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Gay & Bisex

Ragazzo di borgata (Parte II)


di FSeed
14.03.2019    |    16.996    |    9 9.5
"Sia io che Francesco abitavamo nello stesso comprensorio di palazzi, con una lunga serie di parcheggi e cantine seminterrate in comune, dove Francesco..."
Avevo ripensato spesso a quella notte passata con Stefano, era diventato il ricordo più frequente durante le mie seghe. Ma come avevamo stabilito non parlammo mai più dell’accaduto, e le nostre vite tornarono quelle di sempre. Le ultime settimane di scuola furono all’insegna del cazzeggio più totale per me e Stefano (eravamo riusciti ad avere la sufficienza in tutte le materie) mentre Matteo combatteva ancora tra interrogazioni e compiti riparatori per evitare la bocciatura. Col permesso di mia zia saltai alcuni giorni di scuola e insieme a Stefano andammo a farci le prime giornate di mare. Stando in mezzo alla settimana le spiagge erano poco affollate, fatta eccezione per anziani e qualche mamma con i propri figli. Con il suo bermuda corto Stefano era uno spettacolo, sdraiato sul suo telo da mare imperlato di sudore, e molto spesso mi mettevo a pancia in giù per evitare che mi venisse un’erezione. Il costume a slip che indossavo poi non aiutava a coprire, ma metteva in evidenza il culo sodo. Fu proprio questo particolare che mi perseguitò per tutta una giornata. Un uomo sulla cinquantina stava per inciampare su un lettino da mare proprio perchè era rimasto imbambolato mentre mi guardava il culo. Io non mi accorsi di nulla perchè di spalle, ma Stefano si era goduto tutta la scena e da quel momento cominciò a sfottermi chiamandomi pesca, in riferimento alle mie chiappe. Da quel giorno feci sempre più caso a questo particolare del mio corpo, e visto che era uno dei miei punti forti decisi di evidenziarlo ancora di più. Fu così che comprai un pantaloncino di jeans molto aderente e abbastanza corto, che con la prima abbronzatura e le gambe completamente depilate mi stava benissimo. L’occasione per sfoggiarlo fu una festa organizzata da un nostro compagno di classe a cui era invitata metà della scuola. I genitori possedevano un grande casolare mezzo abbandonato con un magazzino che fu utilizzata come discoteca. Stefano venne a prendermi con il suo motorino e insieme arrivammo alla festa dove si era radunata un bel pò di gente. Neanche a dirlo alcol e canne giravano a più non posso, e in mezzo alla folla di ragazzi si sudava da morire. Il pantaloncino di jeans e la canotta che indossavo erano madidi di sudore e il caldo era così opprimente che, oramai fuori controllo, mi tolsi la canotta rimanendo a petto nudo. Le mie amiche fecero lo stesso rimando in reggiseno scatenando un grido di gioia da parte dei ragazzi circostanti, tra cui vidi anche mio cugino con il suo migliore amico, Francesco, e un altro che non conoscevo. Francesco era, tra la cerchia di mio cugino Mirco, il meno raccomandabile di tutti. Alto quasi un metro e novanta, capelli scuri rasati sui lati, occhi verdi che facevano quasi impressione e un fisico da pugile con svariati tatuaggi. Anche se aveva solo vent’anni era famoso per lo spaccio, e l’aspetto intimidatorio faceva da cornice alla sua attività. Ovviamente non persero l’occasione per venire a rompere le palle alle mie amiche, e quando Mirco mi fu vicino mi disse “Ma che cazzo te sei messo? Sembri ancora più frocio co sti pantaloncini da femmina”. Io lo ignorai ma un’altra voce alle mie spalle esclamò “E te credo Mì, se c’ha un culo da femmina se deve mette vestiti da femmina” mi girai per ribattere ma quando vidi che era stato Francesco a parlare le parole mi si fermarono in gola, così mi girai e raggiunsi Stefano e gli altri amici. Noi maschi avevamo bevuto tantissimo quindi le ragazze si ritrovarono a dover farci quasi da badanti. Stefano era completamente fuori seduto in un angolo, io decisi di uscire a prendere aria per cercare di riprendermi. Uscii da una porticina che dava su un terreno buio e subito dopo iniziai a vomitare, poggia le mani sul muro e buttai fuori buona parte dell’alcol di quella sera. Rimasi così per non so quanto tempo, mi isolai così tanto che neanche sentii i passi di Francesco che era venuto per pisciare. Neanche lui si era accorto di me, visto che eravamo quasi nel buio più totale, fino a quando un altro conato di vomito non ruppe il silenzio.
“Porca troia ma che cazzo è?” Francesco si girò mentre si richiudeva la patta. “Bella ma stai bene?” Quando fu abbastanza vicino mi riconobbe. Teneva tra le labbra una canna mezza finita e si poggiò con le spalle al muro poco distante da me.
“Ohi frocetto. Mica t’avevo riconosciuto. Così al buio a culo pizzo sembravi una femmina” il fumo della sua canna mi provocò un altro conato di vomito. “Che te serve na mano?” come si avvicinò mi rialzai e mi allontanai. Non so perchè lo feci, ma in quel momento avrei voluto solo che prenderlo a calci. “Aho stai calmina. Te volevo solo aiutà”. Io mi girai e tornai dentro. L’aver vomitato mi aveva fatto sentire leggermente meglio, e anche l’acqua che mi diedero el mie amiche mi levarono dalla bocca il sapore del vomito. Solo Stefano sembrava ancora sballatissimo. In quelle condizioni non poteva tornare a casa, quindi una ragazza di quindi con la macchina si offri di accompagnarlo, mentre mio cugino e la ragazza che aveva ceduto il posto in auto a Stefano sarebbe tornati con motorino di quest’ultimo.
“Scusa e io come faccio a tornà a casa?” chiesi incazzato a mio cugino.
“Te riportano Francesco e Ciccio co la macchina loro” rispose Mirco mentre caricava di peso Stefano nella macchina. Fu così che mi ritrovai sul sedile posteriore della macchina di Francesco, con Ciccio davanti che blaterava cazzate, e Francesco che mi ripeteva ogni due minuti di non vomitargli in macchina. Sia io che Francesco abitavamo nello stesso comprensorio di palazzi, con una lunga serie di parcheggi e cantine seminterrate in comune, dove Francesco parcheggiò l’auto. Il box era senza porta e con una sola luce accesa. Uscimmo dalla macchina e dopo aver bisbigliato un grazie feci per uscire quando Francesco mi fermò.
“Non me sei piaciuto per niente prima quando m’hai risposto male” mi teneva fermo da dietro per un braccio, sentivo il suo fiato sopra l’orecchio.
“Scusa” gli dissi io senza girarmi “non volevo”.
“Accetto le scuse...però adesso devi pagà pegno” dietro di noi Ciccio cominciò a ridacchiare. Io ero terrorizzato, avevo paura che mi menassero o altro, ma poi pensai che non avrebbero alzato le mani sul cugino del loro migliore amico.
“E’ vero che sei frocio?” mi chiese Francesco girandomi con forza verso di lui. Mi sovrastava di parecchio e vide che avevo paura. “Sta tranquillo che non te famo niente. Rispondi. Sei frocio?”
“Si” risposi io. Loro scoppiarono a ridere e sentii salirmi dentro una rabbia. Ero stufo di farmi prendere per il culo. “Si so frocio! E allora? A voi piace la fregna e a me piace il cazzo” Francesco mi guardò dall’alto quasi stupito di quella mia reazione. “Me ne posso andà adesso?”
“E no. Devi ancora pagà pegno bello mio” rispose Francesco. Mi prese di nuovo per il braccio e mi portò in un angolo del box.
“Che mi volete fa?” chiesi io oramai impaurito da morire.
“Niente che non te piacerebbe fa, tranquillo” Francesco mi fece una carezza su una guancia e mi passò un dito sulle labbra. Il suo sguardo era magnetico, e in quel momento capii che avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. “Girati contro il muro e spogliate. Vogliamo vedè quel bel culetto da femmina che ti ritrovi”. Io mi girai e mi spoglia, rimanendo nudo con il mio culo in bella vista.
“Porca troia” esclamò Ciccio avvicinandosi “sembrano davvero le chiappe de na femmina”. Sentii una mano sfiorarmi la natica destra, e subito dopo uno schiaffo echeggiò in tutto il box, provocandomi un piccolo gemito. “Ed è pure morbido. Senti qua Ciccio” una mano mi strinse la natica sinistra, mentre un altro schiaffo arrivava sulla destra. Continuarono a schiaffeggiarmi per buoni cinque minuti fino a quando non sentii un dito avvicinarsi al mio buchetto. Istintivamente mi ritirai indietro ma Francesco mi prese per un fianco e continuò a toccami. “Quanti cazzi ha visto sto buco zoccolè?” sputò su una mano e me la passò ta le chiappe inumidendo il buco “Nessuno” sospirai io. Quel gioco perverso mi stava piacendo da morire.
“Ecco perchè è così stretto” disse Francesco spingendo un dito dentro. Il buco faceva resistenza, e più il dito cercava di entrare più mi bruciava. “Allora facciamo n’altra cosa. Girate” io mi girai e cercai di coprire la mia erezione. Vedendomi i due scoppiarono a ridere e io cercai di coprirmi ancora di più.
“Guarda Frà, c’ha pure il cazzo depilato, come una femmina” Ciccio si avvicinò e cercò di togliermi le mani da davanti.
“Lascialo perde Ci” disse Francesco “adesso gli facciamo vedè come so fatti i cazzi veri. Li voi vedè?” si girò verso di me e mi guardò fisso negli occhi. Io annuii con la testa e con un mezzo sorriso Francesco mi portò dietro la macchina e mi fece inginocchiare. “Dai Ciccio tira fori il cazzo e faglielo vedè”. Ciccio si sbottonò i pantaloncini e tirò fuori un cazzo moscio, con due palle grosse, il tutto circondato da folto pelo nero. Francesco mi spinse la faccia verso l’inguine di Francesco e un odore di sudore misto a piscio mi invase le narici.
“Lo senti l’odore del maschio?” mi chiese Francesco mentre mi spingeva il viso sempre più forte. Mi accorsi ben presto che il cazzo di Ciccio da molle divenne barzotto, fino a quando a forza di strusciarmi sulla faccia non divenne duro. Quando Francesco mi fece riprendere fiato il cazzo di Ciccio svettava nei sui scarsi quindici centimetri.
“A Ci ma che cazzo fai? Te piace il frocetto?”
“Ma che cazzo dici? A forza de struscià è diventato duro” rispose Ciccio sulla difensiva.
“Chissà se te fa pure sborrà il frocio. Apri la bocca” io eseguii e spingendomi di nuovo verso l’inguine di Ciccio presi il cazzo in bocca. Come l’odore il sapore ero orribile, niente a che fare con il cazzo di Stefano, ma la mano di Francesco che spingeva avanti e indietro mi impediva di sputare fuori quello schifo. Dopo pochi minuti Ciccio cominciò ad ansimare, sempre più forte, fino a quando con un rantolo non mi riempì la bocca di sborra densa. Come lui si staccò sputai tutto in terra e Francesco cominciò a prendere per il culo Ciccio. “Non solo te sei fatto spompinà da na checca, ma sei durato pure due secondi”.
“Ma vaffanculo Francè. Te e sto frocio de merda” Ciccio si rialzò i pantaloni e andò via.
“Eddai su sto a giocà! Torna qua!” gli gridò dietro Francesco. Io mi alzai e feci per prendere i miei vestiti quando Francesco mi blocco di nuovo per un braccio. “Do vai? Mica ho finito co te. Il cazzo mio non lo vuoi?” dicendo così mi spinse faccia al muro e iniziò a strusciare il pacco sul mio culo.
“Cazzo Andrè sembri davvero na femmina vista da così” era la prima volta che mi chiamava per nome “me lo stai a fa venì duro pure a me” si staccò da me e si tolse la maglietta. Petto e braccia erano un fascio di muscoli perfetti, con un accenno di pelo in mezzo al petto e alcuni tatuaggi che lo rendevano ancora più sexy. Aprì il cofano della macchina e si sedette sul bordo, cominciando ad accarezzarsi il petto e gli addominali.
“Vuoi toccà?” mi chiese fissandomi dritto negli occhi. Io mi avvicinai e inizia a toccare quel corpo perfetto mentre lui fece scivolare le mani sulle mie chiappe e iniziò a inflare un dito nel culo. Sentivo ancora un bruciore fastidioso ogni volta che provava ad entrare. Le mie mani scesero in fretta verso la patta dei pantaloncini, dove il pacco era gonfio e duro.
“Tiramelo fori” mi sussurrò francesco. Io mi inginocchiai e con il suo aiuto tirai giù pantaloncini e mutante, lasciando uscire un cazzo grosso e lungo, con due belle palle sode e l’inguine con un pelo più curato di quello di Ciccio. Francesco mi mise una mano sulla testa e io non persi tempo, aprendo la bocca e facendo scivolare piano sulla lingua quel ben di Dio. Anche se con un retrogusto di piscio almeno il cazzo di Francesco non puzzava come quello di Ciccio, e mi guidava con movimenti lenti, come se volesse godersi in pieno la mia bocca. Andammo avanti così per un bel pò, e Francesco non si fermò neanche quando una macchina passò davanti al box. Ad un certo punto mi tolse la mano dalla testa e continuai a succhiare non capendo che dovevo smettere.
“Cazzo ce l’ho durissimo. Fammeti scopà il culo Andrè”.
“Ma io non l’ho mai preso, e il tuo è troppo grosso”.
“Tranquillo ce penso io” si alzò e mi fece alzare anche a me “Mettite a pecora dentro al cofano, ma metti le gambe sul bordo e il culo in fuori” obbedii e dopo le prime carezze sentii qualcosa di caldo e umido sul mio buco. Mi stava leccando il culo! Non potevo crederci.
“Tienite le palle co le mani. Non me le fa vedè” disse Francesco infilandomi un dito nel culo. Feci come mi disse e ricominciò a leccarmi. Fu bellissimo, leccava il buco e le natiche, infilava le dita dentro per allargarmi il buco. Dopo non so quanto di quel trattamento sentii la cappella poggiata sul culo, saliva calda colare sulla cappella e sul buco, e il cazzo che spingeva per farsi largo. Ci volle parecchio per farlo entrare, io ero troppo stretto e il cazzo troppo grosso, ma Francesco non demordeva. Quando finalmente fu dentro emisi un gemito di dolore.
“Levamelo. Fa troppo male”.
“Tranquillo mo passa. Faccio piano”. Ma più spingeva e più faceva male, e incurante dei miei lamenti Francesco cominciò a scoparmi. Non riuscivo a capire come facevano i ragazzi nei porno a godere con il cazzo nel culo, io sentivo solo bruciore e dolore, ma cercai di non gemere troppo.
“Cazzo che bello. Hai un culo strettissimo piccola” dicendo così Francesco mi diete una pacca sul culo. In tutto il box riecheggiava il rumore del corpo di Fra contro le mie chiappe e il cigolio della macchina. Il dolore del culo oramai era niente in confronto a quello delle ginocchia, che mi facevano male per il contatto con il ferro della macchina.
“Fammi scendere che mi fanno troppo male le ginocchia” Fra estrasse il cazzo dal mio culo ma mi bloccò, allargandomi le chiappe e guardando la sua opera. “E’ davvero uno spettacolo” e detto ciò mi ci sputò dentro due volte. Una volta alzato mi portò contro il muro e mi posizionai come avevo fatto poche ore prima per vomitare. Questa volta il cazzo entrò subito e Francesco mi scopò con più forza.
“Cazzo piccola mi stai facendo godere da morire...chi se lo immaginava che il culo di un frocio fosse così...dai che ti riempio di sborra” più lui diceva porcate e più mi arrapavo, così inizia a masturbarmi. Continuò a chiavarmi e a dirmi porcate per almeno altri dieci minuti.
“Dai Andrè che ci sono...ti sborro in culo cucciolo...dai che vengo” con il cazzo piantato nel culo mi sentii riempire di liquido caldo, ma invece di fermarsi Francesco continuò a scoparmi. Mi passò un braccio intorno al petto, mi riaddrizzò il busto fino a quando il suo petto umido di sudore non fu a contatto con la mia schiena. Non ce la feci più, era così eccitante che con una sola toccata al cazzo venni, contraendo i muscoli del culo che strinsero più forte il cazzo di Francesco. “Oh si cazzo...si così” teneva le labbra posate vicino al mio orecchio mentre finiva di godere. Fece sgusciare il cazzo ancora semiduro fuori dal mio culo e si sedette sul bordo del cofano. Io allora feci una cosa vista in un porno: mi misi a novanta a gambe aperte, con le mani tenevo le chiappe aperte per mostrare a Francesco il mio buco oscenamente aperto, e cominciai a far colare fuori la sborra.
“Mamma mia che troia che sei” disse Francesco guardandomi. Prese un telo che aveva nel porta bagagli per pulirsi il cazzo e poi me lo allungò a me. Ci ripulimmo e rivestimmo.
Arrivati davanti ai nostri palazzi vedemmo arrivare Mirco con il casco del motorino di Stefano in mano. “Di all’amico tuo che il motorino se lo viè a riprende lui domani. Sta giù al box”.
“Vabbè vado a dormì. Notte belli” disse Francesco.
“Aho grazie Fra che hai riaccompagnato la frocetta a casa”
“Figurate Mirchè. Me fa piacere”. Francesco andò al portone di fianco al nostro e prima di entrare mi fece un sorriso e un occhiolino. Non riuscivo a credere che Francesco mi avesse sverginato, proprio lui, il più delinquente del quartiere che scopa un frocetto come me, pensai. Mi venne da ridere al pensiero di cosa ne avrebbero pensato i suoi amici.

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