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FENDOMCRACY capitolo 6 (prestato alla Padrona Horana. Festa sadomaso)


di Strapps
07.02.2021    |    3.808    |    0 8.7
"Ci incamminammo verso la tenda, ma una mistress dai lunghi capelli rossi, in un completo da militare verde e nero, pesanti anfibi e un cappello militare con..."
“Che dolce che sei cara, ma hai colto nel segno. Ho voglia di uno schiavo questa sera. Posso?”
“Accomodati pure, vuoi sentire le loro caratteristiche?”
“Ne voglio uno che sappia leccare bene la mia figa stanca e vecchia..”
“Ah, allora il servo che stai sculacciando è l'ideale, giusto ieri mi ha fatto venire a fiume con la sua lingua prima sul culo e poi in figa.”
“Suona assai bene. Ok, lo prendo! Te lo riporto appena ho finito..”
“Tienilo pure quanto di occorre dolcezza, lui è di mia proprietà e ci faccio quello che voglio e lo presto ad una amica fino a quando lei vorrà!”
“Sempre meglio, cara, ok, andiamo!”
“Uno chiama un taxi. Tu – e si rivolse a me - paga tutto quello che necessita alla mia amica – e mi dette una delle carte di credito della casa sulla quale avevo anche la mia firma - e ovviamente dovrai compiacere ogni sua voglia, non farmi fare brutte figure!”
“No, Signora!” Horana rise forte. Mi vestii, Horana mi ordinò di tenere il plug nel culo, il taxi arrivò ed entrammo. Seduto accanto a lei, col plug nel culo sudavo freddo mentre lei rideva nel suo volto pieno di rughe. Fece accostare il taxi a un KFC e mi ordinò di prendere un piatto abbondante di alette fritte. Entrai con plug nel culo, mi dava fastidio, ma ero abituato a carichi ben più grossi e invadenti. Ordinai e tornai nel taxi con la cena. Finalmente arrivammo in periferia, pagai la corsa ed entrammo in un palazzo fatiscente mal illuminato. Salimmo poche scale, entrammo in un appartamento piccolo, pieno di cose, un bagno minuscolo e una cucina sporca. Horna non se la passava poi così bene. L'appartamento era caldo. Horana mi prese la cena di mano, mi ordinò di prendere due birre e si sedette su l'unico sgabello e mi ordinò di baciarle i piedi mentre lei mangiava. Feci tutto e mi inginocchiai, tolsi le scarpe vecchie e consumate, era scalza, l'odore dei suoi piedi neri era intenso. Iniziai a baciare. Erano piedi vecchi, sporchi, sudati. Baciai e leccai mentre lei mangiava le alette di pollo e beveva senza pensare a me. Continuai a baciare a lungo e adorare quei piedi vecchi. Poi lei mi mollò un calcio in faccia. “Altra birra stronzetto!”
Le servii la birra e lei mi fece segno di inginocchiarmi. Lo feci: “Metti la tua schiena di servo in modo che possa bermi la birra rilassata.” Mi protesi con le braccia a terra e con tutta la schiena a sua disposizione. Lei posò i suoi piedi su di essa e tornò a bere. Non disse niente, ogni tanto fregava i suoi piedi su di me, erano ruvidi e segnati, mi grattavano la pelle; a volte spingeva. Dominò il silenzio. Poi lei si accese una sigaretta e la fumò senza parlare. Scuoteva la cenere sulla mia testa.
Quando ebbe finito di fumare si alzò e mi ordinò di seguirla in camera. Era una stanza malmessa piena di abiti buttati ovunque, scarpe, stivali, mutande. Un piccolo letto sfatto accolse Horona. Mi ordinò di mettermi sul letto. Lo feci, lei giocò un poco col plug nel mio culo, poi lo sfilò. Mi fece alzare dal letto, inginocchiarmi di fronte a lei. Mi agitò il plug davanti agli occhi
“Da quanto lo porti, stupida?”
“Da stamani Signora.”
“Ah, ah..Madame è una vera donna! Una vera fottuta Padrona, cazzo sta storia del matriarcato è eccezionale, tu sei il suo schiavo e lei può averne altri quando e quanto vuole e può prestarti ad una amica. Un genio! E tu puttanella faresti tutto per lei?”
“Eh..ecco..Madame conosce i nostri limiti e sa come usarci e trarre il meglio da noi”
“Ahhh ahh..questa è buona! Madame è la migliore, l'ho sempre detto! Cazzo sa come prendere il meglio da voi..siete delle nullità e lei si prende, giustamente voi e i vostri soldi, un fottuto genio o meglio una che la sa lunga..sono stata una vera mistress anche io, ma non ho saputo organizzarmi, ho dissipato tutto e ho prestato soldi a stronzi di ogni genere, ho avuto tanti schiavi anche ricchi e vivo in questa topaia..cazzo – mi dette uno schiaffo fortissimo in faccia – ma perché racconto di me ad una merda bianca come te!”
“Sono sicuro che lei sia una Mistress eccezionale
Mi rifilò uno schiaffo: “Non so se mi prendi in giro o se fai il servo..” altro schiaffo fortissimo “Non potrei mai prenderla in giro, Padrona Horana!”
“AH! Bravo – un alto schiaffo – mi stai piacendo. Adesso però ho bisogno di bere qualcosa di forte. Scendi qui sotto, fai un giro e vai al Bar Shellm, è ancora aperto, compra un paio di bottiglie di J&B e lascia a Tom, il padrone, 70 sterline dicendo che sono per conto di Horana!”
Obbedii, ma lei volle giocare ad umiliarmi, mi fece spogliare del tutto(scarpe a parte) e poi mi dette un vecchio impermeabile nero lungo. Mi lasciò il collare, ma lo nascose sotto il colletto dell'impermeabile, presi i soldi e andai. Le strade erano buie e incutevano timore. Solo barboni per strada ad un incrocio, segui le indicazioni della padrona, ma avevo paura, quel quartiere pareva veramente pericoloso specie di sera dopo il tramonto. I miei passi rimbombavano, un cane che mi ringhiò qualcosa mi fece trasalire, affrettai il passo. Per un po' pensai che qualcuno mi seguisse, mi voltai spesso, ma nessuno per fortuna. Vidi l'insegna dello Shellm e mi ficcai dentro. Il posto era semibuio, pochi avventori a tavolini rovinati. Tutti mi fissarono. Le mie gambe depilate spuntavano dal soprabito inadatto alla sera estiva, le scarpe eleganti da lavoro, un collarino che forse si notava, sperai di noi. Andai al bancone e chiesi di Tom. Un tipo alto e magro con occhi azzurri mi venne di fronte. Ordinai le due bottiglie di J&B. Pagai. Poi presi le 70 sterline e le detti a Tom. “Da parte della Signora Horana” “Bene, ma tu chi cazzo sei?”
“Un amico della Signora” qualcuno rise alle mie spalle, un altro sputò per terra. Tom afferrò le banconote ed io andai via di corsa.
Tornai da Horana che mi aprì in vestaglia: una vestaglietta rossa consumata, piena di buchi, ma la sua pelle nera consumata mi colpì. Afferrò le bottiglie mi dette un calcio. Mi ordinò di spogliarmi, strattonandomi col collare mi portò in camera sua. Aveva acceso le luci ed era ancora più calda.
“Adesso voglio che tu mi lecchi tutta, partendo di nuovo dai piedi fino alla mia figa. Ma prima dovrai servirmi il J&B con due cubetti di ghiaccio, sono in frigo, vai cagna!”
Feci come eseguito, Horana si sistemò con la schiena alla spalliera, aprì le gambe lunghissime e nere ed io mi misi al lavoro baciando di nuovo i suoi piedi di vecchia, logori. Lei beveva fumando o fissando il vuoto. Ogni tanto faceva tintinnare il bicchiere, io mi fermavo, andavo a riempire il bicchiere con 2 cubetti e nuovo liquore. Poi tornavo a leccare. Leccai le caviglie, le baciai e passai alle gambe. Tintinnio di bicchieri. Leccavo e baciavo. A lungo lentamente, quando decidevo di passare più in alto lei a volte mi diceva di no, poi lasciava continuare. Interno cosce. Tintinnio di bicchiere. Ritornai alle cosce, piene di smagliature, secche, sapevano di vecchia, ma anche di padrona, Horana aveva il fascino della padrona di ebano. Raggiunsi la sua figa e mi gettai a leccare. Tintinnio di bicchiere. Quando tornai feci per rimettermi a leccarle la figa, ma lei mi fermò: “Riprendi dai piedi cagna, mi è piaciuto come baci e lecchi da vera troia..!”
Così ripresi a baciarle i piedi, le caviglie, i polpacci. Altro j&B. Polpacci, interno cosce, figa. Quando tornai a leccarle la figa lei era già ubriaca fradicia e si godette la mia lingua sulla sua figa vecchia e depilata. Leccai e succhiai, leccai, leccai, baciai e di nuovo leccai fino a farla venire.
Horana poi si sistemò sul letto, mi ordinò di giacere in fondo al lurido materasso e si addormentò.
Mi sveglai e preparai il caffè. Lei si svegliò dopo poco, aveva un terribile mal di testa, prese il caffè e mi ordinò di andare in farmacia per delle aspiriene ma poi aggiunse anche altri prodotti alla lista, creme, collutorio, fard, rossetto nero, quindi mi ordinò di passare anche in un bar per prenderle la colazione e di fare tutto in fretta. Dissi di aver capito e stavo per uscire, ma lei mi richiamò: “Aspetta troietta, dove vai senza di questo?” e agitò il plug. Così andai da lei, mi calai i pantaloni e lei, dopo un paio di sputi e dopo aver leccato il plug me lo infilò nel culo, per fortuna era quello piccolo. Andai in strada, prima in farmacia. Fu difficile trovare tutto, spiegare alla commessa che mi osservava stupita mentre sudavo e mi agitavo muovendo freneticamente le gambe per il plug nel culo, dopo venti minuti però ebbi tutto quanto era sulla lista di Horana. Pagai e raccolsi le ricevute. Andai al bar e il posto era proprio ameno, vecchi avventori e puttane di strada che avevano fatto mattina stazionavano ai tavolini sporchi e incrostati. Presi delle paste alla crema e 2 confezioni di yogurt e tornai da Horana che pisolava sul letto. Mangiò la colazione e si fece servire altro caffè a letto, prese le aspirine e mi ordinò di massaggiarle i piedi rugosi, vecchi, sporchi. Lo feci pensando a quelli belli, lisci, profumati, oliati, tatuati, laccati di Madame.
Prima di assopirsi di nuovo Horana mi ordinò di pulire il bagno, quindi telefonò a Madame e parlarono al telefono mentre io pulivo il piccolo bagno. Era minuscolo ma sporco, le mattonelle erano lise e piene di graffi.
“...o non so come ringraziarti Cara, la tua femdomcrazia è una figata! Sei un genio! Sei la migliore che conosca! La migliore mia cara! Che dirti? Grazie!
“Sì lo so..ho capito..quello che è tuo può essere anche mio, grazie cara, il tuo schiavetto qui è proprio perfetto e avevi ragione la sua lingua è dolce, mi ha fatto venire..
“non voglio approfittare..
“Dici?
“Oh, cara che gentile, grazie...si ancora un giorno, due...ok...ho capito...sì...grazie...che amore che sei..La FEMDOMCRAZIA! Hai ragione
“Sì...lui è qui a pulire il bagno...vuoi che te lo passi?
“Come vuoi cara...ciao
Dopo la telefonata dormì ancora. Io mi detti da fare in bagno e poi mi riposai sul divano con la tv a basso volume. Horana si svegliò quattro ore dopo. Mi chiamò e mi ordinò di prepararle un drink mentre lei faceva la doccia.
“Oh vedo che hai fatto un buon lavoro qui, bravo!”
Le servii il cocktail e delle patatine.
Lei bevve e si rilassò, era in accappatoio, il suo corpo da vecchia nero in contrasto con l'accappatoio azzurro era piacevole. Mi ordinò di massaggiarle i piedi e poi di farle da appoggia piedi mentre beveva. Telefonò alla amiche per raccontarle l'esperienza che stava vivendo grazie alla mia padrona: “Vedi Ari, una cosa incredibile ha messo su Madame, geniale e da grandi profitti, una Femdocrazia dove lei è Sovrana assoluta, vive in una enorme casa con tanti schiavi a suo servizio, lavano, stirano, puliscono e vanno a lavoro e senti tutti i loro guadagni finiscono nel suo conto corrente o in quello della casa, sì certo! Lei possiede tutto e possiede pure loro! Completamente, sono schiavi totali al solo suo servizio! Indossano collarini e cinture di castità! Puoi dirlo cara! Stanno per casa nudi e sempre in ginocchio... E non ho finito...come no? Non ne dubito, Ari...e insomma ha il suo harem, li ha persino marchiati con suo nome e li chiama per numero o per colore, come le va insomma..e..sì..sì..proprio come dici, Ari e poi pensa che se vuoi te ne presta uno, dice che è privilegio della femdomcracy, lei ne fa quello che vuole dei suoi schiavi e me ne ha dato uno ieri, è qui che mi fa da poggiapiedi, nudo e silenzioso...vuoi parlarci cara?”
Allunga il telefono verso di me, vedo una donna magra sui settanta anni, la pelle bianca consumata attorno agli occhi pieni di rughe, un lungo naso stretto, una bocca rifatta dalle labbra gonfie, sorride divertita, mi chiede qualcosa e rispondo con monosillabi
“Visto Ami? Che ti dicevo? Incredibile! Lo sto sfruttando a dovere, lo mando in giro a comprarmi cose e me la faccio leccare, è proprio bravo a leccarla, dovresti provarla, Madame sarà sicuramente d'accordo, vedrai...e quindi..cosa mi dicevi di stasera?”
Horana continuò a parlare con l'amica mentre muoveva i piedi callosi e ruvidi sulla mia schiena.
Dopo un paio di altre telefonate, Horana già un po' brilla dai vari cocktail volle andare in camera e si rimise sul letto, mi ordinò di smorzare la luce con una sciarpa rossa, aprì le gambe lunghe, nere e magre e mi disse di leccarle la figa. Affondai la testa nel suo sesso, slappai quel clitoride nero, rugoso, lo baciai e poi mi misi a leccarle la figa.
Quando ebbi finito con la padrona che mi veniva in faccia fra piscio e umori, mi ordinò di sistemare un poco la stanza e poi di prepararle una cena: spaghetti con polpette e di rifornire la casa di alcolici e ghiaccio.
Horana si mise a dormire ed io svolsi i compiti assegnati. Comprai varie bottiglie di vino, gin, vodka, Campari, J&B e riempii il frizer di ghiaccio. Aspettai poi che si svegliasse e preparai la cena, gli spaghetti non erano male alla fine e la padrona gradì, quindi si fece servire dei cocktail mentre io le facevo da poggiapiedi, fece preparativi per la serata al telefono. Dopo tre drink volle cambiarsi per uscire. La servii al meglio e la truccai anche, lei mi rifilò un paio di schiaffoni per dei miei errori, ma alla fine fu soddisfatta del lavoro. Mi fece chiamare un taxi e lo prendemmo di sotto, dette l'indirizzo e andammo in un quartiere ad est. Il posto era grigio e molto popolare, polizia e malfattori a giro. Ci fermammo davanti a una casa a tre piani grigia e scalcinata. Pagai e Horana tolse dalla borsa un collare e davanti al tassista che ci guardava stranito lo fissò ad una catena corta e mi strattonò fuori dal taxi. Entrammo nella casa, era buia e come disabitata, ma da sotto si sentivano provenire grida e chiasso. Scendemmo strette scale rovinate e accedemmo ad uno spazio ampio illuminato, uomini e donne sparsi in giro che bevevano, fumavano, verso la fine della grossa sala illuminata c'era una tenda piuttosto grande, bianca, dalla quale proveniva un ronzio, dei lamenti e una luce blù. Horana mi strattonò in giro mostrandomi e dicendo a tutti chi ero e perché fossi lì: “Ami, amore! Eccolo lo slave di Madame, guarda!” disse rivolta alla donna che avevo visto nella videochiamata ore prima, dal vivo appariva ancora più magra e più vecchia, le gambe però erano ancora sode e le braccia avevano segni di muscoli per quanto leggeri. Ami indossava una vestito le copriva appena il seno piccolo e la figa, per il resto portava una parrucca bionda lunghissima sul culo, un collare flou di un giallo abbagliante. “E' pure carino...” “Umh...preferisco un altro genere, ma come slave è perfetto: ubbidiente, servizievole e gran leccatore di figa...avanti stupido saluta la mia amica!” e mi dette una botta in testa. Feci un inchino alla donna e la salutai. Horana mi mollò uno schiaffo fortissimo: “Stupido, baciale i piedi!”Ami sorrise divertita ed io mi inginocchiai ai piedi di Ami e baciai il collo di entrambi i piedi, sotto portava delle scarpe col tacco molto alto.
“Oh, così si fa!”fece Horana e mi strattonò con forza per il collare riportandomi su.
“Dovete assolutamente vedere a cosa c'è nella tenda, special!” disse Ami e abbracciò la padrona. Ci incamminammo verso la tenda, ma una mistress dai lunghi capelli rossi, in un completo da militare verde e nero, pesanti anfibi e un cappello militare con una stella al centro, ci fermò per parlare con Ami. La mistress era alta e bella, giovane, con profondi occhi verdi. Teneva al guinzaglio una slave minuta, i seni carnosi erano stretti da corde e i capezzoli erano tirati in basso da due steli color acciaio. Era a quatto zampe e stava piangendo. La mistress era incurante di lei, parlò con Ami e con Horana che mi teneva al guinzaglio in piedi. Attorno a noi uomini e donne bevano e chiacchieravano, alcuni da soli, altri si portavano dietro slave tenuti al collare o a quattro zampe o in piedi come me. Notai anche una transex alta ed imponente che stava seduta su un trono mentre una donna ai suoi piedi le faceva da sgabello alle gambe e un slave in piedi al suo fianco che teneva un vassoio, nudo, al cazzo era fissato un ring da quale partiva una catena alla fine della quale una grossa palla di ferro penzolava nel vuoto. I testicoli dello slave era tirati in maniera pazzesca e non capivo come potesse stare in piedi fermo col vassoio in mano.
Le donne parlavano fra loro, poi la mistress rossa dette uno strattone alla schiava che si alzò in piedi, arrivava a malapena all'altezza del collo della sua padrona, piangeva piano e le lacrime le rigavano il volto e facevano colare del rimmel nero sulle guance arrossate. I capezzoli erano tirati in basso dagli steli e anche le mammelle tonde e in carne della donna erano tirate in basso: “Come ti sei conciata brutta troia? Guardate che faccia che ha?!!” e le donne risero di gusto, Horana mi rifilò uno schiaffo: “Tu saresti capace di portare quei cosi, patetico omuncolo?””No, mi spiace..” risposi e Horana mi rifilò un altro schiaffo: “Stupido!””Andiamo adesso...porto questa troietta a sciacquarsi la faccia e forse le toglierò anche questi steli...ma solo se farà la brava...” e accarezzò dolcemente il volto della donna che piangeva, la carezza fu sensuale, la slave fremeva di gioia e l'eccitazione era generale tanto che Ami e Horana si baciarono in bocca mentre la mia padrona di quella notte mi fece segno di inginocchiarmi e baciarle i piedi. La slave bianca si alzava sulle punte per ricevere le carezze della mistress la quale di colpo infilò due dita nella bocca della schiava e se le fece ciucciare.
Entrammo nella tenda e lo spettacolo che ci si parò davanti fu incredibile. C'era una bicicletta da camera, senza ruote, sul sellino era posto un grosso fallo marrone, ai pedali erano fissati delle cinghie che stringevano piedi e gambe di uno slave che era sopra la bicicletta e pedalava mentre il fallo marrone lo penetrava in maniera esagerata, lo schiavo era costretto a muoversi e così il cazzo finto lo scopava mentre lui andava su e giù coi pedali. Lo slave era vestito completamente di lattex rosa, anche sulla testa, sul culo era completamente aperto per agevolare la penetrazione del fallo apposto sul sellino. Il volto però era scoperto. L'uomo era truccato pesantemente da donna, occhi color azzurro cobalto, guance rosa, bocca rossa lucida. Aveva occhi piccoli e neri, fronte ampia e un naso curvo e stretto. Sudava in maniera eccezionale per la tuta, la luce blu puntata su di lui, lo sforzo di pedalare e ricevere quel cazzo grosso nel culo. Horana e Ami mi condussero di fronte a lui. Gocce di sudore gli coprivano il volto, il trucco colava lievemente in alcuni punti, la fronte era bagnata. Horana lo toccò sul sesso. Aveva un cazzo piccolo stretto in una cintura rosa molto stretta. Respirava a fatica ma continuava ad andare su e giù sulla bici.
Ci sedemmo a guardare assieme ad altre persone. Lo slave pedalava e si prendeva quel cazzo dietro, sudava e gemeva di fatica e piacere, gli occhi di sconosciuti addosso.
Mentre ci godevamo lo spettacolo ogni tanto una donna grassa e vestita di rosa come lo slave si alzava e colpiva lo slave sul culo con un frustino lungo, incitandolo a continuare. Quello riprendeva a pedalare con più vigore, il fallo lo apriva dietro sempre più chiaramente, dal culo dello slave colavano fili bianchi di umori e vasellina.
Massaggiavo i piedi delle due donne in ginocchio, Horana teneva la catena attaccata al mio collo e ogni tanto davi dei piccoli strappi per ricordarmi che era lei a condurre il gioco. Io mi dedicavo ai piedi delle due donne, in particolare a quelli di Ami che erano veramente belli e curati a differenza di quelli dell'amica. Ad un tratto entrò il transex che prima era sul trono fuori dalla tenda. Era seguito dalla coppia di slave, lui camminava a quattro zampe trascinandosi il peso della palla di ferro ai testicoli. La transex era alta e portava lunghi capelli ricci sulle spalle. Si avvicinò allo slave sulla bici e lo fermò. L'uomo sudava copiosamente, aveva un fallo infilato nel culo e bloccato dalla mano della padrona appena sopraggiunta, quella transex dal volto mascolino ma molto truccata. La padrona fece un gesto alla schiava che le passò un plug verde. La trnaex lo ficcò in bocca allo slave e gli ordinò di succhiarlo.lo sleva eseguì aiutandosi con una mano, si teneva il plug in bocca e lo succhiava. “Meglio così, non trovate?” disse la transex e poi ordinò allo slave di riprendere a pedalare e quello riprese, il plug in bocca e il cazzo marrone che gli sfondava il culo.
La transex venne a sedersi accanto ad Horana e lei mi ordinò di massaggiare i piedi alla nuova arrivata. Così gattonai da lei e le toccai i piedi e le calzature affusolate dal lungo tacco. La transex mi ordinò di togliere i tacchi e poi baciarle i piedi. Lo feci con piacere perché i piedi della tranex erano sì grossi e lunghi, ma erano molto profumati e dolci e curati. Li baciai con devozione mentre le donne si misero a parlare con la transex. Horana raccontò della femdocrazia della mia Padrona, della sua casa e degli schiavi numerati, la transex sembrava molto incuriosita mentre io le baciavo i piedi, Ami confermò quello che sapeva, lo schiavo fu mandato a prendere da bere, la schiava fu invitata a occuparsi dei piedi delle donne mentre lo slave legato alla bici continuava ad ansimare, pedalare, succhiare il plug e prendersi quel grosso cazzo marrone nel culo.
La serata proseguì a quel modo fra leccate di piedi della transex e slave che si alternavano al centro della tenda, uno fu imprigionato ad una capretta di legno e frustato a lungo, un altro fu disteso su un telo e a molti master e mistress che venivano pisciavano su di lui. Gli schizzi giungevano anche a noi impegnati a leccare i piedi delle nostre padrone. La transex volle poi che le succhiassi il cazzo e lo feci. Aveva un grosso arnese curvato da una parte, nero, duro, ero abituato alla figa di Madame e ai suoi strap-on non ad un cazzo vero, ma me la cavai, succhiai e baciai, leccai l'asta e succhiai il grosso sacco di palle nere e depilate della transex, Ami venne da noi e mi mise una mano sulla nuca e mi dette il ritmo del pompino. Succhiai quel cazzone nero con piacere, era profumato e lungo, completamente depilato lo ingoiavo come fosse lo strap-on di Madame, Ami da dietro mi faceva andare su e giù lungo l'asta, mi sbatteva in gola, ma le mani della Padrona settantenne alle mie spalle, il suo corpo elegante e sexy, le sue belle mani sulla mia testa, rendevano tutto migliore, ero eccitato. Il pompino si concluse con la padrona transex che mi venne in bocca, Ami mi spingeva sotto e sentii lo sperma caldo della transex riempirmi tutto: “Non ingoiare cagna! Passalo alla mia schiava!”La schiava venne di corsa da me, mi prese la testa la piegò verso le sue labbra, aprì la bocca ed io le lasciai cadere dentro la sperma della padrona nera, quello che era rimasto che non mi era finito in gola, lei succhiò tutto e poi andò in ginocchio dalla transex e aprì la bocca mostrando il frutto del raccolto, la padrona fece un segno con le dita e la schiava ingoiò la sborra.
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