Lui & Lei
La discoteca

15.05.2025 |
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"Poi lei fui sopra e le poggiai la cappella all'ano e con forza spinsi, forzando pian piano il muscolo..."
Dopo la discoteca, andammo a bere. Beveva, beveva molto. Io meno. Volevo rimanere lucido. Sapevo che se avessi esagerato non sarei riuscito a fare niente e quella tizia, lei, mi piaceva un sacco e se c'era una possibilità non voleva farmela scappare.Alle cinque uscimmo e lei mi chiese di accompagnarla a casa.
In macchina farfugliava, si strusciava, rideva come una cretina. Dalla camicetta si vedevano le tette e la gonna, la gonna era su, quasi da mostrare le mutandine.
Guidai come un signore, senza allungare mai una mano, un dito.
Arrivati a casa sua, mi chiese se volevo salire e io non aspettavo altro. La sbronza, anche quella leggera mi era passata completamente. Ero sobrio, in me, eccitato.
Entrati, non la feci neanche arrivare a divani che inizia a baciarla con forza, golosità, ingordigia. Lei rispondeva, eccome se rispondeva.
Le mie mani erano dappertutto e quando arrivai là, ecco là trovai tutto pronto, apparecchiato, non so se mi spiego, pronta, senza neanche bisogno di toccarla. MI spogliai velocemente e lei lo stesso. Davanti al divano mi diede una spinta e mi buttò a sedere per poi iniziare a succhiarmelo con foga. Il piacere era forte. Lei era brava, ma io, io volevo la figa.
Mi divincolai e le feci cenno di sdraiarsi. Lei capì, ovvio, ma quando arrivai a mettermi vicino a lei, lei, lei si girò dandomi le spalle, nuda, bellissima. Poi mi guardò da sopra una spalla e mi chiamò. Aveva un viso pulito, piccolo, che splendeva alla luce che da fuori bucava le finestre. Mi avvicinai e lei con un soffio mi disse: "inculami"
Io feci cenno d'aver capito e mi tirai su. Le guardai il sedere, tondo, sodo. Era una di quelle col sud rigoglioso e il nord asfittico. Con una mano lei si carezzava il solco. Io la guardai fissa e cercai i suoi occhi. Poi appena lei mi guardò, mi misi le dita in bocca e le leccai lentamente per poi portarle a bagnarle il buco. Ripetei la cosa. Ancora. Ancora. Lentamente. La bagnavo e iniziavo a violarla con le dita. Lei sorrideva e ansimava in silenzio. Poi lei fui sopra e le poggiai la cappella all'ano e con forza spinsi, forzando pian piano il muscolo. Appena la cappella fu dentro, il sedere succhiò anche il resto.
Rimanemmo così, fermi, in silenzio, per un secolo. Lei con l'aria di una in apnea, l'occhio sinistro sbarrato, un sorriso forzato. Le sussurrai: ti fa male? Lei con un filo di voce rispose di no. "Continua. Ti prego."
Iniziai ad incularla con forza. Sempre di più, fino a quando le palle non si misero a sbatterle sul sedere, ogni volta., ogni volta, con un suono secco, come un applauso.
Andai avanti così per almeno dieci minuti. Poi mi fermai. Mezzo minuto, un po', non so. Poi ripresi a scoparla piano, entrando e uscendo, quasi tutto, dentro e fuori, quasi tutto e lei ogni volta tratteneva il fiato, fino a ché non entrai di nuovo tutto di corsa, di botto e lei urlò, dal piacere, sopraffatta e io, io, dopo poco le venni dentro, dietro, dentro.
Il mattino dopo al risveglio, al vederla girare per casa, carina, pulita, sorridente, simpatica, quasi non riuscivo a credere che avessimo fatto quello che avevamo fatto, fino a quando, dopo colazione, sul tardi, con me che dicevo che dovevo andare, che dovevo studiare, lei, lei mi si avvicinò e con la malizia negli occhi non mi chiese: ma non me lo dai più?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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