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Il lutto si addice ad Elena


di cpromagnolamatura
26.04.2020    |    18.603    |    9 8.2
"Elena nel frattempo si era ricomposta e sorridente sorseggiava la sua coca cola..."
Questo racconto è stato scritto da me, Carlo, molti anni fa e mai pubblicato. L'ho ritrovato in un cassetto e son alcuni aggiustamenti lo propongo al giudizio dei lettori di A69.
Buona lettura e se avete consigli e critiche mi faranno molto piacere, ancor più dei complimenti (si fa per dire :-))

Sono morto quasi senza accorgermene. Nel sonno. Una bella morte, non c'è che dire, di quelle che
uno si augura, ma a 55 anni forse un po' presto: non mi ero ancora stancato della vita. Quando sono
morto ho sentito una fitta al petto, un dolore potente, da togliere le parole:mi sono svegliato ma poi
è tutto finito: credo che Elena non se ne sia neanche accorta, anzi ne sono certo, perché si è
spaventata molto al mattino quando ha cominciato a chiamarmi e ha visto che non reagivo. Come
faecio a saperlo? Beh io ero lì, seduto sulla poltrona in fondo alla stanza. Cercavo di reagire al mio
nuovo stato di Anima, mentre il mio corpo era riverso sul letto, strattonato da mia moglie. Era tutto
nuovo per me e quindi ero affascinato da questo nuovo modo di essere, o forse sarebbe meglio dire
di "non essere".. .mah! Mi trovavo nello stato mentale di quando ti propinano quei giochetti di
logica del tipo scoprite chi è assassino tra tre persone, di cui una mente sempre, una dice sempre la
verità ed una mente qualche volta, insomma spero che ci siamo capiti perché ancora oggi sono
legato a termini molto terreni, ma non mi appartengono. No so per quale scherzo del destino il mio
viaggio si sia fermato subito dopo la morte, ma adesso mi trovavo sicuramente in una situazione
intermedia, come se al capitano della Star Trek si fosse guastato il teletrasporto durante un
trasferimento e le sue molecole fluttuassero nell'etere nel tentativo di ricostituirsi da qualche parte.
L'arrivo del medico, la veglia funebre ed il funerale si succedettero rapidamente nelle ore e nei
giorni seguenti e credo che Elena si sentisse a proprio agio nella sua nuova veste di vedova: amici e
parenti non mancarono infatti di farle sentire il loro affetto e nell'abito nero della cerimonia mi
parve perfetta nel ruolo di vedova ancora giovane (ha 46 anni) ma inconsolabile. Il nero le è sempre
piaciuto e le stava magnificamente e lo affermo senza alcun dubbio, soprattutto dopo averla
accompagnata in camera da letto.
Nei primi giorni della mia morte trascorsi molto tempo a zonzo per casa, seguendo Elena nei suoi
spostamenti tra banca e commercialista, ascoltando gli amici che di volta in volta le venivano a fare
visita. All'inizio le visite di Francesco a mia moglie mi parvero un segno di grande rispetto per la
nostra amicizia: in fin dei conti Francesco era il mio più grande amico e confidente. Ci eravamo
conosciuti sui banchi del Liceo e pur avendo carriere diverse, io architetto e lui medico
nell'Ospedale del paese, avevamo continuato a frequentarci. Sua moglie, Lidia, era una sua ex
infermiera con cui avevo avuto una brevissima relazione, troncata rapidamente ,perché è meglio sempre non mischiare
queste cose con l' amicizia. D'altronde per Lidia ero un numero nel catalogo e non c'erano stati
problemi: Francesco lavorava tutto il giorno in Ospedale e delle corna che gli metteva la mogliettina
sembrava non accorgersene. Chissà forse era anche contento. così era libero di stare in Ospedale
tutto il giorno, tornando a casa per la cena.
Le visite di Francesco a mia moglie si susseguirono regolarmente nei giorni successivi e mi accorsi
subito di come sebbene quasi impercettibilmente, ma ogni giorno di più, mutasse il rapporto tra mia
moglie ed il mio migliore amico: dapprima cortese e premuroso, ma poi sempre più confidente. La
stessa distanza tra i due, seduti inizialmente di fronte, nel salotto di casa, separati dal tavolino, si
fece più breve, spesso accomodati vicino al tavolo della cucina, con lui che le parlava di tutto e non
solo di me; anzi di me, dopo i primi giorni, sembrava non ne volessero più parlare. Se Francesco
passava a trovarla verso sera, lasciato il lavoro, adesso si presentava anche durante la pausa pranzo,
invitando Elena a mangiare con lui in una trattoria appena fuori il paese. Elena non mi sembrò
insensibile a queste rinnovate attenzioni e pur non concedendo tregua al lutto non potei non notare
come si preparasse alle visite di Francesco, di come l'abbottonatura delle camicette fosse lasciata
accidentalmente incompleta o di come, accavallando le gambe la gonna risalisse forse troppo oltre il
ginocchio. Una notte scoprii addirittura Elena masturbarsi nel letto, con gli occhi chiusi e le dita
della mano che si muovevano sotto gli slip neri: inizialmente mi sono commosso, ho pensato infatti che si eccitassse al ricorso delle nostre scopate, poi insomma i è venuto qualche dubbio.
Non mi rocordavo, infatti ch emia moglie Elena si fosse mai appassionata a soddisfarsi da sola. In realtà lo pensavo perchè crdevo che fosse soddisfatta già per quello che le davo.
Parlo di sesso, tanto che
passati i primi tempi di matrimonio credetti che fosse un po' frigida ed ho sempre pensato che il mio
cercare altre donne per relazioni esclusivamente sessuali compensasse quello che Elena, come
moglie a volte non riusciva a darmi. Si l'avrei voluta un po' puttana a letto e adess, vederla accarezzarsi la micia, probabilmente pensando al
tuo migliore amico mi sorprese notevolmente, sia perché non avrei mai creduto che Elena fosse
minimamente influenzata da cose di sesso, sia perché Francesco, il mio amico, aveva sempre saputo
,gliele raccontavo io, delle mie storie con altre donne, così come delle mie lamentele alla frigidità di
Elena. Mia moglie è stata allevata all'antica, con quelli che normalmente si dicono sani principi, ed il
sesso serviva solo per avere dei figli, come se trarne piacere lo rendesse "sporco". Il non avere avuto figli, infatti ,aveva fatto in lei calare quel poco di voglia di sesso che aveva e i nostri incontri tra le lenzuola si erano grandmente rarefatti, spesso relegati in una quindicina di munuti il sabato sera.
Vederla fremere sul letto fu un vero shock per me, quasi uno sgarbo alla mia memoria.
Raggiunto l'orgasmo Elena se ne stette per un po' tranquilla , rilassata dopo la contrazione dei
muscoli delle gambe e del volto poi si alzò e la seguii in bagno. Nuda, davanti allo specchio, mi
sorprese vederla fissarsi, quasi a volersi valutare, con una mano sotto le tette non molto grandi, ma
certamente non più da ventenne. Si preparava ad un bagno. Riempì la vasca di acqua calda e si
accomodò sul bidet insaponandosi la micia con il sapone intimo, passandosi le dita tra le piccole
labbra e sciacquandole abbondantemente. Nella vasca si lasciò andare ai suoi pensieri, mentre isole
di bagnoschiuma si dissolvevano lentamente tra gli scogli eretti dei suoi capezzoli. Il campanello ci
sorprese entrambi ed Elena, quasi imprecando sottovoce si buttò addo-sso l'accappatoio per
rispondere al citofono: manco a dirlo era Francesco, ed erano sole le 10 del mattino!
Elena gli aprì lo scrocco del portone invitandolo a salire e lo ricevette ancora in accappatoio, con un
asciugamano arrotolato sui capelli a mò di turbante. Francesco, così disse, era appena stato a trovare
una sua paziente che abitava nella stessa strada e quindi aveva approfittato per fare un saluto.
Patetico! Davanti ad una tazza di caffè sentii Francesco farfugliare qualcosa sul tempo, ma le parole
gli morirono in bocca quando sporgendosi verso Elena si accorse che lei non faceva alcuno sforzo
per chiudersi l'accappatoio. Avvicinarsi e baciarla fu una questione di pochi istanti . Elena si staccò
un attimo e prendendo Francesco per mano, senza dire niente, lo fissò un attimo negli occhi facendogli segno di tacere, per poi
trascinarlo nella nostra camera. Elena non lo aveva fatto con me né da fidanzati né tantomeno da
sposati:questo suo atteggiamento mi colpì molto e dovette sorprendere anche Francesco, specie
quando Elena ,giunti presso il letto, lo spinse a sedere sul bordò. Elena lo fronteggiava in piedi, senza profferir verbo e aprendosi l'accappatorio sulle spalle se lo lasciò cadere a terra, rimanendo completamente nuda davanti al mio miglior amico.
Vidi mia moglie alzare le braccia e liberare i i lunghi capelli neri ancora bagnati.
la vidipiegarsi su Francesco e sciogliergli la cintura. Elena sembrava agire con calma, con estrema naturalezza, ma
determinata: prese ad accarezzargli il rigonfiamento, ormai evidente, fino a liberare il sesso di
Francesco. Con le dita accarezzava la punta del prepuzio e iniziò un gioco con la punta della lingua,
sul glande fino ad accostare le labbra. Francesco la lasciava fare, appoggiato sui gomiti e con gli occhi chiusi.
Gli effetti della carezza intima che Elena gli stava elargendo erano
evidenti sulle labbra contratte di Francesco e dalle ondate di piacere che ad ogni giro di lingua di
mia moglie si susseguivano. Non avevo mai pensato che Elena sarebbe stata capace di questo con
me e certamente il pensarlo, anzi il vederlo, con un altro uomo mi creava sconcerto. Lo dovette
pensare anche Francesco quando Elena dopo un po' si alzò in piedi e tenendogli il sesso con le mani
se lo indirizzò dentro per iniziare una cavalcata alla ricerca del suo orgasmo. Francesco le teneva le
mani sui fianchi, lasciandosi massaggiare dall'andirivieni dei seni liberi di mia moglie,
che,aggrappata al suo collo, era concentrata sulle sensazioni che dovevano venirle dall'inguine.
Francesco non resistette e lo sentii gemere. Elena, quasi con disappunto, se ne accorse e prese ad
accelerare il ritmo nel tentativo di appagarsi, ma evidentemente l'erezione dell'amante non era più
sufficiente, perché prese ad aiutarsi con le mani fino a raggiungere anch'essa il piacere. Mia moglie
si rialzò per poi stendersi accanto a Francesco. Vidi il suo sesso ancora impiastricciato del liquido
seminale del mio amico. Francesco parve solo allora riprendersi. Non sarà durato più di dieci
minuti, ma era stato tutto molto intenso. Sentii Elena chiedere a Francesco di andarsene,perché non
ci sarebbero state altre volte. L'uomo provò a dire qualcosa, ma poi, allacciatosi i calzoni se ne andò
via, tirandosi dietro la porta dell'appartamento. Elena rimase ancora a lungo sdraiata, piangendo -
piano nella penombra della nostra stanza, con le cosce socchiuse ed un rivolo biancastro che dal
sesso cadeva sul letto bagnandolo. Sulla toilette della camera, incorniciata, c'era la foto del nostro
matrimonio. Fu in quel momento che capii che l'amavo, come mai da vivo l'avevo amata. Provai un
dolore fortissimo e sentii dentro di me tutto lo strazio per il rimpianto di non avere mai capito mia
moglie. Sono morto una seconda volta in quel momento.
Elena cominciò a liberarsi del ricordo di me dopo quella scopata. Da allora Francesco non è più tornato a trovarla e credo che lei non se lo
aspettasse davvero. Nei giorni successivi Elena se ne rimase chiusa in casa, con le foto della nostra
vita comune sparse sul tavolo della cucina, il letto non più rifatto, sbocconcellando di quando in
quando qualcosa dal frigorifero. Cercando nei cassetti del mio studio finì per trovare alcune foto di
una mia vecchia fiamma, Carmen. Avevo tenuto da conto quelle foto più per vanità personale , non
perché ne fossi stato sentimentalmente coinvolto e nascondendole in fondo al cassetto me ne ero
quasi dimenticato. Elena le guardava rigirandole tra le mani. Una l'avevamo fatta in occasione di un
lavoro che mi era stato commissionato dal Comune di **** nelle Dolomiti: quella volta Elena non
mi aveva seguito e per due settimane ero ritornato scapolo. Carmen era una ragazza molto dolce e
molto giovane; appena laureata si era offerta di fare uno stage volontario nel mio studio per
imparare il mestiere e lusingato avevo accettato, anche perché non ero certo rimasto insensibile al
suo giovanile entusiasmo. Carmen mi aveva seguito in montagna e già dopo due notti avevamo
condiviso il letto, ma poi tutto era finito una volta rientrati. In una foto si vedeva il primo piano di
Carmen sorridente e in un'altra mentre prendeva il sole in bikini ai bordi della piscina dell'albergo.
Le foto di per sé erano caste ma la dedica in inchiostro verde sul retro non lasciava dubbi sulla
vacanza: in una c'era scritto - "Il tuo sapore sulle mie labbra sarà sempre un ricordo
indimenticabile!" — mentre nell'altra, in quella dove la si vedeva in costume — "Al capitano che ha
traghettato la mia nave per le cascate dell'amore". Beh anche se sono morto la cosa mi fa ancora
piacere, specialmente se si considera che all'epoca lei aveva 25 anni ed io 51, ma accidenti a me ed
al mio disordine mi dispiaceva che Elena le avesse trovate. Sulla busta che conteneva le foto c'era
l'indirizzo di Carmen ed il suo numero di telefono. Elena mise le foto sul cuscino del nostro letto,
dalla mia parte. La vidi aggirarsi pensierosa per l'appartamento, poi dopo un paio di ore,verso sera,
cominciò a prepararsi: la vidi farsi una lunga doccia ed asciugarsi lentamente, scrutandosi nello
specchio del bagno. Non potei non notare la sua linea ancora bella, poco segnata dal tempo se non
in alcune rughe di espressione dèl viso, ma il seno, non grande, dimostrava meno degli anni che
aveva. In camera, seduta sul letto, china sull'ultimo cassetto del comò si sceglieva la biancheria: la
vidi provarsi diversi completi prima di sceglierne uno nero, in pizzo, che le avevo regalato per un
capodanno di alcuni anni prima e che mai aveva indossato, sostenendo che non se la sentiva di
portare perché , a suo dire, era troppo trasparente. La mia Elena adesso si scrutava di profilo nello
specchio inguainata in un paio di mutandine di pizzo nere e in un reggiseno push up che le
evidenziava il seno.
Indossò un vestito di lino, color terra bruciata, abbastanza aderente e scollato, con due brevi spacchi
laterali ed una decina di centimetri sopra il ginocchio ed un paio di scarpe scamosciate marroni con
decolté e tacco basso. La vidi truccarsi con attenzione, senza strafare: appena un filo di nero attorno
agli occhi ed un rossetto rosa lucido. Seduto dietro di lei presi ad ossrvarla nello specchietto, così come era concentrata alla guida in autostrada.
Dopo l'uscita dal casello imbroccò l'ingresso di una villa, preceduta dall'insegna di un un night club, il Luna Rossa,
di cui avevo sempre sentito parlare, ma in cui non ero mai stato. Mi schiesi come avesse mai fatto Elena a conoscere dell'esistenza di un tal posto.
Doveva essere un locale un po' particolare, perché all'entrata le chiesero chi l'avesse
inviata. Elena sembrava un'altra donna rispetto a quella che conoscevo, sicura di sé, determinata:
senza dire nulla la vidi allungare una banconota da 100 euro e l'uomo le apri la porta senza proferire
altro. Un cameriere l'accompagnò ad un tavolo un po' defilato e dopo un po' le portò una coca cola.
Mi sedetti di fianco a lei guardandomi intorno. Il locale era semioscuro ed in fondo si intravedeva
un palco illuminato dove seduto al pianoforte un uomo stava cantando dei pezzi di musica leggera.
Nei tavoli vicino al nostro vi erano alcune coppie intente a conversare. Dopo alcuni minuti si
presentò un ragazzo: avrà avuto poco più di 20 anni, abbastanza alto di quelli che non ho mai
sopportato, con un sorriso da schiaffi stampato in faccia, consapevole di avere un fisico allenato in
palestra. Si presentò come John e disse di essere il suo regalo per la serata. Già! Al massimo si sarà
chiamato Giovanni, ma evidentemente pensava che se si sarebbe presentato come un Giovanni
qualsisia...beh, mi capite no? Mi sentii un po' geloso ma non potevo farci nulla, comunque il Giovanni o John,
come si faceva chiamare, non perse tempo a sedersi vicino alla mia Elena. Mi alzai giusto in tempo
per non essere schiacciato o meglio attraversato dal ragazzo pieno di omogeneizzati ed ormoni e mi
sedetti di fronte ai due. Il ragazzo aveva indubbiamente un mestiere consumato nell'abbordaggio ed
Elena ben presto si rilassò, stando al gioco con sorrisi ed ammiccamenti. Guardandomi in giro mi
resi subito conto che anche le altre coppie ai tavoli erano costituite da donne abbastanza mature e da
uomini giovani! Sul palco, intanto, avevano portato via il pianoforte e veniva annunciato un numero
di danza. Le luci si erano ulteriormente abbassate fino a far piombare la sala nell'oscurità completa
finchè ad un colpo di gran cassa era seguito un lampo e l'entrata in scena di una ballerina in
costume adamitico, tranne che per un cappuccio rosso in testa che prese a volteggiare per il palco
simulando una passeggiata per il bosco. Da un cespuglio, dopo un po' se ne usciva un ballerino di
colore, anch'esso nudo e truccato da lupo che, avvicinandosi alla ballerina Capuccettb Rosso le
chiedeva dove fosse diretta. Insomma una trasposizione della favola di Capuccetto Rosso e il Lupo
in chiave danzata ed erotica! Gli artisti erano anche bravini, ma la cosa mi sembrava semplicemente
ridicola e non capivo cosa ci trovasse di divertente mia moglie e soprattutto come potesse ridere
dello spettacolo ed alle battute che il ragazzetto le sussurrava complice. Quando La Ballerina-Cappuccetto, una
biondina niente male e molto fine, prese ad accarezzare il membro della finta nonna-lupo debbo
ammettere che l'eccitazione si era trasmessa in sala perché già alcune delle coppie sedute ai tavoli
erano impegnate in toccamenti ai limiti del lecito e il John vicino ad Elena aveva liberato il cazzo,
permettendo a mia moglie di menarglielo. Sul Palco la scena prese un ritmo sempre più veloce
finchè il lupo-attore eiaculò repentinamente sulla ballerina Capuccetto tra gli applausi delle signore.
Elena nel frattempo si era ricomposta e sorridente sorseggiava la sua coca cola. Sentii John proporre
ad Elena una continuazione di serata e passarle un biglietto. Sicuramente Elena non avrebbe
accettato una cosa del genere: un conto è divertirsi un po', ma andare a casa di uno sconosciuto.. .mi
sorprese un'altra volta, perché alle 2 di notte parcheggiò in una piazzetta del centro e dopo poco
eccola lì a suonare ad un campanello. Salendo all'ultimo piano una voce, ma non mi sembrava
quella di John, la invitava a fare ancora una rampa di scale. Avrei voluto trascinare via Elena, ma lei
sembrava decisa, così mi accodai dietro di lei e la Nidi entrare in un appartamento, di
quelli che un mio amico avrebbe definito unautentico scannatoi per signore: arredamento minimalista, tappeti, musica
e luci soffuse, vetri che danno sui tetti della città. Elena stava in piedi al centro della stanza quando
le si presentò un ragazzo alto, di colore, che riconobbi per essere il ballerino lupo dello spettacolo.
Si presentò come Antonio e disse, offrendole un bicchiere, che John sarebbe sopraggiunto presto.
Vidi Antonio avvicinarsi ad Elena, accarezzandole i fianchi, fino a trovare la zip ed apririle il vestito.
Mi stupii nel vedere come Elena fosse accondiscendente ed eccitata. La vidi aprire la borsetta e porgere una banconota ad Antonio, che con nonchalance la posò
in un vaso sul tavolo. Il pallore della pelle e la biancheria nera ne evidenziavano il profilo mi colpirono ed eccitarono
evidentemente anche il ragazzo perché con velocità da Fregoli rimase nudo con il sesso già eretto.
Antonio prese la mano di Elena e l'accompagnò sul suo cazzo e la mano bianca di lei, con le dita
lunghe e sottili, ne mettevano in evidenza ancor più l'erezione. L' uomo di sedette sulla poltrona
mentre Elena in ginocchio cominciò a lavorarlo con la bocca, ma il gioco non doveva continuare in
questa maniera perché d'un tratto Antonio le mollò un ceffone facendola rotolare davanti a lui. Vidi
in Elena un lampo di paura negli occhi a cui si contrapponeva il ghigno del ragazzo. Dalle parole di
Antonio fu subito chiaro che il gioco quella sera lo avrebbero condotto gli uomini e che ad Elena
non sarebbe rimasto che obbedire. Alla porta si presentò anche John che evidentemente aveva
predisposto il tutto perché apostrofò mia moglie come se fosse una puttana, chiedendole dove
avesse messo quel cornuto del marito. Sapere che si trattava di una vedova sembrava eccitarli di
più. Le chiesero di mettersi sulla poltrona appoggiando le gambe sui braccioli e di cominciare
masturbarsi davanti a loro. La minaccia di uno schiaffone fece desistere Elena dal rifiutarsi. La vidi sistemarsi,
completamente aperta agli sguardi dei suoi due amanti mercenari. Scostò il cavallo degli slip e prese ad
accarezzarsi. Elena si accarezzava senza guardare di fronte a se i suoi improvvisati torturatori e John la richiamò
prontamente, perchè voleva che li guardasse mentre si accarezzava. Adesso Elena prese a guardare ora l'uno ora l'altro, quasi con uno sguardo di sfida. Il
gioco si stava scaldando e ben presto mi resi conto del sottile confine esistente tra chi dava ordini e
chi obbediva. Ogni richiesta veniva non solo accontentata da Elena, ma lei stessa sembrava come
voler rilanciare, provocando maggiormente i due ragazzi, ora accarezzandosi un seno ora aprendosi
le labbra del sesso come se volesse spudoratamente offrirlo. I due ragazzi accompagnavano le
proprie incitazioni ad Elena con epiteti da bordello finché mia moglie chiamandoli vicino cominciò
ad implorarli di scoparla.
Fu John ad aprirle le gambe per affondare il proprio membro tra le labbra
del sesso di mia moglie. Il ragazzo sembrava non avere fretta, seguendo un ritmo proprio e non
quello decisamente più veloce che avrebbe voluto Elena. Solo dopo una decina di minuti prese ad
accelerare quando lo sentii venire dentro il sesso di mia moglie. Il ragazzo si rialzò lasciando il
sesso di Elena bagnato e tumefatto. Antonio intanto si era goduto la scopata del collega
accarezzandosi pigramente il sesso di dimensioni ragguardevoli e non sembrava per il momento
aver voglia di intervenire. Fecero stendere mia moglie sul tappeto della stanza ingiungendole di tenere la gambe aperte.
Forse fu il seme lattiginoso di John che usciva dal suo sesso ad eccitare Antonio, ma
comunque dopo poco il ragazzo di colore le fu sopra, aprendole le gambe come quelle di una bambola per farsi strada dentro di lei che cominciò a gemere ad ogni affondo.

Antonio cavalcò Elena come più gli parve, indifferente alle sue sollecitazioni o alle sue richieste di attenzione.
Quando fu il momento di eiaculare l'attirò a sé,
dandole una stoccata profonda fino a strapparle un gemito di dolore, per poi venirle dentro fino
all'ultimo singulto. I due rimasero così., uno dentro l'altra, per alcuni interminabili minuti, Elena si
alzò, poi, senza che nessuno dei due uomini le dicesse nulla: raccolse le vesti e una volta vestita,
con la faccia gonfia per la stanchezza ed i capelli spettinati ritornò in macchina. Le stavo seduto
dietro e la scortai in silenzio come può esserlo un morto per tutto il viaggio di ritorno. Al mattino
Elena fece una doccia ed avvolta nell'accappatoio si sdraiò sul letto. Alcune lacrime le bagnavano il
volto. Sul cuscino a fianco, abbandonate, c'erano le foto di Carmen. Mi sentii triste ed impotente:
non ce l'avevo con Elena, ce l'avevo con me stesso.
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