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L'eunuco ed il sovrano


di Asseffect
19.10.2016    |    21.403    |    8 8.9
"Ma tutto ciò stava per cambiare: il sovrano abbassò il ragazzo, impalandolo su di sé..."
Il seguente racconto è ispirato da un libro letto ancora anni fa, di cui purtroppo non ricordo né titolo né autore, affittato in biblioteca per una ricerca, fra l’altro, per cui non saprei come ritrovarlo, mi spiace.
Stava per entrare nella stanza del sovrano e tremava, in preda all’ansia. Quello era il culmine della sua vita: tutto ciò che aveva sofferto, tutte le esperienze, l’educazione ricevuta, tutto sarebbe culminato in quella notte. Era conscio del fatto che, a prescindere da ciò che sarebbe successo, nulla sarebbe più stato come prima. Avvicinando la mano alla maniglia la sua vita gli balenò davanti agli occhi.

Della castrazione aveva ricordi ancora confusi, ma il resto degli anni erano ancora perfetti nella sua memoria: le commissioni che il padrone lo mandava a fare culminavano sempre e comunque in un amplesso. Era stato preso da molti uomini, di tutti i tipi: l’ubriacone grasso ma dolce, il venditore svelto e brusco, il giovane studioso non ancora avvezzo ai piaceri della vita, i vecchi con le loro difficoltà… E ricordava le serate in cui il padrone lo faceva suo, entrando in lui col suo membro, a volte da solo, alle volte accompagnato da alcuni amici, che soddisfava uno dopo l’altro.
Ricordava poi di essere stato venduto ad un signore nobile, che si era invaghito di lui avendolo visto per strada, o almeno così gli era stato riferito dal suo emissario, e futuro educatore. Il signore non si accontentava di nulla di meno della perfezione, e quindi era stato educato nelle arti del piacere per mesi: sapeva soddisfare un uomo, ora, come nessun’altro eunuco in Persia. La bocca e il culo sapevano portare il membro di un uomo al limite del godimento più e più volte. Aveva imparato ad essere preso, ed a condurre il gioco dell’amore, e a lasciarsi condurre, se il padrone avesse così voluto. Quando, alla fine della preparazione, gli era stato reso noto che Dario, il Re dei Re, era il padrone, l’ansia si era presa possesso del suo cuore.
Fu in questo stato che apri la porta alla camera del sovrano: illuminata da poche candele, conteneva un grosso letto, i cui drappeggi confondevano la figura dell’uomo sdraiato su di esso, il membro enorme teso, in attesa del giovane ragazzino che avrebbe posseduto.
Si tolse le vesti eleganti come gli era stato insegnato, nascondendole alla vista del sovrano, e aspetto che gli facesse cenno di muoversi. Ricevutolo si avvicinò al letto, scostando la tenda, e vide il Re. Era un uomo possente, muscoloso, a malapena segnato dalle battaglie combattute, il corpo muscoloso e turgido grazie al costante esercizio fisico. La pelle dal colore olivastro si confondeva con la folta barba, mentre il membro turgido svettava alto sopra una foresta di peli.
Il sovrano allungò verso di lui le mani, e cingendogli il busto lo alzò come se fosse una piuma, la pelle chiara in netto contrasto con la sua.
Il ragazzo capì che il sovrano voleva dominarlo, e che avrebbe dettato lui i ritmi: dapprima lo porto di fronte a sé, facendolo sedere sulla sua pancia, ammirandone i lineamenti. Il fisico magro e tonico del ragazzo era perfetto, allungò una mano sotto il pisello e notò con piacere l’assenza dei testicoli. Anche se la misura infantile del membro era un chiaro segnale della castrazione non voleva rischiare.
Annuì, contento della scelta, e accarezzandone il viso lo avvicinò a sé per baciarlo: la barba solleticò il ragazzo, che schiuse le labbra per lasciare l’accesso al sovrano. La lingua entrò ed iniziò a mulinare con la sua: era al settimo cielo, lui, un semplice ragazzino, era divenuto l’amante del Re di Persia, Dio fra gli uomini. Nuovamente senza sforzo il sovrano lo sollevò e lui capì: stava per accogliere il Dio nel suo corpo. Il suo culo sarebbe stato preso dal sovrano. Solo l’educazione ricevuta gli permise di mantenere la sua compostezza.
Il sovrano lo tenne sospeso sopra al suo membro, la cappella che sfiorava le cosce del ragazzo era enorme. Conscio della situazione il giovine cercò di spalancare il suo buco il più possibile, aiutandosi con le mani, e non appena il re iniziò a spingerlo in modo da poter entrare in lui sentì dolore: era letteralmente enorme, nemmeno comparabile alla miriade di uomini che l’avevano fatto suo in precedenza. Aveva si fatto male, ma mai in quel modo.
Il sovrano sorrise compiaciuto e alzo il ragazzo, stendendolo sul letto, e si mise dietro di lui: aveva così comodo accesso al culo, ma fece in modo da vedere il pene che usciva da sotto al corpo steso di pancia.
Si abbassò su di lui, e avvicinandosi iniziò a spingere dentro.
Un forte dolore pervase il ragazzo: il pisello del sovrano, duro, turgido e pulsante si faceva lentamente strada al suo interno. Le braccia del sovrano che gli tenevano i polsi tirarono per inarcargli la schiena, e in quel momento si senti pervadere completamente dal Re dei Re.
Lasciate le mani questi lo sollevò leggermente dalla posizione supina, e il ragazzo abbassandosi le mani sulla pancia riusciva a sentire in lui il membro del sovrano.
Era incredibile, come se uno spadone, o meglio, una mazza di carne fosse stata introdotta in profondità nel suo intestino… Ma non era finita.
Il sovrano era appena entrato in lui, ed ora cominciava l’amplesso.
Quella figura titanica si muoveva agilmente sul corpo del ragazzino, due immagini che cozzavano tra di loro: sopra il possente guerriero, sovrano di genti, Re dei Re; sotto l’esile e giovane eunuco, castrato e bambola di piacere nelle mani del potente uomo.
Iniziò a pompare in lui, prima lentamente, poi sempre più forte: il membro duro del signore arrivava quasi del tutto all’uscire da lui, e poi il sovrano lo spingeva nuovamente dentro di lui, finché le sue palle non andavano a sbattere contro il culo del giovane.
Uscì qualche minuto dopo e, sollevato il ragazzo, si sdraiò a pancia in su, il membro svettante: ora lo vedeva bene. Non riusciva a credere che quel mostro fosse stato al suo interno, ma il semplice portare una mano al suo culo mostrò la semplice verità: era rimasto aperto, e quasi la sua mano entrava nel suo culo.
Ma la serata non era finita lì: il sovrano lo riprese e lo riportò sopra di sé: ora sentiva chiaramente il cazzo possente del Re dentro di sé, o la cappella, quantomeno. Ma tutto ciò stava per cambiare: il sovrano abbassò il ragazzo, impalandolo su di sé. Il giovane non riuscì a trattenere un’espressione di dolore, ma ciò non fermò il sovrano, che iniziò ad usare il giovine per, effettivamente, masturbarsi.
La velocità ed il piacere lasciarono il ragazzo senza parole: la turgida cappella passava dentro di lui senza problemi, seguita dal resto dell’asta, che rapidamente entrava ed usciva da lui. Ma ad un certo punto qualcosa cambiò: il ritmo si fece più irregolare, il membro dentro di lui vibrava, un’espressione di goduria si era dipinta sul volto del sovrano, distinguibile a malapena nella scarsa luce.
Fu in quel momento che tutto avvenne: il sovrano alzò il giovane da sé, e lo sdraiò di schiena, tenendone le natiche leggermente rialzate, e si butto sopra e dentro di lui.
Come un orso famelico si butta sulla preda, così sembravano i due: un orso ed una cerbiatta sotto di lui, ma l’orso non voleva mangiare, anzi, stava per essere mangiato: il membro possente del sovrano sparì all’interno del ragazzo, che ora aveva chiara vista su di sé: quella bestia nera, stagliata sopra e soprattutto dentro di sé ora era tangibile: le natiche oscenamente aperte che cercavano di accomodarla, e il sovrano ricominciò a sbatterlo.
In quest’ultimo amplesso il tutto durò molto poco: infatti il Re dei Re aveva raggiunto il massimo punto del suo godimento. Rientrando nel ragazzino un’ultima volta si scaricò dentro di lui: l’eunuco si senti colpito da un fiume caldo di seme. Una cascata di sborra colava dal pene del sovrano direttamente dentro di lui.
Ancora col pene nel ragazzino il Re dei Re si coricò col ragazzo, uno davanti a lui, e restò al suo interno. Il ragazzino era ora in grado di comprendere le dimensioni normali di quel pene, che ancora alloggiato in lui, avvolto in un mare di sperma stava riducendosi alle dimensioni normali: era ancora enorme, e il russare del Dio, che l’aveva fatto suo, lo faceva muovere ancora leggermente.
Si addormentò così, cullato dal possente respiro del sovrano, al ritmo del quale il pene, ormai flaccido ma non per questo di molto più piccolo, lo stava ancora scopando. Era oramai conscio del fatto di non essere più un ragazzino qualunque: lui, ora, era l’amore del Re dei Re, Dio della Persia, Sovrano del mondo, e conscio di questo fatto, per la prima volta in vita sua dormì un sonno felice.
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