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Gay & Bisex

Il Veneto Bsx


di FSeed
31.07.2018    |    19.007    |    8 9.6
"Lo scossi un pò e finalmente si svegliò..."
Se dovessi dire un pregio dei miei genitori sarebbe “altruismo”. Se qualcuno dei loro amici o un conoscente chiedeva un favore facevano del loro meglio per aiutare. Fu proprio così che mi ritrovai in casa Filippo, ventisettenne veneto figlio di un vecchio amico di mio padre. I nostri genitori avevano fatto il servizio militare insieme, e ogni volta che ci era possibile le nostre famiglie si incontravano. Non vedevo Filippo da molti anni, anche se ci seguivamo a vicenda sui social networks, e un concorso pubblico nella nostra città fu l’occasione per rivederlo di nuovo. Mio padre lo andò a prendere alla stazione e quando fu a casa potei constatare che le foto che pubblicava gli rendevano giustizia. Alto, capelli biondi portati in un taglio perfetto e pulito, occhi azzurri e fisico da ex nuotatore.
“Come sei cresciuto F.” mi disse dopo avermi abbracciato “non ci vediamo da quando facevi le superiori”. Era vero. Per una serie di coincidenze legate ad impegni scolastici da parte sua (o vacanze con gli amici) e assenze da parte mia nelle visite in Veneto, non ci eravamo più visti di persona. Filippo si sistemò nella camera degli ospiti e si fece una doccia mentre mia madre finiva di preparare la cena. Durante la cena parlammo del più e del meno, ma dato che il giorno dopo Filippo aveva il test di mattina presto finimmo di mangiare e lui si ritirò in camera. Anche io andai in camera mia e cercai di finire un progetto a cui stavo lavorando. Dopo quasi un’ora sentii bussare alla porta. Era Filippo. Fece capolino dalla porta e chiese il permesso di entrare. Al mio si entrò, e vidi che indossava solo un paio di slip e una canottiera aderente, da dove si intravedeva una peluria dorata.
“Scusa se ti scoccio ma ho lasciato a casa il caricatore del mio computer. Per caso ne hai uno compatibile con il mio?” mi disse il modello e andai a cercare in un mobile dove mio padre teneva tutti gli accessori elettronici. La mania di mio padre di conservare tutto per una volta risultò utile; trovai il caricatore giusto di un vecchio portatile che non usavamo più. Tornai in camera vidi Filippo che osservava alcune foto appese sul muro di fronte la mia scrivania, ma un suono proveniente dal mio telefono gli fece abbassare lo sguardo. Come un idiota avevo lasciata aperta l’app di incontri gay, e adesso Filippo aveva lo sguardo fisso su quei profili con immagini di ragazzi mezzi nudi.
“Scusami non volevo curiosare” disse lui vedendomi “è stato involontario...un riflesso”
“Tranquillo” dissi io precipitandomi sul telefono “chissà che penserai”. Perchè mi stavo giustificando con lui? Era la mia stanza e quello il mio telefono, era colpa sua se stava guardando. Non so perchè ma la sua presenza mi creava un profondo imbarazzo.
“Ma no figurati. Non devi vergognarti di nulla” disse Filippo mentre prendeva il cavo per caricare il pc “ognuno sceglie con chi stare. Non penserai che sia di strette vedute?” fece un grosso sorriso e io mi sentii sciogliere. Non aveva un difetto, era bello in tutto.
“Se domani dopo il test hai tempo facciamo quattro chiacchiere. Potrei sconvolgerti se ti racconto alcune cose su di me” mi fece un altro sorriso ed uscì.
Inutile dire che il giorno dopo non pensai ad altro che a Filippo e alle sue parole. Degli impegni che occuparono quasi tutta la mia giornata non mi permisero di rivedere Filippo fino al tardo pomeriggio. Quando rientrai mia madre disse che stava dormendo in camera sua, ma che aveva lasciato detto di svegliarlo per l’ora di cena. Erano quasi le otto passate quando bussai alla sua porta, ma non ricevetti nessuna risposta. Aprii piano e trovai Filippo ancora addormentato steso supino, con gli slip bianchi e la canottiera. Mi avvicinai a lui e lo chiamai più volte. Vederlo così seminudo mi eccitò tantissimo, così azzardai e posai una mano sul petto, salendo fino allo scollo della canottiera dove accarezzai il suo pelo. Scesi piano verso l’inguine ma un suo movimento mi spaventò così tanto che feci un passo indietro. Lo scossi un pò e finalmente si svegliò.
“Filippo la cena è pronta” dissi io.
“Si scusami. Non ti avevo sentito. Quando dormo sono praticamente fuori dal mondo”. Uscii dalla stanza sperando che non si fosse accorto di nulla. Cenammo tutti insieme e Filippo propose di offrire a tutti qualcosa da bere per aver finalmente fatto il test e scaricato un pò di stress. I miei genitori rifiutarono gentilmente, visto che il mattino dopo dovevano lavorare, quindi si decise che saremmo andati solo io e Filippo. Raggiungemmo il centro città e Filippo mi chiese di scegliere un locale, visto che lui non era molto pratico. Andammo in un pub frequentato da molti studenti fuori sede, alcuni dei quali erano miei amici, e infatti trovammo alcuni di loro. Chiacchierammo un pò tutti insieme, bevendo birra e facendo alcuni shoot di tequila. Quando i miei amici andarono via rimanemmo solo io e Filippo, che sembrava davvero su di giri, così ne approfittai per fargli la domanda che mi ronzava in mente da tutto il giorno.
“Cos’è che dovevi raccontarmi che mi avrebbe sconvolto?” Lui cominciò a ridere.
“Vedi. Ti ho detto di non vergognarti perchè ci sono passato anche io” disse lui sorseggiando la sua birra “qualche anno fa ho avuto qualche scappatella con dei transessuali e qualche ragazzo dell’università. Ma da quando mi sto con la mia ragazza non mi capita più”.
“Non ti capita o non lo fai capitare?” dissi io sogghigniando. Lui rise ancora e bevve altra birra.
“Diciamo che faccio il bravo. Voglio fare il ragazzo modello per una volta”. Le sue parole mi avevano non solo stupito, ma dato qualche speranza. Uscimmo dal locale che era quasi ora di chiusura, e nel tragitto verso casa indagai un pò di più sul suo passato bsx. Non aveva mai avuto un ragazzo, ma solo un coinquilino con cui faceva spesso sesso. Non preferiva il sesso tra uomini o donne, ma come entrambi i sessi lo facevano. Se qualcuno era bravo a fare sesso non importava se maschio o femmina. Quei discorsi mi avevano fatto pensieri abbastanza spinti, ma dato che non volevo saltargli addosso optai per un’altra opzione. Cominciammo a scherzare e a fare i cretini fino a quando non gli salii sulle spalle.
“Vediamo se riesci a portarmi fino a casa così” lo sfidai.
“Sarò ubriaco ma ce la faccio sicuro” rispose lui cominciando a camminare. Mi aggrappai a lui con le mani strette sul petto e la testa sulla sua spalla destra. La camicia era un pò aperta e ne approfittai per infilarci dentro le mani.
“Che fai?” chiese Filippo guardandomi.
“Rendo la sfida più difficile” risposi io spostando la mano verso il suo pettorale e stuzzicandogli un capezzolo”
“Così non vale” disse lui accellerando un pò il passo “stai barando”.
“non hai ancora visto niente” dissi io e cominciai a baciargli il collo. Mi fermai solo quando una gruppo di ragazzi ci passò vicino, ma appena furono lontani ricominciai a baciarlo.
“F. smettila o così ti faccio cadere” disse lui col fiato mozzo. No sapevo se l’affanno era dettato dallo sforzo di portarmi sulle spalle o dalle mie provocazioni. Arrivati vicino a casa ci fermammo perchè Filippo era stremato
“Ok” disse poggiandosi al muro “hai vinto te. Non ce l’ho fatta”. Io mi avvicinai a lui e insinuai una delle mie gambe tra le sue cosce. Eravamo in un angolo della strada quasi del tutto buio, lontano da sguardi indiscreti.
“F. che fai?” chiese di nuovo Filippo mentre ricominciavo ad accarezzargli il petto e strusciavo il mio corpo sul suo “guarda che è meglio se ti fermi”.
“Perchè?” chiesi io baciandogli di nuovo il collo “così non sarai più il bravo ragazzo?” gli sussurrai le ultime parole nell’orecchio. Fu un fulmine, mi spinse di più nel vicolo e mi mise la mano sul suo pacco, che oramai era diventato duro.
“Ho cercato di fare il bravo, ma te non me lo rendi tanto facile” dicendo così si sbottonò i pantaloni e subito mi inginocchiai davanti a lui. Abbassati gli slip mi ritrovai un cazzo davvero lungo, un pò ricurvo verso sinistra ed estremamente venoso. Lo leccai sulla cappella gonfia fino a quando la mano di Filippo non fece forza sulla mia testa, facendomi entrare tutto il cazzo in bocca. Succhiavo come se fosse la mia prima volta, volevo ogni centimetro di quella mazza dentro di me.
“Devo dire che vali davvero la pena” disse tirandolo fuori e guardandomi in faccia. Un rumore per strada ci fece sobbalzare entrambi.
“Forse è meglio se finiamo a casa” dissi io rialzandomi.
“Sei matto! Con i tuoi che dormono” Filippo era quasi terrorizzato.
“Tranquillo” dissi io avvicinandomi a lui e leccandogli le labbra “se facciamo piano non sentiranno nulla”. Filippo si rimise il cazzo nei pantaloni e ci incamminammo. Durante il tragitto non feci altro che stuzzicarlo, sfiorandolo e toccandolo tra le gambe quando non c’era gente sul marciapiede. Arrivati a casa salimmo in ascensore, e una volta dentro fu Filippo a prendere l’iniziativa. Mi prese da dietro e cominciò a baciarmi il collo, con il suo pacco gonfio che strusciava sul mio culo. Entrati in casa cercammo di fare meno rumore possibile. La camera dei miei genitori era abbastanza vicina alle nostre camere, ma il fatto che mio padre russasse come una locomotiva obbligava mia madre ad indossare dei tappi per le orecchie. Eravamo sicuri che finchè mio padre russava saremmo stati tranquilli. Entrammo in camera di Filippo e, appena chiusa la porta dietro di noi, cominciammo a spogliarci. Rimasti nudi mi fiondai su di lui, gli baciai il collo, scesi sul petto villoso dove mi soffermai parecchio. Mentre leccavo e baciano ogni centimetro di quel petto Filippo mi mise a terra, mi posizionò alla pecorina e cominciò a leccarmi il culo. Fu bellissimo, la sua lingua si muoveva da dio intorno al mio buco e dentro di esso. Dovetti affondare la bocca nell’incavo del braccio per non far sentire troppo i miei gemiti. Dopo la lingua cominciò a inserire uno, due e poi tre dita, mi stava facendo impazzire.
“Scopami ti prego” gli sussurrai. Filippo si alzò e frugando nella sua borsa tornò con dei preservativi.
“Di certo quelli non sono l’ideale se volevi fare il bravo” dissi io mentre lui si metteva il preservativo.
“Bhe, non si sa mai. I profilattici sono sempre utili” disse lui mentre msi posizionava dietro di me. Sentii la cappella spingere e violare il mio buco, procedimento che era stato agevolato dal lavoro di lingua e di dita di Filippo. Il suo cazzo sembrava ancora più grosso ora che lo sentivo dentro, e le prime spinte furono lente e delicate. Appena il culo si fu abituato Filippo aumentò il ritmo della scopata, anche se il rumore del suo corpo contro le mie natiche cominciava a fare un certo rumore. Dopo un quarto d’ora cambiammo posizione, lui si sedette con la schiena poggiata al letto e io mi sedetti sul suo cazzo. Era bellissimo guardare la sua espressione di godimento. Accarezzai il suo petto mentre le nostre bocche si unirono in bacio intenso.
“Dio F., se continui così mi fai sborrare” disse Filippo afferrandomi per le natiche e aumentando il ritmo. “Si....ci sono quasi”. Con sua grande sorpresa mi alzai, mi posizionai tra le sue gambe e gli tolsi il ptofilattico. Non volevo sprecare la sua sborra, la volevo tutta nella mia bocca. Comincia a succhiare come un ossesso il cazzo, le cui vene sembravano anccora più in rilievo di prima.
“Oh mio Dio si....F. sto per venire...attento che vengo....non resisto...aaahhhh” le parole bisbigliate erano cariche di eccitazione, e mettendomi le mani sulla testa mi scaricò in bocca tutta la sua sborra. Era un vero idrante, otto schizzi mi riempirono la bocca, e altri tre mi arrivarono dritti in faccia. Continua a succhiare e ripulire il suo cazzo fino a quando non me lo tolse dalla bocca.
“Cavolo che scopata”disse Filippo reclinando la testa e le braccia sul letto. Io ne approfittai per baciargli di nuovo quel petto che mi faceva impazzire, lui mi prese il viso e mi baciò di nuovo facendomi entrare in bocca la sborra che avevo sul viso.
“Forse è meglio se ci diamo una ripulita e poi a letto, prima che i tuoi si sveglino” io mi alzai e una volta rimessi i pantaloni andai a lavarmi in bagno. Tornato in camera mia sentii Filippo uscire dalla sua camera. Avevo una voglia matta di infilarmi nel suo letto, ma sapevo che sarebbe stato impossibile, perchè i miei genitori avrebbero potuto vederci. La mattina dopo ci alzammo che erano quasi le undici. Mamma e papà ci chiesero come era stata la serata, e raccontammo dell’incontro con i miei amici e che ci eravamo divertiti molto. Filippo era abbastanza schivo nei miei confronti, ma poco prima di andare via venne in camera mia e prendendomi da dietro mi sussurrò in un orecchio “Quando vuoi vieni a trovarmi in Veneto. Mi piacerebbe divertirmi di nuovo come questa notte” mi diede un bacio sul collo e andò via. Ci salutammo anche nell’ingresso di casa insieme ai miei genitori, e anche a loro propose una visita dai suoi genitori. Guardandomi mi fece l’occhiolino, e uscendo di casa con mio padre stavo già pensando a quando organizzare quel viaggio in Veneto.

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