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BDSM 2.3 - Cedere consapevole


di geppettino2003
01.09.2022    |    4.177    |    2 9.6
"” Urlo il mio piacere, un grido liberatorio, represso per troppo tempo, per un lunghissimo tempo! Un orgasmo incontenibile, il corpo si contorce, non..."
Nell’intercedere verso il mio dopo, passo dopo passo, la luce affievolirsi e mille pensieri assillarmi. Sorpresa di cosa sono stata capace di fare, non riesco a spiegarmi quello che è successo, ma prendo atto che quanto fatto, ha finito davvero con l’intrigarmi fino al punto che mi sono lasciata andare sempre più, accondiscendente, nella mia vera condizione. Voler cercare quelle emozioni cercate per lungo tempo, e mai trovate.

Dovrei vergognarmi nell’aver percepito quel suo duro fallo spingere sul mio culetto.
Chiedermi perché non ho reagito? Con in testa le sue parole, e sul corpo gli effetti del suo sfrontato fare, con quello straccetto addosso, che ora mi copre in modo indecente, lo seguo con in testa quel mio sfacciato propormi sullo sgabello. Non mi capacito, del mio fare, ne riesco a darmi una logica spiegazione, so solo che ho apprezzato quel perverso contatto. Forse un attimo di debolezza subita da un volerlo sempre fare e non averne mai avuto l’opportunità, ovvero il coraggio per viverlo!

Ci riceve un piccolo ambiente, luci soffuse, un unico divano posto davanti ad una grande parete finestrata che ci separa dalla grande sala. Quell’iniziale burlesque si è, intanto, trasformato in erotismo spinto al limite del pornografico.
Sul tavolino un piccolo drappo di velluto nero copre due fluit di un freddo champagne che ci aspetta.
Seduta, apprezzo il finissimo perlage, incrociando i suoi occhi ammirare le mie tornite cosce, sensualmente fasciate da nere calze impreziosite dal lucido reggicalze. Il seno, dalla accattivante scollatura, risplende alla fioca luce di candele al profumo di muschio bianco che mi avvolge.
Quel suo Android cristallizzare ancora il mio sensuale essere.
Con l’istinto di mamma accavallo le gambe nell’inutile tentativo di inibirgli la vista di quel mio nudo intimo che si scopre, indecente, ad ogni piccolo movimento della gambe.
Ottengo l’effetto contrario!
Lo spettacolo che offro è, decisamente, più azzardato con la pelle chiara delle cosce trasparire oltre la balza nera delle calze.
Dovrei vergognarmi nel mostrarmi a lui diversamente mamma!
Che sia questo ciò che, invece, vuole, trasformarmi, in quella intrigante femmina che suo padre desiderava ardentemente avere accanto. Pudica e composta di giorno, sensuale e provocante di notte!

Ancora la vergogna pervadermi. Lotto contro quel mio voler essere, fare, dare, e il dover reagire a momenti i cui effetti superano il razionale, il giusto, il doveroso!
Ancora una forma di accondiscendenza nel lasciare che mi guardi, con la paura assalirmi al pensiero che non si accontenta solo di questo.
Estasiato davanti al mio diverso essere mi abbraccia con una diversa passione, Percepisco un caldo respiro morirmi sul collo.
Delicate mani scostano i miei lunghi capelli dietro al collo, accarezzano a fil di pelle le scoperte spalle, lente si spostano sul delicato seno. Lascio ad un suo dito sfiorarlo, circoscrivere le areole, giocare con diventati sensibili capezzoli.
Non ho la forza di reagire. Con la mente torno a quei miei intriganti momenti con suo padre, quel giocare che si faceva assieme, per cercare quel piacere che, entrambi volevamo. Era un gioco piacevole, intrigante, trasgressivo. Osavo per lui, ma solo per lui, ma ora è mio figlio artefice di quel mio voler giocare.

Accetto il suo modo di fare, tra il gentile e l’imperioso, complice, cedo come fossi una sua preda.
E ora? Lui, gradino dopo gradino sta diventando sempre più impertinente sfruttando la mia passività. Non so come definirlo, un uomo che mette soggezione, che ha una facilità incredibile nel parlare, e nel convincere le donne.
Ma sono sua madre!

Non mi oppongo a quelle mani sul mio corpo, e quel suo tono soggiogante, che non mi da tregua. È come fossi, consapevolmente, sottomessa dal suo fare. Accetto le sue azzardare effusioni, subendole!

Attimi e quella mano scivola su di un ginocchio, lo accarezza, risale piano favorita dalla delicata seta, spinge la corta gonna ancora più su.
Il corpo trema mentre apprezzo il freschissimo champagne. Mi sforzo nel restare inerme a quella mano che, intrigante, sento infida risalire tra le gambe.

Torno madre!
“No! ti prego!”
Con lo sguardo del mio ruolo chiedo di fermarsi, ma lui non mi guarda. Tento di stringere le gambe e rifiutare quel tocco delicato e contemporaneamente deciso, ma non ci riesco.

Il corto vestitino, e la mia passività (o la subentrata arrendevolezza) fa in modo che non trovi nessun ostacolo nel suo subdolo percorso. Le dita sfiorano una sensibilissima pelle. Tento ancora di serrare le gambe, ma inutilmente. I miei muscoli non rispondono a nessun richiamo.
Voler reagire a tocchi che diventano sempre più sfacciati, ma non resisto!
Mi accorgo che è inutile nell’ascoltare sue sussurrate parole, che anticipano ogni mia corretta reazione, privandomi
della forza della ragione!

“Sai il bene che ti voglio bene, ma ci sono molti modi di amare. Alcuni dolci e teneri, altri azzardati e morbosi, a volte estremi e perversi. Il mio puro sentimento di amore, in questi anni, si è lentamente trasformato in un intenso desiderio di voler di più. Sapere di non poterlo avere ma sperare di poterlo ottenere.
Vorrei ora fosse mio il tuo desiderio di amore, amare ed essere amata! Voglio ora sapere se vuoi sfidare il peccato!”

Stavolta incisivo, quasi al limite di una amorevole, quanto assurda, confessione. Nei miei trascorsi anni, mai percepito un segnale, un gesto, una parola, darmi una sola occasione per accorgermi del lento mutare del suo amore.
In quei miei, particolari, momenti del passato, volermi e non potere, desiderarmi e soffrire. Il suo sognarmi donna, mettermi ora davanti ad una pericolosa realtà. Quel suo richiamo alla perversione incide sulla mia sensibilità di mamma, in silenzio, ascolto:
“Se mi fermi non ti sarà più possibile sfidare quel piacere che tanto ti intriga, che ti manca e che desideri pur combattuta dalla paura di peccare. Se, invece, mi lasci fare non potrai fermarmi, non ci riuscirai, sarai tu a voler andare oltre, superare un limite imposto solo dalla morale.
Puoi decidere adesso di tornare in albergo dove ti aspetta solo un anonimo domani.”

Ancora propormi di sottrarmi al suo fare!

Quel tono di voce, sensuale e soggiogante, mi riporta a quel mio passato che, prepotentemente, sta tornando al mio presente, con quelle stesse piacevoli emozioni che ora incidono sui miei pensieri, inibendo ogni mia razionale, più giusta, reazione.
Mi rendo conto che sono sull’orlo di un baratro, un limite in equilibrio precario, instabile, nessun sostegno a cui appigliarmi. Sono davanti ad una barriera che, una volta superata, mi sarà difficile, se non impossibile, poterne uscire e tornare indietro.

La mano riprende ad accarezzarmi i seni l’altra, lenta, si sposta tra le gambe, oltre le calze, fino alla pelle nuda. Sussulto ad un brivido. Cerco di fermarlo pregandolo di fermarsi, ma lui non si ferma e risale oltre il giusto possibile.
La penombra rende tutto così irreale.

La forza di quel mio passato inibisce il fare del mio attuale presente e lascio ai delicati tocchi di quelle dita risalire infide tra le gambe.
Terrorizzata trovo la forza di reagire, raccolgo tutta la forza rimasta, ed imprigiono la sua mano tra le cosce. Accavallo le gambe per inibire il suo sporco fare. Stringo impaurita quella mano tra le mie gambe. Tento di fermare la sua pericolosa intenzione.
Ma imperterrito continua!

Un attimo e quella mano ritorna dietro al collo, accarezzandolo slaccia il nodo del vestito, lascia cadere la spallina, scopre il seno, lo sfiora, lentamente ne circoscrive a fil di pelle, con le dita, il disegno.
Lo vedo apprezzare il mio seno. Basita, davanti alla sfrontata impudenza, la mia mente cerca di ribellarsi ma il mio corpo non la segue. Inutile un, debole, tentativo di coprirmi pudicamente. Sento un brivido corrermi lungo la schiena, ed il capezzolo irrigidirsi sotto la pressione della sua mano. Inebetita, e presa da un insano piacere, mi lascio toccare.

Mi vergogno, ho paura, raccolgo le forze in un un impeto di razionale reazione .
“Sei ammattito!”
Senza però fermare la mano che, lentamente, sfiora il seno.
“Sono tua madre?”

Freddo risponde.
“Sei anche donna! Sono certo che il pensiero, e il ricordo, di quel tuo passato sta, ora, avendo il sopravvento sul tuo corpo.”

Lo ascolto con timore, e con vergogna, ma anche con la consapevolezza che in fondo sta dicendo cose vere.
Dovrei coprirmi, alzarmi, voltargli le spalle e andare via, ma c’è qualcosa che mi fa rimanere. Mi manca il coraggio (forza) di oppormi.
Mi gira la testa davanti a mio figlio imprevedibile nel suo fare e diabolicamente convincente. Mio malgrado prendo atto che il piacere comincia a prevalere sulla paura!
Non riesco più a connettere, ne mi rendo conto di ciò che sta succedendo: trovarmi semi nuda con accanto mio figlio.
La penombra mi avvolge ed è come fossi fuori dal tempo. Non mi ribello, mi sembra di essere in un limbo dove il piacere sconfigge la vergogna e, di fronte a lui, mi abbandono a perverse carezze.

Con un misto di vergogna e di preoccupazione, ancora un debole tentativo per fermalo.
“Siamo in un locale pubblico, ho paura che qualcuno mi possa riconoscere

“Sii sincera e dimmelo, sono convinto che ora ti stai scaldando come allora! “

Una risposta secca, con le mani che continuano a titillare duri capezzoli, li strizza tra l’indice ed il pollice. Serri le labbra per non gridare, ad occhio chiuso mi abbandono a quelle carezze sempre più pesanti.
Resto esterrefatto nel lasciarlo fare in quel modo indecente, con le tette nude ed i diventati gonfi capezzoli esibiti alla lussuria del mio amato figlio. La vergogna mi assale ma l’eccitazione è tale che lo lascio fare. Il mio silenzio, certamente condizionato, lasciargli intendere che il suo sognarmi potrebbe diventare realtà.

Prende dalle mie mani il bicchiere, che fatico a tenere in mano, sfrontato versa il freddo champagne sul seno. I capezzoli sembrano voler scoppiare, da una fare che mi priva di ogni razionale volontà. Mi scuoto, nel prendere atto che si sta prendendo ogni libertà sul mio corpo, ritrovandomi adesso davanti ad una morbosa realtà.
Mi sento strana, diversa, come se non fossi più io, sua madre, come se non contasse più il mio ruolo, e quel mio segreto essere, infido, prevalere.

Con un filo di voce:
“Ti prego no.Non qui! Non ora!”

Come fosse assente al mio implorarlo, chino la lingua raccoglie in nettare che rinfresca capezzoli, ora, infuocati, lo accompagna tra le labbra, ne assaporano l’essenza, lo lecca, voglioso lo succhia, ci pennella sopra la punta. I capezzoli sembrano esplodere ai tocchi delle sue labbra che apre per stringerli tra i denti, li morde facendomi sussultare senza che possa capire se dal dolore o dal piacere. Non contengo uno strozzato gemito al meraviglioso dolore fisico. Una sensazione che mi sconvolge nel sentirmi persa al mio, silenzioso, ansimare. Pervasa dalla vergogna constato che mi sta eccitando!

Ancora un briciolo di coraggio, con quelle mie paure ritornare, raccolgo un esile respiro
“Fermati! Mi vedesse qualcuno cosa potrebbe pensare…”
Ma è solo una finta difesa in realtà voglio che continui!

Sornione raccoglie dal tavolino quella nera benda di velluto nero che in poco cinge i miei occhi, così isolandomi del mio ruolo, dalle mie paure, dal mio attuale contesto.

“Così puoi liberare la tua fantasia, dissociare la tua realtà, e abbandonarti a quel piacere che hai sempre desiderato, che ti è mancato, che ti manca, e che ancora vuoi.”

Il buio ora inibisce quella mia paura di essere vista, di essere riconosciuta, etichettata. Quella paura che ha sempre frenato il mio piacere!
Il buio inesorabilmente, mi coinvolge poro per poro, millimetro dopo millimetro, dandomi brividi di vero sgomento. Non so cosa ci sia al di là della benda e quella consapevolezza mi intriga ancora di più.

“Potrai essere ora ciò che sei, fare ciò che desideri, prenderti ciò che ti manca!”
Lunghi secondi nel cercare un senso a quelle parole che non capisco, ma non riesco a fare nulla, quando sento l’intrigante mano tornare tra le mie lunghe gambe. Non reagisco, forse non lo voglio, quei tocchi sapienti mi fanno smettere di pensare, di ragionare, di oppormi!

Sento che sto per cedere!

Seminuda le sue mani si perdono tra le mie disponibili cosce, continuano, infide, a risalire piano tra esse supera la calza fino alla coscia nuda, segue i laccetti del reggicalze, chiara l’intenzione di raggiungere il mio nudo sesso. senza un cenno di mia ribellione.

La sensazione delle sue mani addosso mi intrigano, non per come mi tocca, ma per come mi tratta, come - una di quelle - Mi sento strana, inerme, e pericolosamente eccitata. Senza alcuna resistenza da parte mia, subisco quelle vergognose carezze, leggere e, a volte, anche violente. Tento di stringere ancora le gambe e rifiutare quei tocchi delicati e decisi, ma non è più il tempo.
Al buio, non vedo il suo fare, ma immaginare l’immediato suo dopo, decuplica i miei sensi. La fantasia vola oltre morbosi, assurdi, pensieri! Mi mordo le labbra ad un calore languido diffondersi infido tra le cosce.

La mano, tra diventate disponibili gambe, passa all’interno delle cosce, risale lente, sente la calza scorrere fino alla pelle nuda, arriva sul sesso, le dita sfiorano umide labbra, giocano con i corti riccioli della mia intimità. Deve accorgersi subito che è calda ed umida.
Non governo un leggero, ma distinto gemito di piacere che reprimo quasi subito mordendomi più forte le labbra.
Dio che vergogna!
Come può mai essere possibile che mi ecciti mentre mio figlio mi sta usando a suo piacimento?
Sono fuori di me, ancora un futile tentativo di oppormi.

“Per favore, nnnnooo!”

Ma è una implorazione debole, priva di forza. Le gambe sono diventate morbide. Incapace di reagire, subisco, scossa da tremiti diventati intensi, che si ripetono quando quelle sue dita diventano ancor più sfacciate.

“Sei una donna bellissima”
sussurra con le labbra che delicate sfiorano il mio collo
“desidero ardentemente sentire il tuo profumo di donna”

Al delicato, primo, contatto cedo, cosa che gli permette di azzardare di più.
Mi sta mandando in estasi e, mio malgrado, devo ammettere: sale la mia eccitazione.
“Voglio farti godere!”
Insiste perverso e morboso.

Ma non posso! Raccolgo tutta la forza che la ragione mi impone e mi stacco da un perverso contatto.

Poi ardita la sua considerazione
“So che ti piace tutto questo, e desideri ardentemente andare oltre in questa tua notte.”

Scuoto la testa, i lunghi capelli coprono il sicuro rossore del mio viso. Rilascio le gambe, non stringo più le cosce. Con fare innaturale agevolo la sua azione. Il buio mi avvolge, il corpo si abbandona mentre è assoluto padrone della mia intimità. La massaggia delicatamente.
Un brivido. Un maledetto brivido mi avvolge. Ne sono sconvolta quelle sfacciate carezze mi inebriano.
Con paura prendo atto che c’è sottile partecipazione da parte mia. Non mi oppongo più alle sue carezze sulla fica diventata un lago di piacere. La sua mano tra le mie intime labbra, constata quanto diffuso, assurdo, e caldo, sia il mio piacere nell’offrirmi lasciva e disponibile.

“Ho ascoltato papà chiederti continuamente di essere la sua puttana, io, stanotte, ti desidero splendida troia!”

Volgare, e il suo fare non mi da tregua.
Certa che implorarlo non sortirebbe effetti. Non gli chiedo più di smettere, ormai sto solo aspettando il piacere che quell'assurda situazione può offrirmi, un piacere perverso.
Non voglio più che non si fermi. Ho una gran voglia di godere, la situazione, il luogo, il modo, tutto, mi eccita da morire. Solo ieri ero una amorevole madre, felice dell’opportunità che mi era stata offerta, ed ora sono femmina impudica e eccitata, in balia delle carezze di mio figlio.
Si voglio la sua mano tra le cosce, desidero le sue dita toccarmi e frugare dentro la mia intimità. Ora esiste solo la mia voglia, e mi abbandono al piacere delle sue dita. Senza esitazione lascio che si appropri del mio sesso desideroso di ritrovare un perso piacere.
In silenzio, spudorata nel mio essere eccitata, mi lascio andare al suo fare. Lascio che quelle mani mi tocchino dovunque, che mi offendano, che esplorino un corpo che ormai ha ceduto e si offre passivo e complice. A quelle dita offro un corpo che vuole essere toccato con più decisione. Fuori dal tempo ascolta il mio gemere al titillare il punto più sensibile del mio sesso, sento intenso il piacere di quelle dita lente entrare dentro di me. Un violento brivido percorre tutto il mio corpo quando prima uno, in rapida successione un secondo dito violentano il mio essere mamma per esaltare il suo desiderarmi troia.
Sussulto al ritrovato piacere!

“Sei una gran femmina, vuoi essere la mia puttana!”

Quel suo essere volgare, mai ascoltato dalla sua bocca spezza definitivamente la mia resistenza. Non mi oppongo al suo offendermi. Rispondo con un filo di voce, quasi tremando, e un gemito di ammissione, mentre le due dita penetrano sempre più a fondo nel mio crescente piacere. Fremo ad ogni suo affondo. Sussulto al suo scoparmi. Quelle sue dita dentro di me, mi stanno possedendo. Tremo dal piacere e gemo al piacere che mi da masturbandomi.
Maledizione sto per venire!

Gemo nell’imminenza dell’orgasmo. Stringo ancora più forte la sua mano tra le mie cosce, con la testa reclinata suo divano spingo il mio corpo su quelle dita, le labbra serrate per non gridare. La lingua le inumidisce, l’eccitazione mi sta sconvolgendo ‘OOOOHHH….MMMUUHHHH….”
Sto godendo ormai consapevole che la sua depravazione mi porta a raggiungere l’orgasmo.
“SSSSSSIIIIIIIiiiiiiiiii….”
Urlo il mio piacere, un grido liberatorio, represso per troppo tempo, per un lunghissimo tempo!
Un orgasmo incontenibile, il corpo si contorce, non solo per il piacere ma per come mi sta facendo godere.

Lunghi secondi in attesa del dopo, e sentire le sue mani risalire il mio corpo, di nuovo sul seno, nella sua bocca un mio irto capezzolo, la lingua ci gioca mentre scioglie quella benda, e mi ritrovo io, non più mamma ma femmina disponibile a condividere quel piacere, assurdo quanto incredibile.
Inerme lascio che le sue dita, tra le mie allargate gambe, raccolgano la caldissimo mia essenza per poi spargere quel mio sporco piacere tra le mie rinsecchite labbra

“Assaggia il tuo piacere!

Sobbalzo e, ormai senza alcuna resistenza, mi abbandono al suo volere! Accolgo in bocca quel dito, la lingua mi inebria del mio piacere. Sconvolta lo faccio con il trasporto delle femmina innamorata.

Passata quella intensa sensazione di piacere, con il cuore che ancora batte all’impazzata, subentra in me un senso incredibile, e razionale, di vergogna mista a paura. Attimi e mi abbandono sul divano, abbracciandomi il seno pudicamente.
Sono fuori dal tempo, dal mio essere, dal mio ruolo. Il respiro stenta a tornare normale, inspiro profondamente seguendo il suo porsi in piedi davanti a me con di nuovo il suo immortalare il mio diverso essere, in tutto il mio indecente propormi seminuda sdraiata sul divanetto a gambe aperte. Un turbinio di sensi che svuotano il mio essere per far prevalere un mio assurdo volere.
Una immensa voglia di cazzo!

Come se il tutto facesse parte di quella sua strategia, tremo alla visione di uno splendido cazzo lungo eretto e imponente, che si erge sfrontato davanti a me.
In quei lunghi secondi si sfilato il cazzo dai pantaloni avvolgendolo nell’essenza del mio essere femmina.
Una sua mano mi invita a stringere le dita attorno al quel sesso caldo e durissimo. Senza opporre alcuna resistenza, senza nemmeno pensarci più di tanto,
in un assurdo silenzio, Incredula, senza avere la forza, o la volontà, di fermarmi, con fare naturale, e lento, la mano cerco quella magnifica erezione, lo trova spudoratamente eccitato, duro, massiccio, pronto!
È intenso il brivido di un morboso piacere che mi percorre la schiena nel sentirlo potente mentre lo stringo tra le dita e lo accarezzo. È incredibile, mi accorgo che mi piace sentirlo tra le dita e volerlo mio.
Inebetita, accarezzo con passione quel mio sesso sconosciuto, lo stringo e lo masturbo volontariamente, sentendo, tra le dita, crescere il suo duro desiderio. La mano guida la mia a muoversi lenta su quel palo di pelle lucida. Una pazza? Cosa mai mi sta succedendo? Cerco di dire qualcosa, ma frastornata, e confusa, mi approccio ad un movimento che proseguo spontaneamente.

È tutto così assurdo, eppure sono io, l’amorevole mamma
che sta masturbando il suo bel ragazzo, mentre ancora riprende il mio morboso fare.
Non oso immaginare cosa abbia in mente con quelle foto.
Ma non è quello ora il mio problema!
Dovrei sparire, ed invece continuo un dolce, incontrollato, movimento della mano su una verga sempre più tesa e dura.
Nei suoi occhi leggo un altissimo piacere nel mio fare, ed il suo gemere conferma che, adesso, sono io a dare piacere a mio figlio.
Quel cazzo mi riporta al mio passato!

Poi le sue mani raccolgono le mie, bacia delicatamente i dorsi, privandomi dei forti brividi di un morboso contatto.
Perché si tira indietro?
Mi è incredibile il come governa la sua eccitazione, ne è assoluto padrone.
Sempre più sconvolta seguo la sua ennesima follia!

Davanti al mio corpo nudo, dal mio intimo indumento traspare un cazzo in tutta la sua splendida eccitazione. Stringe il membro che fuoriesce completante fuori dall’intrigante spacco del mio perizoma, lo avvolge, e tira potenti fendenti sulla duro verga davanti al mio corpo nudo, pochi centimetri dal viso. L’intimo perforato da un cazzo pronto a scaricare il suo incestuoso piacere. Colpi secchi, forti, ripetuti in rapida sequenza. Pochi secondi e percepisco distintamente il momento del suo piacere.
Stravolta da una insana eccitazione ancora pochi colpi ed, irrigidendosi gode raccogliendo il suo seme in quel fluit che ha svuotato sul mio seno. Ripetuti potenti schizzi riempirlo di un piacere che deve essere caldo.

Non ancora padrona della mia realtà, di ciò che ha fatto, di come l’ha fatto, priva di razionale,
svuotata nei pensieri, fuori dal tempo, dal mio essere, con il
respiro che stenta a tornare normale, seguo il suo lento accostarsi a me con quel bicchiere in mano. In assoluto silenzio lascia scivolare sulle mie aride labbra gocce del suo seme.

“So che ti piace il sapore del piacere!”

Inspiro profondamente al caldo seme posarsi su ospitali labbra senza che, incredula, abbia la forza, e la volontà, di ribellarmi. Lascio che coli senza opporre alcuna resistenza, una calda scia irrora capezzoli infuocati.
Attimi ed assaporo il suo piacere, lecco il seme dalle labbra poi la lingua saetta sul bordo del bicchiere per raccoglierlo tutto.

La sua mano prende la mia la porta al viso raccogliere sulle dita quel che resta del suo piacere le appoggia sulle labbra, spinge obbligandomi a schiuderle. Apro la bocca e succhio.

Nel crescere inesorabile la mia voglia di cazzo, sento le forze venire meno, priva di volontà mi abbandono sul divano, lasciandomi avvolgere dal buio, pronta per donargli il mio corpo.

Svuotata nel corpo e nella mente Un attimo e solleva le spalline del vestito, le annoda al collo. Il contatto della fredda seta su irti capezzoli, tesi, sensibili e sporchi del suo caldo seme, mi fa scappare dalle labbra ancora un chiaro mugolio di piacere che mi lascia a bocca aperta.

“No! ancora presto….per donarti il mio di piacere. Sarai tu a chiedermi di scoparti!”

Sento le forze lasciarmi. Perdo i sensi al rimbalzarmi in testa quella sua ultima follia…..
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