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Può un desiderio diventare realtà?


di geppettino2003
13.02.2023    |    25.109    |    5 8.1
"Quel fare accadere sempre più spesso e non sapere come mostrargli il mio dissenso, o il mio disagio, convinta che il tempo mi sarebbe stato di aiuto..."
Essere consapevoli che non tutti i sogni sono realizzabili, la morale ne impone giusti limiti, ma la fantasia può travalicarne il dovuto rispetto.

Sono Rosa, ancora un anno e compirò 60 anni.
È il tempo di imposti bilanci e di giuste riflessioni, dove è lecito soffermarsi su ciò che ho avuto, in verità poco! E ciò a cui ho dovuto rinunciare, purtroppo, tanto!!!

Alta 1,65, un po’ in carne, capelli corti castani scuro, due occhini chiari, colore verde mare. Un seno prosperoso che più attira e, che sono certa, fa impazzire quelle poche volte che lo impreziosisco con stretti reggiseni dai colori forti che più adoro.
Curo il mio look con costanti visite dal parrucchiere, cambio spesso colore di unghie. Ormai diventato costante il mio anonimo propormi, semplice l’abbigliamento sia in casa che in ufficio, jeans si attillati ma maglie lunghe e larghe che mascherano una morbida figura che, invece, frivola mi piacerebbe lasciare apprezzare. Ho abbandonato, da tempo i miei capi di intimi ed uso, sempre più spesso, slip che nulla hanno di sensuale.
In casa attenta e premurosa, in ufficio un carattere forte, quasi un leone.
Poche le occasioni per le attività sociali, ogni tanto esco per una pizza con un gruppo di amiche, lasciandoci prendere dai futili chiacchiericci di donne sole con miriadi problemi di coppia.

Diventato negli anni, anche per me, conflittuale il rapporto con il mio uomo, nei nostri contrasti, sono arrivata anche a non parlarci per oltre due mesi di fila. I miei tentativi di riportarlo ad una realtà diversa da suoi stupidi convincimenti, vanificati da prese di posizioni non condivisibili e, a mio giudizio, poco difendibili. Il suo opporsi alle mie riflessioni di solo interesse al benessere dei suoi figli, ha inevitabilmente inciso su un già critico rapporto di coppia ed indispettirmi.
Risultato: È un bel po che, pur vicini a letto, i nostri corpi sono, rigorosamente distanti.
Il suo menefreghismo si è, così, accentuato, al punto che, nella sua presenza in casa, la ripago alla stessa stregua di come lui tratta me!

Due figli, entrambi sposati. Vincenzo 33 anni. Un rapporto normalissimo, tranquillo come è giusto essere tra madre figlio. Un carattere chiuso, mai un bisogno da confidare o un problema da risolvere.
Gaetano, il piccolo, oggi ventitreenne. Nei suoi confronti sono stata sempre più protettiva e comprensiva. Tengo molto a lui, al punto di stare male quando è andato via di casa per sposarsi. La sua presenza tenere la casa viva e, nel farmi compagnia, offrirmi l’opportunità di sfogarmi dopo i litigi con suo padre.

Ma oggi è anche il tempo di ricordi!

Sola in casa con tra le mani quel suo pensiero per un S. Valentino di anni fa. Non so come ma, nei tempi dei miei ricordi, me lo ritrovo tra le dita.
Ho conservato quella sua dichiarazione di amore, ne rileggo il contenuto, con la certezza che in tutti questi anni ha continuato a fantasticare, e sognare l’impossibile.
Inevitabilmente rivivo quegli anni. Quei suoi atteggiamenti nei miei confronti radicarsi nei suoi sfacciati comportamenti.
Una infatuazione iniziata nella fase adolescenziale, protrattasi per un lungo periodo, senza che sia stata capace di intervenire nei modi giusti per farlo rinsavire.
Essere consapevole,, oggi, che il cambiamento del suo rapporto con me è avvenuto dalla notte in cui, per mie certe colpe, mi ha sentito godere, stravolta dal piacere.

Una estate di diversi anni fa, il caldo assurdo, amorevole permettergli di approfittare della frescura dell’unico condizionatore presente in casa e farlo dormire ai piedi del nostro letto su di una scomoda brandina.
I suoi 14 anni convincermi che nulla sarebbe potuto accedere.
Invece…
Una di quelle notti il bisogno di una calda femmina sopraffare la discrezione di mamma.
Stimolare il mio uomo, in poco sorrisi maliziosi diventare voglie incontrollabili. Il salire del mio respiro, non farmi controllare gemiti di piacere, ne volerli frenare che, uniti all’irruenza di suo padre, hanno risvegliato il sonno del mio bambino.
Come in uno di quei film porno a chiaro sfondo incestuoso, ho seguito il suo frastornato guardarmi nuda e poco poter fare per controllare il crescere della sua eccitazione.
Distintamente distinguere il suo lento, timoroso, sfregare le dita sul bacino in corrispondenza della cappella. Continuare a fare sesso e lui iniziare a toccarsi cercando un morboso piacere.
Intervenire avrebbe, non solo, dato l’opportunità a sua padre di scoprire quanto fosse irriguardoso il mio amato bambino, ma avrebbe interrotto, anche, il mio di godere.
Il mio piacere sopraffare la vergogna!
Decidere di alzare il tono dei miei gemiti per sopraffare i suoi mugolii di piacere, che per quanto soffocati mi sono stati complici per tutto l’amplesso. Arrivare così, entrambi, a godere con il cuore in gola.
Riconosco che ho goduto intensamente come mai prima successo e non solo per il mio uomo!

Al mattino, la sua prima eccitazione a me dedicata, sparsa tra lenzuola umide. Una quantità di seme, figlia di chissà quali perverse fantasie, inevitabilmente, coinvolgermi.

E da quella notte è cambiato il suo rapporto con me, in poco iniziare a manifestare un diverso starmi accanto. Giorni, settimane, mesi, anni, e quel sano amore filiale, lentamente, trasformarsi in un assurdo desiderio materializzatosi in queste righe che ho più volte riletto.

Cominciate a notare le sue perverse azioni finalizzate ad attirare la mia attenzione, ostentando costanti erezione.
I primi pensieri insinuarsi sul come affrontarlo ma, più per paura che per vergogna, decidere di soprassedere giustificando il suo fare con il difficile contrastare il pompare dei suoi giovani ormoni.
Ma quel suo atteggiamento continuare e crescere un suo diverso interesse a me.
Diversi gli episodi che avrebbero dovuto impormi la più giusta reazione di madre.
A sera sul divano il mio sostare, prima del meritato riposo. Con l’abitudine di non indossare il reggiseno sotto la maglia del pigiama, non potermi opporre a gonfi capezzoli disegnarsi al freddo inverno e sorridere al rossore del suo viso nello starmi accanto.
Accorgermi, dopo giorni, che sotto il pantalone del pigiama, non indossava slip e, al mio fianco, fare piccoli movimenti per mettere in mostra la carne nuda di un uccello libero di lasciarmi intravedere il veloce crescere della sua forma.

Il tempo trascorrere e non limitarsi solo a mostrarmi le sue costanti erezioni.
Osare di più!

Nelle successive sere d’estate, aspettare il controllare il suo dormire e, nella penombra, trovarlo completamente nudo, come se mi aspettasse per esibire il membro tosto e duro.
Goffo il tentativo di far sembrare naturale il suo sfacciato fare.
Poi nel tempo il susseguirsi di continue provocazioni, al mattino appena sveglio, sapere di essere soli, raggiungermi in cucina con il solo boxer, indugiare sfacciato e ostentare una palese eccitazione difficile dal non poterla notare.
Ancora, i miei cassetti costantemente in disordine. Scomposta la mia lingerie di pizzo, chiari i segnali di una costante presenza sul mio letto. I dubbi assalirmi, e con essa la paura che, solo in casa, si lasciasse andare a sporche fantasie coinvolgermi.

Inevitabili pensieri attanagliarmi nel cercare di dare spiegazioni al suo diverso approccio, e cominciare ad attribuirmi colpe, convincermi di avere un ruolo, e di esserne stata l’artefice.

Quel fare accadere sempre più spesso e non sapere come mostrargli il mio dissenso, o il mio disagio, convinta che il tempo mi sarebbe stato di aiuto. Sperare di sbagliarmi ma, nel tempo, i dubbi lottare con le certezze.

Così decidere di voler accertare che le mie fossero solo paure da ricondurre a quel periodo adolescenziale dove la fantasia prevarica la realtà alimentando la passione per la femmina, non per la madre.
Una iniziativa sciocca!
Pretendere, prima di uscire, un selfie con lui.
Forse esagerando con un aderente jeans, una stretta camicia, e un trucco leggermente accentuato, provocare il suo desiderarmi.
Costringerlo timoroso alle mie spalle, imporgli di superare la sua paura nell’avvicinarsi, pretendere, insistere e intimargli di stringermi forte. Attimi per rendermi concreta una erezione che, credo, non fosse stato capace di governare, percepirla potente appoggiarsi al mio fondoschiena. Forte sentirlo pulsare!
Un errore volere quella foto! L’Intenzione leggere nella sua espressione una conferma, ma più grave è stato sorridere assieme al fotogramma impresso sul piccolo display.

Poi assalirmi pensieri assurdi, cominciare a crescere, ma i lunghi periodo di sua stasi, convincermi dell’affievolirsi del suo fare.

Così non è stato!

Le sue provocazioni riprendere durante una festa di famiglia. Offrirsi disponibile a sostituirsi al padre in un lento. Al centro della sala, pochi secondi e, chiaro, approfittarne, cercare il mio corpo, avvicinarsi oltre il giusto, stringermi, le sue mani scivolare sui fianchi, tenermi ferma. Minuti ed ascoltare il suo respiro spezzarsi sul collo, percepire il crescere di una veloce erezione, sfrontato impormi la sua forte eccitazione.
Non dire nulla, lunghi minuti di intensi abbracci, sentire il suo uccello cercarmi tra le gambe.
Arrossire, ai suoi intensi tremori, ma non allontanarlo per la paura che qualcuno potesse notare l’irriguardoso effetto che facevo a mio figlio.
Lasciarlo fare e, nella sua espressione l’iniziale timore per un mia reazione di disprezzo, trasformarsi al mio restare inerme.
Per lunghi secondi sentirlo tremare, con il respiro spezzarsi e le mani tenermi ben stretta a lui. Dover reagire, ma non avere la forza, e, dover ammettere, di non aver provato fastidio!

Ormai chiara la certezza che quei suoi segnali avrebbero dovuto confermarmi il suo desiderio di trasformare la sua rispettosa passione in una assurda, sporca, intenzione!

Quando il trascorrere del tempo darmi, la quasi certezza, dell’essersi sopita la sua sfacciataggine, il suo sfrontato fare riprendere.

Quella volta essersi spinto ben oltre il giusto limite.
Un sabato mattino, sapere della mia presenza in casa.
Beccarlo solo in bagno, forse convinto di poter stare tranquillo, eccitato all'inverosimile, seduto sul bidet, il getto dell'acqua calda puntato sull’uccello, la mano ben insaponata, accarezzarlo in piena erezione rapito da quale erotica fantasia, sicuramente, coinvolgermi
Vedermi, preso dalla vergogna, puerile il suo finto tentativo di mascherare il suo eccitato stato, quasi certa del suo voler continuare anche in mia presenza.
Difficile il mio restare inerme, seguire il lento su e giù di quella mano e barcollare alla netta impressione che stava per raggiungere il suo topico momento. È mpormi di uscire e lasciare a quella mano al piacere del suo morboso fare.
Quella è stata la prima volta che ho intravisto il suo uccello nella sua massima potenza, per di più pronto a schizzare.

A seguire un lungo periodo di soli, semplici, affettuosi, atteggiamenti. Nulla ad alimentare le mie perplessità, sino ad un San Valentino di qualche anno fa.
Trovare nel cassetto del mio armadio un intrigante completino intimo con tra le pieghe quel un suo scritto che ho tra le dita.
Un modo sicuramente originale per esprimermi tutto il suo bene. Approfittare di una giornata speciale per confessarmi i suoi veri sentimenti nei miei confronti.
L’iniziale sorpresa trasformarsi, in poco, in interesse.
Nelle prime righe ringraziare l’amorevole mamma sempre pronta a tutto, per ciò che ho fatto per lui, per le volte che l’ho aiutato, che gli ho dato consigli, per essere sempre presente nella sua vita con la certezza di poter contare su di me in caso di necessità.
Poi il richiamo al mio difficile rapporto con il padre, il mio subire un difficile momento, accorgersi che quella tristezza incidere sulle mie giornate facendomi stare male. Apprendere del suo soffrire al mio stare male. Amorevole il suo offrirsi disponibile a darmi conforto con le sue attenzioni, i suoi abbracci, e, nello starmi accanto, raccogliere i miei sfoghi, per volermi rendere felice.

Continuare con il richiamo ad un giorno per lui speciale per trovare il coraggio per rendermi tangibile il suo affetto ma con un diverso modo per dimostrarmi quanto io, per lui, sia - bella e affascinante -.
Curiosa ho scartato la piccola confezione per restare sorpresa davanti ad un pensiero - per una donna capace di essere sexy e sensuale -. Un completo intimo piuttosto intrigante per esprimermi, nonostante i miei 57 anni quanto, per lui, fossi ancora femmina!
Inizialmente sorridere al suo chiedermi di indossare per lui quel completino, e poterlo lasciare gioire del mio tornare ad essere desiderabile e attraente.

Solo un attimo, e come se un violento ceffone sul viso riportarmi alla realtà, spezzare il mio sorridere, apprendere di un suo diverso amore.
Pur dando per scontato la mia rabbia, confessare, con vergogna, il suo desiderio di voler diventare uomo con me. Poter fare l’amore, in modo passionale e dolce, anche solo per una volta, con me!

Subito tremare alla assurda richiesta, frastornata combattuta tra mille pensieri. Lunghissimi minuti nel non sapere come reagire.
Arrabbiarmi, chiamarlo manifestando il mio dissenso, invece negare una assurda realtà e lasciarmi andare ad una reazione d’impeto.
Con un sms inviare una serie di cuoricini come risposta, sorvolando su tutto il resto, e pentirmi di averlo fatto!
Subito dopo una amara realtà attanagliarmi: è come se avesse percepito quale il mio bisogno di donna, l”esigenza di femmina, per stare meglio!

Difficile il mio approccio a lui il giorno dopo, così come forte il suo impaccio davanti a me. Incrociare il suo sguardo, nel suo viso disegnarsi la vergogna, io, probabilmente, sbagliando, non riuscire a trovare coraggio di reagire con la giusta forza, e misurata, determinazione. Tergiversare su quel suo assurdo sentimento di diverso amore impossibile da realizzare.
Vigliacca, solo poche parole per ringraziarlo, anticipandogli che avrei cambiato quel suo trasgressivo pensiero con la scusa che non era giusta la taglia.
Restare basita davanti alla sua espressione di delusione. Ed al tentativo di convincermi a non farlo

Nel lungo periodo trascorrere cercare come pormi per fargli capire il dover rinunciare ad uno sporco desiderio, ma non sapere come trovare le parole, la giusta forza per rendergli, chiaro, il mio doveroso negarmi.
Futile ogni mio tentativo!
Continuare a giustificarlo, e non modificare il mio essere madre, affettuosa e premurosa, pur consapevole delle sue sofferenze non limitate più al solo sognarmi.

Non aver reagito alla sua perversa offerta, autorizzarlo a riprendere la sua morbosa strategia ma, stavolta molto più sfacciato. Chiaro il suo esagerare con una sporca provocazione, superare il lecito.
Ritrovarmi sul telefonino che utilizzo per le mie cose personali, diverse foto del suo membro, in una dura erezione, vederlo avvolto con quel mio perizoma che ritenevo aver perso anni fa.
Nudo, steso sul mio letto, nitidi quelli fotogrammi restituirmi sicuri colpi secchi, ripetuti, dati con forza sulla sua eccitazione.
Davanti a quella sua sfacciataggine sentirmi offesa, trattata in modo volgare, non capire perché, come quel suo puro sentimento di amore si fosse trasformato in una volgare esibizione.
Chiedermi del perché del suo osare così sfacciato. Toccarsi, tremare al sicuro piacere, e renderlo a me palese per imporre una mia reazione. Difficile contenere la mia rabbia a quel suo diverso modo di mostrarmi il suo amore. La mia rabbia salire, ma non sapere se per aver rubato quel mio intimo, per averlo usato, o per averlo sporcata del suo caldo seme e… condividerlo con me!
Determinata affrontarlo, stavolta senza mascherare il forte dissenso imporgli di smetterla, raccolta la forza e, per la prima volta, minacciarlo che avrei raccontato a suo padre quelle sue porcherie.
Le mie parole impaurirlo, temere le ripercussioni che ci sarebbero state se avessi concretizzato il mio dire. Ma quel maledetto senso di colpa ancora prevalere, privarmi della ragione e impormi il silenzio.

Pochi giorni e dimenticare tutto,
tornare alla normalità come se nulla fosse successo, ed il suo atteggiamento per un lungo periodo ritornare rispettoso.
Il tempo passare quasi darmi la certezza di aver rinunciato a quel suo folle desiderio di condividere una diversa passione.
Ma in quel lungo tempo trascorrere quelle sporche immagini vive tornare prepotentemente nelle mie lunghe solitarie notti, privarmi della giusta forza. Al buio il turbamento superare la rabbia, spaventata, ritrovarmi sola con capezzoli gonfi, indolenziti, non rifiutare pensieri che mi indeboliscono, e non riuscire ad oppormi a mani che lentamente cercano un corpo che riscopre il fermento e, ad un respiro strozzato, abbandonarmi al tremare di un assurdo piacere.
E poi rabbrividire succube al crescere di emozioni non più controllate.

Poi il suo fidanzarsi, pochi mesi e comunicarmi il suo imminente matrimonio. Sorpresa apprenderlo, immediata una sensazione di sconforto superare la gioia, avrei sperato che non andasse via così presto. Che restasse ancora con me!

Quel giorno di festa divisa tra la gioia e la tristezza. Averlo accanto e sentirlo lontano. Sapere che nei miei momenti di maggiore sconforto non poter più avere una spalla disponibile a raccogliere gli sfoghi di una donna ferita. Non poter gioire, sempre più debole, tra le sue braccia, privarmi di tutto l’amore che prova per me.

Percepire il crescere del suo desiderio nelle sue parole di conforto, nelle sue carezza, nei suoi abbracci, nei suoi baci, ma dovermi scuotere a quelle potenti erezioni e impormi di non cedere!

Tornare alla notte prima, ritrovarmi dietro la porta socchiusa della sua camera, l’intenzione di volerci parlare senza sapere cosa dire che fare, cosa volere. Solo il bisogno di un ultimo intimo momento di conforto, lasciarmi rapire al suo sussurrarmi parole dolci e di amore, di contatti forti, di desideri comuni. L’intenzione di svegliarlo, farmi abbracciare, lasciarlo libero di stringersi a me, forse lasciarmi baciare. Raccontargli quali i miei problemi, confessare le mie difficoltà, rassicurarlo, offrirmi disponibile ad essere sempre al suo fianco, chiedergli di restare il mio bambino.
Invece bloccarmi davanti a quella porta, ascoltare il salire del suo respiro, vederlo nudo sul letto, il mio rosso perizoma indosso e toccarsi e percepire strozzato il mio nome.
Vedere il suo uccello crescere e diventare potente a quel suo assurdo desiderio ancora presente. Palese il suo immaginarmi accanto a lui, trascorrere assieme la notte prima di lasciarmi.
Fare l’amore con me!
Volermi sopra di lui, offrirgli tutte me stessa in un amplesso di travolgente passione, e lasciare al suo caldo seme gli effetti della sua fantasia.
Assalirmi la paura, ma non andare via, voler aspettare, attendere, scoprire quali parole, quali pensieri coinvolgermi in quel nostro, irrealizzabile, momento.
Alla sua esplosione di piacere, tremare! Difficile trovare la forza di andare via.

Ed ora ritrovarmi sola in casa, in sua assenza, riflettere, pensare e non riuscire a dare risposte a mille domande:
Chiedermi se non si fosse sposato cosa sarebbe potuto accadere nel suo restare costantemente in casa in mia compagnia. Quali, quante, come sfidarmi con altre provocazioni
Chiedermi se dopo il suo scrivere, avesse reso rendere tangibile la sua intensa passione, probabilmente nei miei momenti di debolezza la mia emozione avrebbe potuto concretizzare il suo sogno.
Chiedermi se al suo sfacciato fosse seguito più coraggio, per approfittare di momenti di mia debolezza.
Chiedermi perché non ha rischiato? Lo avesse fatto? Avesse osato oltre.
Solo rispetto?
Ed io avrei ceduto?
Ed ora?
Ho solo una risposta
Dio come mi piacerebbe tornare a fare l’amore con la “A” maiuscola. Lasciarmi rapire di coccole, carezze e baci, sognare di farlo in maniera lenta, coinvolgente come, purtroppo, ad oggi da tempo scordato, forse anche per colpa mia, ma vorrei non fosse solo una sua speranza!!!…
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