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Prof di filosofia - Dominazione


di Asseffect
28.03.2017    |    14.990    |    3 8.8
"Il suo cazzo appiattito contro la coperta sporge direttamente dietro al culo, la parte alta schiacciata sul materasso..."
A causa di vari problemi le nostre scappatelle sono diventate più che occasionali nell’ultimo periodo. Io per la frequenza alle lezioni che mi prendevano tutta la settimana, lui a causa delle quinte liceo, delle gite e delle simulazioni di maturità.

Ci accordiamo per telefono di trovarci la settimana successiva. Il giorno stabilito mi dirigo al suo appartamento, busso alla porta e qualche secondo dopo mi apre, nudo. È cambiato molto in queste settimane: i capelli incolti ora sono ben rasati, ha ancora la barba da filosofo, misto grigio e marrone, ma ben curata, sebbene folta e lunga. Il petto da villoso è diventato glabro. Stesso dicasi di braccia, gambe e ascelle. Il pube è anche quello completamente rasato, con il pisello già turgido e svettante in alto, la cappella violacea tesa come una corda di violino.

Entro e lo abbraccio, sentendo il suo cazzo che batte sulla patta dei jeans. La barba mi solletica: lo bacio. Mi schiude le labbra e mi infila la lingua in bocca. Limoniamo per qualche minuto, il suo membro che continua a tendersi ed il mio che inizia a crescere.

Quando ci stacchiamo poso a terra lo zaino, lui mi prende la mano e mi porta verso la camera da letto. Le tapparelle sono chiuse, la stanza illuminata da qualche candela piazzata tatticamente per provocare una penombra allettante. Si gira, gli occhi pieni di lussuria ed inizia a sbottonarmi la camicia azzurra.

“Voglio sentirmi tua” mi sussurra all’orecchio, leccandomi poi il lobo, “scopami come vuoi oggi, voglio essere la tua donna”. Mentre mi sfila la maglietta gli afferro la chiappa con la mano, e avvicino un dito al culo: anche quello è completamente depilato, e per di più è umido.

Si abbassa, prende i jeans e li apre. A fatica li tira giù alle caviglie. Mi tolgo le scarpe e lascio che continui a spogliarmi. Mentre in ginocchio mi toglie i pantaloni gli prendo la testa e la appoggio sulle mutande bianche, già umide di umori. Apre la bocca come la più obbediente delle troie, la barba che mi solletica le cosce.

Gli permetto di togliermi le mutande, e il mio cazzo svetta in aria. Si getta voracemente sull’asta, ma lo fermo. “Se vuoi l’asta dovrai guadagnartela” gli dico perentorio. Nudo mi sdraio sul letto, le ginocchia al pelo del materasso in modo da averle piegate a 90°.

“Comincia dal fondo”, gli sussurro divertito. Non se lo fa ripetere due volte: mi alza la gamba destra ed inizia a leccare la pianta del piede, dal tallone alle dita. Mi fa il solletico e mi viene la pelle d’oca. Con le mani mi massaggia la pianta, mentre con la lingua passa tra un dito e l’altro. Sta così per cinque minuti, per poi ripetere il processo sull’altro piede. Io mi sento in paradiso.

Poi unisce i piedi e prende in bocca i pollici. Succhia avidamente. Lo sto guardando. Vedo la cima della testa, i capelli grigi e radi, lui alza lo sguardo ed incrocia il mio. Annuisco. Inizia ad aprirmi le gambe. Adesso ha libero accesso al pisello.
Inizia a leccarmi il culo, mi apre con le mani ed infila la lingua. Poi passa alle palle. In vista della scopata mi ero depilato anch’io nelle zone erogene. Prende entrambi i coglioni in bocca, inizia a girarseli, mentre con le mani mi accarezza la pancia. La barba e i baffi mi solleticano.

Ad un certo punto si alza, e prende quattro cavi dal comodino.

“Legami” mi dice, “fai di me quello che vuoi”. Si stende aprendosi a stella, e io provvedo. Lo attacco ai quattro angoli del letto. Con una mano passo lungo tutta la lunghezza del suo corpo. Salgo sul materasso e mi metto a cavalcioni su di lui, il culo appoggiato sul suo petto.

Ha già capito cosa voglio: apre la bocca. Mi avvicino e inserisco i coglioni. Ci gioca. La lingua passa d’dappertutto, mentre con gli occhi chiusi gode. Qualche minuto dopo mi alzo, mi giro, e gli metto in bocca l’uccello intero. Fa fatica, esco leggermente e mi metto steso pancia a pancia su di lui.

Riprende in bocca il mio membro. Io ho piena vista del suo, ma, oltre a prenderglielo in mano resto immobile. Vuole essere dominato. Poco dopo sento che sto per venire e mi alzo. Lui resta lì, placido ed aperto. Avvicinandomi al comodino apro il cassetto che aveva aperto prima, e prendo un tubetto di vasellina.

Ne spargo un po' sul mio cazzo, ormai turgido e pieno, e poi sul suo culo. La depilazione aiuta notevolmente il massaggio. Infilo un dito, poi un secondo, poi un terzo. Cedono come un coltello caldo nel burro fuso. Lo slego e lo faccio alzare, girare di pancia e nuovamente lo lego. Il suo cazzo appiattito contro la coperta sporge direttamente dietro al culo, la parte alta schiacciata sul materasso.

Mi avvicino, appoggio la lingua sul frenulo e la passo per tutta la lunghezza dell’asta fino alle palle. Freme lungo tutto il passaggio. Ne ha avuto abbastanza, inizia ad implorarmi di farlo suo, di mettergli il cazzo dentro.

“Inculami” dice con la voce rotta dal piacere, “Non riesco più a resistere, ti voglio dentro di me, mettimelo dentro e scopami!”

Glielo concedo: appoggio la cappella su di lui, tenendomi solo sulle braccia appoggiate accanto ai suoi fianchi, e lentamente entro. Mi faccio strada tra le sue chiappe finché i miei coglioni non sbattono contro i suoi.

“Lo vuoi?” sussurro avvicinandomi al suo orecchio. Nella penombra riesco a scorgere la sua testa che oscilla in senso affermativo. “Dimmi che lo vuoi. Dimmi che vuoi che ti venga dentro. O magari preferisci bere?” gli chiedo sempre sussurrando.

“Voglio bere dopo”, mi dice. Inizio a scoparlo, sento il suo culo che si contrae e si estende. Vado avanti per qualche minuto, ma l’eccitazione provata finora ormai mi ha portato al limite. Esco dal suo culo con un sonoro flop, riprendendo l’equilibro i miei testicoli finiscono in una pozza bagnata: è venuto anche lui.

Vado dall’altro capo del letto e gli alzo la testa. Obbediente lui apre la bocca, infilo l’asta, ormai prossimo a venire, e inizio a scoparlo reggendomi con le mani sul cuscino. Poche pompate dopo con dei violenti colpi di reni spingo a fondo nella sua gola, getti di sborra che violenti sboccano dal mio membro.

Mi allontano, scendo dal letto e mi dirigo verso la finestra per alzare le tapparelle e far entrare un po' di luce. La scena che mi si para davanti farebbe tornare il cazzo di marmo ai morti. Il prof è di pancia, aperto. Il culo spalancato ed il suo cazzo immerso in un mare della sua stessa sborra.

La faccia è ridotta in uno stato simile: a causa della posizione non è riuscito ad ingoiare tutto, e rivoli di sperma escono dalla sua bocca, andando a spandersi sul cuscino.

Lo slego, lui si alza ed ancora una volta ammiro lo spettacolo: il pisello ormai barzotto è ancora umido di sperma. Le labbra sono bianche, mentre rivoli di sperma usciti dalle sue labbra scorrono immediatamente sulla folta barba.

Lo abbraccio. Mi ringrazia.

Ci dirigiamo verso il bagno ed entriamo in doccia. Dopo esserci lavati io mi rivesto, lui spegne le candele e ancora nudo con solo un asciugamano legato in vita a coprirgli le vergogne mi abbraccia. Mi bacia e mi accompagna alla porta.

“Ho dei compiti da correggere purtroppo, mi spiace farti andare via così. Passa da scuola ogni tanto, magari riusciamo a farci una sveltina nei bagni” mi dice con un occhiolino.
Lo abbraccio, solleticato dalla lunga barba: “Le faccio sapere non appena ne ho la possibilità. Buon lavoro prof.” CI baciamo e mi incammino verso l’ascensore.

Tornando a casa mi squilla il telefono: una notifica su WhatsApp: “Sei stato meraviglioso. Grazie
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