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Gay & Bisex

Ragazzo di borgata (Parte IX)


di FSeed
13.05.2019    |    9.402    |    11 9.7
"Steso sul letto mi schiacciava con il suo peso, e potevo sentire il suo cazzo durissimo che strusciava contro il mio..."
Ero totalmente innamorato di Simone e lui lo era di me. Passammo tutte le vacanze di Natale insieme, tra uscite in centro e giornate trascorse a casa mia a giocare alla Play o a scopare. Fu difficile tornare alla normalità, con i ritmi imposti dalla scuola e gli altri impegni che limitavano i momenti per stare da soli, e ogni volta che proponevo qualcosa a Simone era sempre impegnato. Ci vedevamo quando mi contattava lui, e sempre a casa mia o fuori, sempre perchè lui aveva paura di essere scoperto dai suoi genitori. Verso la fine di Gennaio finalmente capii cosa stava davvero accadendo. Quel giorno uscimmo un’ora prima da scuola a causa dell’assenza della prof.ssa di filosofia, e la nostra uscita coincise con quella degli studenti della scuola dove andava Simone. Non accadeva quasi mai, visto che loro uscivano sempre un’ora prima di noi ma andavano di scuola il sabato, e sperai di poter vedere un attimo Simone e trattenerci qualche minuto in disparte da qualche parte.
“Torniamo a casa insieme? Oggi ho il motorino” mi chiese Stefano mentre ci dirigevamo verso l’ingresso dell’altra scuola.
“Veramente volevo vedere se beccavo Simone. Sai è da un pò...” mi interruppi perchè avevo appena visto Simone uscire dal cancello. Lui guardava il cellulare e non mi vide, così aspettai che alzasse lo sguardo per incrociare il mio, ma in quel momento arrivò una ragazza che lo chiamò. Lui le sorrise e si baciarono. Era come se il mondo mi fosse crollato addosso, e rimasi li immobile a guardarli mentre si baciavano.
“Ohi Andrè che stai a fa?” chiese Stefano quando mi vide fermo sul marciapiede. Mi raggiunse e, guardando verso il cancello, vide Simone con la sua ragazza.
“Che gran figlio di puttana” esclamò Stefano. Quando si staccarono Simone mi vide, e il sorriso che aveva stampato in faccia scomparve, e se possibile sembrava più pallido del solito. Io mi voltai e andai verso il parcheggio dove Stefano parcheggiava sempre il motorino, con Stefano che mi seguiva.
“Stai bene Andrè?” chiese Stefano mentre mi porgeva il casco preso dal porta oggetti. Io mi sentivo malissimo, come quando devi vomitare ma non riesci a tirarlo fuori.
“Si Ste tranquillo” riuscii a dire. In quel momento vidi Simone farsi largo tra le auto parcheggiate.
“Andre fammi spiegare” esordì venendomi incontro. Stefano si mise tra noi due e gli bloccò il passo.
“Senti merda è meglio se sparisci, ho te faccio la faccia come un pallone a forza de schiaffi” Simone si fece avanti e si piazzò davanti a Stefano, anche se più basso e meno possente rispetto al primo.
“Guarda che non me fai paura”.
“Allora viè che la risolviamo noi due sta faccenda” Stefano gli diede una spinta e Simone stava per rispondere quando mi misi in mezzo io.
“Smettetela coglioni!” Simone era rosso in viso e Stefano non vedeva l’ora di menargli “Ste aspettami fuori dal parcheggio per favore”.
“Sei sicuro?” chiese lui guardando Simone in cagnesco.
“Si sicuro” risposi io, ma Stefano non fece un passo “ti prego Ste”. Lui mi guardò un momento e poi si infilò il casco, accese e partì. Rimanemmo da soli io e Simone.
“Andre mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Io e Chiara stiamo insieme da una vita, oramai è quasi un’amica, volevo lasciarla quando ci siamo conosciuti ma poi... non lo so non ce l’ho fatta”. Più parlava e più la delusione e la rabbia mi crescevano dentro.
“Scusa fammi capire una cosa” cercavo di tenere un topo pacato e tranquillo, anche se avrei voluto urlargli in faccia “per tutto il tempo che siamo stati insieme, te stavi anche con lei? Che facevi, scopavi con me e poi andavi a fotterti lei? Oppure è lei che ti fotte, come funziona?”. Lui rimase zitto.
“Lo so so’ na merda Andre. Ma ti prego ti giuro che io voglio sta co te...” lo interruppi prima di sentire altre scuse inutili.
“A quanto pare non l’hai dimostrato tanto bene quanto vuoi stare con me, visto che stai con una ragazza e non hai avuto nemmeno la decenza di lasciarla. Ci hai fato cornuti in due, bella merda che sei” mi voltai e lo lasciai li. Lui mi corse dietro e mi bloccò.
“Andre che vor di? Mi stai a lascià?” non credevo che me lo stesse chiedendo davvero.
“Certo che ti sto a lascià brutta testa di cazzo” questa volta urlai, e una signora che passava li vicino si voltò.
“Abbassa la cazzo di voce” mi ammonì Simone guardandosi intorno.
“Certo. Fosse mai che qualcuno ci sente e scopre che sei un frocio che scopa e si fa scopare da un ragazzo” quando dissi queste parole la sua faccia cambiò espressione.
“Mica lo andrai a raccontà in giro?” chiese terrorizzato. Di tutta quella storia gli importava solo di uscirne pulito.
“Ma almeno hai provato qualcosa o era tutta na cazzata pe te? Ero solo qualcuno con cui svuotarsi le palle?” la voce mi tremava dalla rabbia e dalle lacrime che spingevano per uscire, ma che trattenni.
“Ma che cazzo dici Andre” mi prese per mano ed ebbi l’impulso di scostarla, ma non ci riuscii “certo che ho provato qualcosa. Con te ho scoperto una nuova parte di me, mi sono sentito libero e felice dopo non so quanto tempo”.
“Allora per quale cazzo di motivo stavi con lei?” cominciai a piangere, proprio quello che volevo evitare.
“Non ce l’ho fatta. Non potevo lasciarla, avrei fatto un macello e si sarebbe venuto a sapere tutto prima o poi”. Feci scivolare la mia mano via dalla sua.
“Bhe allora penso proprio che non abbiamo più un cazzo da dirci. Non hai neanche le palle di lasciare la tua ragazza ed ammettere che sei gay. Vaffanculo Simo. E non mi cercare più” mi voltai e raggiunsi Stefano che mi aspettava all’angolo della strada. Cercai di asciugarmi le lacrime ma era evidente che avevo pianto.
“Gli devo da na lezione a quella merda?” mi chiese mentre mi infilavo il casco e salivo dietro di lui.
“No lascia perde Ste. Non ne vale la pena”.
Le settimane seguenti furono le più schifose che ricordi nella mia vita. Per qualche giorno Simone continuò a chiamarmi e a inviarmi messaggi, e addirittura venne sotto casa per parlarmi. A Mirco avevo raccontato tutto, dato che per non so quanti giorni mi aveva visto assente e quai apatico, e quando Simone venne a cercarmi a casa scese lui per parlarci. Quando mi assicurò che non mi avrebbe più scocciato, e che no, non lo aveva picchiato, pensavo che le cose sarebbero andate meglio. Ma così non fu. Coglione il tipo che ha detto che il tempo guarisce tutte le ferite. Stefano e Matteo cercavano di tenermi impegnato il più possibile, trovavano sempre qualche scusa per stare insieme il pomeriggio ed uscivamo spesso il venerdì e il sabato sera. Fu un sabato sera che, dopo aver cenato a casa mia insieme a Mirco, Stefano mi portò al solito gay bar, dove ovviamente lui fece più conquiste di me. Tornammo a casa abbastanza presto e come al solito Stefano mi lasciò sotto ai box auto del palazzo, così da poter raggiungere subito le scale che portavano al portone. Faceva un freddo boia e con il cappuccio tirato sulla testa e il capo chino non vedevo quasi nulla, fino a quando una voce familiare non mi fece bloccare proprio sul primo gradino delle scale.
“Che fai. Passi e nemmeno saluti?”. Mi voltai e non potevo credere ai miei occhi. Francesco era appoggiato al muro del corridoio, e mentre mi guardava spengeva una sigaretta per terra. “E’ da più di mezz’ora che aspetto al freddo a te che rientri a casa”. Mentre mi avvicinavo a lui Francesco mi sorrise, mi afferrò e ci baciammo. Affondai le mani tra i suoi capelli, il suo profumo era sempre lo stesso, e solo in quel momento mi resi conto quanto mi era mancato.
“Cazzo quanto mi sei mancato” disse lui come se mi avesse letto nel pensiero. Rimanemmo fronte contro fronte, io che ancora accarezzavo i suoi capelli, il suo viso con la barba che prima non portava, ancora incredulo che fosse li, che fosse tornato. In quel momento qualcosa scattò dentro di me, mi scostai appena da lui, e guardandolo fisso negli occhi gli mollai un ceffone in pieno viso.
“Ma che cazzo fai?” chiese Francesco incredulo portandosi una mano sulla guancia. Io cercai di colpirlo ancora ma lui mi fermò. “Si può sapere che cazzo ti prende?”.
“Brutta testa di cazzo che fine avevi fatto?” avrei voluto urlargli contro ma era notte fonda e li sotto le voci rimbombavano gia abbastanza “sparisci senza dire un cazzo. Poi lasci nei casini Mirco, e te neanche immagini che cazzo abbiamo dovuto fare per pagare quegli stronzi. Uno schiaffo è pure poco!”.
“Ok ho capito. Scusa se me ne sono andato così. E comunque a Mirco già gli ho chiesto scusa tranquillo” mi calmai un pò e lui ne approfittò per baciarmi di nuovo.
“Adesso ho casa tutta per me, mia madre se ne è andata da mia nonna. Perchè non saliamo e scopiamo? Ho una voglia matta di te” dicendo così mi strinse ancora più forte e passò la lingua sulle mie labbra. Tempo cinque minuti ed eravamo gia a casa sua, ed entrati in camera iniziammo a spogliarci. Francesco aveva messo su un fisico più muscoloso dell’ultima volta, e altri tatuaggi coprivano braccia e petto ma non ebbi il tempo di osservarli meglio che me lo ritrovai addosso. Steso sul letto mi schiacciava con il suo peso, e potevo sentire il suo cazzo durissimo che strusciava contro il mio. Mi prese entrambe le mani e, tenendomi per i polsi, mi alzò le braccia all’indietro impedendomi così qualsiasi movimento. Iniziò a baciarmi il collo, poi scese sul petto e leccò i capezzoli, infine mi aprì le gambe e affondò il viso tra le mie natiche. La sua lingua cominciò a stuzzicarmi il buco del culo fino a quando non la spinse dentro, procurandomi un gemito di piacere.
“Oh si Fra... continua... cazzo è bellissimo” inarcai la schiena e affondando la mano tra i suoi capelli gli spinsi la testa, e più spingevo più Francesco faceva roteare la lingua dentro.
“Hai un culo da favola Andre. Mai visto niente di più bello”.
“Scopami Fra. Voglio che mi scopi” lui mi guardò e mi baciò. Prese del lubrificante dal cassetto del comodino e si mise il gel sul cazzo. Fece entrare la cappella nel mio buco, intrecciò le sue mani con le mie e mi tirò di nuovo indietro le braccia, e così facendo fece scivolare tutto il cazzo dentro di me. Il dolore fu quasi niente, in quel momento stavo solo godendo con il cazzo che scivolava piano dentro di me. Francesco aumentò gradualmente il ritmo, accellerando sempre di più, alternando baci con frasi di godimento.
“Andre sei fantastico...Dio m’ero scordato quanto era bello... cazzo Andre t’ho sempre voluto bene e t’ho voluto da quella sera alla festa al capannone”. In quel momento mi dimenticai di tutto lo schifo che mi aveva fatto passare Simone, godevo e mi sentivo appagato da Francesco e dalle sue parole.
“Oh cazzo si... cazzo vengo” sentii il culo riempirsi della sua sborra, non ricordavo che ne avesse mai fatta tanta come quella notte. Eravamo entrambi stremati ma felicissimi. Io mi andai a svuotare il culo dal suo sperma e mi diedi una pulita, e quando tornai in camera Francesco si stava ripulendo il cazzo con alcune salviette umide. Mi stesi di fianco a lui, con la testa posata sulla sua spalla. Francesco girò il viso verso di me e inziò ad accarezzarmi il viso.
“Sta volta facciamo le cose per bene Andre. Te prometto che non faccio cazzate”.
Ovviamente la promessa fu infranta più e più volte durante i mesi che seguirono. Dato che la nostra era una relazione clandestina Francesco doveva mantenere le apparenze, quindi si faceva vedere ogni tanto con qualche ragazza, e non mancarono le volte che litigammo per questo motivo. La sua bisessualità mi creava molti problemi, visto che scopava con queste ragazze, ma lui mi prometteva che l’unico a cui teneva era io. Era tornato anche alle vecchie abitudini lavorative, cioè lo spaccio. E fu di nuovo a causa della sua “attività” che la nostra relazione andò a puttane.
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