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Lui & Lei

La moglie gravida


di cpromagnolamatura
29.03.2019    |    41.027    |    10 8.0
"“No, amore, non me la sento e non vorrei che desse fastidio al bambino” oppure “No amore mi sento scombussolata ed ho anche una sottile nausea, non vorrai..."
Capita che all’inizio del matrimonio si cerchi un bambino e che la passione dei sensi svapori rapidamente con la crescita della creatura nella pancia della futura mamma, capita. Per lei può essere naturale concentrarsi sulla nuova vita che si sta sviluppando dentro di lei, ma per te che le stai accanto il passaggio da una frenetica attività sessuale con la futura madre dei tuoi figli alla improvvisa carenza sono, ahimè, a volte la faccia della stessa medaglia. “No, amore, non me la sento e non vorrei che desse fastidio al bambino” oppure “No amore mi sento scombussolata ed ho anche una sottile nausea, non vorrai che ti vomiti addosso mentre lo facciamo!”: ecco queste sono le risposte ad un richiesta naturale fino a poco tempo prima e che adesso naufragano in un agitar di mano fino a trovare il sollievo per addormentarti, sperando che con la nascita le cose rapidamente cambino.
E’ nato! Ecco adesso pensi che la tua vita riprenderà come prima, ma non hai fatto i conti con lui, con l’erede. Piccolo sì ma moltiplicato cento, tanto che anche quando lei comincia ad averne voglia a quel punto sei tu, stanco che, per non perdere la faccia provi ad accontentarla. Due botte e via, per addormentarti distrutto a fianco a lei. Che ti guarda mentre le sei corollato a fianco, chiedendosi dove sia finito il focoso stallone che aveva sposato. Si capita anche questo.
Parlando con amici senti storie incredibili di mogli rimaste incinte, prese da urgenze sessuali e gastronomiche nel mezzo della notte. “Caro ho voglia di cioccolato!?” ti sveglia alle2 di notte in preda ad uno stato di lucidità mentale e tu , che eri piombato nel settimo sonno, la guardi come puoi, con lo sguardo implorante della serie “aspetta domani mattina , sarà la prima cosa che farò per te!”, ma poi ti rendi conto che la sua non era una richiesta, ma un ordine e quindi di alzi ed esci pensando “dove cazzo vado a trovare della cioccolata a quest’ora!?” Poi ti viene in mente che alla stazione c’è un bar sempre aperto e quindi ti precipiti a comprare un bel Toblerone per l tua dolce ed affamata metà. A casa lei si sgranocchia il Toblerone, come se non ci fosse un domani, ma poi ti guarda ancora e tu sai che ti chiederà ancora qualcosa. Ecco gli amici del bar adesso spingono sull’acceleratore del porno e ti dicono di mogli che volevano sì il cioccolato alle due di notte, ma mica intendevano il Toblerone! Si hai inteso bene: gli era venuta una voglia di sesso con un ragazzone di colore, di quelli tosti, di cui si raccontano gesta incredibili a letto. Ed ecco allora raccontare di mariti premurosi che pur di non scontentare la moglie gravida si spingono alla ricerca di disponibili mandingo, di cui le periferie delle città sono notoriamente piene, per gettarli nel lettone coniugale assieme alla propria consorte. In questi racconti la signora finisce spesso per cantare versi d’Opera della serie “Sempre libera degg’io folleggiar di gioia in gioia…!” come novella Violetta in Traviata, mentre il Mandingo di turno, farcita la signora del suo seme ti guarda attraverso come se non ti vedesse, si fa pure sganciare 50 euro e ti saluta, lasciandoti il biglietto da visita: “Stallone H24, Vero Mandingo, chiama il 333 457689xx”!
Si va bene sono esagerazioni o per lo meno Anna non si è mai svegliata chiedendomi cioccolata nel pieno della notte, ma che la vita ti cambi da qual momento in cui il tuo (?) seme incontra il suo ovocita per fare la frittata della vita è fuori discussione e ci vogliono anni perché si ritrovi un equilibrio di coppia soddisfacente per entrambi. Nel nostro caso almeno 5 affinché capissimo che avevamo bisogno da dare una svolta alla nostra relazione e Franco, sebbene più vecchio di Anna di25 anni, fu per noi quella svolta.
Nel nostro caso debbo dire che abbiamo vissuto una gravidanza preceduta da una intensa attività sessuale proseguita fin quasi alla nascita del primo figlio, mentre nel secondo caso, forse perché proprio lo cercavamo a tutti i costi, mi ricordo come la scopata fosse diventata quasi un lavoro per alcuni mesi in cui il suo ciclo riprendeva normalmente fino a quando con l’interruzione del ciclo per l’instaurarsi della gravidanza l’attività sessuale smise di colpo, di punto in bianco. Devo dire con un certo senso di liberazione da parte mia, come se a quel punto mi meritassi un periodo di meritate ferie! Ma il problema che finite le ferie mi ritrovai come licenziato dal mio ruolo di fecondatore e quindi letteralmente a spasso.
Come ho fatto in quel periodo? Neppure a chiederlo direi, come fanno tutti.. .pornazzo e manolesta! Ma veniamo alla prima esperienza, di quando Anna, rimasta incinta in viaggio di nozze (un classico direi, nonostante avessimo anche adottato alcune precauzioni dicendoci che almeno per un po’ ce la saremmo voluta goder!) ha superato con canoniche nausee e vomito il primo trimestre per poi approdare ad una fase di euforia, anche sul piano dell’intesa sessuale, che ancora ricordiamo con una certa nostalgia. Come si dice dalle nostre parti vi erano momenti che era sempre a cavallo del sottoscritto, cioè in cui ogni momento era buono per farlo, addirittura, una volta in bagno a casa dei suoi, invitati al pranzo domenicale, che quando siamo ritornati in sala sua madre l’ha scrutata per un po’ per poi chiederle se si sentiva bene! Anna poi sembrava rifiorire, sempre con appetito, una pelle luminosa, allegra, il seno molto sensibile gli sfioramenti, con le areole più evidenti e i capezzoli spesso eretti e bucare i maglioni o le magliette. Una volta mi ricordo che era molto eccitata, ma ci trovavamo lontani da casa e fu lei che mi propose di entrare in un alberghetto della zona universitaria di Bologna, che lei si ricordava un po’ equivoco . In effetti era una sorta di locanda a ore per coppie più o meno regolari, ma di quelle un po’ scalcinate. Alla portineria ci stava un vecchietto, che quando ci vide arrivare per prima cosa guardò verso Anna, e poi mi lanciò un “Sono ventimila per 1 ora con le lenzuola pulite ed 1 saponetta”. Guardai verso Anna, che evidentemente non sapeva dove guardare a sua volta, come se fosse lì per caso, per capire cosa volesse fare, ma quasi automaticamente tirai fuori il portafoglio per pagare e dargli un documento. L’addetto prese i soldi e la carta di identità e, guardando verso mia moglie disse che gli bastava la mia, che quindi non era necessario che gli mostrassi anche i documenti della signorina. Disse proprio così, “signorina” e in questo suo dire era detto tutto, evidentemente. Agguantata la chiave della stanza, mi ricordo ancora, la numero 43, ci avviammo verso le scale, visto che di ascensore evidentemente non se ne parlava neppure, e ci incamminammo fino al quarto piano a cercare la nostra improvvisata alcova. Non eravamo mai stati in un albergo di quel tipo e credo che oggigiorno non ve ne siano più, ma mi ricordo che ne ricavammo una impressione di squallore e trasandatezza, ma al contempo, pur essendo una coppia più che legittima, ci sentivamo come se facessimo qualcosa di proibito e di peccaminoso. Salendo si sentivano rumori provenienti dalle stanze dei piani e avevamo un certo timore di incontrare qualcuno di nostra conoscenza, per cui cercammo di arrivare al piano abbastanza velocemente. Ripensandoci oggi, a distanza di molti anni, riusciamo ancor a rivivere le sensazioni e l’eccitazione di quella avventura. In stanza, chiusa a chiave la porta Anna mi sorprese perché mi spinse verso il letto per poi sbottonarmi i calzoni e nel far questo rideva come in preda ad una crisi di solletico. Con i calzoni tirati giù, sdraiato ma con le gambe appoggiate a terra per prima cosa subii un pompino da parte di mia moglie ancora tutta vestita e poi mi venne sopra coprendomi con la gonna e penetrandosi sul mio pene, che, tutto insalivato e scivoloso, le entrò dentro consentendole di cavalcarmi mentre cercavo di aprirle la camicetta per estrale i seni. “Dai che abbiamo poco tempo” mi diceva “hai visto come mi guardava quel vecchio bavoso giù in portineria? Dici che mi ha preso per una prostituta?2 – e intanto continuava ad impalarsi sul mio sesso con le tette appena liberate dalle coppe del reggiseno, che però, essendo rimasto agganciato, gliele spingevano in alto , con un curioso effetto push up. “Chissà quante coppie clandestine hanno scopato in questo letto?” mi diceva, al che le rispondevo che certamente ce ne erano altre che lo facevano come noi in altre stanze anche in quello stesso momento. “Beh allora mi devi lasciare 50 mila lire sul comodino, quando abbiamo finito” mi diceva come fosse entrata nella parte.
Facemmo l’amore come non mai e il fatto di ritrovarci in una situazione equivoca fu una delle nostre prime esperienze trasgressive di coppia. In effetti ancora oggi ci piace ricordare quella esperienza e ci sorprende quanta strada abbiamo fatto nel liberarci da tante paure ed imbarazzi, talché mia moglie aveva perfino paura che le chiedessero il certificato di matrimonio prima di entrare, ma poi una volta entrata ebbe come lo stupore per essere stata vista come una donna di facili costumi coinvolta in un redez vous clandestino. Il fatto che fosse incinta e che le fosse venuta una voglia improvvisa di avere un rapporto con me ( a volte mi chiedo se le fosse andato bene anche un altro maschio in quel momento, ma lei mi quando glielo prospetto mi manda a quel paese dicendo che forse me lo sarei pure meritato!) è stato un fatto avvenuto solo in quel periodo della nostra vita insieme, anche perché Anna è di norma molto controllata, ma quella volta fu molto spontanea. Certo che le variazioni dell’umore sono sempre state presente durante le sue gravidanze, così come la voglia di essere rassicurata, coccolata con rapporti sessuali ora molto dolci, fatti più di carezze, coccole e parole, ora invece improvvisi, al limite della violenza in luoghi non sempre canonici come il letto di casa, quanto piuttosto l’auto (una volta si diceva in camporella, ma vedo che non è più di moda), il bagno di cassa sua mentre i suoi genitori ci aspettavano a pranzo o, ancora, nel mio studio al lavoro, una volta che era venuta a trovarmi in Ospedale. Basta adesso perché poi rischio di continuare a vivere di ricordi.
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