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I RACCONTI MINORI DI CUMCONTROL – GRAN GALA' - (VERSIONE COMPLETA)


di CUMCONTROL
15.08.2018    |    4.074    |    8 5.9
"Io? quando me giro e je tiro un cartone di rovescio..."
E' che nella vita ci vuol pazienza.
Ma la mia lunga attesa ragazze mie viene premiata.
Manco più mi ricordavo che ecco supero la selezione all'evento del secolo.
Il conte Schlafwagen, in persona mi scrive.. Oh il conte Schlafwagen .. Esimio rappresentante discendente per via diretta della principessa Sissi, darà un gran gala a base di champagne ostriche e caviale nel più sontuoso palazzo dei suoi possedimenti, eretto, pensate, tra i leggendari vigneti del Chianti.

Festa in maschera. Si capisce.

E ogni serata di gran gala dal Conte, finisce in orgia. E' garantito.
Personalmente ritengo di non essere una sciacquetta qualunque che arranca in chat, nelle saune o nei tristissimi batuage alla ricerca di non si capisce bene di chi sa che cosa.
Oggi come oggi, si va a Cazzi senza un perché' proprio. E' che io lavoro di fino sa’.
Trovo volgare tutta questa ricerca spasmodica di cazzi, e sì che per me l'attaccatura al cazzo ad una eccellente dichiarazione dei redditi e' tutto proprio.
Ragazze, nu me fate ride.
Io, CUMCONTROL, vostro amico e vostro fratello nella tribolazione, conobbi il conte Schlafwagen in un party in piscina a bordo di un natante, ormeggiato in piena notte a largo pensate della costa Smeralda.
Era l'estate del 2008. Dieci anni fa.
Cinguettai con lui al chiaro di luna scolando champagne e fingendomi una vera gattamorta mentre con discrezione levavo via del caviale dai denti con la tessera del codice fiscale fingendo fosse la MasterCard. Gli uomini d'animo disprezzano il volgo ed io seppi essere discreto e all'altezza della finezza che riposa in ogni amabile troione rampante.
Era la notte di san Lorenzo e tutto era così romantico.

"Ti prego abbracciami ...ho freddo", gli dissi fremente come una giumenta.
In men che non si dica, da docile come un micio fra le sue braccia, mi ritrovai appagata sulla poppa con le gambe buttate all'aria e col trapano del Conte ben piantato nelle trippe.
Il romanticismo è un affare da povery.
Ma chi se ne strafotte delle stelle di san Lorenzo quando a sconquassarti il ciambellone ci pensa un gran manzo di autentica stirpe. E le notti stellate? Puttanate per povery pure quelle.
Mi fece il culo a tressette, e godetti di prostata all'impazzata mentre all'orecchio mi sussurrava "sei mio".
Sapevo dentro di me che non ero solo suo, ma che presto, sarei divenuta sua unica eletta regina ... e presto sognai di vivere di rendita e di un autentico amor di cazzo in una casa tutta di lusso, sempre ricolma io delle sue carezze, incerata di sborra che fa tanto bene alla barba e distende l'epidermide.
Modestamente, seta su seta proprio.
Oh si certo, il mio Conte.. Io sistemata per sempre, senza più problemi. Già mi vedevo pigramente supino a non fare emeritamente un cazzo, a pipparmi Uomini e Donne in un grande letto nel suo sontuoso castello appena fuori Vienna, perennemente supino su seta, letteralmente affondata tra i guanciali, magari sgranocchiando crostini al caviale ed invidiata da tutti, servitù compresa.
Mah.

Dopo la magnifica trapanata sul natante di quella lontana notte si San Lorenzo, scorrazzammo notti dopo su tutte le Promenade della costa azzurra, sempre in barba agli autovelox e correndo come folli.. Lui guidava, io scolavo felice litri di champagne, vestito da soldatino scozzese e ben piantata a spegni mocco come solo le gran troie sanno fare.
Lui adorava vedermi troieggiare senza ritegno. Ero libero. Libera e troia, e mi servivo della mia erudizione e della mia falsa dolcezza da cerbiatta carnivora per fare uso indiscriminato della sua gran minchia, che quando ce l'avevo finalmente buttata in fondo al culo, io lasciavo che la mia troiaggine si esplicasse tra tornanti e tramonti, in urla disperate di una svincolata lussuria.
Questi grand'uomini, mica sà c'hanno queste pretese da puritani. Affatto.
Non credeva ai suoi orecchi quando mi sentiva gemere perduto negli orgasmi del mio culo. Fottendomi soleva ripetermi, "tu non hai un culo, tu hai una fica.. Guarda, guarda come ti bagni".

E poi mi diceva "Ne vuoi di cazzi, eh? Quanti ne vuoi, eh? Dieci? Venti?"
Una vera troia sa ottenere ciò che vuole semplicemente alzando il tono vocale della propria lussuria. Mai una parola, ma gemere. Gemi, e il fottitore di turno capirà che il tuo e' un si!
In settembre accontentò le desiderata della sua troiona di classe. Facemmo una crociera transoceanica direi un tantino eccentrica dentro un sommergibile, e navigammo fin su nel mare di Barents con un ammiraglio russo suo amico e tutto lo squadrone di marinai della famigerata Stella Rossa.
Non saprei dire se gli esiti di quella sortita militaresca fu il frutto di uno speciale accordo bilaterale tra Italia e Russia sottoscritto per volere del Conte, o se il tutto fu camuffato sotto una speciale e segreta operazione militare.
Sta di fatto che fu comminata una travolgente Gang Bang subacquea nel buio fitto fitto degli abissi gelidi del Mare di Barents.
Che cosa mi combinarono quelli lì che manco dio lo sa, tanto stavamo agli abissi proprio. Io, buttata in cambusa, con una gamba poggiata su sacchi di libagioni secchi e una sulla rastrelliera delle padelle, ditino in bocca e gli occhi storti, giacevo inerme e sbattuta, abbracciando le loro chiappe sudate fuoriuscite dalle braghe appena scese. E’ bello vedere come si sbattono per te dei maschioni coi loro baffi e i loro falli nell'umido ricovero delle trippe.
Nudi, ma col colbacco in testa, quasi quasi l'Armata Rossa non si prendeva a mazzate per chi per primo doveva spappolarmi del tutto. Sapete, pensate che ci volle l'ammiraglio in persona a far da arbitro. Tu si, tu si, tu dopo e cosi via.
E il Conte? Il Conte mi riprendeva col suo telefonino per gli amici rimasti a terra che ci attendevano nella locanda di un lituano per la merenda.
Devo dire che quando sciancata rividi la luce dopo sei ore di incessante fottio, fui trascinato con cura dal molo alla bettola a peso morto, per poi rinfrancarmi con gli amici del Conte davanti ad un lungo caffè bollente.
I soldati mi prestarono ogni cura. Del ghiaccio fresco per il deretano, un cuscino a ciambella e della vodka del Caucaso giustappunto per rinfrescarmi l'alito da tutta quella sborra. Dopo la vodka dunque il caffè. Non vi dico l’alito.
Non c’è momento migliore che stare seduti col culo flambato davanti ad una bella tazza di caffè, vicino ad un camino, e sei amici del tuo lui che ti macchiano la bevanda calda con sborra e vodka.

Ah, a proposito. Se il caffè macchiato vi risultasse salaticcio, nel caso sventurelle vi capitasse una esperienza come la mia, aggiungeteci della cannella siberiana e un pizzico di zenzero degli Urali. E' un prodigio degno di una vera potenza socialista.

Tanta virulenza del battaglione in culo agli abissi, tanta premura in bettola.
Mi cantarono canzoni balcaniche, tutti in coro quei graziosi soldatacci virili quasi a ringraziarmi per i favori del mio culetto in quanto in Russia l’omosessualità si esplica - se si esplica - in forma attiva. E quando a sti maschioni si presenta l'occasione di una passivella un po’ sporcacciona diciamo, allora è la morte sua. Andate in una caserma russa amiche mie passivelle..
Già, il passivo.
E' come buttare una gallinella nella fossa delle tigri... Andateci pure mie amichette ordinarie da parco urbano, e da lì tornerete che avrete imparato a cacare con l'orecchio, tanto vi mettono fuori uso il culo.
Una diva proprio mi sentii in quella calda occasione, tanto diva mi sentii che mi ritrovai presto sparata su You Porn con tutta l'Armata Rossa al completo e col colbacco in testa, a soffriggermi il culetto nel pieno mare di Barents.

Digitate Barents su You Porn. Ci sarà da ridere...

Il mio Conte di Schlafwagen... Quanta cura per la sua puttanella.
E che fantasia. Che travestitismo.
Mi strombò al 156 esimo piano dell'Hilton di Dubai con lui travestito da guerrigliero afgano, e a Las Vegas - pensate - mi regalò un abitino da topolina Minny giocandomi a guardie e ladra, con me che facevo la ladra, e mi devastò il culetto in compagnia di un marchese bretone, del console lituano, di un cameriere belga e da un eminente figuro dei servizi segreti del Qatar, che si diceva essere un mercante d'armi venuto in segreto per nuovi affari in città, ma di cui non me ne fregava un cazzo basta che mi sparasse in culo.
A me fotteva un cazzo del Qatar, e di tutte quelle bombe men che meno. So un niente io di geopolitica. A me fotteva solo quella raffica internazionale di cazzoni nervosi, sempre così pronti a rovesciarmi il retto come si fa con un calzino cavato fuori da un oblò.
Ole'.

Poi il destino separa... Datemi un clinex... e ciascuno prosegui per proprio conto il proprio cammino ... perché' e' soli che andremo a morire in fondo alla vita.
In una notte senza luna a capo d'anno mi disse "mi sono stancato."
Mi buttò via dalla sua vita come si fa col clinex dopo una feroce scatarrata. Cosi. Finito. Fui buttato nel cesso e travolto dallo sciacquone del suo cuore.

Così tornai alla mondanità modesta dei salotti torinesi, cosi stucchevoli, a tratti proletari .. Torino è città che di aristocratico ha mantenuto solo le sue memorie equestri, qualche caffè ove oggi degli svitabulloni, lavascale, mozzi d'officina e commesse di Zara piuttosto disinvolte e con certi tatuaggi afrocubbani che entrano urlando "buonaserata" e fingendosi re, marchesi o regine di matrice siculo calabbrese ma sempre torinesi so', capì??
L'unica cosa che sanno dire di Torino è che "è squadrata".
Per loro "Torino è squadrata". Milano no, " Milano è a vortice". Giusto per dire, trova le differenze. Capito???
"A vortice" è Milano, capito?? A ventilatore diciamo, a lavatrice, miniprimer, a scroscio di cesso, ecco. No che poi andate a dire in giro a tutti che Milano è caotica.
Milano non è caotica, Milano è a vortice porca puttena!! Scrivetevelo sul frigorifero con lo spary e mettetevelo una buona volta in testa.
Si ma vuoi mettere poi Torino con Milano? (Ancooooora) .., Torino è sabauda e Milano no! Ma tu guarda che culo hanno avuto sti milanesi.
E poi Torino... tanto guarda l'antagonismo Torino Milano è un'affare talmente cruciale per Torino che a Milano nessuno più se la incula. Si ma poi è sabauda. Ah si? I Savoia appena hanno potuto hann detto ciau nèh, e se ne sono andati a fare in culo pure loro.
Pure la Fiat ha detto "Ciaauu Turiiin".
A Torino ci sono solo calabbriisi, salentini, sicilian', bagarozzi, cocci e cose.
Avevamo un manicomio bellissimo e pure quello hanno chiuso.
A me Torino mi fa uscire pazza!

E poi basta con le case popolari in centro e lo rivendico con orgoglio!!!

E i salotti milanesi per dimenticare il Conte? Effimeri. Guarda sull'argomento sono ipercritica. Io se posso, cioè me stesso, io insomma, se proprio ci devo andare è per lucidare l'argenteria e far lavare le sciarpine di seta di mamà, che ci sta una lavanderia tanto carina, ma di un carino e chic, diciamo, che ci vado solo per sfuggire ai "buonaserata" della bagarozza e farmi dare del Lei da istruite commesse come ai bei tempi!

Per dimenticare il Conte insomma mi dedicai a qualunque sortita nella Roma bene, s'intende, che ha sempre la città eterna un non so che di gran cloacona, anche se a dirla tutta, un certo brio cardinalizio non e' affatto da buttare.
Adoro le toghe. Adoro la tanfa ecclesiale e adoro i piselli che officiano rituali mentre si sta sotto gli abiti talari.
Con tutte quelle guardie svizzere poi, c’è da stare chini chini a succhiar mazze di prima scelta per tutto il santo giorno ...all'ombra delle porte del sant'Uffizio, s'intende.
Si perché tanto basta per star felici a bocca piena purché' lontani da occhi indiscreti nella Roma papalina.
E' in ginocchio, d'altronde, che si compie il mistero dei propri peccati e solo poi, nella bianca indulgenza, si assapora tutto il salino di una Grande Bellezza.
Quanto so poetessa guarda.
E mo' mi potete pure uccidere.
Ma poi perché' tanto arrischiarsi mi chiederete. Ve' che impertinenti proprio, perché' queste domande poi... Succhiare in santa sede e' per CUMCONTROL come succhiare la Genesi di tutto il mondo.
D'altronde non e' forse vero che succhiare ci rimanda al miracolo stesso della vita?
E quanto so' poetessa.
Mo’ aprite le finestre, e buttatemi fuori.

Va be' va be', divago dai che veniamo al dunque di questo nostro racconto che ha ad argomento il cazzo e il Conte di Schlafwagen, il gran galà e la sua sborra.

Mi ha scritto dunque quel birbantello di un Conte di Schlafwagen sapete... Dopo dieci anni… Mi ha scritto su pergamena mi ha scritto, e con tanto di blasone di quel suo bel gran casato di stirpe austroungarica.
"Vieni, sarai la mia dama d'onore."
E poi aggiunge, "ti romperò il culo."
Alle lettura di quelle parole il mio cuore prende a palpitare.
Mmmmmmhh. Annuso il profumo di quel biglietto. Oh, ma che bene qua'. Quel birbantaccio ci ha dato la spruzza della sua sborra sull'invito tanto per non farmi mancare proprio niente.
Ha pensato proprio a tutto. Amo quel porcone, lo amerò una vita intera.
Oh, se il mio cuore palpita. Non posso crederci e faccio su e giù per il corridoio. Sculetto tutto sa', sculetto tutto come se mi fossero smidollate le vertebre.
Oh quel biglietto, inspiro sborrazza ed espiro sognante tenendolo stretto al mio cor’.
Mi sventaglio tutt'agitata mentre per sbaglio sgancio una scorreggina al fagiolotto e cipollino.
Vien su tutta un'andropausa proprio, che con l’età tanto ti va giù l'estro del pisello, tanto ti si alza la primavera dal culo.

A CUMCONTROL ci sta bene solo un cazzone di razza, s'intende.. Solo uno.
Ma che sia di razza. Che qua', la CUM non sta mica a pettinar le bambole sa’. Alla CUM ci va solo della bella sbatacchiata di mazza che sia di razza e di bel Conte, contro una bella tappezzeria prussiana che non c’è che dire proprio,

Oddio Ciro oddio oddio, non c'è tempo da perde però.
Il conte e' tornato. Chiamo Grazio e Graziano, i due amici di una vita con cui compongo da sempre il trittico delle tre Grazie. E grazie al cazzo se questo e' uno scoop.
"Ma dove siete! Venite qui subito perché' il vostro amico CUM ha delle novità importanti da restarci male."
Grazio e Graziano, pettegole come sono, in un batter baleno sono dietro la porta.
"Ragasse e' cosi bello vedervi" e butto le mani flosce sulle spalle di Grazio, smak smak. Poi mi volto a Graziano, che mi osserva interdetto con le dita morte sul petto e il mignolo all'insù, ma cede anche lui alle lusinghe dello smak smak.
"Accomodatevi ve ne prego. No! Non là Graziano che mi batti sulla piantana de nonna con gli smeraldi, per favore non là. Come dove ti metti!. Si Graziano, li va bene. Di fianco al doberman di porcellana si, che mi sembrate quasi vive.
Allora ragasse ecco a voi cosa la vostra amica ha ricevuto". E cosi, butto il bigliettino sul tavolino di cristallo, così guarda thè, così proprio...
Le due Grazie esplodono in una calorosa risata. Tosto e teso, a pugni stretti, li osservo con stizza.
"Perché' ridete, galline!"
E le due cretine ondeggiando il collo come cigni sul lago, sfilano dai rispettivi girocollo il loro biglietto. Carta canta.
Stessa carta, stesso blasone, stesso filo d'oro e stesso baffetto de spermaaaaaaa!!!!????
Ma come e' possibile!? Mi giro e mi volto stringendo coi denti la falange dell'indice mentre l'altra mano me la poso sull'anca.
Le due grazie si alzano insieme e vengono tutt'intorno a carezzarmi con felina mollezza.
"Oh ragazze, sono cosi costernata" pigolo loro e loro, "tranquillo CUM, noi, le tre grazie ci prenderemo la nostra sana vendetta. Ha ingannato tutti e tre, e chi sa quanti come noi".
"Comunque su, ragazzi, non perdiamoci d'animo" aggiunge Grazio. "A turno ci scoperemo il conte e non lasceremo campo a probabili sciacquette al party ".
"Certo amico caro" riprende Graziano baciandomi con affetto il collo. "Al party tutto settecentesco indetto dal Conte, noi saremo le favorite e non passeremo inosservati".
"Si, certo" fa Grazio "andiamo a Roma, facciamoci vestire dalla mia amica, Troietta Berti. Lavora a Cinecittà da quarant'anni sapete, e troverà' a ciascuno di noi l'abito che ci renderà giustizia".
"Certo" aggiunge l'altra scema "io voglio un abito tutta schiuma azzurra e parrucca a torre con boccoli e nastri lilla. Tutto un cascare grazioso qua' e là ovunque”.
Quanto a me... mi distacco dal gruppo e fissando lo specchio come nessuna mi ci avvicino.
Di scatto porto l'indice sul labbro inferiore e sussurro.. "Sarò io, la sola, la incontrastata, ad avere tutto per se' la minchia del conte Schlafwagen "...
Con un Click prenotiamo per Roma.
In volo ammicchiamo per venti minuti buoni con lo steward ed egli, certo, ha tutta l'aria di starci in una orgetta ad alta quota... e sulle alture emiliane, tra Bologna e Firenze, in men che non si dica ci ammassiamo in toilet tutti quattro e ce le diamo di santa ragione. Schiaffi, pugni e calci per che cosa poi? Come per che cosa, per afferrargli il cazzone e farci sborrare in bocca..

R O M A. ..... Dopo l'atterraggio finalmente a Cinecittà. Con un pass speciale ottenuto con un bocchino a tre, superiamo la guardiola e siamo in un batter baleno nell'atelier della mitica sarta. Troietta Berti.
Le due sceme provano i loro abitini. Ampie gonne stile presa della Bastiglia ma di un pre - ghigliottina diciamo, con apposito ritaglio al culo quel tanto che ci basta per favorire quel filino di stupro anale senza l'impiccio di doversi levare trine lacci e merletti che tanto di culo dobbiamo andare.
Quanto a me, c’è che dire. Black Dama. Un florilegio di seta nera su crinoline diametro due metri, fiocchi di taffetà di un nero corvino e un girocollo di seta nero con pendaglio di zaffiro.
Sotto la mia folta barba ci sta da dio. Il suo, proprio.
Eddire che non ho mai pensato di vestirmi da donna. Mi sono sempre sentito maschio dentro ma ammetto che hanno ragione i miei due amici, deve essere evidente che noi saremo al Gran Gala per prenderlo in culo, e chi ci si avvicinerà saprà cosa vuole e dunque quale sistema non sarà il più efficace che farsi fare l’abitino eloquente dalla nostra amica Troietta Berti, eh?.

La verità è che mai in questo caso l’abito fa la monaca.

Dunque, tornando al mio bellissimo abito, dico che al culo anche per me la sarta ha cucito una bella finestra da stupro, che ha filato con cura e con le proprie mani.
Una vera fata del filo sta Troietta Berti. Pensate che sul mio culetto c'ha ricamato sopra la stoffa un bellissimo provolone provenzale con tanto di zip e con sopra scritto “la gattaiola dell’amor”
Ma insomma ragazze mie quanto mi fate divagare.
Tempo quattro giorni e le tre grazie sono pronte per il party del cazzo alla casa di razza del Conte Schlafwagen.
Approfittando del carnevale in corso raggiungiamo così Termini, conciate già belle che vestite come gran dame.
In treno fino a Firenze veniamo fatte oggetto di scherno da parte di sei militari macedoni tutti ubriachi che festeggiano con allegria il compleanno di uno di loro. Ma presto ci ritroviamo in vagone a bere e fumare con loro strafottendocene altamente del controllore. Noi ammicchiamo e loro ci stanno. I nostri culetti saltano letteralmente in aria a botte di ditalini. Un modo simpatico di viaggiare. Ubriachi come sono, ai militari non si leva però il cazzo. E siccome noi ci proviamo, certo, ma un niente proprio di un filino di erezione che ci dica toh' guarda. Grazio e Graziano si impegnano a suon di bocche ma un niente di un provvedimento disciplinare a carico del cazzo.
"Levati, faccio io" dico io alle sceme, ma a dire il vero in bocca ci sta meglio una rapa se a maneggiar di lingua i pistolini son tutti morti alla nascita...
Per nostra fortuna però, a turno con le dita ci fanno allora a ciascuno un bel frullato di culo. Proprio, ambriache come stiamo glie la buttiamo a supplica. “Pietaaaa' un cazzo pietaaaa'” ma loro niente.
Senza la mazza vada allora per due dita.
Io sono cosi estasiata, tutta aggrappata a Tarzan sui porta bagagli che la parrucca mi si sconquassa dai colpi che due di loro mi infliggono a botte di indice e di medio. Adoro il drilling con le dita.
Ma un drilling, con una cattiveria.. Ma con una cattiveria che mi sconquassano le viscere con le dita che ad un certo punto c'ho la prostata che e' un freesby da lancio.
Tutta aperta alla pecorina, aggrappata alla rastrelliera dei bagagli e con le crinoline a cazzo, mi volto ai miei amiconi "ragazze, come va"?
Grazio mi fa segno col pollice e Graziano pure, distese entrambe a gambe all'aria sepolte dalle gonne mentre i soldati con le dita le frucugliano il culo cantando versetti di un inaudito vernacolare bulgaro.
Una baldoria che non vi dico in quello scompartimento con tutta quella puzza di Tavernello.
Pensate, hanno usato gli avanzi della torta per lubrificarci il culo.
Il massimo e' stato vedere i militari agitare lo chardonnay e dopo lo stappo c'hanno intubato col collo di bottiglia. Abbiamo cantato happy birthday to iuuuu spruzzando alla grande chardonnay e polpettine unte in ogni dove, che i soldati piegati in due dal ridere proprio.
Il treno? Una cloacona finita in traGGedia.

Toh guarda, Firenze.
Al binario dieci guadagnamo l'uscita, spinte da ‘na parte all'altra in mezzo a quei goliardoni in divisa, urlanti ciucchi di un "O lè lè, o là là, faccela vedè faccela sognà" sbattendoci a turno contro i pilastri della pensilina.
Surreale lo so. E' singolare come sei soldati macedoni facciano propri i coretti dei nostri ruspanti Ultras alla curva sud.

Surreale.
Come surreale e' una bella carrozza con quattro cavalli bianchi che ti aspetta all'uscita di una stazione. Corriamo come pazze e vi saliamo dentro dirette noi tre, le tre grazie del cazzo, nella famigerata dimora del nostro conte.
A bordo ci riassestiamo parrucche e vestiti mentre sulla strada dell'uscita della città risuonano i clacson feroci dei cittadini di fretta. Quanto sono impazienti sti fiorentini.
Nell'abitacolo della carrozza è tutto un frusciare di seta. Graziano emette una scuregia che e' un vero vibrante boato alla prima buca stradale.
"Ragazze scusate, sono cosi slabbrata per colpa di quei malandrini che il sibilo di una sana scuregia verginella mi resta un ricordo di quasi di infanzia".
Noi restiamo di stucco, ma Grazio si alza, assetta il cascame dei suoi nastrini e tiè', spinge pure lui. Secondo boato. Manco un sibilo la verginella! Proprio un trombone atroce che ci scompiglia barbe e parrucche. Pure questa, bella che slabbrata.
"Allora ragazze" faccio io saltando in piedi dal sedile "vi faccio vedere come scuregia una vera signora " spingo e brooooom n'antro boato.
"Hahahahaha" ridono le due sciocche. E vorrei ben dire, tre putridone slabbrate in carrozza... c'è che dire.

Nelle carrozze si fa presto a rendere l'aria irrespirabile.

Insomma ragà, per non buttarvela troppo in lungo, scendiamo acciaccate sullo spiazzo della gran dimora. Siamo nel Chianti all’ora del tramonto.
E’ tutto un movimento di maschioni in divisa, dei più disparati che sciamano ai piedi della enorme dimora in pietra illuminata dalle fiaccole... E' che nel guardarci attorno, un po' come all'imbarco del Titanic, quasi quasi ci sovviene il sospetto di essere gli unici conciati come gran dame e dunque le uniche passive attese al party.
"Ragazze, coraggio".. Avanziamo nel buio della sera verso l'ingresso illuminato del palazzo. Un maggiordomo in livrea d'alta cerimonia ci accoglie e ci chiede ridendo di sottecchi, "attivi o passivi"?
"Ma passiveeeee" risponde Graziano cui gli do una borsettata sulla gonna. Cazz un po’ di contegno.
L'uomo in livrea ci mette un bracciale rosa.
Avanziamo solenni ed eccitate sicure che tra tutti quei maschioni nessuno tranne noi avrebbe sotto la manica il braccialetto rosa., persuase che l'abito infondo lo fa tutto il monaco.
Quello sciocco di Grazio poi non sta nella pelle. Si discosta da me e Graziano raggiungendo la porta del rinfresco e dell'orgia.
Io, CUMCONTROL, vostra amica e vostra cretina nella tribolazione, incedo lentamente accompagnata da quella scema della mia cortigiana, Graziano.
E grazie al cazzo che Grazio ha già raggiunto la grande porta. Quella, fuuuuuuurba come una faina indossa le scarpe da treccking sorto la gonna settecento.
Quella la giù' in fondo apre appena i battenti. Li richiude e si gira. Ci viene in contro. Dio quella manina col mignolo come la agita. "Ragazzi e' pieno di maschioni, siamo gli unici capiteee????"
Ci diamo la mano a cerchio, "Ragazze" faccio io, " 100 cazzi ad personam.. Stasera grande abbuffata".
"Non ci sto nella pelle” squittisce Graziano. E cosi apre la borsa e distribuisce fermenti lattici vivi. "Ci torneranno utili, stanotte ci faranno la festa, sarà una tonnara, a casa noi cacheremo pure l'anima! Non è vero amiche?”
"Hahahahaha" ridiamo come cornacchie nell'immensa anticamera.
"Signori, prego da questa parte" ci raggiunge il maggiordomo afferrandoci per i gomiti. "Entrate prego"
E così si spalancarono le grandi porte e facciamo il nostro debutto nel salone dell'orgia.

Ma un tantino di disappunto, giusto un tantino guarda che ci piglia, quando entriamo nel vasto salone delle orge. E' una esplosione di risate che la cosa ci lascia un poco, come dire, interdette!
"Cazz, che cazz c'hanno da ridere" dice Graziano.
"Forse e' per come siamo conciate" aggiunge Grazio.
"Ragazze fate finta di niente e tiriamo dritte dritte ma con contegno verso il buffet".
Così, tra fruscio di seta, di trine, di fiocchi e fontane di piume incediamo a testa alta versi il banco delle tartine". Come fece Mosè con il mar rosso, io capeggio sicura il trio delle Charlie's Angels, mentre la folla di maschi, goliardica, persevera a risate.
"Ragazze, mangiamo il minimo indispensabile che dobbiamo restare vuote", ricordo alle mie dame. E cosi ciascuno mangia una oliva, trattenuta tra i denti, casomai ci si scompiglia il rossetto sorto la barba.
"Toh guarda", Graziano prende a se' dal tavolo un bigliettino recante le istruzioni dell'orgia.. C'e' scritto "Al Gong parte l'orgia".
"Ragazze questa non sarà un orgia, sarà una gang bang da spavento" dice Grazio.
"Con tutti sti maschioni in ormone, ho il culo che e' già in fiamme. Ma vi rendete conto, siamo solo noi gran dame in mezzo a tutti sti motociclisti, sti gladiatori in costume, sti idraulici indèfessi” ... "Mi sento come in una pentola a pressione carica di ormone, mi sento” ... “Una cerbiatta nella fossa dei leoni. Una cerbottana. Di più, botthana.”
Grazio aggiunge, “Oh che autentica mattanza sarà mie care, mi batte così forte il cuore che mi viene da svenire, mi viene, e a raccontarla … ragazze mie adorate, non ci crederà nessuno. Quindi godiamocela!”
GOOOOOOOOO OOOOO OOOOO OOONG

Noooon l'avessimo mai sentito!!!.
Uuuun putiferio guarda, manco fossimo verginelle in mezzo al bosco.

D'un tratto tiè ci sgalabriamo il di dietro delle gonne e ci mettiamo di faccia alla tenda in attesa di essere asfaltate dall'orda fallica. Un chiasso, una caciara fatta e finita. E piatti che cadono, e credenze che crollano e sedie trascinate in ogni dove.
Quando d' un niente, ma proprio manco un filino di niente s'aggrappa ai culi.
Che capita mai, ci voltiamo lentamente, e quel che vediamo ci fa inorridite. Cosi, giù, morte per lo sbigottimento.

Oddio cosa vedono i nostri occhi.
E gladiatori sudati con orribili bracciali rosa, scaraventati conto gli arredi e fottuti da nerboruti omaccioni con dannati bracciali azzurri; e idraulici che mamma mia manco nei film porno, così tèh, di schiena contro i tavoli che gorgheggiano “oh fuck me”; e cazzi belli che piantati nel culo ovunque; e bocchinari in ogni dove.
Cazzi pochi per la verità, ma una marea rosa di maschioni operosi a succhiare, a smanettare e a farsi chiavare in tutti modi e nelle dovute forme.

Madonna mia.
E chi ‘o sapeva che qua so tutte passive.
E noi? Dame shoccate con gli occhi sgranati, restiamo atterrite e sole. Noi non sappiamo proprio da che parte girarci. Tutto un fottio e noi sole, affrante, costernate.
"Ragazze, al mio tre scatenate l'inferno" dico, e cosi ci buttiamo nella mischia separandoci nella baraonda.

Sciamiamo tirandoci su le crinoline alla ricerca di trombatori liberi.
Macché, tutti occupati.
Tutti a svangar culi di maschioni. E cosi nella calca noi tre, affogate nei nostri bignè di seta variopinta, tutte fiocchi e pennacchi, come tacchine corriamo de qua e de là alla ricerca di una minchia libera.

Mi appropinquo getile gentile presso un fottitore riverso sui tramezzini spampanati sul tavolo, mentre due idraulici e un guerrigliero si contendono la sua mazza.
"Scusino!" sussurro soffiando il ricciolo scuro della parrucca sulla faccia.
"Scusino!" audacemente ripeto..
"Se le signorie vostre volessero farmi favorire solo un minutino di questa bella nerchia di nervi potreste rendervi conto di quanto potreste non essere ingordi"

"Vaiaffanculo" mi ringhia uno di essi.

Iiiiiindignata come nessuna, tenendomi sollevate le ciocche della parrucca e le sete della mia gonna, mi volto perduta in quel baccano manco fossi Rose Doson nel bel mezzo del Titanic in pieno affondamento.
Allora mi appropinquo a un tale, un moro, bello, meridionale, e gli faccio “Ascolta, deve esserci stato un equivoco. Non è come mi vedi, io sono maschio, lavoro come operaio all’Ansaldo di Monfalcone, spacco bulloni e sono maschio. Ora ho sta cazzo di gonna, ma se mi aiuti a sfilarla fi faccio vedere la mazza. Il culo lo puoi vedere da qui” mi volto dunque, gli faccio vedere la finestrella aperta col culo nudo tra i drappi...
“Ti piace?” Je faccio.. Poi aggiungo... “Pensa che la mia sarta ci ha ricamato su questo lembo un bellissimo provolone provenzale, con le sue mani, guarda è bravissima, che ne dici, di va il mio bel provolone??”
Mi afferra per la gola, mi strapazza come un’ochetta nell’aia... non mi dice niente e spara un calcio e tanti vaffanculo.
Alzo la gonna e corro via come una pazza. Frigno e sciamo perduta come una bambinetta in mezzo all'orgia.

Da una piattaia del settecento crollano piatti di fine porcellana bavarese mentre appoggiata ad essa ci sta un vigile del fuoco, bello, che vi posso dire, un adone ecco, con le braghe abbassate, coscioni pelosi e torniti. Riceve colpi di ariete sobbalzando alle spinte di un minatore belga, che gli trapana senza riguardo il culo !
Le natiche del muratore sono di in lucido di sudore, che mi ci lancio a raccogliere con lingua ogni salata goccia della sua maschiosissima rugiada glutea.
Tanto il minatore fa scempio del buco del vigile con la sua bella mazza calibro 26 che io sento di provare un quasi orrore .... ma mi infilo nell'intermezzo tra una entrata e una sortita di quel proiettile di tutto riguardo.
Il cazzo esce e io cerco di agguantarlo di modo da deviarne la rotta buttandomelo dritto dritto in bocca. Si chiama ingegneria bellica. Non è facile.

Noooon l'aveeeesssi mai fatto.
Il vigile, che se ne stava bellamente a pecorina, vien su sbuffando come una locomotiva, si gira, mi tira uno sganascione che in un niente proprio mi sbatte contro il buffè.
Beh guarda, quante botte stasera. Mi vien su un canotto d'emergenza sulle labbra, seduta stante proprio, e la mia parrucca…. La mia povera parrucca dopo la sberla mi è volata via.
Dove è finita? Merd, è finita dritta dritta sotto lo stivale di un meccanico, bello, pure lui un moro, statuario, con due braccioni così, occupato a fottere il culo di un meraviglioso gorilla di rugby.

Allora allungo la mano come una gatta guarda, proprio cammino come una gatta, felpata che io so’ gatta sin da piccola quindi la gatta è il mio proprio, me lo dice sempre mamma, "la micia zoccola", e mi trascino nella baraonda con tutte ste cazzo di crinoline, un faaaaastidio guarda, e quello?
No dico, quello lì, il fottitore, sentendo la mia povera parrucca sotto la suola che fa?
Me la scalcia via quel bruto, e la mia povera parrucca rimbalza volando sull'ammucchiata selvaggia e sbatte miseramente sotto il buffet carico di argenteria traballante, dove per altro si serve dell'eccellente brodo di faraona.

Oh santissimi Gesù Giuseppe e Maria aiutatemi voi.
Io, imperterrita come nessuna mi dico, sono CUM, suvvia, non frignare e avanza. Sempre a carponi avanzo come in trincea verso il buffet della faraona ma vengo fatta bersaglio del fuoco incrociato di schizzi de sperma.
Di qua, di là, una guerra mondiale.
Avanzo coi gomiti nella trincea di carne umana cui mi mancherebbe un elmetto militare... militare si ma con un un paio di piume fuxia, giusto per distinguermi un po’ nell'artiglieria, e poi sarebbe il caso perché confonde il nemico.

Allora mi riparo con la manina e con il mignolino all'insù ripeto "Scusino!"
Come dite scusa?
Come perché…. Perché c’è una terribile pioggia dorata in corso, sparata da una decina di bruti, con degli idranti così, e sotto la squadra dei vigili del fuoco starebbe annegando un tale, vestito da elicotterista perdio, che si masturba a terra nella pozza tutta sciancata. La mia missione? Devo scavallare il fronte nemico per raggiungere la mia parrucca! L’elicotterista se ne sta steso nella sua pozza di piscio e quando sotto il diluvio je faccio "Scusi sa’, scusi se le passo sopra buon uomo ma lei sarà cosi cavaliere da lasciarmi scavallare il suo bel corpo che voglio dire tanti complimenti, ma io devo raggiungere la mia parrucca. Sa che di questi tempi il materialismo e' tutto, ma siccome che la parrucca non è mia, ma presa in prestito da una amica che sta a Cinecittà, bisogna che poi la restituisca, si chiama Troietta B.."
"Vatteneeeeeeeeeeeeeeee".

Una crisi isterica sta qua.
E per che cosa poi? Per avergli rovinato la doccia.
“Ohhh” faccio io.... “Non ti calmi!”.
E quella che fa? Mi spara una lorda, ma una lordaaaa, di rovescio guarda, la cattiveria proprio che finisco dritta dritta sotto il tavolo di tartine al caviale, rotta, spaccata di faccia..... ma felice… Oh sì, felice come nessuna.
Recupero la mia parrucca della amica mia Troietta Berti.

Poi però mi osservo: sono tutta bagnata di piscio, che schifo... E io? Seduta sto, sola,.. sotto un tavolo... con la parrucca marcia di urina fra le gambe.
Piagnucolo come una scema. "Ma percheeeè!! Perché stasera va tutto a cazzo!!"
Tra corpi fottenti in un mare di piscio e di sborra schizzata, ecco che più in là, proprio oltre i vapori degli ormoni dei maschi, scorgo le mie due amiche.
Due tacchine.
Da sotto al tavolo soffio un "pssssssss" e poi un "pssssssss" ed ancora un "A.. Adorateeeeeeeh" e finalmente le due tacchine mi vedono.
Incedono incerte, reggendosi vesti settecentesche, scavalcando corpi trapanati da veri brutali signori in costume.
Vedo Grazio con le mani sugli occhi piagnucola il suo "ma che figura".
In piedi, gocciolante di piscio e con la parrucca in mano, abbraccio le mie amiche come un ritrovarsi dopo la guerra. “Adorate è tutto così terribile!”
"Oh, adorate, un vero disastro".. Fa Graziano.

Ma io, CUMCONTROL, orgogliosa come nessuna, mi alzo, reggo i drappi, vera Black Dalia al Gran Galà del Conte, assorta nella mia cupa determinazione dico... "Ma non diamoci per vinte, noi non torneremo a casa a culo asciutto"... "Amici, noi dimentichiamo il vero motivo per cui siam qui".

Mi volto, guardo lo specchio e sicura come nessuna aggiungo....
"Io, CUMCONTROL, vostro amico e vostra sorella nella tribolazione, quant’è vera la Madonna ai tempi di Like a Virgin, non lascerò questo luogo senza essermi fatta chiavare dal Conte".
"Vero" esclamano i due, che nel mentre si incipriano il naso.
"Seguitemi!".

E cosi, saliamo lo scalone verso gli appartamenti del primo piano.
"Conteeeeee" starnazziamo tutte.
"Conteeeeeeeeeeeee" ripetiamo agitando le ali perchè ci senta meglio, e voliamo ora verso una porta, ora verso un'altra.
"Ma dove si e' cacc!!!'"..
"Oddio non ci posso credere" fa Graziano richiudendo subito una porta.
"Che cazz è'" e cerco di aprire la maniglia …….."Lasciami entrare".
"No!" mi fa quella li.
"Mi stringi il polso diamineeee, ti ho detto lasciami entrare!". Ma niente, quella non mi lascia aprire. Le agguanto le extension e le ripeto "lasciami entrare o quant’è vera la madonna ti strappo quelle extension da Gwen Stefani andata a male, cretina!”
"Noooooo" mi fa quella, e sfondo la porta.

Quello che vedono i miei occhi ….

Poi uno se deve andare a chiedere perché' CUMCONTROL sta messa così male.

Al centro della stanza cado come corpo morto cade. Mi accascio e mi sbomba tutta la gonna. Fotogenica e tragica.
Le due ancelle corrono a risollevarmi.
Quel che vediamo - esterrefatte – è il nostro Conte, che a gambe all'aria si lascia stuprare il culo dal suo valletto, che spinge, spinge, e spinge porca di quella puttana.
In piedi, barcollando nella stanza, i miei occhi si colmano di lacrime.
“Dai CUM, forse deve esserci un equivoco” mi dicono le ancelle.
Io resto impalata a fissarlo sul suo lettone. Poi incediamo, lentamente.

Come uscite dal pollaio il primo giorno di primavera, muoviamo a scatti il collo non sapendo se incedere o scomparire.

"Ehilà', ragazzi entrate pure" ci dice il Conte.
Ma tu vedi come sbatte le gambe in aria, a coscia proprio. Ma tu vedi come se la spassano certi sedicenti attivi col quel trapano in culo.
Vorrei morire.
Noi, prefiche titubanti, sconcertate come nessuna, avanziamo fino ai bordi del letto.
"Vi piace come chiava il mio stalliere? Olà ma come vi siete vestite”, ci dice ridendo e gemendo.

Interdette noi, le tre grazie della misericordia, ci guardiamo in faccia.
"Dai tirate fuori lo smartphone e riprendetemi.. Quando mi chiavano mi piace fare filmini"

Filmini??????
Una borsettata in faccia gli tiro! E n’altra borsettata sul cazzo, e poi un’altra in faccia.
Lo massacro da vero uomo, a borsettate!!
Di scatto il Conte si disincaglia dalla mazza del nocchiere. "Ma cosa fai"
N'antra borsettata je tiro.

Il nocchiere si tira sù le braghe e corre alla porta.
"Pezzo di merda con te facciamo i conti dopo" gli strillo.
Il Conte tira le lenzuola ai genitali e cerca come può di difendersi dalla tempesta dei miei pizzichi feroci.
"Adorata non fare cosi" mi dicono gli amici.
"Lasciatemi stare, questo è una testa di cazzo".
Strillo e mi lancio ad affettargli i capelli che strattono come una vajassa.
Il Conte mi afferra i polsi. Una stretta non male, davvero molto d’effetto ecco.
Mi dimeno. Strillo. Mi contorco nel letto come una faina. Lui si difende. Gli sono sopra a cavalcioni. Sta cazz di gonna settecento mi aizza.
A sberle lo prendo. Ho la schiuma in bocca per la rabbia.

"Ma pezzo demmerda, ci hai fatto venire al galà vestite come cretine. A stronzo, ma io ti levo dalla faccia della terra sà. Io che mi son fatta fare l'abito con la zip sul culo per te, e te, eh, che fai? Testa di cazzo col provolone ricamato al culo mi hai fatto venire porca puttana!!"
Gli graffio la faccia, a gatta proprio.
"Tu cosa fai?! Eh?! Pezzo di merda, la passiva mi fai!! .. Omo demmerda!! !!!”

Le ragazze mi disarcionano dal poveretto e mi trascinano all'angolo della stanza come fossi il sacco della munnezza.
"Calmati per l'amor del cielo, calmati".
Ansimo tutta.
Poi, passo il dorso della mano sulle labbra. Mi guardo allo specchio.... dietro di me l'immagine riflessa del Conte che si riveste.
Allo specchio la luce e la penombra rivelano il mio viso duro, stanco e struccato.
E' il ritratto di una infelice.

"Io" pronuncio tetra come in traggedia greca...
"Ecco ci risiamo" dice Graziano..
"Zitta!!!... " sbraito.
"Io, CUMCONTROL, signora incontrastata, regina dei mondi, autrice di mirabili opere erotiche di A69, autrice di LA BORIA E LA SBORRA, sedicimila lettori, vostra amica e sorella nella tribolazione, giuro quant'è' vera la Mathonna in Confession Tour (2006), che me la pagherai Conte di Slaffwagen!"

Mi volto.Strappo via la borsetta di Graziano e glie la butto in faccia.
L'uomo scappa con la coda fra le gambe.

"Basta, andiamo via da questa bolgia" pronuncio carico di collera.
Solleviamo i drappi e poco prima di aprire la maniglia alziamo il mento, dignitosissime, ma udiamo la fuori..

"Time goes by so slowly"

Eh?

”Time goes by so slowly”

Rituona ounque la celebre voce della canDande.
"Mmmmm quanto mi sta sul culo sta vecchia". Poi capeggio il mio branco verso l'imboccatura della scala che scende al salone.
Dalla balaustra, nel frastuono musicale, i trecento invitati saltano festanti e nudi alle note della canDande.

"Magguarda sti frocioni" sbraito io.
Mi levo una scarpa e la butto a cazzo su quella marmaglia. Ohi come ballano ste frocione. Dopo una felice scopata, ohi ci sta bene che tutto la canDande con la meringa in gola!
La scarpa? Quelli manco per il cazzo. Stanno a fà l'estasi di santa Teresa..
Zoppicando scendo …

"Every little thing that you say or do
I'm hung up
I'm hung up on you”

"Basta, questa canzone demmerda mi da sui nervi!!".
Mi fermo, mi sfilo e lancio a meta' rampa anche l'altra scarpa.
Attraversiamo la bolgia esultante. "Cesse siete, cesse".
"CUM dai, andiamo via" mi fa Graziano reggendomi tra le pozze di piscio e di sperma che a momenti ci scivolo.
Spalanchiamo le porte e ci prendiamo una bella boccata d'aria sul terrazzo verso il giardino.

Azzzzzz che meraviglia.

Aria buona, fresca, di campagna. Mi siedo un attimo sulla balaustra.
"Graziano, dammi una sigaretta. Ma sta borzetta?"
Fa Graziano, "l'ha disegnata una mia amica di Benevento che sta a Milano nell'alta moda, Teresa Immunitaria, ti piace?"
"Bellammerda" e mi accendo una siga.

Che tristezza, ma poi mi accorgo che non ho più i piedi freddi.

Abbasso lo sguardo, e che vedo? Grazio!
Santa pace mi sta inginocchiata a risucchiare le piante dei piedi di rimasugli di piscio e di sperma. La lingua calda per carità è un balsamo d'inverno.
"Quanto sei fetish" le faccio, e lei, "perché?"
"Ti verranno le epatite. Guarda che i piedi non li ho messi solo su piscio e sperma, sai? Si da il caso che questa roba qui che ti stai pippando come fosse un gelato è uscito alacremente da buchi di culo di oscuri trascorsi... Le malattie ti prendi. Assieme a sta cremina ti stai ingoiando sporco di pavimento, muco di culo e chi sa quale batterio intestinale. Questo spiega le strie marroncine che ti stai leccando dalle mie fette, scrofa".

L'avessi detto al muro.

Ma Grazio è in odor di santità. Devota come una Maddalena raccoglie le fette manco fossero reliquie, e prende a ripulirmi i dorsi.
“Bastaaaaa” strillo, e scendo dalla balaustra disgustata da quella invertita.
Appoggio i gomiti sulla balaustra, fumo nervosa e guardando nella oscurità cieca del bosco poco oltre la fontana rincorrendo i miei vaneggiamenti... Quando che bene proprio, mi sento tra le natiche sotto la seta il fallo duro di Graziano che spinge afferrandomi per la vita.

"Facciamolo tra noi, in fondo restiamo pur sempre maschi" mi sussurra..
Io? quando me giro e je tiro un cartone di rovescio.
Graziano si porge la mano sulla guancia, quando quella scema di Grazio fa la perplessa. Che fa la perplessa? Si mette la mano sulla sua fronte pronunciando un checchissimo “oh my god”.
"Io non mi lascio chiavare da mezze tacche, capito? Tori e solo tori chiavano CUMCONTROL.”

"Ma CUM, da sempre i sodomiti si uniscono ai simili per il piacere stesso del fallo. CUM, non troverai mai un uomo che vada con altro uomo senza cercare il piacere della mazza.. Il Conte ha ceduto sotto il grave della sua natura, che è infondo come la nostra, come di tutti noi, lasciandosi perforare da un uomo, il suo valletto, che a sua volta non saprà neppure lui rinunciare ai piaceri del cazzo.. Il mio e' forse un ragionamento del cazzo ma ci sta tutto. Oh CUM, fallo per noi che ti adoriamo come fossi la nostra Regina, anzi tu sei Regina, la Regina di A69, la Regina del cazzo.. Hai fatto 16.000 lettori con il tuo LA BORIA E LA SBORRA... Ma abituati all'idea che il maschio alfa e' una pia illusione, un’ invenzione costruita a consolazione degli gli infelici.
Oh, CUM, fai che la tua anima non soggiaccia alla stregua di frocette che confidano in una vita imminente fatta di fiori d'arancio. Saltano felici sui carri di un Pride sapendo che il meglio per loro deve ancora venire. Agognano sculettanti un futuro con accanto un principe azzurro che invero non arriverà mai, che sarà motivo di attese infeconde fino a imbruttire prima che faccia notte.
E quando il tramonto della vita sara' sopraggiunto, esse, quelle frocissime che hanno l'ardire dell'amore, si daranno conto che la vita stessa si è consumata nel braciere dell'attesa. Il principe attivo e azzurro CUM, non esiste.
La clessidra non si inverte CUM, siamo anime in dannata ricerca ma quando nasciamo già in noi dimora il seme della infelicità. Siamo umide zolle infeconde.
L'uomo felice è colui che non chiede nulla di più alla propria grandezza, chi non coltiva fuori da sé il fascino dell'altrove e in ultimo... non spera, CUM, già che la speranza è l'ultima consolazione dei vinti. La felicità finisce dove iniziamo a chiederci il perché delle cose.
Lascia che le cose fluiscano, e non mendichiamo mai alla vita premi suppletivi ma tuffiamoci in noi stesi, perché se è forse vero che esiste un principe azzurro, allora esso dimora dentro noi stessi.
Oh, CUM accogli la mia supplica. Ravvediti dalla più molestia delle illusioni fino a quando tu sarai in tempo. Guarda, guarda la tua bocca, guarda le estremità delle tue labbra. Sono già ricurve nell'espressione di ire incessanti. Nel tuo viso si annida già l'espressione truce di Bette Davis in Che fine ha fatto Baby Jane del 1956.
Amiamoci CUM. Amiamo noi stessi spogliandoci dalle nostre pretese, fallo per noi che ti vogliamo un gran Bene.”

È così, emettendo un lunga scuregia, mi arrendo ad un pianto disperato ai piedi di Graziano, mentre Grazio, sciroccata ma fedele, butta via la sua scatola di fermenti lattci.... e si fonde con noi, in un tutt'uno di gemiti e di scoregge senza più conforto...

Avvolti in una nuvola di metano, noi gemiamo per la miseria della condizione di tutti gli avvinti del mondo.

Ciò che il mondo chiama bellezza, per il bruco è solo la fine di ogni cosa.





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GRAN GALA' - 2018

C . U . M . C . O . N . T . R . O . L .


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