foto e video. Passeggiammo verso l'albergo, per fortuna non lontano e ci sistemammo.
Lei volle fare subito un giro in gondola, anche se non era una bella giornata, piovigginava e faceva freddo, ma lei decideva cosa fare fra noi due. Il gondoliere era un ragazzone alto e muscoloso che si dimostrò subito antipatico e indisposto nei nostri confronti. Prima fece una battuta su mia moglie pensando che anche io fossi americano “Non mi pare il caso! Lei è mia moglie e non si permetta mai più!” “Cazzo! Ma sei italiano? Mannaccia che figura di merda..” “Bravo proprio una figura di merda..
“Ehi Chery cosa vuole il signore?”
“Non è un signore è solo un cafone” dissi in inglese.
“Ci parlo io con lui!” “Lascia perdere cara non è proprio il caso…
“Ma cosa ha detto?”
“Lasciamo perdere…”
“Ma io…
“Signora, si ricorda cosa deve fare quando è arrabbiata? Non serve che si lasci sciupare la giornata da un coglione…
“Hai ragione baby!” e mentre la gondola partiva, mia moglie si sedette, fece segno a me di fare uguale e guardando il gondoliere mi mollò uno scapaccione forte, quindi si voltò e lo lasciò stare.
Il gondoliere rise e poi ci portò in giro.
Venezia era bella ma la pioggia non era l'ideale per la gondola, così tornammo indietro presto. Il gondoliere rise mentre aiutava mia moglie a scendere: “Ecco la bella signorona...scommetto che ha un bel bagaglio con sé!”
“Stronzo!” dissi e lui rise ancora. Tornammo in albergo. La camera era piuttosto piccola, pesantemente arredata, un odore sgradevole proveniva dal bagno stretto e la tv aveva pochi canali americani, così mia moglie si buttò sul letto a riposare.
“Svegliami fra un paio d'ore!”
“Sì Signora, ha qualche preferenza sul modo in cui la devo svegliare?”
“Sì, voglio che mi lecchi le palle!”
“Meraviglioso modo, grazie Signora, riposi pure tranquilla.”
Il cattivo odore del bagno, un misto di acqua morta e fogna che si sentiva anche a porta del bagno chiusa mi spinse a scendere per reclamare, ma alla reception non c'era una camera libera fino al giorno dopo per fare un cambio, dissi che la puzza era insopportabile e il tipo si scusò freddamente, assicurandomi però che avrebbe fatto cambio di stanza appena possibile. Uscii e comprai dei fiori, delle candele profumate e le accesi nella stanza mentre Muve riposava. Disfeci i bagagli e sistemai la stanza. Dopo mi riposai anche io sulla poltrona, quando la sveglia del mio cellulare suonò, andai al letto, da mia mogie. Lei sonnecchiava con le mani sotto il cuscino, si era tolta le mutandine e indossava una maglietta da pigiama. Scostai piano il grosso cazzo per avere accesso al suo scroto. Le palle di mia moglie erano belle grosse, un sacco massiccio, depilato e profumato. Tirai fuori la lingua ed iniziai a leccare dolcemente quella parte di carne della mia padroncina. La quale, ancora dormendo, percepì il lavoro di lingua del suo maritino-schiavetto personale e sorrise, le grosse labbra color ciliegia si mossero rapide e sicure. Baciai le palle e le leccai, poi iniziai a succhiarne una, muovendo la lingua. Muve gradiva e si mosse aprendosi e sbattendomi il cazzo sulla faccia. Aprì gli occhi: “Oh, chery….ummmmsììì...cossììììì….ummmmhhhh…..bravo…..cosa è questo odore?”
“La puzza era insostenibile, ma domani ci cambiano stanza. Ho comprato delle candele profumate e dei fiori affinché Lei non sentisse cattivo odore, Padrona!” e poi tornai a leccare le palle e baciarle e succhiarle.
“Oh, Bitch, sei adorabile, ti Amo bitch...muhhhmmmmm...sììììììì….continuaaaaa…...bravo…..lecca…..umhhhmmmmmm, succhiaaaaa bitch!” leccavo le sue palle nere, profumate di lei e di olio, me le mangiavo prendendole tutte in bocca e facendola godere. Muve mi mise una mano sulla testa e mi ripeteva che era la sua troia, la sua bitch.
Sentivo il suo grosso cazzo ergersi sopra di la mia testa mentre continuavo a leccarle le palle e ingoiare lo scroto.
Lei mi teneva la mano e spingeva, con l'altra si toccava piano il cazzo che strusciava su i miei capelli.
Iniziai a risalire con la lingua quella carne magnifica, leccai l'anello che le stringeva le palle, il nostro regalo di matrimonio delle sue amiche. Leccai l'anello mentre mia moglie mi ripeteva che ero la sua puttanella bianca.
Poi le baciai l'asta del pene.
Baciai e baciai mentre Muve mi spingeva la testa lungo il suo bastone nero che non vedevo l'ora di succhiare. Mi prese un orecchio e mi tirò su:
“Apri la bocca bitch!”
Chiusi gli occhi e divaricai le mascelle. Lei mi sputò in gola un paio di volte, poi mi mollò uno schiaffo. Riaprii gli occhi, la guancia mi bruciava. Ma lei sorrideva, così anche io sorrisi: “TI AMO PADRONA!” dissi e aprii ancora la bocca e lei ci sputò di nuovo. Assaporai la sua saliva calda, chiusi di nuovo gli occhi e mi tuffai sul suo cazzo nero e le feci un lungo pompino che si concluse con una possente venuta di sperma calda nella mia bocca.
Ci vestimmo per uscire.
Grik da Orlando ci aveva preparato una serata in un club di Venezia. Non fu facile trovarlo e ci perdemmo un paio di volte, tanto che quando, finalmente trovammo il locale, eravamo quasi stanchi e infastiditi. Ci accompagnarono ad un tavolo nell'interno. In separè circolari stavano sedute donne e uomini, alcuni seminudi, alcuni vestiti, ma quasi tutti portavano una maschera che nascondeva buona parte del volto. Anche a noi furono offerte due maschere, la mia con un lungo naso, quella di mia moglie da gatta. Musica classica in sottofondo, mani che toccavano cosce, piedi ficcati nel ventre del commensale opposto oppure ci si cercavano sotto i tavoli, ci servirono da bere e Muve si scolò la sua coppa di champagne e anche la mia e poi ordinò una bottiglia intera. Tutto eprò sembrava un poco finto, imbalsamato, nessuno venne da noi. Ad un tratto, entrarono in scena delle ballerine nude che passarono fra i tavoli a danzare e giocare con gli avventori. Anche quel balletto sembrava forzato, poco eccitante. Per di più le maschere ci facevano sudare e respirare male. Alcune ballerine nude vennero da noi, una si sedette sulle gambe di mia moglie, l'altra mi prese la faccia e la spinse sul suo petto, le baciai l'ombelico e poi sorrisi a mia mogie che era impegnata a toccare le piccole tette delle biondina che le sedeva in grembo. Mi sembrava le piacessero e quando la donna mi spinse via da sé, andai in ginocchio da mia moglie che toccava piano le tettine della donna. Ma questa, dopo essersi fatta toccare e palpare a quel modo, in un gesto brusco, si alzò dalla ginocchia di Muve e se ne andò ad un altro tavolo.
“Non sa cosa si perde...” dissi io per alleggerire il fastidio di mia moglie.
“Peccato!”
“Ti piacevano le sue tattine, vero?” chiesi
“Umhh bitch...sì mi piacevano...”
Dopo le donne arrivò su un palco improvvisato una signora vestita pesantemente, tutta mascherata, fece un lungo balletto per togliersi ogni indumento, la gente non pareva troppo interessata a lei, chiacchieravano e giocavano, Muve bevve il suo champagne annoiata. Provò a chiamare la sorella per dirle che si stava annoiando, ma non c'era linea, i telefoni erano come schermati, inutili. Forse per la privacy concluse lei e tornò a bere. Passammo così una buona oretta, in quel party fintamente esclusivo, ma banale e noioso. Proposi di tornare in albergo. Muve accettò e appena fuori volle chiamare la sorella per ingiuriarla di quella pessima serata. Così ci fermammo sotto un lampione a chiamare. Mentre mia moglie urlava alla sorella notai la donna che prima aveva fatto toccare le tette a mia moglie che fumava fuori dal locale. Andai da lei e le chiesi quanto prendeva per quella serata: “350 euro, perché?”
“Te ne diamo 1000 se vieni in albergo con noi”
“Noi chi?”
“Io e mia moglie, laggiù” e indicai la grossa figura che su tacchi alti camminava su e giù blaterando al telefono.
“La trans?”
“Sì, è mia moglie, le piacevano le tue tettine...ehi pensaci bene: 1000 euro non sono pochi...”
“No non lo sono, ma come posso fidarmi?”
Presi dalla tasca 2 biglietti da 100 e li passai alla donna. Lei li guardò stupita, sorrise, aveva un volto gentile carino, da donna giovane, curiosa, li afferrò e li mise nella borsa. Mi prese a braccetto, gettò la sigaretta e andammo da mia moglie.
“Oh dam, bitch! È la ragazza di prima? Quella con le belle tettine da toccare?”
“Sì, Signora, un regalo per te!”
“Oh Bitch! Che dolce!” e mi dette un bacio in bocca, volgare, arrapante, con la sua lingua che si era presa la mia e se la scopava lì davanti alla donna che ci osservava stranita e divertita.
“Allora torniamo in albergo? Ne ho le palle piene di questo posto del cazzo finto come una banconota da 2 dollari! Io sono Muve comunque e tu dolcezza come ti chiami?”
“Francesca.”
“Piacere Francesca – e l'abbracciò toccandole il culo – e lui lo conosci? È mio marito, italiano come te..”
“Siete veramente sposati?”
“Sì, baby!” e mostrammo le fedi.
Poi Muve prese di nuovo il telefono e chiamò sua sorella: “Ehi troia, sai chi sa organizzare delle serate piccanti? Il mio maritino bianco, ecco chi! E non tu troietta intellettualosa: guarda qua!” e inquadrò Francesca, le sue gambe, i tacchi, i lunghi capelli biondi e poi aprì un poco il suo cappottino e inquadrò le tettine della donna.
In albergo accesi candele ed incensi e mi scusai del cattivo odore, ma Francesca era più incuriosita da mia moglie, dai suoi vestiti, dalle sue scarpe, servii da bere ad entrambe e ci sedemmo comodi sul letto. Muve raccontò di noi, del nostro matrimonio, del fatto che fossimo una coppia particolare, lei dominante e padrona, il suo marito-schiavo sempre a sua disposizione. “E siete innamorati?” “Oh lo puoi dire, baby. Molto!” e ci baciammo davanti a lei, la sua lingua che mi avvinghiava tutto e mi faceva suo. Dopo Muve chiese a Francesca di ballare per noi e spogliarsi. Lei lo fece e fu molto sexy e provocante, si muoveva leggera e ammiccante. Mia moglie la guardava arrapata. Io le massaggiavo le gambe, sfiorando le sue palle nere a riposo. Quando Francesca fu nuda del tutto, Muve la chiamò a sé e le mise le mani sulle tette e le toccò divertita. Francesca rideva, ma brividi di piacere la colpivano improvvisa, fissava mia moglie, una trnasex nera, alta, grossa, un volto ampio, gli zigomi bellissimi alti, la bocca carnosa dolce e morbida, le mani di mia moglie le solleticavano il capezzolo e la toccavano, le sue grosse mani, le unghie color rosso, la schiena di Francesca sussultava.
“Bitch leccami le palle!” mi ordinò mentre giocava con le tette di Francesca. Io mi buttai sul sacco nero delle palle e lo leccai e poi lo baciai, lo succhiai, mentre Muve baciava le tette di Francesca. Giocammo a quel modo: la donna in piedi, la schiena spinta in avanti protesa verso la transex, mia moglie che le leccava le tette mentre io le baciavo le palle.
Quindi Muve spinse Francesca sul letto e ci montò sopra, le allargò le gambe e prese a battere il suo arnese sulla figa di lei. Io mi ero messo dietro di Muve e le toccavo le grosse tette gonfie appiccicando il mio corpo al suo. Francesca aspettava sotto piena di libidine. Il cazzone di mia moglie ci mise poco a diventare duro e lo spinse dentro la fica di Francesca. Io mi accucciai dietro il culo di Muve e iniziai a baciarlo e leccare il buco culo mentre lei era dentro la figa di Francesca e non si muoveva. Voleva farle sentire il suo affare. La donna urlò di piacere sentendo quel cose dentro di lei e si avvinghiò alle spalle di mia moglie.
“Lascialo lì fammmmmello sentire...ohhhh….sìììììì….ohhhhhh”
Muve lasciò il suo cazzo a mollo nella figa bagnata fradicia di Francesca e poi, piano piano, mentre io le leccavo il culo, prese a muoversi dentro di lei scopandola. Francesca urlava di piacere, Muve prese forza e se la scopò alla grande, gli mise le mani sulle tettine e la trombò.
Io stavo ancora dietro di lei, ma le tenevo solo le mani sul culo. Francesca veniva a raffica sotto i colpi di mia moglie, io le strizzavo le palle e lei fotteva alla grande.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhssssììììììììììììììììì…..goooooddddddoooooooo!” urlava la donna con le gambe aperta, impalata dal big black cock di Muve, pressata dal suo peso, le tette strette nella morsa, scopata in figa.
Andò avanti così per un po' mia moglie, poi uscì dalla figa di Francesca, mi afferrò con forza per la testa e mi spinse sulla figa bagnata della donna. Presi a leccarla mentre Muve, sopra di noi, si toccava il sesso gonfio.
Francesca godeva e veniva forte a rivoli di umori nella mia bocca. Anche Muve venne e la sborra calda ci cadde addosso: a me su tutta la faccia, a Francesca sulla figa aperta che buttava umori.


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