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Gay & Bisex

Ragazzo di borgata (Parte III)


di FSeed
16.03.2019    |    13.166    |    10 9.7
"“Auguri Andrè” era Francesco..."
Quella notte nel box auto passata con Francesco mi aveva aperto le porte del sesso. Ero oramai consapevole della mia passione per il cazzo, ma soprattutto stavo realizzando che la cosa che mi eccitava di più era soddisfare l’uomo. Ogni volta che mi masturbavo guardavo solo porno in cui teen boy si faceva scopare da maschi dominanti, si facevano riempire di sborra, venivano usati solo per il piacere di quei maschi. Questa nuova consapevolezza di me fece nascere anche una sicurezza tutta nuova: ero molto più propenso a parlare con i compagni di scuola, stringendo anche nuove amicizie con ragazzi e ragazze di altre classi; quando andavo in giro per il quartiere non chinavo più la testa quando passavo davanti a un gruppo di bulletti. Ma soprattutto avevo cominciato a rispondere a mio cugino Mirco e a farmi più impertinente. Quando mi sfotteva sulla mia omosessualità ribattevo con allusioni sessuali, che molto spesso più che innervosirlo lo facevano ridere. Non ero però più riuscito a vedere Francesco da solo e così ebbi la pessima idea di contattarlo in una chat di un social network. Forse gli diede fastidio che gli scrivessi o che gli ricordarsi quello che avevamo fatto, quindi quando mi rispose “Non me scrive più” ci rimasi malissimo. Solo il giorno dopo lessi un suo nuovo messaggio dove diceva “Ti cerco io”, e le mie speranze si riaccesero.
Finalmente a metà giugno avrei compiuto diciotto anni e anche se non avrei avuto un mega party come quello dei miei amici, mia zia stava organizzando una cosa molto carina nel bar dove lavorava Mirco. Fu lui ad avere l’idea e chiedere a Marica, la proprietaria del bar, di poter tenere aperto la sera per il mio compleanno. Marica non solo era andata a scuola con mia madre ma mi aveva praticamente visto crescere, quindi fu il suo regalo per il mio compleanno. Una settimana prima del mio compleanno chiamai mia madre per sapere se sarebbe venuta. Anche se abitavamo nella stessa città non la vedevo mai, e anche se non lo davo a vedere la cosa mi faceva soffrire tantissimo. Non era di certo stata la madre più attenta ai miei bisogni o più affettuosa del mondo, ma rimaneva pure sempre mia madre. Provai a chiamarla ma non rispose mai al telefono, quindi fui costretto a inviarle un messaggio per invitare lei e il suo compagno. Quando oramai mancavano solo due giorni al mio compleanno mia zia mi chiese notizie di mia madre, e quando scoprì che non mi aveva mai richiamato decise che ci avrebbe pensato lei. La sera prima del mio compleanno zia chiamò mia madre ed ascoltai tutta la conversazione. Mia madre disse che non gli importava niente del mio compleanno, che io ero parte di una vita oramai passata, e che lei adesso si stava rifacendo una vita con il suo uomo, e che aspettavano un figlio. Mia zia si incazzò così tanto con mia madre che cominciò a insultarla al telefono, dicendole che era una persona di merda, che i figli non si abbandonano e che forse era meglio che era sparita dalla mai vita. Quando la loro conversazione finì mia zia si scusò perchè avevo dovuto ascoltare tutte quelle cose, e mentre mi abbracciava cercai di non piangere. Quando finalmente mi chiusi in camera mi misi sotto le coperte e inizia a piangere, non potevo credere che mia madre mi avesse abbandonato così, come si fa con la roba vecchia. Quando sentii Mirco rientrare dalla palestre mi girai da un lato e feci finta di dormire, ci mancava solo che mi prendesse per il culo perchè stavo piangendo. Si spogliò e si mise sotto le coperte.
“Mamma m’ha detto che ha chiamato zia”. Io non risposi, ma senza volerlo ricomincia a piangere.
“Dai Andrè non fa così. Adesso fai diciott’anni e la devi smette de fa il ragazzino. Soprattutto non devi piagne pe quella cretina de tu amdre”. Comincia a singhiozzare così forte che quasi tremavo, e in quel momento Mirco fece una cosa inaspettata. Si avvicinò a me e mi abbracciò. Il suo corpo aderiva perfettamente al mio e la sua testa era sopra la mia spalla.
“Adesso ci stiamo io e mamma. Ci pensiamo noi a te”. Io mi rannicchia ancora di più perchè avere Mirco che mi stringeva così mi faceva sentire al sicuro e protetto.
Quando mi svegliai la mattina dopo mi ritrovai a dormire su un fianco, con il braccio e la gamba di Mirco addosso e il mio viso quasi schiacciato contro il suo petto. Il suo corpo era perfetto e lo slip bianco metteva in evidenza un pacco gonfio per l’erezione mattutina. Le parole che mi disse Mirco la sera prima mi avevano fatto capire che, dietro tutte le prese per il culo e gli sfottò, mi voleva davvero bene. Quindi mi sentii un pochino in colpa quando, spinto da una voglia irrefrenabile, non posai la mia mano sul suo pacco duro. Rimasi così per qualche minuti tastando la durezza del cazzo di Mirco, che a quanto pareva dormiva ancora alla grande, così presi coraggio e infilai la mano dentro alle mutande. Il cazzo era durissimo e lo afferrai con una mano mentre con l’altra tenevo aperto lo slip, e quando la cappella ne uscì fuori scoprii che era circonciso. Non potetti godere molto della visione perchè un movimento di Mirco mi costrinse a rimetterlo dentro, mentre braccio e gamba di lui mi serrarono ancora di più addosso. In quella posizione insinuai la mia gamba tra le sue e avvolsi il mio braccio intorno ai suoi fianchi, e per qualche minuto godetti del calore del suo corpo che mi faceva da scudo.
Non so da quanto tempo mi ero addormentato quando sentii Mirco muoversi. Si era sporto verso il comodino per prendere il suo telefono, e fui contento che non si staccò da me mentre controllava i messaggi. Mi mossi un pò e strusciando la gamba tra le sue gambe sentii che il cazzo era ancora duro.
“Ehi scricciolo sveglia” mi disse posando il telefono “oggi diventi maggiorenne”. Scricciolo era il nomignolo che mi dava quando eravamo piccoli e gli feci notare che non mi chiamava così da un sacco di tempo.
“Mi è rivenuto in mente perchè m’hai dormito abbracciato come quando da piccolo dormivi qua da me e c’avevi paura” non ricordavo questo particolare della mia infanzia e fui contento che lui se ne ricordasse. “Però adesso levate che c’ho il cazzo duro, non te voglio spaventà proprio oggi che è la festa tua”. Entrambi ci mettemmo a ridere e in quel momento mia zia entrò in camera per farmi gli auguri di buon compleanno. La mattinata fu piena di messaggi dei mie amici, e addirittura Francesco mi scrisse un secco “Auguri”. Stefano, Matteo e altre nostre amiche vennero a prendermi per passare la mattinata in piscina. Mi divertii tantissimo con loro e quasi mi dimenticai di mia madre e di quello che era accaduto la sera prima, ma non potei evitare di controllare il cellulare per vedere se almeno avessi ricevuto i suoi auguri. Nel tardo pomeriggio tornammo tutti a casa e Stefano mi lasciò davanti all’entrata dei box auto, dove c’era una scala che mi avrebbe portato direttamente nel palazzo. Mentre percorrevo il corridoio che portava alle scale una voce mi fece girare.
“Auguri Andrè” era Francesco. Indossava una canotta aderente e un paio di pantaloncini che mettevano in mostra il pacco.
“Grazie” risposi sorridendo. Lui mi si avvicinò e guardandosi prima intorno fece scivolare la sua mano sul mio culo, stringendo forte una antica. Io feci un gemito di apprezzamento, e in risposta Francesco mi fece un sorriso mentre continuava a massaggiarmi il culo. Un rumore ci fece sobbalzare entrambi, Francesco si scostò, ma quando vidi che nessuno arrivava allungai la mano e gli palpai il pacco.
“Che cazzo fai? No qua” mi prese per mano e mi condusse oltre le scale, dove c’era il corridoio delle cantine. Arrivammo all’ultima porta del corridoio ed entrammo dentro. Era una cantina condominiale dove era ammucchiata per lo più robaccia. Francesco mi spinse verso la parete e mi sfilò di botto il pantaloncini mettendo in mostra il costumino speedo verde. Me lo mise tra le chiappe come se fosse un perizoma e cominciò a darmi piccoli colpi.
“Ti piace quando ti sculaccio?” mi chiese mentre i colpi si facevano più forti.
“Si mi piace” gemetti “continua”. Più gemevo e più le sberle erano forti. Dopo quel trattamento Stefano mi spogliò completamente, e come fece l’altra volta cominciò a strusciarmi il suo pacco gonfio tra le natiche.
“Come cazzo è possibile che me fai venì il cazzo così duro?” mi sussurrò nell’orecchio. Io allungai una mano e lo spinsi ancora di più verso di me. Francesco si tolse la maglia, sbottonò i pantaloni e facendo uscire il cazzo lo fece scorrere tra le mie chiappe. “Ti piace sto regalo di compleanno?” mi afferrò per i capelli e, inclinata la testa di alto, cominciò a leccarmi e baciarmi il collo. Io credetti di venire solo per quella lingua calda che mi stava facendo impazzire, stavo perdendo il controllo della situazione.
“Fra ti prego...dammi il cazzo...lo voglio” ansimai. Francesco allora mi condusse al centro della stanza dove c’erano un tavolo con quattro sedie sgangherate. Si sedette su una di quelle e, mettendomi in ginocchio e con una mano sulla testa, indirizzò il cazzo nella mia bocca. Gustai ogni centimetro e ogni spinta di quel cazzo, e mi impegnai così tanto che anche Francesco stavo godendo da morire.
“Mamma mia cucciola...me stai a fa un bocchino eccezionale...brava continua così” più lui mi dava della femmina più io mi eccitavo, aumentando sempre di più il ritmo del pompino. “Dai succhialo tutto...brava” gli massaggia le palle umide di saliva procurandogli ancora più piacere “Oddio cucciola aspè...così me fai sborrà subito...piano...pianoooo” con la testa bloccata dalle sue mani ricevetti tutta la sua calda crema in bocca, era così tanta che dopo il settimo schizzo non li contai più “Brava bevi...dai che te sto a riempì....cazzo siiii” gli ultimi schizzi furono accompagnati da forti colpi di bacino che mi lasciarono quasi senza fiato. Proprio in quel momento squillò il cellulare di Stefano, e con ancora il cazzo nella mia bocca rispose.
“Dimme fratè” mi mise di nuovo la mano in testa e succhiai ancora. Lui trattene un gemito e chinò indietro la testa “si si, me ricordo tranquillo. Si, dieci minuti e arrivo. Ciao” agganciò il telefono e si gustò ancora lo spettacolo del suo cazzo nella mia bocca. Io ricomincia a pomparlo ma Francesco me lo tolse di bocca e si rialzò, e vedendo la mia faccia delusa mi disse: “Devo aiutà Mirco a organizza la festa tua”
“Allora vieni pure te stasera?” forse lo dissi troppo eccitato dall’idea e Francesco si mise a ridere.
“Non lo so mo vedo. Intanto aiuto a organizzarla”.
“Grazie” gli dissi. Lui in tutta risposta mi diede uno schiaffo sulla coscia dicendo “A dopo frocetto” e uscì.
Mi preparai per la serata con molta cura e dedizione, indossai un paio di jeans, una camicia bianca e un papillon molto particolare. Quando raggiungemmo il bar con mia zia Mirco, la sua collega Giorgia e Francesco stavano sistemando le ultime cose. Mirco metteva in mostra i muscoli stretti in una camicia nera a maniche corte, mentre Francesco aveva arrotolato le maniche della sua camicia bianca, che faceva esaltare ancora di più i suoi tatuaggi. Era tutto semplice e in qualche modo rustico, ma a me andava bene. Stefano, Matteo e la mia amica Sara furono i primi ad arrivare, e poco alla volta anche il resto della classe ed altri ragazzi si unirono alla festa. Mi divertii un mondo a bere e ballare con tutti. Mirco al piano bar distribuiva da bere a tutti; Francesco aveva si occupava della musica dal portatile del bar; Giorgia metteva da mangiare al buffet ogni volta che qualcosa stava per finire, ma per la maggior parte del tempo la vidi fare la scema con Francesco. Avevo capito che era una tattica per far ingelosire mio cugino Mirco, ma lui non la guardava proprio. ricevetti dei bei regali tra cui il più bello fu un orologio da parte di mia zia, zio e Mirco. I miei amici, a parte il regalo, mi prepararono una scatola piena di scherzi e oggetti inutili ma la scatola più assurda fu una che conteneva preservativi, un flacone di gel e un piccolo vibratore. Fortuna che mia zia in quel momento non era ancora ritornata, e per il taglio della torta fu messo tutto via. Per tutta la serata spiai con la coda dell’occhio Francesco e quell’oca di Giorgia che non perdeva occasioni di strusciarsi addosso a lui, e qualche volta Francesco mi beccò mentre li guardavo. Verso la fine della serata (per motivi di chiasso non potevamo fare più tardi dell’una di notte) mi recai al bagno e lo trovai occupato, così mentre aspettavo il mio turno vidi Francesco uscire dallo sgabuzzino utilizzato per le slot.
“Ehi festeggiato. Hai visto che festa avemo tirato su?” mi si avvicinò e, posando un braccio sulla parete quasi mi sovrastava.
“Si grazie mille” risposi, ma subito girai lo sguardo da un’altra parte “Ma vedo che pure te ti stai a divertì parecchio”
“Ma senti senti. Che fai la fidanzatina gelosa?” si mise a ridere e cercò di farmi girare verso di lui. Io resistetti un pò ma quando mi prese e mi trascinò nella minuscola sala slot sapevo già che non avrei opposto nessuna resistenza. La stanza era quasi totalmente buia, e la poca luce che entrava era filtrata da una piccola finestra posta in alto e chiusa da delle grate in ferro. Francesco mi blocco con le spalle alla porta e aprendomi le gambe con un ginocchio premette il corpo contro il mio.
“Te la sei presa a male perchè Giorgià sta a fa la scema? Mi piace quando fai la gelosa” mi diceva queste cose nell’orecchio, e sentire il suo fiato caldo sul collo mi stava eccitando.
“Ma io non capisco” balbettai mentre la sua mano destra scivolava sul mio culo “ti piacciono le ragazze o i ragazzi?”
“A me piace chiunque mi faccia arrapare” rispose lui mordendomi il lobo di un orecchio e infilando a fatica la mano nei miei jeans attillati “e te mi arrapi un casino Andrè. Non lo so perchè, ma quando ti vedo c’ho sempre voglia di scoparti” infilò un dito nel mio culo e gemetti. Cominciò a farmi un ditalino e, preso dal godimento, sollevai una gamba che avvinghia intorno al suo fianco e mi afferrai al suo collo. Mi ritrovai davanti la camicia aperta, con quella peluria rada e soffice che copriva un pò i tatuaggi, e inizia a baciargli il petto. Quando credetti di sborrarmi nelle mutande Francesco tolse il dito dal culo e si scostò da me.
“Dobbiamo tornà dillà” abbassai lo sguardo e vidi che aveva il pacco gonfissimo.
“Forse è meglio se esco prima io” dissi accarezzandolo e sentendo tutta la sua durezza.
“Dopo la festa che fai?” mi chiese Francesco scostandomi la mano con delicatezza.
“Andiamo al parchetto con gli altri a berci una cosa e poi a casa. Perchè?”
“Io devo aiutà Mirco a mette a posto sto casino. Quando hai fatto vieni al posto de oggi, e porta i giochini nuovi che t’hanno regalato” mi prese il viso con una mano e si avvicinò così tanto che credetti volesse baciarmi. “Adesso va su” io uscii e mi fiondai subito nel bagno libero per far sgonfiare anche la mia di erezione. L’ora passata al parchetto a bere l’ultima bottiglia di prosecco mi sembrò interminabile, e tutti i miei pensieri andavano al momento in cui mi sarei visto con Francesco. Quando decidemmo di andare via mi misi sulle spalle uno zainetto nuovo che mi avevano regalato quella sera, con dentro la scatola con il vibratore e tutte le altre cose. Quando arrivai nel corridoio dello scantinato trovai Francesco appoggiato ad una parete mentre fumava una sigaretta, con un paio di pantaloncini e la camicia aperta. Gli corsi quasi incontro e, buttando a terra lo zaino, lo abbracciai facendo passare le mani sotto la camicia per accarezzargli la schiena, e posai la testa sul suo petto caldo. Diedi piccoli baci a un capezzolo per poi risalire verso il collo, mentre la mia mano si insinuava nei pantaloni per toccargli il cazzo.
“Mmmm stai carico stasera” gemette Francesco mentre gli afferravo il cazzo barzotto.
“Ho pensato solo a te tutta la serata” risposi mentre salivo con i miei baci sul collo e verso il mento.
“Hai portato tutto?” mi chiese mentre mi prendeva il mento con due dita e mi fissava dritto negli occhi. Io annuii imbambolato. Francesco si chinò a prendere lo zaino e mi condusse dentro la “nostra” stanza. Era tutto come l’ultima volta fatta eccezione per un materasso matrimoniale buttato in un angolo, che come scoprii dopo era stato portato proprio da Francesco. La voglia era così tanta per tutti e due che ci spogliammo in un attimo e, stesi sul materasso cominciammo un 69, io con il suo cazzo in bocca e lui che mi divorava il buco del culo. La lingua di Francesco esplorava con maestria tutti gli anfratti del mio culo procurandomi un piacere fortissimo, e più lui mi slinguava più io succhiavo il suo cazzo.
“Andrè fermate o me fai sborrà. Non fa come oggi, che stasera te voglio scopà” mi fece mettere a pecora sul materasso e prese il vibratore con il lubrificante. Non era neanche lontanamente largo come il cazzo di Francesco, ma quando lo infilò dentro e lo accese comincia a godere tantissimo, e gemiti di piacere mi uscivano dalla bocca senza che me ne accorgessi. Francesco si godette lo spettacolo del mio culo, facendo entrare e uscire il vibratore del culo, divertendosi a regolare l’intensità della vibrazione, fino a quando non si sdraiò di fianco a me. Tenendo il cazzo bello dritto alla base gli fece colare sopra del lubrificante “Vie qua e siedite sul cazzo. Ma tieni dentro il vibratore” obbedii. Anche se con un pò di dolore entrambi si fecero spazio nel mio culo, e appena sentii tutto il cazzo dentro comincia a muovere il bacino. La vibrazione doveva far godere molto anche Francesco, che con gli occhi chiusi e le braccia dietro la testa si lasciava trasportare dicendo porcate “oh Dio mio che goduria...cucciolo mi fai impazzire...dai più veloce” con le mani appoggiate sulle sue ginocchia e i piedi ben puntati a terra iniziai ad accellerare la scopata “si così... cazzo è bellissimo...cazzo me fai venì” alzò di colpo la schiena mettendosi seduto, mi mise un braccio dietro la schiena afferrandomi il collo e cominciò a scoparmi fortissimo.
“Cazzo vengo...vengo...vengooo” i fiotti di sperma mi riempirono il culo mentre il vibratore ancora stimolava entrambi, e preso dall’eccitazione Francesco mi mise una mano dietro la testa e cominciò a baciarmi. Io mi strinsi a lui e sentii ricambiare la sua stretta, mentre il bacio continuava furioso e il vibratore stimolava ancora il cazzo duro di Francesco che ansimava, il mio cazzo strusciava sui suoi addominali portandomi all’orgasmo.
“Oddio” ansimò Francesco staccandosi “levate quel coso dal culo che me sta a fa impazzi” io tirai fuori il vibratore ma rimasi con il cazzo dentro muovendomi ancora un pò, ma le smorfie di piacere/sofferenza di Francesco mi spinsero a dargli tregua e a tirarlo fuori. Gli pulii lo sperma dall’addome con un panno trovato li vicino e mi sdraiai su di lui, con la guancia posata sul petto imperlato di sudore e la gamba accavallata sulle sue. Lui mi passò un braccio intorno alle spalle e iniziò ad accarezzarmi sulla schiena. Restammo così per un pò, il tempo della sigaretta di Fra, e poi quel momento che volevo durasse per sempre finì
“Dai andiamo che poi Mirco te fa il cazziatone” disse Francesco alzandosi e cominciando a rivestirsi.
“Adesso so maggiorenne e posso fa come mi pare” risposi io. Lui si voltò e mi lanciò addosso la camicia “Te devi sempre fa quello che te dice Mirco...e io”. Usciti dalla cantina raggiungemmo le scale, sicuro che non ci fosse nessuno lo presi alla sprovvista e lo baciai. Lui ricambiò il bacio quasi con la stessa passione di prima, quindi fu ancora più frustrante vederlo andar via mentre entravo nel portone di casa, con l’attesa di un nostro nuovo incontro clandestino.
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