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Ricordi di una fuga di primavera


di cpromagnolamatura
11.03.2020    |    12.153    |    10 9.7
"A questo punto mia moglie si alzò guardandoci per poi girarci le spalle per dirigersi verso il bagno, ma nel far questo fece cadere a terra la gonna, che..."
Cosa c’è di più bello di concedersi una fuga d’amore…in tre? In effetti la volta in cui è capitato, due giorni infrasettimanali, improvvisamente liberi dagli impegni di lavoro fu dovuta ad una fortunata coincidenza: la proclamazione di uno sciopero di categoria, la possibilità per Anna di prendere due giorni di ferie. Decidemmo il giorno prima, lasciando i bambini dai nonni e prenotando in un agriturismo nelle campagne umbre, tra Assisi e Perugia. Inizialmente doveva essere una fuga solo per noi due, per mia moglie e me, intendo, ma poi il fatto che Franco proprio in quei giorni fosse di passaggio da quelle parte, di rientro da una consegna nel sud Italia, fece sì che potessimo vederci insieme alla mattina del secondo giorno. Amiamo molto l’Umbria, sia perché è sempre molto ospitale, sia per la dolcezza dei paesaggi che la ricchezza della sua Storia. In primavera, poi, quando tutta la regione si fa verde con una esplosione di fiori , dall’azzurro violetto dei filari di glicine, al giallo intenso delle forsizie a quello quasi fluo delle mimose è un piacere andare alla scoperta dei piccoli paesi, anche in giornate di leggera pioggia. Raggiunto l’agriturismo nel primo pomeriggio, ci sistemammo in una specie di miniappartamento, un una dependance della fattoria. Mi ricordo anche che poi andammo a fare un po’ di shopping, approfittando della ricchezza di spacci aziendali , per poi concludere la serata passeggiando abbracciati per le vie semi deserte di Assisi, stretti nei nostri giacconi per proteggerci dal vento che spazzava i vicoli della città medievale. Franco ci avrebbe raggiunto solo in tarda serata, per cui senza fretta ci cercammo un ristorante, discorrendo delle cose viste, degli acquisti fatti, consapevoli dell’eccitazione che per tutta la giornata ci aveva accompagnato e che in più occasioni avevamo cercato di calmare con carezze apparentemente casuali. Anna , seduta di fronte a me, al ristorante, mi appariva molto bella e luminosa, solo come una donna di 35 anni può essere nel pieno della sua maturità; ne sentivo il calore ed il profumo della pelle e non mancai di notare il bordo del reggiseno di pizzo nero che occhieggiava leggermente dalla scollatura. Aveva comprato il reggiseno poche ore prima, mentre valicando in Toscana ci eravamo fermati al negozio aziendale della Perla, che all'epoca era a San Piero. Questo mi confermò per l’appunto come anche lei stesse vivendo un momento di eccitazione e si stesse preparando all'incontro con Franco. Ormai erano quasi le 11 di sera e quindi ritornammo all'agriturismo dove nel parcheggio era parcheggiato il camion di Franco, che vedendoci scese dalla cabina e ci venne incontro, come un vecchio amico, riempiendo di compimenti mia moglie. Una volta entrati ci accomodammo nel salottino e per “scaldare” un po’ l’ambiente ne approfittai per aprire una bottiglia di Passito di Montefalco e un cartoccio di biscotteria secca che avevamo comprato ad Assisi. Dopo qualche convenevole, giusto per superare l’imbarazzo iniziale, stando seduto a fianco di mia moglie con Franco di fronte presi ad accarezzarle la gamba alla mia destra, facendole risalire la gonna un poco alla volta. Divertito nel vedere lo sguardo del nostro amico catalizzarsi sullo spazio di pelle nuda lasciato dalla fascia dell’autoreggente continuavo l’esplorazione, incrociando il suo sguardo senza a questo punto trattenerci da una risata liberatoria….in fin dei conti se eravamo lì tutti e tre, in una notte fuori programma e liberi era per poterci divertire. Anche Anna, che inizialmente non si era accorta degli sguardi di intesa, realizzò i pensieri che ci stavano stuzzicando e si unì alla nostra risata. A questo punto mia moglie si alzò guardandoci per poi girarci le spalle per dirigersi verso il bagno, ma nel far questo fece cadere a terra la gonna, che evidentemente si era aperta mentre stava seduta, rimanendo in reggicalze, mutandine di pizzo nere e con maglioncino e camicetta nella parte superiore. Qualcuno converrà con me, penso, che nella memoria queste sono immagini che rimangono impresse, mantenendo inalterata la loro carica fortemente erotica.
Franco ed io apprezzammo moltissimo questa uscita o meglio questa entrata in bagno di mia moglie ed entrambi raggiungemmo fin da subito l’erezione, evidente, ma anche alquanto buffa, nel secondo successivo, quando, liberateci entrambi dei calzoni e di tutto il vestiario, ci dirigemmo verso la stanza da letto sdraiandoci sui bordi per lasciare lo spazio in mezzo alla mia sposa.
Anna ci raggiunse dopo poco, questa volta solo con la biancheria e le calze, gattonando dal fondo del letto fino a mettersi nel mezzo. Nel nostro rapporto a tre ci sono state sempre delle cose non dette esplicitamente, ma che abbiamo sempre rispettato, nel senso che come legittimo consorte a me spettava comunque il diritto di baciare mia moglie sulle labbra, mentre Franco poteva avere campo libero. Fu così anche quella volta, per cui presi a baciare mia moglie, mentre Franco si dedicava ad esplorarle la pancia con il palmo della mano per poi scivolare a baciarle il sesso, scorrendo le proprie labbra molto delicatamente sulle labbra vaginali di Anna. L’eccitazione salì subito e in breve Anna si era impossessata del sesso di Franco, che benchè sessantenne, era sempre notevole. Oggi che ho più o meno la sua età mi chiedo come facesse, visto che all'epoca non c’erano certo sostegno farmacologici: ho sempre pensato che per lui l’eccitazione derivasse dalla trasgressione e dalla novità di scoparsi donne giovani alla presenza dei loro mariti. Come dicevo Anna teneva lo scettro in mano, facendo quasi fatica a stringerlo con una sola mano, fino a cominciare a avvolgerne il glande con le labbra dopo averlo liberato dal prepuzio. Uomo di pancia, uomo di sostanza, si dice e Franco aveva entrambe le virtù: una bella pancia da camionista ed un sesso importante. Mentre subiva gli affondi orali di mia moglie, che ogni tanto si fermava non so se a prendere fiato quanto ad osservare lo sguardo perso del nostro amico, Franco se ne stava appoggiato alla testiera del letto ed io mi ero portato alle spalle di Anna che se ne stava appoggiata sulle ginocchia. Anna come vi dicevo era una bella donna, formosa, non magra, mora, tipo mediterraneo con una terza abbondante di seno, che aveva ceduto un po' alla forza di gravità dopo la crescita seguita, ad un paio di gravidanze per cui mi beai della vista che mi stava offrendo prima di afferrarla lungo i fianchi per cominciare a montarla. In queste condizioni eravamo quello che si dice una bella squadra! Franco seduto con il busto appoggiato alla testiera del letto e le mani appoggiate di fianco sul materasso, salvo sollevarne una per appoggiarla alla testa di Anna che a ginocchioni si protaeva a leccarle il sesso violaceo di Franco ed il sottoscritto infine in piedi con le mani sui fianchi di mia moglie, intento ad assestarle dei colpi ora profondi ora in rapida sequenza, per cercare di strapparle dei gemiti di piacere. Capirete che in questa posizione le cose non potevano durare troppo a lungo ed infatti, il primo a terminare, fui proprio io, che non sapendo trattenermi eruttai il mio seme dentro mia moglie, per poi separarmi da lei e ad accomodarmi su una poltrona posta in fondo al letto. Lasciando campo libero a Franco questi fece accomodare Anna sulla schiena per porsi nel mezzo delle sue gambe. Me lo ricordo per il semplice fatto che ho ancora le foto sbiadite della polaroid che giustappunto ho ripreso in mano da qualche giorno, dovendo chiudermi in casa per questo benedetto coronavirus! All'epoca non possedevo ancora una macchina digitale ma mi divertivo con la polaroid. Guardando le foto , di scarsa qualità, sbiadite nel tempo e nel tipico formato quadrato mi devo aiutare con la memoria, ma l’espressione catturata sul volto di mia moglie mi raccontano ancora del piacere che lei ricavava da questi incontri con Franco. Non mi ricordo, tuttavia, per quanto tempo andammo avanti così se non che ad un certo punto ci addormentammo tutti e tre nel matrimoniale della stanza. Mi ricordo tuttavia l’epilogo della fuga primaverile, cioè il fatto che verso una certa ora del mattino mi svegliai senza avere né Anna né Franco assieme sul letto. D'altronde sapevo che Franco doveva lasciarci presto per finire la consegna e quindi riprendere prima di noi la strada di casa.
La luce trapelava sotto la porta del bagno, ma non li sentivo parlare. Alzai piano piano per vedere che cosa stava succedendo e dall'uscio leggermente socchiuso intravedevo riflesso nello specchio Anna appoggiata al lavandino, con la vestaglia aperta ed il seno libero, senza reggiseno con una mano, chiaramente di Franco, che lo sorreggeva, mentre veniva sbattuta da dietro . A ben guardare mi eccitava il contrasto tra mia moglie discinta, con le gambe scoperte, i lembi della camicia da notte aperti, il volto concentrato e la capigliatura scomposta e Franco, vestito di tutto punto, pronto a partire, dietro di lei, intento a montarla. Come dicevo all'inizio del racconto sono queste immagini che si conservano per sempre. Quando mi resi conto che avevano raggiunto l’acme ritornai a letto facendo firma di dormire. Sentii solamente Franco accennare ad Anna di salutarmi e poi percepii il tepore del corpo di mia moglie al mio fianco, mentre la porta della stanza si chiudeva.
Inutile raccontarvi che quella mattina, invece di partire presto per finire il nostro tour umbro rimanemmo a letto fin quasi a mezzogiorno e certo non solo per dormire.
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