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Gay & Bisex

L'ascensore


di FSeed
22.07.2018    |    25.531    |    10 9.4
"Il cazzo era duro e caldo, e lo strusciava insistentemente sulle mie labbra..."
Era oramai da un pò di tempo che il Signor Luigi era rimasto di nuovo solo. La badante (di cui non aveva assolutamente bisogno) si era stancato dell’uomo e dei suoi appetiti sessuali, così almeno dicevano le signore ben informate del nostro condominio. Dal nostro primo incontro (vedi racc. “Il vecchio del terzo piano”) il Signor Luigi era tornato alla carica. Non so come era riuscito a estorcere a mia madre il mio numero con la scusa del solito aiuto con il computer, e non faceva altro che chiedere di vederci per scopare di nuovo, il tutto con allegate fotografie del suo cazzo. Onestamente non mi avrebbe fatto per niente schifo, anche se il nostro primo approccio sessuale non fù dei più riusciti visti i suoi modi rudi. Anche se la voglia di riprovare il suo cazzone era tanta non volevo dargliela vinta. Era un pomeriggio di metà luglio, tornavo a casa dall’ultimo esame universitario, e arrivato davanti l’ascensore del mio condominio trovai un ragazzo con due casse di acqua. Era Adim, un ragazzo di origine Marocchina che faceva consegne a domicilio per conto di un piccolo alimentari li vicino. Lo vedevo spesso fare avanti e indietro per il quartiere consegnando la spesa alle persone anziane. Gli feci un saluto mentre aspettavano l’ascensore che scendeva dall’ultimo piano. Pochi secondi dopo sentimmo il portone chiudersi e si fece avanti il Signor Luigi con la sua tutina in lycra di ritorno dalla sua pedalata in bici.
“Ciao F.” disse con un gran sorriso. Scambiò due parole anche con Adim dicendo che era dovuto tornare indietro dalla sua pedalata perchè la bici aveva qualche problema. Arrivato l’ascensore salimmo. Io per primo seguito da Adim, visto che dovevamo arrivare agli ultimi piani, e per ultimo Luigi che si sarebbe fermato al terzo piano.
“Meglio dare la precedenza ad Adim” disse Luigi spingendo il pulsante dell’ultimo piano “non voglio che faccia tardi con la sua consegna” Adim ringraziò ma io avevo il dubbio che non fosse stato del tutto un atto di gentilezza. Mentre salivamo infatti notai che Luigi si toccava spesso il pacco. Arrivati a metà del palazzo l’ascensore si fermò, con un black out totale anche delle luci. Una piccola luce di emergenza si accese. Suonammo il campanello delle emergenze ma niente. Fortunatamente all’interno dell’abitacolo era affisso il numero da chiamare in caso di emergenza o di mal funzionamento dell’ascensore. Il telefono non aveva campo e devo ammettere che cominciai ad avere un pò di paura,ma mai come Adim, che si guardava intorno terrorizzato.
“Stiamo tutti tranquilli” disse Luigi “qualcuno ci sentirà di sicuro”. Dopo alcuni minuti sentimmo una voce dall’esterno. Era uno dei condomini del quinto piano che parlava di un black out totale di tutto il quartiere, e che avrebbe chiamato qualcuno per tirarci fuori. I minuti passarono e così rassegnato mi sedetti a terra. Fortuna volle che l’abitacolo non fosse molto stretto, anche se cominciava a fare davvero caldo. Il condomino tornò dicendo che una squadra della ditta di ascensori sarebbe arrivata non prima di mezz’ora. Adim sembrava sempre più agitato, e scoprimmo che soffriva un pò di claustrofobia. Il Signor Luigi cercava di tranquillizzarlo, e si toccava spesso il pacco che sembrava lievitare nel pantaloncino attillato. La luce tenue e il caldo crearono una situazione un pò ambigua, molto da dark room. Il Signor Luigi aveva la maglietta aperta lasciando intravedere il petto muscoloso e villoso, e scendendo verso il pacco vidi che il cazzo oramai era duro, e la sua forma si stagliava sul lato sinistro del pantaloncino. In tutto ciò Adim cominciò a lamentarsi nella sua lingua con le mani sul volto, con un aumento della sua paura nello stare li dentro.
“Come facciamo a farlo calmare?” disse il Signor Lugi “Dobbiamo distrarlo e fargli pensare ad altro” dissi io. Il Signor Luigi non perse tempo e avvicinandosi a me mi schiaffo il suo pacco sul viso. Il cazzo era duro e caldo, e lo strusciava insistentemente sulle mie labbra. Non resistetti a lungo e tirai fuori la lingua.
“Adim guardami” disse il Signor Luigi “guarda qui così ti passa la paura” Adim sembrava non sentirci così Luigi gli tolse le mani dal viso. Quando ci vide Adim rimase stupito, io in ginocchio che tiravo fuori il cazzo duro dai pantaloncini di Luigi. Senza perdere tempo me lo struscia sulle labbra, fino a quando Luigi non lo spinse a forza nella mia bocca.
“Ah si cazzo” sospirò appena lo presi tutto in bocca “non sai da quanto aspettavo questo momento” mise le mani sulla mia testa e cominciò a scoparmi la bocca. Adim rimaneva nel suo angolo a guardarci e si svegliò dal suo terpore solo quando la voce del condomino di fuori ci chiese se andasse tutto bene.
“Tutto bene tranquillo” disse Luigi facendomi segno di fare silenzio “un ragazzo è un pò agitato ma si sta tranquillizzando”. Luigi fece l’occhiolino ad Adim e ricominciò a scoparmi la bocca. Non riuscivo a credere alle dimensioni e alla resistenza di quel cazzo. Lo tiravo fuori e guardavo quella cappella gonfia che Luigi mi sbatteva piano sul viso. Con la coda dell’occhio vidi Adim che si toccava la patta, che con la poca luce sembrava leggermente gonfia. Allungai la mano per toccarlo ma si scansò. Luigi se ne accorse e cacciando fuori il cazzo dalla mia bocca si rivolse al ragazzo. “Dai non fare il vergognoso. Tirati fuori il cazzo e dallo a questa puttanella vogliosa”. Adim sembrava titubare, così mi avvicinai e gli calai i pantaloncini in un colpo solo. Mi ritrovai davanti al viso un bel cazzo barzotto, scuro e con una folta peluria nera. Lo presi in mano e me lo misi in bocca ancora mezzo moscio. Adim fece un piccolo sospiro e si appoggiò con le spalle alla parete, mentre il suo cazzo diventava sempre più grosso nella mia bocca. Luigi si avvicinò a noi, si posizionò vicino ad Adim e mi porse il cazzo. Li prendevo uno alla volta, leccando e succhiando senza sosta, fino a quando Luigi non provò a farli entrare entrambi nella mia bocca. Era impossibile prenderli insieme, così tornai a succhiare e masturbare. Il condomino intanto da fuori continuava a chiedere se andasse tutto bene, e Luigi lo liquidava sempre con frasi breve. Lo vidi inumidirsi il dico e passare la mano dietro al culo di Adim, che subito si irrigidì sentendo il buco violato. A quanto apre Luigi riuscì ad entrare abbastanza facilmente, visto che Adim cominciò a fare piccoli versi di piacere, che ben presto divennero veri e propri versi che Luigi fu costretto a smorzare mettendogli una mano sulla bocca. Il lavoro di culo ebbe i suoi risultati visto che Adim inarcò il bacino riversandomi tutta la sua sborra dritta in bocca. Quella che non riuscii a bere colò per terra, mentre Adim tirava fuori il suo cazzo stremato dal piacere.
“Ora tocca a me” Luigi prese Adim e lo fece inginocchiare. Il ragazzo non fece in tempo a capire cosa stesse accadendo che Luigi cominciò a menarsi il cazzo davanti alle nostre facce, mentre sei abbondanti schizzi di sborra ci imbrattarono a entrambi. Ripulii il cazzo che Luigi mi porgeva riprendendolo in bocca, mentre Adim si puliva in tutta fretta. Dopo sserci ricomposti passarono alcuni minuti e tornò l’elettricità. Arrivati all’ultimo piano Adim schizzo fuori dall’ascensore senza neanche guardarci in faccia. Il Signor Luigi mi sorrise dicendo che sarebbe sceso a piedi, ma che presto mi avrebbe scritto per rivederci ancora. Rimasto da solo andai per premere il numero del mio piano ma l’ascensore si mosse prima. Non so come ma qualcuno lo aveva chiamato prima di me, e mi ritrovai così al pian terreno. Le porte si aprirono e vidi il condomino che aveva chiamato il servizio ascensori con due uomini, uno sulla cinquantina e uno più giovane, forse sui trenta. Mi chiese se andasse tutto bene e il problema che avevamo riscontrato. Mentre l’operaio più anziano parlava con il condomino il ragazzo più giovane ispezionò l’abitacolo, e mi accorsi che stava fissando le macchie di sborra per terra. Alzò gli occhi verso di me e guardandomi mi accorsi che anche la mia maglietta aveva una macchia evidente. La voce dell’operaio anziano mi fece sobbalzare “Vedi se è tutto in ordine nella cabina del motore, io intanto mi occupo di un’altra faccenda” disse rivolto al ragazzo. “Ok. Accompagno su il ragazzo e vedo”. Chiuse le porte e mi chiese a che piano andassi. Spinsi il pulsante e rimasi in silenzio.
“Sbaglio o qui dentro c’è puzza di sborra” disse il ragazzo guardandomi. Io rimasi in silenzio guardando dritto davanti a me “e secondo me anche te puzzi un pò di sborra” dicendo così si avvicinò alla mia maglietta e la odorò, salì verso le mie labbra e annusò anche quelle. “Non mi sbaglio, è proprio sperma. Ti va di venire con me a controllare la sala del motore?” dicendo così mi prese la mano e se la portò sulla patta dei pantaloni. Arrivati al mio piano lui premette il pulsante per l’ultimo piano, strusciando sempre più forte la mia mano sul suo pacco oramai gonfio. Arrivati all’ultimo piano salimmo una rampa di scale che portava al terrazzo condominiale, dove era collocata la cabina del motore dell’ascensore. Arrivati in terrazzo girammo un angolo, mi mise contro un muro e cominciò a sbottonarsi la tuta da lavoro. Ne uscì fuori un bel cazzo duro e tozzo completamente depilato. Il ragazzo si tolse anche la maglietta rivelando una leggera pancetta e petto e braccia glabri con alcuni tatuaggi. Mi misi in ginocchio e cominciai il terzo pompino della giornata. “Porca puttana se sei bravo” diceva il ragazzo mentre mi scopava la bocca e a intervalli regolari lo tirava fuori per poi rimettermelo dentro “lo sapevo che eri una bella puttanella. Chi ti sei spompinato dentro l’ascensore?”
“Uno del mio condominio e un ragazzo delle consegne” dissi io tirando fuori il cazzo dalla bocca.
“E glielo hai solo succhiato?” chiese mentre me lo rimetteva in bocca. Io annuii con la testa. “Allora tocca che ti scopo” disse lui sorridendo. Mi fece rialzare e mi mise a novanta contro il muro, calò i pantaloni lasciandomi con il culo per aria. Prese un preservativo e lo indossò, sputando poi abbondantemente sul cazzo e tra le mie gambe. Cominciò a farmi un massaggio anale ma non avevamo molto tempo. Spinse senza tante cerimonie il cazzo dentro di me, procurandomi un dolore forte, che ben presto si trasformò in piacere. Con una mano sulla mia spalla destra e una sul fianco sinistro cominciò a fottermi fortissimo.
“Dai che ti sfondo per bene. Cazzo avevo proprio voglia oggi. Tutto il giorno in giro con quel rompi palle del mio collega e non ho avuto neanche il tempo di una sega” mentre lui mi fotteva io cominciai a segarmi, e non ci misi molto a sborrare.
“Cazzo sei già venuto. Allora ti piace proprio il mio cazzo” spingeva sempre più forte e più veloce, fino a quando non raggiunse il godimento. “Ecco che vengo pure io....ci sto....cazzo eccola” le ultime spinte furono fortissime, con la sua testa sulla mia schiena. Come uscì fuori dal mio culo tolsi il preservativo, e trovando il cazzo ancora duro me lo misi in bocca. “Oddio si che goduria...oohhhh si” lo lucidai per bene fino a quando non sentimmo il cellulare squillare. Il ragazzo rispose al suo collega che stava salendo.
“Cazzo che scopata” disse lui mentre si rivestiva “scrivi qua il tuo numero che quando vuoi ti riscopo con piacere” io presi il suo telefono e salvai il mio numero. Mentre lui controllava il motore dell’ascensore io tornai a casa. Quella sera mi contattò un numero non salvato sulla mia rubrica. Michele mi chiedeva quando ero libero per farmi scopare.
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